mercoledì 29 luglio 2009

Baby TV: ovvero piccoli teledipendenti disadattati crescono!



Sky ha presentato per il nuovo anno 10 nuovi canali, tra questi dovrebbe andare in onda Baby TV, la tv legata a Nickelodeon pensata per i bambini da 0 a 3 anni.
Si avete letto bene!
Mancava praticamente solo questa fascia da coprire...

Ricordiamo che Nickelodeon è il canale per ragazzi curato da MTV ed in un certo senso propedeutico allo stesso. Con 65 millioni di abbonati, ha la maggiore audience TV nel segmento dei bambini di 4-11 anni in America e attraverso Sky si è rapidamente diffuso in tutta Europa.
La maggior parte dei programmi di questa rete pur non essendo ancora scaduta al livello di MTV, viene usata da Sumner Redstone (propietario della VIACOM) per abituare gradualmente i bambini alle perversioni di MTV.

Come possiamo facilmente immaginare Baby TV completerà il già triste programma di iniziazione della gioventù...e il suo progressivo pervertimento.

Quello del pervertimento della gioventù è sempre stato un pallino della Massoneria, ben consapevole che disinibendo la gioventù questa crescerà amorale, areligiosa, ed atea .
E noi? Glielo stiamo permettendo.

Al di là di questi motivi, che dovrebbero sollecitare il popolo italiano ad una sommossa contro questo nuovo canale televisivo, ce ne sono altri molto seri di natura psicologica, spiegati in un recente articolo comparso su Avvenire.



di Tiziana Lupi
articolo tratto da Avvenire

Mi piacerebbe che ci fosse ancora Maria Montessori. Sono certa che lancerebbe fulmini e saette contro chi, con questo canale Baby Tv, pensa di piazzare davanti alla televisione bambini così piccoli». A parlare è Anna Oliverio Ferraris, professore ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Università la Sapienza di Roma nonché autrice di saggi, articoli scientifici e testi sul rapporto tra i più piccoli e la tv. Un rapporto su cui non ha dubbi: «La televisione zittisce i bambini» afferma, lapidaria.

In che senso li zittisce?

In tutti i sensi. Da qualsiasi parte lo si guardi, il rapporto tra i più piccoli e la tv è deleterio. A partire dallo sviluppo emotivo: il bambino di età inferiore ai tre anni deve conoscere prima la realtà e solo dopo rapportarsi con la sua rappresentazione. Altrimenti finisce per affezionarsi a personaggi virtuali, non reali, e per diventare dipendente dall’oggetto televisione di cui non potrà più fare a meno. Un vero obbrobrio.

Parlava anche di altri punti di vista.

Penso al linguaggio: il bambino impara a parlare interagendo con gli adulti, sentendo i loro suoni e le loro parole e provando a ripeterle. Con la tv non c’è interazione, parla solo e sempre lei e non gli lascia spazio. E poi c’è lo sviluppo della motricità: ad un’età in cui il bambino dovrebbe muoversi, imparare attraverso i sensi, toccare gli oggetti, lo si immobilizza davanti al televisore. Capisce perché parlavo di obbrobrio? Il libro del collega francese Serge Tisseron,
Les dangers de la télé pour les bébés
I pericoli della televisione per i piccoli, ndr) è illuminante a riguardo.

Esiste un’età «giusta» per iniziare a guardare la tv?

Una volta si raccomandava di tenere i bambini lontani dalla televisione prima dei sei anni. Diciamo che possiamo anticipare anche a 4-5 ma a patto di considerarla un di più e di non guardarla per più di un quarto d’ora. Come sempre, è questione di quantità. Quello che è deleterio è il rumore di fondo di certi televisori che rimangono sempre accesi e finiscono per disturbare il bambino che, magari, sta provando a giocare e che, invece, finisce per perdere la concentrazione. Per non parlare, poi, di chi fa fare colazione ai figli davanti alla tv. Diversamente dagli adulti, il bambino non si sveglia di botto, ha i suoi tempi per passare dalla notte al giorno: svegliarlo con la televisione crea solo confusione.

Ma il mercato tv sembra non volersi fermare.

Dobbiamo fare come la Francia, dove esperti e intellettuali si sono mobilitati per contrastare l’arrivo di questo canale. E, dopo uno studio in merito, l’Autorità per le Comunicazioni ha deciso di imporre ai programmi per i più piccoli di trasmettere sullo schermo il seguente messaggio: «Guardare la televisione può frenare lo sviluppo dei bambini minori di tre anni, causare ritardi psicomotori, incoraggiare la passività, causare sovreccitazione e turbe del sonno». È un primo inizio.

L'ombra dell'anticristo


Titolo originale:
Un impressionanate dettaglio...

di Antonio Socci

Da “Libero, 8 dicembre 2007

Se si legge con attenzione l’enciclica …
C’è un personaggio inquietante e apocalittico che Benedetto XVI evoca, a sorpresa, nella recente enciclica “Spe salvi”: l’Anticristo. Per la verità il papa non cita direttamente questo oscuro soggetto che è drammaticamente preannunciato fin dal Nuovo Testamento, ma lo chiama in causa attraverso una citazione di Immanuel Kant che fa una certa impressione rileggere in questi tempi in cui l’Europa sembra in guerra contro la Chiesa, spesso strumentalizzando alcuni gruppi sociali (come gli immigrati musulmani o le donne o gli omosessuali) per sradicare le radici cristiane e per limitare la libertà dei cattolici e della Chiesa. Scriveva Kant: “Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore (…) allora il pensiero dominante degli uomini dovrebbe diventare quello di un rifiuto e di un’opposizione contro di esso; e l’anticristo (…) inaugurerebbe il suo, pur breve, regime (fondato presumibilmente sulla paura e sull’egoismo). In seguito, però, poiché il cristianesimo, pur essendo stato destinato ad essere la religione universale, di fatto non sarebbe stato aiutato dal destino a diventarlo, potrebbe verificarsi, sotto l’aspetto morale, la fine (perversa) di tutte le cose”.

Il Papa sottolinea proprio questa possibilità apocalititca che viene affacciata da Kant secondo cui l’abbandono del cristianesimo e la guerra al cristianesimo potrebbero portare a una fine non naturale, “perversa”, dell’umanità, a una sorta di autodistruzione planetaria, sia in senso morale che in senso materiale (e un tale orrore, peraltro, è oggi nelle possibilità teniche dell’umanità). Essendo l’enciclica un testo molto rigoroso e ponderato, è da escludere che Benedetto XVI abbia evocato l’Anticristo e la “fine dell’umanità” a caso.

Il suo pensiero peraltro è del tutto lontano da suggestioni millenaristiche, c’è dunque da credere che se richiama questi temi scorga veramente nel nostro tempo un confronto drammatico e mortale fra Bene e Male. Oltretutto già in un’altra recente occasione è stata evocata e ben meditata, in Vaticano, la figura dell’Anticristo. E’ accaduto quest’anno, il 27 febbraio, negli esercizi spirituali predicati al Papa dal cardinale Biffi (immagino che i temi siano stati concordati): si è meditato proprio sulla profezia dell’Anticristo (vedi “Le cose di lassù”, ed. Cantagalli). Biffi ha citato infatti il “Racconto dell’Anticristo” di Vladimir Solovev scritto nella primavera 1900, come avvertimento al XX secolo che era agli albori. In quelle pagine il personaggio apocalittico veniva eletto “Presidente degli Stati Uniti d’Europa” e poi acclamato imperatore romano.

“Dove l’esposizione di Solovev si dimostra particolarmente originale e sorprendente e merita più approfondita riflessione” spiega Biffi “è nell’attribuzione all’Anticristo delle qualifiche di pacifista, di ecologista, di ecumenista”. Praticamente un campione perfetto del politically correct. Ecco le parole di Solovev: “Il nuovo padrone della terra era anzitutto un filantropo, pieno di compassione, non solo amico degli uomini, ma anche amico degli animali. Personalmente era vegetariano… Era un convinto spiritualista”, credeva nel bene e perfino in Dio, “ma non amava che se stesso”.

In sostanza questa figura – l’antagonista di Gesù Cristo – si presenterebbe, secondo un’antica tradizione, con gli aspetti più seducenti, una contraffazione dei “valori cristiani”, in realtà rovesciati contro Gesù Cristo, quelli che oggi carezzano il senso comune. L’Anticristo di questo racconto infatti tuona: “Popoli della terra! Io vi ho promesso la pace e io ve l’ho data. Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace”. Parole in cui molti sentono echeggiare quell’accusa al cristianesimo (che sarebbe causa di intolleranza e conflitti) oggi tanto diffusa. Tuttavia si sbaglierebbe a ritenere che il Papa stigmatizzi solo e semplicemente l’anticristianesimo dilagante a causa del laicismo, sebbene così aggressivo e pericoloso. C’è molto di più nei suoi pensieri. Proprio Ratzinger, da cardinale, in una memorabile conferenza a New York, il 27 gennaio 1988, davanti a un uditorio ecumenico, soprattutto di teologi, citò lo stesso racconto di Solovev esordendo così: “Nel ‘Racconto dell’Anticristo’ di Vladimir Solovev, il nemico escatologico del Redentore raccomandava se stesso ai credenti, tra le altre cose per il fatto di aver conseguito il dottorato in teologia a Tubinga e di aver scritto un lavoro esegetico che era stato riconosciuto come pionieristico in quel campo. L’Anticristo un famoso esegeta!”.

Questo discorso fu ripetuto dal cardinale anche a Roma, davanti a una platea di teologi cattolici. Molti, in quelle platee, trovarono sicuramente “provocatoria” questa citazione, sia pure espressa con la pacatezza tipica di Ratzinger che esorta tutti, sempre, a riflettere. Essa però esprime la consapevolezza dell’attuale pontefice – e prima di lui di Paolo VI e di Giovanni Paolo II – che il pericolo non viene solo dall’esterno, da una cultura avversa e da forze anticristiane, ma anche dall’interno, da “un pensiero non cattolico” che dilaga nella stessa cristianità, come denunciò con parole drammatiche Paolo VI quando arrivò a parlare del “fumo di Satana” dentro il tempio di Dio.

Che nella Chiesa, specialmente negli ultimi pontefici, sia diffusa la sensazione di vivere tempi apocalittici (non necessariamente “la fine dei tempi”, ma forse i tempi dell’Anticristo) appare evidente da tanti loro pronunciamenti. Inoltre fa riflettere, anche in Vaticano, la gran quantità di “avvertimenti” soprannaturali, che vanno in tal senso, contenuti in “rivelazioni private” a santi e mistici e in apparizioni di quesi decenni: in qualcuna di esse si afferma addirittura che l’Anticristo sarebbe un ecclesiastico di questo tempo (un “pastore idolo” che sconvolgerà la vita della Chiesa), ma è un’immagine che molti interpretano come riferita a un “pensiero non cattolico” dentro la Chiesa, fenomeno che in effetti è ben disastrosamente visibile. Dà un quadro ragionato e illuminante di tutto questo padre Livio Fanzaga nel volume, appena uscito, “Profezie sull’Anticristo” (Sugarco). Un quadro prezioso per comprendere il senso e la preoccupazione di tanti interventi pontifici. Angosciati sia per le sorti della fede che per le sorti dell’umanità.

La particolare attenzione della Santa Sede all’Italia è dovuta al fatto che qui il peso dei cattolici ha dato – come ha sottolineato il Papa stesso – il segnale di una inversione di tendenza rispetto alle devastazioni anticristiane e nichiliste del resto d’Europa. La Chiesa cioè scommette sull’Italia per riportare l’Europa alle sue radici cristiane e alla fede. Per questo allarma fortemente che in questi giorni, nel Palazzo della politica, si tenti di soppiatto – con la connivenza di alcuni cattolici – di reintrodurre un “reato di opinione riferito alla tendenza sessuale” (come lo definisce “Avvenire”) che apre la strada alla “demoralizzazione” del Paese e domani potrebbe fortemente minacciare la stessa libertà della Chiesa di insegnare la sua morale. Oltretutto tale limitazione alla libertà di pensiero e di parola viene pretesa in nome di un’ideologia libertaria, paradosso che fa riflettere amaramente oltretevere, dove questi scricchiolii sono percepiti come pericolosi avvertimenti prima di un possibile crollo.

lunedì 27 luglio 2009

Quel libro che fa paura alla Corea del Nord



di Mario Mauro

tratto da IlSussidiario.net

lunedì 27 luglio 2009

Dal 1948 lo Stato della Corea del Nord è retto da una dittatura comunista di tipo staliniano riconosciuta come il regime peggiore per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. È comprovata l’esistenza di campi di internamento in cui sono detenute più di 150 000 persone in condizioni a dir poco disumane. La Commissione d’inchiesta contro i crimini dell’umanità ha recentemente pubblicato un rapporto nel quale denuncia una serie impressionante di crimini contro l’umanità commessi dal regime di Pyongyang, come ad esempio la condanna a morte per il furto di una mucca, per la vendita di film stranieri o per l’ascolto della radio Sud-coreana. Un ex capitano dell’esercito ha addirittura confessato che il regime utilizza come cavie bambini disabili per testare armi chimiche e biologiche.

In Corea del Nord, paese dove il dittatore viene considerato alla stregua di una divinità, anche la fede religiosa ovviamente è un tabù. Sono decine di migliaia i cristiani che si riuniscono in vere e proprie catacombe. È di sabato scorso la notizia sconvolgente della donna giustiziata in pubblico perché distribuiva la Bibbia. Questa è stata la terribile sorte di Ri hyon-ok, una donna coreana di 33 anni che viveva in una città al Nord ovest della Corea del Nord, non lontano dal confine cinese. Lo hanno rivelato nella giornata di sabato alcuni attivisti sudcoreani che si battono contro il brutale regime di Kim Jong-il a Pyongyang, l’ultimo baluardo dell’utopia Comunista del Pianeta. Gli stessi attivisti hanno fatto sapere che il regime ha reso prigionieri politici il marito e i figli della donna, accusata di essere una spia americana e quindi una minaccia per il regime. Ha ragione il regime di Pyongyang: quel libro può essere la più grande minaccia per un sistema che si regge sulla sistematica violazione di qualunque diritto dell’uomo, della repressione di coloro che desiderano perseguire liberamente i propri ideali e professare quindi il loro credo religioso.

In Corea siamo ancora fermi ai tempi in cui la politica non viene considerata come un tentativo di risposta alle esigenze dell’uomo “reale”, all’uomo che “esiste”, ma come un tentativo di immaginare un “uomo nuovo” frutto di elucubrazioni mentali. Le ideologie, i fondamentalismi e i relativismi sono accomunati dall’abbandono della verità, dal mancato riconoscimento dell’essere come principio della realtà e dall’utilizzo del potere per dare una nuova base alla realtà.

La storia delle grandi dittature del passato ci dimostra che Dio fa paura a chi ha la pretesa di sostituirsi a lui. Ma la storia ci ha insegnato anche che alla lunga la furia ideologica che ha nella negazione della libertà religiosa il suo strumento di massima distruzione della dignità dell’uomo, viene sconfitta dalla prorompenza della fede e del desiderio di libertà degli uomini. Ne abbiamo una dimostrazione lampante proprio in questi giorni con le grandi manifestazioni a Teheran contro la teocrazia iraniana. Lo abbiamo visto più da vicino noi europei quando si è sgretolata l’Unione sovietica.

Oggi siamo di fronte alla stessa prospettiva nei confronti della Corea del Nord e delle altre dittature che sconvolgono l’esistenza umana in tutto il mondo. Il compito dell’Europa insieme agli Stati Uniti e all’Onu è oggi quello di incoraggiare e accelerare il moltiplicarsi di movimenti democratici in quei paesi e di mostrarsi più che mai decisi e uniti nell’infinita battaglia nella difesa dei diritti inalienabili della persona, fondamento della democrazia.

L'inganno della Kinesiologia applicata


Basta una semplice analisi della parola per comprendere l'inganno... si parla di KINESIOLOGIA.

Il KI (giappoese), o chi, o qì (cinese), o prana (induista), è sempre il solito nome dato alla presunta energia "interna" del corpo umano. Questo Ki è a detta delle varie correnti filosofiche orientali, la forza vitale che scorre in ogni organismo vivente. Tale forza circolerebbe negli organi interni passando per dei meridiani, generando tutti i principipali processi fisiologici. Naturalmente non esistono nè meridiani nè punti energetici, e questo lo sappiamo bene...

Nel caso della kinesiologia applicata l'inganno è duplice.

Esiste infatti una chinesiologia.

La chinesiologia, che presenta la stessa fonetica, è effettivamente una disciplina scientifica, si tratta dello studio del movimento corporeo. Nel caso specifico kinesis è il termine greco che indica il movimento. La chinesiologia tuttavia, non va confusa in alcun modo con la kinesiologia applicata, che di fatto è una tecnica assolutamente priva di fondamento scientifico.

Immaginate quanto siano subdoli certi "naturopatologhi" che utilizzano un nome in auge nel mondo scientifico (sopratutto legato allo sport) per introdurre una disciplina esoterica.

Chissà quanti adepti hanno fatto in questo modo!

Provate solo ad immaginare quanto sia difficile per uno studente di scienze motorie IUSM (ex ISEF) o per un iscritto ad un corso di fisioterapia, che sente parlare di chinesiologia in un ciclo di lezioni specifiche, discernere la profonda differenza tra le due!

Non a caso molti diplomati IUSM e giovani fisioterapisti frequentano regolarmente corsi di medicina olistica (e ne esistono a centinaia in tutta Italia), così da poter arrotondare in tempi di precariato, fornendo prestazioni rischiestissime che non hanno nulla di medico.

La kinesiologia applicata si fonda particolarmente sull'utilizzo del cosidetto test muscolare kinesiologico (da non confondere con il test-muscolare).

Si fa una pressione sul corpo (generalmente sul polso) e secondo principi esoterici non meglio precisati si dovrebbero individuare in pochi secondi i punti di forza e di debolezza della persona, riconoscere la causa del disturbo (a livello fisico, emotivo, nutrizionale od energetico) e la giusta correzione da eseguire per riportare la persona al suo stato di equilibrio.

Praticamente un check-up completo in pochi secondi...che inganno!

Questa pratica diagnostica tuttavia è praticamente sempre il preludio a pratiche ancora più pericolose, consigliate per risolvere i problemi individuati....shiatsu, reiki, agopuntura, pranoterapia, cristalloterapia, radioestesia(pendolino) e ad altre "discipline" olistiche.

L'oscura mentalità antinatalista


Tratto da "Breve storia dell'aborto nel mondo"
di Francesco Agnoli
fonte: Centro Culturale San Giorgio

Tra i «sacerdoti» di questa oscura mentalità, figura, in Italia, il professor Giovanni Sartori, editorialista de Il Corriere della Sera, che insieme a Gianni Mazzoleni ha realizzato un volume intitolato La terra scoppia.
Sovrappopolazione e sviluppo (Ed. Rizzoli), dove vengono appunto sostenute le teorie maltusiane, con tutto quello che ne deriva: necessità di diffondere aborto e sterilizzazione anche nei Paesi più poveri.

L'argomentare del professore, del tutto analogo a quello di tanti pazzi come lui, prescinde da tutto quello che ci insegna la Storia, e cioè che l'aumento demografico è stato spesso motore di sviluppo, dall'epoca delle colonizzazioni greche, alla Rinascita dell'anno Mille, alla rivoluzione industriale, ecc...; prescinde dall'onestà e dal buon gusto, allorché paragona l'uccisione di un bambino a quella di un girino, di una larva o al gesto di bere un uovo («Se io bevo un uovo di gallina, non uccido una gallina»); prescinde infine dall'evidenza dei dati numerici reperibili su qualsiasi testo di geografia.

Leggendoli capirebbe che la povertà non è assolutamente determinata dall'eccesso di popolazione. Infatti, per fare solo qualche esempio, l'India ha una densità di 307 abitanti per km2, mentre il Belgio e il Giappone ne fanno registrare 336, l'Olanda 388, Hong Kong, che ha un reddito pro capite di ben 23.930 dollari, addirittura 6.502. Così, Paesi ricchi come l'Italia e la Germania hanno un'altissima densità demografica, mentre Paesi poveri come la Repubblica Centrafricana o il Gabon rientrano tra quelli in assoluto con più bassa densità (sei e cinque abitanti per km2); così, ancora, il Madagascar ha un superficie quasi doppia di quella del Giappone, ma gli 11.000.000 di malgasci muoiono di fame, mentre i 127.000.000 di giapponesi, che si affollano su un territorio quasi privo di risorse naturali, hanno il secondo reddito pro capite al mondo 40.

L'aspetto più terribile di queste teorie è che sono penetrate, in verità da parecchi anni, anche in organizzazioni internazionali come l'ONU, l'UNFPA, l'UNICEF e la Banca Mondiale, le quali, di conseguenza, hanno tratto le logiche conclusioni, anche riguardo al modo di spendere i soldi che ricevono: non è il cibo, non sono le medicine, non è lo sviluppo, che, anzi, permettono e allungano la vita, ad abbisognare ai Paesi poveri, quanto semmai i contraccettivi, gli aborti e le sterilizzazioni, anche forzati. In quest'ottica, infatti, medicina ed igiene divengono «mezzi buoni» che raggiungono «fini cattivi», e cioè la «proliferazione cancerosa» di uomini che continuano a «vivere sul pianeta come vermi sulla carogna».

sabato 25 luglio 2009

La scala miracolosa - parte seconda

Ho trovato su YouTube un filmato in spagnolo con una ricostruzione dei fatti che portarono alla miracolosa realizzazione della scala.
Molti amano pensare che il carpentiere che realizzò l'opera fosse lo stesso San Giuseppe alle quale le suore si rivolsero per risolvere il problema dell'accesso dalla Chiesa al Coro. Bhè l'ipotesi non è poi così inverosimile...San Giuseppe non era forse un carpentiere?

Nel video è possibile prendere visione del prodigioso manufatto.



venerdì 24 luglio 2009

Dove finiscono i feti abortiti?


Qualche anno fa aveva fatto scalpore l'articolo del quotidiano britannico The Guardian in cui si denunciava l'uso di feti cinesi nell'industria cosmetica. Oggi, per chi non ne fosse a conoscenza, vi propongo qualche altro utilizzo.

Tratto dall'interessantissimo articolo "Breve storia dell'aborto nel mondo" di Francesco Agnoli che potete trovare nel sito del Centro Culturale San Giorgio.

http://www.centrosangiorgio.com/aborto/articoli/pagine_articoli/breve_storia_aborto_nel_mondo.htm

[...]I resti dei bimbi uccisi con l'aborto subiscono le fini più assurde. B

uttati nelle immondizie, nel lavandino tritatutto, scaricati nel Tevere a Roma 26, utilizzati per la cosmesi e per gli scopi più impensabili…

Il Corriere della Sera, del 31 marzo e del 1º aprile 1994, racconta che l'Istituto Cosmetico Merieux di Lione, in Francia, «lavora» diciassette tonnellate di materiale umano ogni giorno, di cui una tonnellata viene importata dalla Russia.

Avvenire, del 5 maggio 1995, invece riferisce che i dottori degli ospedali della metropoli cinese di Shenzhen vendono i feti o se ne nutrono per garantirsi un corpo più forte e più bello.

Vi sono associazioni che si battono per dare ai bimbi abortiti una degna sepoltura, ma questa iniziativa è solitamente ostacolata in ogni modo. Il sito degli atei (uaar.it), sotto il titolo «Per la laicità dello Stato», idolo ateo a cui si sacrifica ogni vero valore, e «Il pericoloso estremismo cattolico antiabortista», segnala, ad esempio, che il movimento aquilano Armata Bianca, guidato da Padre Andrea D'Ascanio, con una «scena folkloristica» ha osato erigere nel cimitero della città un monumento ai «bambini mai nati», e che lo stesso movimento organizza a Novara «un macabro funerale di feti, ogni fine mese».
Macabro sarebbe dunque il funerale, non l'uccisione!

Eppure, su uno dei giornali più schiettamente abortisti 27, l'inviato nella cittadina piemontese, Maurizio Crosetti, descrivendo uno di questi «macabri funerali», fà notare come le creature «che qualcuno chiama “bimbi”, qualcun altro “rifiuti speciali ospedalieri”, oppure “residui di sala operatoria”, o ancora “prodotti abortivi”», a Novara, invece di finire nei soliti «sacchetti di plastica o nei secchi dove radunano gli embrioni», hanno «piccole bare di dieci centimetri che un artigiano dell'Aquila prepara per questi funerali senza nome e senza memoria».[...]

Altre notizie sul traffico dei feti in ordine cronologico

1977. Uno dei maggiori quotidiani giapponesi lancia una denuncia sconvolgente: la Corea del Sud in questi ultimi sei anni ha esportato negli Stati Uniti quattromila feti all'anno. Il traffico passa attraverso il Giappone. Partiti da Seul, i feti sono stati usati nei laboratori dell'esercito americano per esperimenti in ordine alla guerra batteriologica. Ogni feto costava 25 dollari. Provenivano dagli ospedali coreani dove viene praticato l'aborto. Ma anche la Svezia, oltre agli Stati Uniti, è un cliente privilegiato di Seul per tale commercio.

Marzo 1981. La dogana francese ferma un camion-frigorifero che proviene dalla Svizzera. Gli addetti alla dogana verificano il carico, incuriositi dalle alte tariffe pagate dagli acquirenti dei Paesi esportatori, aprendo i contenitori li trovano stipati di feti umani. Provenivano dall'Ungheria e Jugoslavia ed erano diretti ad istituti di bellezza dell'Ovest.

Inizio 1982. Scoppia in California lo scandalo del container di metallo prima affittato e poi acquistato da certo Mel Weisberg, direttore di una clinica. La ditta proprietaria del container, non avendo ricevuto il pagamento, decide di inviare i suoi impiegati perchè lo ritirino. Era un venerdì, e il container viene trovato abbandonato presso i vecchi locali dove un tempo sorgeva la clinica del dr. Weisberg. Gli impiegati aprono il container e lo trovano colmo di 500 feti immersi nella formaldeide. Ogni feto, a sua volta, era chiuso in un sacchetto di plastica che l'aveva fornito e la data della consegna. Del dr. Weisberg nessuna traccia. La clinica si era trasferita alla fine della primavera dell'anno precedente e del suo direttore non si era saputo più nulla.

Un fotografo dilettante scattò un rullino e tre foto vennero pubblicate dal <> del 1° settembre 1984. Vi si possono vedere una donna e quattro uomini, di cui uno di colore, che stanno trasferendo i feti in sacchi di plastica. Un'altra foto mostra al lavoro il dr. Joseph Wood, mentre procede all'autopsia di alcuni feti che avevano raggiunto, al momento dell'aborto, il sesto e il settimo mese di vita. Scoppiò una polemica. E lo stesso Ronald Reagan vi intervenne di persona precisando: <>.

In Tailandia i bambini e i feti umani morti si possono comprare da 50$ a 70$, si possono comprare anche negli ospedali...


Zuppa di feti? In Cina è possibile.

di Maurizio Blondet 29/03/2006

Due giorni dopo le affermazioni del premier il governo cinese reagisce: Siamo contrariati da queste affermazioni infondate, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri cinese.In Cina bollivano i bambini, ha detto Berlusconi.
Apriti cielo.
La Repubblica interroga l'esperto: Giorgio Mantici, che insegna storia della Cina all'Orientale di Napoli.
L'esperto, debitamente, si indigna: è incommentabile. Mi sento a disagio come cittadino e come specialista; qui, se c'è un crimine, è l'ignoranza.
Durante la Rivoluzione Culturale, ammette, è possibile che qualche folle abbia mangiato un essere umano ma non era un dettame del partito comunista.
Ah beh, allora è tutto a posto.
Ma che esperto è?
Perché in Cina i bambini li mangiano eccome.
E non solo durante la Rivoluzione Culturale, dove la carestia prodotta dal miracolo comunista poteva giustificare atti estremi.
Uguali, del resto, a quelli che avvennero in Ucraina negli anni '30: quando la persecuzione dei coltivatori diretti (kulaki) ordinata da Stalin port alla fame nera, e vi furono casi di genitori che mangiarono i figli morti.

E' questa l'origine storica della frase i comunisti mangiano i bambini: non loro, ma le loro vittime disperate.
Ma in Cina, c'è il fondato sospetto che i bambini li mangino anche oggi.
In pieno capital-comunismo.
Lo rivelava, nell'aprile 1995, un'inchiesta del britannico Telegraph condotta nella provincia di Shenzen.
Per controllare se erano vere le voci, un reporter cinese di Hong Kong buss all'ospedale di maternità dello Shenzen e chiese ad una dottoressa se poteva avere un feto da mangiare.
Il giorno dopo, la dottoressa gli consegnava un flaconcino pieno di feti della grandezza di un pollice.
Ce ne sono dieci qui dentro, tutti abortiti stamattina, disse la dottoressa.
Freschi freschi.
E quanto costano?
Pu prenderli gratis. Siamo un ospedale di Stato, non facciamo pagare. Di solito noi medici li portiamo a casa per mangiarli. Lei non ha l'aria di stare molto bene, perci li mangi.

Perché in quelle zone cinesi c'è la convinzione che i feti siano ricostituenti.
Lo stesso giornalista del Telegraph intervist una dottoressa della clinica Luo Hu nello Shenzen, tale Zou Qin, che ammise senza esitare di aver mangiato un centinaio di feti nei sei mesi precedenti.
Sono nutrienti, fanno bene alla pelle ed ai reni.
Aggiunse che era un peccato sprecarli.
La fornitura di questo cibo è abbondante: nello Shenzen si fanno almeno 7 mila aborti forzati l'anno, milioni in tutta la Cina.
Sicchè nel privato, un feto da consumare costa meno di due euro.
Il dottor Warren Lee, della Hong Kong Nutrition Association, conferma: Mangiare i feti è una tradizione della medicina cinese, profondamente inserita nel folklore.
In Cina si vendono e consumano comunemente le placente umane, anch'esse ritenute curative: c'è un attivo contrabbando attorno agli ospedali, ogni placenta costa sui 2-3 euro.

Naturalmente, il consumo di feti non è un dettame del partito.
Il dettame del partito è semplicemente che donne che abbiano avuto già un figlio siano forzate ad abortire, anche al nono mese.
Ci produce una certa abbondanza di questi ricostituenti, che poi gli ospedali cinesi contrabbandano.
Come del resto reni, bulbi oculari, pelle e polmoni dei condannati a morte giustiziati: un grandissimo business della nuova Cina.
Ma non per dettame del partito, si capisce.
Il Telegraph parl con un altro dottore dello Shenzen, Cao Shilin, che neg il commercio.
I feti abortiti, disse, li mandiamo alle fabbriche che li usano per produrre medicinali.

Ovviamente, in fabbrica, la lavorazione del prodotto comincia con una bollitura per estrarne le sostanze ritenute curative.
Come si bolle la pelle dei giustiziati per estrarne collagene, che le signore bene occidentali poi si fanno iniettare dal chirurgo plastico per ingrossarsi le labbra ed attenuare le rughe.
La Cina fornisce collagene a prezzi stracciati.
Eh sì, Berlusconi ha ragione.
Anzi più di quanto creda.
Forse Repubblica dovrebbe cambiare esperto.
E il cosiddetto esperto dovrebbe farsi un giro sul sito laogai.org - il sito che denuncia le atrocità del business concentrazionario cinese - e cercare alla voce foetus: vedrà un buon numero di proteste ed accuse di Amnesty International al proposito.
Così, magari, avrà un vero motivo per indignarsi.

giovedì 23 luglio 2009

Lo sapevate? No? Allora è il caso di saperlo... Vi presento l'inferno sulla terra. Hellfest e affini.


In Francia, dal 19 al 21 di giugno si è organizzato l'Hellfest 2009, letteralmente il festival dell'Inferno. E' dal 2006 che si svolge annualmente a Clisson. Nasce negli States come festival prevalentemente punk hardcore e metalcore, ma dopo problemi organizzativi la manifestazione cessò di esistere.

L'Hellfest è il festival del satanismo, o quantomeno uno dei più grandi raduno satanista mondiale.
La cosa veramente triste è che il “festival dell’inferno” è stato patrocinato dal Comune, dal Consiglio regionale del dipartimento della Loira e dal Consiglio generale della Loira Atlantica.

Venerdì 19 giugno, giorno dell’inaugurazione, erano presenti la vice presidente della cultura, Yanick Lebeaupin, e il consigliere regionale Chloé Le Bail, che hanno apportato il loro sostegno alla manifestazione sottolineando la competenza e la serietà dell’organizzazione (caspita! Complimenti!).

Tra i gruppi metal presenti, uno peggio dell'altro, c'erano i Deströyer 666, che si definiscono “l’anti Cristo” e che hanno invitato a “iniziare l’attacco” e a “far fuoco”.
I destinatari di questo appello sono senza dubbio i cristiani, ai quali consigliano di «dire le loro preghiere». «Non scapperete al martello di satana», promette il gruppo e molti cantanti esortano a «bruciare i sacerdoti». Wow! Questa si che manifesta "competenza e serietà"!

Per comprendere che non si tratti di un semplice raduno metal basta vedere i video presenti nel sito dell'Hellfest: il look dei partecipanti (cantanti e spettatori) denota chiaramente l’ossessione per il blasfemo e dal sito internet dell’Hellfest vengono lanciati messaggi di morte con immagini di torture, mutilazioni, visi mostruosi, corpi dilaniati e sguardi disperati. Un bell'ambientino...il tutto condito da droga e fiumi di alcool.

Ci si stupisce che in Francia aumenti ogni anno il numero degli aderenti a sette sataniche, oggi attestato intorno ai 25.000. Ma che strano!

In un sito internet un fan italiano andato in Francia per seguire l'evento (che fede!) si domandava come mai i migliori cantanti (headliners) abbiano suonato tutti molto tardi, a partire dall'una di notte. Non è forse l'ora in cui iniziano i riti satanici?
Ben più di una messa nera è stata celebrata in quelle notti!

Pensate sia un fenomeno isolato alla sola Francia?

Allora dovete sapere che in italia c'è la Flame Fest, in Germania c'è il Metal Inferno e il Wacken Open Air, in Norvegia l'Inferno Metal Festival, negli States l'Ozzfest (in onore di Ozzy Osbourne, il leader dei Black Sabbath), in Finlandia il Tuska Open air...e tanti, tanti altri. Minimo uno in ogni paese! Spesso poi le date dei concerti di questi eventi non sono casuali, coincidono con festività occulte...dalla Notte di Valpurga, alle tregende, ai vari sabba...

Occhio ragazzi questi eventi non sono solo musica metal...c'è dell'altro e non bisogna essere degli studiosi per capirlo!


Campi estivi per atei! La proposta dell'anno!


C'erano una volta i Campi Pionieri, creati dal P.C.I. in risposta al fenomeno dello scoutismo...C'erano, dal momento che si sono estinti fortunatamente insieme al partito.
A distanza di 50 anni circa...arrivano i nuovi pionieri campitanati dall'UAAR, con i loro campi Darwin e avamposti atei.

La notizia è in circolo da settimane, l'arcinoto Richard Dawkins ha lanciato "l'originalissima" proposta estiva per tutti i giovani atei del mondo. Roba da far accapponare i peli delle orecchie per l'emozione!

Si tratta di una via di mezzo tra i campi scout, i grest, i corsi di sopravvivenza,i campi estivi del WWF, QUARK e una lezione universitaria di Odifreddi!

Si legge nei siti che sponsorizzano l'iniziativa che questi campi hanno l'obbiettivo di fornire una bella vacanza in gruppo con coetanei: volta a conoscere e comprendere l'ambiente e la natura, ma anche a sviluppare il pensiero razionale, critico e creativo e la libera indagine sui grandi perché della vita. Sviluppare il pensiero razionale...la libera indagine...gulp..ma l'ultimo punto è il più divertente! Chissà cosa risponderanno ai ragazzi che domanderanno incuriositi: "ma perchè siamo nati? Perchè viviamo?". Chissà quanti bho e colpi di tosse!

Leggiamo nella brochure del Campo Darwin che...attenzione, attenzione, durante le serate, intorno al fuoco, saranno dati spunti di riflessione per far discutere i ragazzi tra di loro sul pensiero razionale e quello mitico/religioso!

Ah, quasi dimenticavo, il campo è organizzato con tende in un campo base.

Ora, trattandosi di campi atei, non si dovrebbero rimproverare i ragazzi che la notte entrano nelle tende delle ragazze, ammesso che queste si trovino in un luogo separato. Immagino che saranno distribuiti anticoncezionali e magari ci saranno animatori forniti di pilloline abortive per i più vivaci! Bhè i campi bordello potrebbero essere effettivamente molto frequentati, ma qualcosa mi dice che i giovani si disinteresserebbero facilmente delle attività proposte.

Mi chiedo se ci si possa ubriacare a volontà ed eventualmente anche drogare, perchè a questo punto il numero dei partecipanti potrebbe aumentare...

Bhè se impedissero tutto questo darebbero una cattiva testimonianza, imponendo una morale che si fonda sempre su principi assoluti (nei quali fino a prova contraria non dovrebbero credere). Vabbè chiamiamola etica atea...ma sempre su principi assoluti deve fondarsi, il risultato non cambia.

Immagino già l'educatore razionalista che ferma il ragazzo con uno spinello grosso come il palo della tenda dicendogli: "Non ti drogare, perchè la droga danneggia l'organismo. Usa la testa, lo dice la scienza!" Ed il ragazzo che risponde : "Ah si! E PERCHE' non dovrei farlo se voglio? Non sono forse io con la mia ragione a deciderlo?". Uhm...interessante!

Care mamme e papà, immagino il vostro entusiasmo!

mercoledì 22 luglio 2009

La strage degli innocenti in Cina



da Tempi

«Se una donna viene scoperta incinta senza certificato è immediatamente costretta ad abortire, qualsiasi sia lo stato di avanzamento della gravidanza.

(…) Una volta ho trovato una donna incinta al nono mese senza permesso. È stata portata ad abortire. In sala parto ho visto le labbra del bambino che volevano succhiare, ho visto le sue membra che si stiracchiavano. Un medico gli ha praticato un’iniezione letale in testa e il bimbo è morto». Così dichiarò nel corso di un’udienza davanti al Congresso americano nel 1998 Gao Xiaoduan, per 14 anni responsabile del controllo delle nascite nella provincia cinese del Fujian. “L’aborto come strumento di controllo demografico” stigmatizzato il 15 luglio da due mozioni votate alla Camera dei deputati, che impegnano il governo ad attivarsi per una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni tale pratica, è un orrore che investe milioni di donne.

Lo racconta nei dettagli anche un libro fresco di stampa: Strage di innocenti – La politica del figlio unico in Cina (Guerini 2009, 185 pagine), a cura del dissidente cinese Harry Wu, prossimamente in Italia ospite del Meeting di Rimini. Certo sarebbe molto bello se, dopo avere ottenuto una risoluzione Onu per una moratoria della pena di morte, l’Italia riuscisse a far votare al Palazzo di Vetro anche una moratoria degli aborti forzati e di quelli favoriti da legislazioni che considerano l’aborto un metodo contraccettivo qualunque. Per quanto riguarda la Cina ci sono però due problemini: da sempre l’Unpfa, organismo “umanitario” dell’Onu, assiste Pechino nell’attuazione della politica del “figlio unico”, via aborti e sterilizzazioni forzati.

È un peccato che Obama abbia deciso di sbloccare i finanziamenti Usa a tale ente. È un peccato che l’Unione Europea non li abbia mai interrotti.

martedì 21 luglio 2009

Stop alla depravazione giornalistica!



Pur essendomi abituato alle ormai consuete notizie sul mondo animale presenti in tutti i telegiornali nazionali, segno evidente che le lobby animaliste hanno una voce in capitolo sempre più autorevole; devo ammettere che provo una certa nausea per il putridume e il ciarpame che orami dilaga nelle home-page delle più importanti testate giornalistiche e agenzie di stampa.
Fatta eccezione per l'Avvenire, ovviamente, e per l'Ansa che conserva ancora una certa serietà concedendosi solo raramente link escrementizi, la condizione degli altri siti è davvero vomitevole. Ormai le pagine sono infarcite di gossip pruriginosi, foto di nudi e seminudi piazzati strategicamente per stuzzicare l'uomo e la donna del nostro tempo, cresciuti a pane e voyerismo!

Non se ne può più del quotidiano proliferare di videoprostitute...

E sto notando che anche i telegiornali stanno iniziando a prendere questa brutta piega.

Mi preoccupa la velocità con cui avanza questo decadimento dell'informazione seria. A
mmesso che questa esista ancora.

Bufale fresche: suore spericolate e preti alcolizzati. Tutto è buono per infangare la Chiesa!


La notizia delle suore salesiane fermate per eccesso di velocità ha fatto il giro d'Italia, alimentando polveroni incredibili su blog e social network oltre che in numerosi siti di importanti quotidiani nazionali. Peccato si trattasse di una bella bufala.
Daltronde una fiesta con tre suore a bordo non va a 180 km orari nemmeno se la lanci da un b52!

Ancora una volta occorre fare i conti con la disinformazione e la malafede di chi mette in circolo certe voci e le alimenta.
Nell'era del gossip a tutte le ore, non si controllano nemmeno più le fonti delle notizie, l'importante è fare audience. Se poi c'è da parlare male della Chiesa il successo è assicurato!
Complimenti alle iene!


da Avvenire.it
21-07-2009

Quello strano caso delle suore da F1: la polizia smentisce


Un minuto e mezzo. Tanto è bastato a verificare, sabato pomeriggio scorso, che la notizia delle suore fermate e multate in autostrada mentre si precipitavano a 180 chilometri all’ora ad Aosta per sincerarsi dello stato di salute del Papa era una notizia ancora senza riscontro. Perciò, dopo le telefonate ai comandi di Polizia stradale competenti, che smentivano, 'Avvenire' non l’ha pubblicata. Puntualmente, ieri, dopo che la storia ha fatto il giro di quotidiani, tv e siti internet, è arrivata la smentita ufficiale della Polizia.

E la protesta delle suore salesiane, dall’Ispettoria di Torino: «Abbiamo pensato a uno scherzo». Anche quella di M.C., sacerdote 41enne di Milano, originario di Bologna, fermato sull’autostrada Milano- Torino e risultato positivo all’alcol- test, è una notizia che il mese scorso ha avuto rilievo (il prete si sarebbe giustificato dicendo «Ho celebrato quattro messe in un giorno»). Ma pure questa è risultata in seguito di difficile verifica, sia attraverso il controllo presso le forze dell’ordine, sia per voce della diocesi di Milano, che tramite l’Ufficio comunicazioni sociali fa sapere che «non esiste alcun prete con quelle iniziali, nato a Bologna in quegli anni».

Comun denominatore delle due vicende, battute da autorevoli agenzie di stampa e riprese dagli altri media, è la coppia di avvocati che si sarebbe occupata di entrambe, i legali Anna Orecchioni e Giacinto Canzona. Sentita da Avvenire in merito all’ultima vicenda l’avvocato Orecchioni asserisce di «non avere in mano documenti o il verbale di accertamento della Polizia» e che il suo interessamento al caso, insieme al collega, sarebbe scaturito da una telefonata della suora. Non è la prima volta che i due legali romani comunicano agli organi di stampa notizie su religiosi, che dicono di difendere. Il 15 luglio, sempre in agenzia di stampa, è balzata la vicenda di una novizia “punita” per la scelta di prendere i voti dall’ex fidanzato, che ne avrebbe pubblicato su Facebook le foto in topless scattate prima della vocazione.

A tutela della suora sarebbe interventuta l’avvocato Orecchioni. Le foto però «sono già scomparse dalla rete, il fidanzato è stato ragionevole», come ha precisato ieri Orecchioni. Insomma, la curiosa vicenda si sarebbe esaurita qui. Non prima di aver guadagnato spazio sulle testate nazionali. Come altri fatti che hanno occupato prime pagine, e che hanno sempre come fonte gli stessi legali. Oltre alla vicenda della suora piemontese che va “a tavoletta” (18 luglio), e del prete milanese positivo al test alcolemico (27 giugno), c’è l’autista di autobus di Ravenna che si sarebbe visto ritirare la patente e di conseguenza avrebbe perso il lavoro per essere risultato positivo all’alcoltest dopo aver assunto farmaci antiasma (30 giugno).

O la sposa novella in luna di miele alle Mauritius che rientrando anzitempo in albergo avrebbe scoperto il marito tradirla con un’altra donna, anche lei in viaggio di nozze (9 luglio). Spulciando un po’ a ritroso nell’archivio delle agenzie di stampa, si reperiscono negli ultimi anni altri fatti curiosi (se non eclatanti) “resi noti” secondo la formula verbale usata dalle testate, dall’avvocato Giacinto Canzona. Peraltro protagonista lui stesso di un fatto di cronaca che ebbe ribalta nazionale: l’annullamento della sua laurea in giurisprudenza conseguita nel ’96, da parte del Senato accademico della Sapienza di Roma, con la motivazione dei tempi brevi (tre anni) per ottenere il titolo. In seguito Canzona conseguì una nuova laurea, ma il paradosso fu che nel periodo intercorso fra il primo titolo di studio e l’annullamento dello stesso, lo studente aveva intrapreso la professione legale. Come nel caso della suora a 180 all’ora, molte notizie hanno come fonte il comunicato scritto dal legale.

E sono riportate senza altri controlli, come purtoppo spesso accade nel sistema dell’informazione. Forse che, almeno nell’ultimo caso, sia stata più lungimirante la reazione del lettore che commenta sul sito di un quotidiano nazionale: «Una suora su una Fiesta a 180 all’ora? il poliziotto dev’essersi sbagliato. Era Batman».

A. Guglielmino e N. Scavo

La scala misteriosa



di Rino Camilleri

http://www.rinocammilleri.com

Sull’ultimo numero (giugno 2009) del «Timone» (rivista solo in abbonamento; fatevene mandare copia gratis: info@iltimone.org) Matteo Salvatti ricorda l’incredibile scala della chiesa di Our Lady of Loretto a Santa Fè nel New Mexico.

Costruita nel 1873, è visitata da almeno 250mila persone all’anno. E’ di legno, a chiocciola, ma non si sa chi l’abbia fatta e come: non ci sono chiodi e il legno, dicono gli esperti, è di natura sconosciuta. Salita da centinaia di persone ogni giorno dal 1873, non ha alcun segno di usura e chi ci sale avverte una piacevole sensazione di leggerezza. Trentatré gradini con balaustra, è priva di pilone centrale e si regge tutta -cosa fisicamente impossibile- solo sul primo gradino.

Quando le suore fecero fare la cappella in stile neogotico l’architetto Mouly semplicemente dimenticò l’accesso al coro. Era già morto quando se ne accorsero. Tutti gli ingegneri consultati dissero che non c’era nulla da fare: non c’era spazio per scale, occorreva abbattere e rifare. Le suore, che avevano esaurito il denaro, ricorsero a s. Giuseppe, cui la cappella era dedicata. Una novena continua, giorno e notte, al patrono dei carpentieri. Il nono giorno bussò alla porta uno sconosciuto che si disse in grado di eseguire l’opera. Lavorò tre mesi. Poi sparì, senza chiedere compenso. Le suore lo cercarono dappertutto ma nessuno lo aveva visto né ne aveva sentito parlare. Rimase il mistero.
Che divenne miracolo quando gli esperti poterono esaminare la scala.
Se andate in vacanza negli Usa, è sempre lì.

lunedì 20 luglio 2009

Il Commento alla stampa di padre Livio Fanzaga


Sul Foglio del 25 giugno è uscito un interessante articolo dedicato al Commento alla Stampa di padre Livio.
Articolo simpatico e vero!
Buona lettura!

di Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro

Il Foglio - 25 giugno 2009

Lungi dal voler essere irriverenti, se si definisce "programma di culto" una trasmissione condotta da un sacerdote, lo si fa solo per rendere omaggio alla realtà in linguaggio corrente. Perché non si può dire nulla più obiettivo a proposito del "Commento alla stampa" di padre Livio Fanzaga, in onda tutti i giorni su Radio Maria alle 8.45. Se il maturo professionista ferma la macchina e manda subito qualche decina di sms per avvisare che padre Livio le ha cantate come bisognava cantarle, se la casalinga le suona verbalmente secondo i canoni di padre Livio al marito laicizzato, se il camionista radioamatore catechizza i fratelli di onde corte con le ultime di padre Livio sulla bioetica, allora siamo al cospetto dì un "programma di culto".

Se poi il clero progressista butta fanghiglia sul "Commento" di padre Livio e mostra disprezzo verso i cristiani-infanti che lo ascoltano tutte le mattine, allora siamo al cospetto di un "programma di culto" e pure cattolico. Chi non avesse ancora un’idea di che cosa siano padre Livio e il "Commento alla stampa" di Radio Maria, deve andare su Radio Radicale, prendere Massimo Bordin e il suo "Stampa e regime" e poi capovolgere con decisione. Padre Livio sta al Papa come Bordin sta, o forse stava, a Pannella. Lo si può verificare nel giro di tre quarti d’ora: appena terminato il "Commento" su Radio Maria, ci si sintonizza su Radio radicale, dove sta andando in onda la trentesima replica di "Stampa e regime", e se ne avrà la prova. Classe, professionalità e, dedizione da vendere in entrambi i casi, una spanna sopra tutte le altre rassegne. Poi, però, bisogna scegliere e ci spiace per Bordin, ma noi scegliamo senza indugio il direttore di Radio Maria. Il "Commento" di padre Livio è qualche cosa di veramente unico nelle frequenze radiofoniche in quota a parrocchie, diocesi e associazionismo cattolico, dove, quando va bene, si moraleggia o si spiritualeggia. Il motivo di questa differenza è presto detto. Intanto, perché Radio Maria non appartiene a nessuna diocesi, a nessun movimento religioso, a nessuna conferenza episcopale. A tenerla in piedi sono gli ascoltatori, che la sostengono versando il loro libero contributo.

Padre Livio aggiungerebbe che la radio vive se piace alla Madonna. E poi, questa emittente è unica perché in una radio cattolica difficilmente si trova qualcuno che legga veramente i giornali e non solo Avvenire, e quando questo pure avvenga, si finisce sempre per parlare di ecologia, di sociologia, di psicologia, per dare in testa al consumismo e, naturalmente, a Berlusconi. A meno che non si sia scelto di ritrarsi dal mondo, che è così brutto perché si stanno sciogliendo i ghiacciai, si estinguono le foche monache, è invaso dai centri commerciali e, naturalmente, è governato da Berlusconi. Così si è formato un popolo Da una ventina d’anni, padre Livio ha scelto un’altra strada, quella che il cattolico aveva fruttuosamente percorso prima di praticare la cosiddetta opzione spirituale: giudicare la storia, la politica e la cronaca alla luce del Vangelo e del Magistero della chiesa, E, quando è necessario, dare anche un buon cazzotto in testa a chiunque se lo meriti, fosse anche Berlusconi, ma non per .partito preso. Padre Livio è un prete che non ha alcun pregiudizio clericale contro il centrodestra.

E questa, scusate se è poco, è già una notizia. Il direttore di Radio Maria non ha paura di sistemare sulla graticola le derive laiciste del cattoprogressismo e di quanti lo rappresentano nel mondo politico. Peccato gravissimo, secondo lo svirilizzato mondo cattolico contemporaneo che non osa nemmeno chiamare omicidio l’aborto e si appresta a benedire un compromesso legislativo sul testamento biologico che porterà diritto filato all’eutanasia. Peccato gravissimo per uno svirilizzato mondo cattolico abituato, quando è tosto, a giudicare il mondo secondo l’ultima circolare della Conferenza episcopale invece che secondo i Dieci comandamenti. Eppure, questa lettura, diciamo pure brutale secondo i canoni correnti, ma diremmo franca secondo quelli perenni, dà frutto.

Con gli anni, attorno a Radio Maria e al suo "Commento alla stampa" si è formato un popolo cattolico che ha preso gusto a ragionare cattolicamente e a farlo in pubblico. Se in un luogo di lavoro uno si alza a difendere la chiesa o il Papa durante una discussione, otto volte su dieci è un ascoltatore di Radio Maria. Oppure appartiene a un movimento apertamente cattolico, certo: ma le due cose spesso si sovrappongono. Padre Livio fa, via onde medie, quello che facevano i parroci fino a qualche decennio fa con omelie, catechismo e conferenzine. Forma il laicato che, una volta uscito di chiesa, ha il compito di testimoniare la sua fede nel mondo argomentando e resistendo. E lo fa con un di più perché, attraverso Radio Maria, si formano anche tanti sacerdoti usciti un po’ stortignaccoli da seminari che, magari, hanno le piscine per attirare i giovanotti, ma scarseggiano di dottrina quando li devono mandare a nuotare in mare aperto.

Un operato come quello di padre Livio, lo svirilizzato mondo cattolico d’oggi lo chiama clericalismo e non capisce che è il suo esatto contrario. Non si troverà mai in castagna il direttore di Radio Maria su argomenti opinabili. Sui tassi d’interesse, il pii, il ponte sullo Stretto di Messina, le beghe per la composizione delle liste elettorali, padre Livio sa di poter dire solo ciò che pensa in proprio. E siccome sa anche che questo, con tutto il rispetto, interessa sì e no i suoi ascoltatori, di solito se ne astiene. Coloro che gli danno del clericale, invece, quando intervengono nel mondo da cattolici, lo fanno proprio sull’opinabile, massimamente sulla composizione delle liste elettorali. E misurano il loro successo sui punti percentuali di cattolicità di una legge fatta approvare dal politico sponsorizzato fin dentro le aule di catechismo. Clericali che vivono e si alimentano di "male minore" e di "maggior bene possibile", mentre la rassegna stampa di Radio Maria tiene la rotta guidata da una sola stella polare: il bene. Il bene e basta, senza aggettivi e senza sconti comitiva. E’ difficile immaginare padre Livio computare i punti percentuali di cattolicità davanti a una legge strombazzata dalla stampa laica come una nuova conquista di civiltà, Basta ascoltarlo quando le polemica entra nel vivo.

Un vero e proprio spettacolo che rinfranca tanti sani cattolici dopo anni trascorsi con rassegnazione sulle panche a sorbirsi omelie che, in nome del dialogo col mondo, non dicevano più nulla di cattolico. In questi casi, il direttore di Radio Maria dà il meglio di sé perché usa volentieri uno strumento caro a Gioppino, la maschera della sua terra bergamasca: il randello.

Mettetegli sotto il naso un editoriale di "Repubblica" o dei "Corriere" sulla famiglia o sul testamento biologico e ne sentirete delle belle. Perché l’uomo è così, ha uno spirito rustico, che magari non farà ridere i salotti radical e clerical-chic, ma lascia il segno. Detto questo, non bisogna pensare che padre Livio ritenga, come sosteneva Hegel, che la preghiera del mattino dell’uomo moderno sia la lettura del giornale.
No: padre Livio Fanzaga prega in cappella, celebra la Messa e dopo, solo dopo, legge i giornali. Forse, proprio per questo non moraleggia e non spiritualeggia. Legge i giornali alla luce del Vangelo e non il Vangelo alla luce dei giornali.
In due parole, è cattolico.

domenica 19 luglio 2009

Orrore cinese: tra cannibalismo e traffico di organi


da un articolo di Domenico Bonvegna

tratto da Il Mascellaro.it

[...] Respinti prima di addentrarsi a descrivere gli orrori del regime comunista cinese di oggi, ci racconta di un episodio poco conosciuto, gli atti di cannibalismo, ddurante la rivoluzione culturale, si i comunisti mangiano i bambini. Furono degli atti rituali, "I cosiddetti 'nemici del popolo', ovvero tutti coloro che venivano sommariamente e arbitrariamente definiti tali dai guardiani zelanti della rivoluzione, furono cioè divorati in adunate di massa. Le vittime erano macellate e alcune parti dei loro corpi asportate, talvolta quando ancora in vita, infine cucinate…" (pag. 98).

Certo non è la prima volta che accadono episodi di cannibalismo, Eugenio Corti, ha riportato testimonianze dirette di scene di cannibalismo nell'Unione Sovietica, ma qui erano gesti disperati ed estremi dovuti alla carestia, alla fame. Invece nella Cina degli anni 60 si trattò di un vero e proprio rito politico consumato con cosciente lucidità ideologica in un contesto paraliturgico e in un tempo in cui nessuno nel Paese asiatico moriva oramai più di fame. Quanti disgraziati sono stati divorati in questo modo? Si chiede Respinti, pare almeno diecimila.

Scriveva Massimo Introvigne sul settimanale di cultura "Il Domenicale"il 23 settembre 2006, i banchetti di carne umana non miravano a placare la fame, ma erano definiti dimostrazioni esemplari di eliminazione, il cui scopo era di terrorizzare ogni potenziale dissidente e infliggere al 'nemico', cioè a chiunque la pensasse diversamente da Mao, e ai suoi figli, un trattamento che mostrasse a tutti che il regime non li considerava persone umane. Ci furono casi in cui dei bambini furono mangiati davanti ai genitori e viceversa. Donne orrendamente torturate prima di finire sul tavolo dei "banchetti di carne umana". Addirittura anche le guardie rosse finivano macellate, si facevano strappare brandelli di carne, gridando "Viva Mao", "Viva il Partito", convinte che il "Grande Timoniere"ignorasse o disapprovasse le atrocità. Non sono fantasie, i documenti esistono, basta utilizzarli.

Dal cannibalismo di ieri si passa al commercio di organi umani oggi. Ai banchetti di carne umana si è sostituita la vendita di pezzi di cadaveri umani usati come parti di ricambio, riciclaggio di corpi (pag. 102). Esiste un dossier sulle turpitudini che si commettono ogni giorno in Cina, un libro da leggere e meditare, si tratta di Cina. Traffici di morte.

Il commercio degli organi dei condannati a morte. Pubblicato a Milano da Guerini e Associati, curato da Maria Vittoria Cattania e da Toni Brandi. Il dossier è una vera e propria galleria degli orrori, l'unico rischio è che un libro così resti confinato a una ristretta cerchia di persone, purtroppo è il rischio che corrono tanti altri libri che raccontano fatti che dovrebbero essere il pane quotidiano a trasmissioni come Porta a Porta, Anno Zero, Matrix etc. I reportage della Laogai Research Foundation, scrive Respinti dovrebbero essere insegnate nelle scuole, dove si fa troppa retorica e si parla solo di cose che fanno comodo.

Attenzione conclude Marco Respinti nell' epilogo, l'incubo cinese, non è solo l'incubo 'degli altri', l'incubo di coloro che vivono quotidianamente i suoi orrori, più di un miliardo e 300 milioni di persone, e però si arrangiassero, noi che possiamo farci. Quello cinese è anche l'incubo nostro.

Spermatozoi artificiali: l'ultima follia made in UK tra Golem e homunculus



tratto da Il Mascellaro.it

di Gianfranco Amato*

La notizia è di quelle che ormai non stupiscono più chi ha l'avventura di occuparsi di questioni di bioetica.

Si tratta degli spermatozoi in provetta, battezzati "in vitro derived sperm (IVD) ", l'ultima novità giunta dal Regno Unito.

Un gruppo di ricercatori dell'università di Newcastle ha, infatti, annunciato di essere riuscito a creare, per la prima volta, spermatozoi umani in laboratorio a partire da cellule staminali di embrioni donati da coppie che si sono sottoposte a fecondazione assistita.

L'esperimento, condotto presso il North East England Stem Cell Institute attraverso la distruzione di embrioni umani, ha subito suscitato l'euforia delle organizzazioni lesbiche, le prime ad esultare per la possibilità di generare esseri umani senza maschi e senza padri.

In realtà quest'ultima scoperta rappresenta soltanto l'ultima frontiera della decenza etica nella ricerca scientifica: la creazione di entità biologiche umane in laboratorio, bambini generati da persone mai nate, senza memoria, senza tradizione, senza appartenenza e senza storia.

Come sempre, a simili aberrazioni vengono attribuiti gli intenti più nobili.

Il prof. Karim Nayernia, che dirige il gruppo dei ricercatori, ha definito l'esperimento come «un importante risultato che consentirà agli scienziati di acquisire una maggiore conoscenza del procedimento di formazione degli spermatozoi» ed una «maggiore comprensione delle cause di infertilità fra gli uomini».

Sarah Norcross, direttrice del Progress Educational Trust, è più esplicita e parla di una scoperta capace «di dare speranza ai maschi che soffrono di infertilità e che desiderano figli del loro stesso patrimonio genetico», e «di superare il problema della scarsità di donatori di sperma nel Regno Unito».

La domanda che pone questo ulteriore "progresso"scientifico è drammatica e semplice al tempo stesso. Che senso ha distruggere un embrione per ottenere sperma artificiale al fine di generare un altro embrione? Nessuno, nessunissimo fine se non quello di reiterare l'eterna tentazione faustiana dell'uomo: generare la vita. Si arriverà un giorno a creare in laboratorio un essere umano creato con spermatozoi sintetici e ovociti artificiali? Sarebbe la realizzazione del sogno di Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, detto Paracelso. Fu proprio l'alchimista rinascimentale svizzero il primo a tentare la creazione in laboratorio dell'homunculus, attraverso l'utilizzo di sperma umano imputridito per quaranta giorni in una provetta al calore del ventre equino.

E' l'eterna tentazione dell'uomo che attraversa culture, secoli, latitudini. Come il Golem dell'antichissima tradizione mitologica ebraica, che incarna proprio il mito dell'uomo artificiale creato da un altro uomo, come atto di sfida a Dio, tentativo disperato di impossessarsi della sua forza creatrice.

Non è un caso che il termine Golem derivi dalla parola ebraica gelem che significa "materia grezza", o "embrione". Sinistre premonizioni.

sabato 18 luglio 2009

Il serial killer ed il rosario



Il 14 maggio scorso, Mons William Kerr, conosciutissimo in America per la sua difesa dei Diritti Umani, è tornato al Padre. Il famoso assassino seriale Ted Bundy l’aveva preso come suo direttore spirituale prima di morire sulla sedia elettrica.

Mons. Kerr raccontava che durante il suo primo incarico in un ospedale, dovette assistere un giovane bruciato, agonizzante per le sue ferite. Nel 1978 lo aspettava un compito ancora più spaventoso nella casa degli studenti di Tallahassee, in Florida. Una notte Mons Kerr era stato chiamato dalla polizia: doveva andare urgentemente dagli studenti. Quando arrivò, trovò tutte le ragazze fuorchè una, uccise o ferite molto gravemente dal famoso killer Ted Bundy.

Dopo aver amministrato l’unzione degli infermi alla ragazza agonizzante, Mons.Kerr (a quel tempo Padre Kerr) parlò con la ragazza che era scampata. Il poliziotto incaricato di redigere il verbale voleva sapere come mai lei era sopravvissuta a questa brutale aggressione. Effettivamente Ted si era fermato sulla soglia della sua camera, aveva lasciato cadere l’arma e se ne era andato senza toccarla. La ragazza però voleva parlare solo con un sacerdote; lo choc l’aveva quasi resa catatonica. La ragazza raccontò a Padre Kerr che prima di partire per l’università, sua madre le aveva fatto promettere di dire il rosario tutte le sere prima di addormentarsi, per essere protetta, anche se poi si sarebbe adormentata nel dirlo. Questo è quello che lei stava facendo quella sera là. Quando Ted entrò nella sua stanza per ucciderla, la ragazza teneva ancora stretto il suo rosario nella mano.

Tempo dopo, Ted confessò a Mons. Kerr che quando entrò nella camera, si sentì nell’impossibilità di fare anche un solo passo avanti. Dovette lasciar cadere l’arma e scappare. Tale è la potenza del manto protettore di nostra Madre! E quale saggezza di una mamma che ha saputo dare alla figlia l’arma efficace del rosario, che le avrebbe salvato la vita!

(Raccontato da Domenico Bettinelli e Gabriel Gillen http://www.bettnet.com/blog/index.php )

venerdì 17 luglio 2009

Peccare è umano?


di don Tullio Rotondo


Molti hanno sentito quella frase: peccare è umano ma perseverare è diabolico.

Questa frase è errata infatti ….

s. Tommaso dice , più precisamente

Dal “In orationem dominicam” c. 6 “Et ideo docet petere ut non inducamur in tentationem per consensum. I Cor. X, 13: tentatio vos non apprehendat nisi humana. Nam tentari humanum est, sed consentire diabolicum est.

Dunque essere tentati è umano ma consentire e quindi peccare è diabolico!!! L’uomo veramente tale non pecca, Cristo non pecca! Dal diavolo l’uomo ha imparato a peccare …l’uomo che pecca è degradato….

D. Tullio

giovedì 16 luglio 2009

Progetto Pleasure e il fast-abortion all'inglese


tratto da CulturaCattolica.it

«Un orgasmo al giorno toglie il medico di torno». Con questo slogan, di dubbio gusto, il National Health Service, il servizio sanitario nazionale britannico, apre la campagna volta ad incentivare una frequente e regolare attività sessuale tra i giovani, diffondendo un opuscolo dal titolo inequivocabile: Pleasure (piacere).

La notizia, riportata da Repubblica nell’articolo di Enrico Franceschini «Fate sesso siamo inglesi», stride drammaticamente con l’amara realtà registrata oggi nel Regno Unito, ove la percentuale degli aborti tra le adolescenti ha superato la soglia del 50%. Più di metà delle gravidanze finiscono per essere volontariamente interrotte, e le cifre parlano di circa 20.000 aborti su 40.000 gravidanze.
Di fronte a simili dati stupisce la macabra euforia degli abortisti che a proposito di questo dato parlano di un importante “positive sign”.

Capofila degli entusiasti è la signora Ann Furedi, chief executive di una delle principali strutture abortiste, la British Pregnancy Advisory Service (BPAS), che proprio a proposito del segnale positivo emerso dai dati, si è dichiarata contenta di verificare che adesso «anche i teenager si sentono finalmente capaci di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza». Candidamente ha aggiunto che, del resto, se i ragazzi «hanno altri piani per la loro adolescenza, diversi dalla maternità, devono potersi sentire in grado di adottare la scelta consapevole dell’aborto».

Per comprendere il clima culturale che aleggia attorno alla BPAS, è sufficiente dare un’occhiata al sito ufficiale della struttura ed in particolare leggere i commenti dei “clienti” soddisfatti. Mi ha colpito, in particolare, la referenza di Jenny che, dopo aver sperticato lodi sull’efficienza e la sensibilità del personale, a proposito dell’eccellente servizio erogatole, ha dichiarato che «il sandwich richiesto era leggermente fuori menu, ma è stato confezionato in maniera perfetta, ed è stato davvero bello riceverlo». Abortire come mangiare un panino.

La signora Furedi non è una donna qualunque. E’ una delle figure preminenti nel mondo delle lobby che si occupano di educazione sessuale ed è considerata una voce autorevole in materia dallo stesso governo britannico. Alcuni suoi “buoni consigli” sono stati recepiti anche a livello normativo per quanto riguarda la disciplina dell’educazione sessuale per la scuola media e secondaria.

Reagendo alla notizia che nel 2004 ben quindici bambine di dodici anni erano ricorse all’aborto, Ann Furedi non ha trovato niente di meglio da dire se non che «i ragazzi crescono molto in fretta nella nostra società, maturano molto più velocemente dal punto di vista fisico, psicologico e sociale, e pertanto la società non può non tener conto di questo fatto».

Social Network e Pedofilia


Come spiega anche "Michela" pseudonimo attribuito alla ragazza ex satanista autrice del libro "Fuggita da Satana", dietro a fatti di cronaca legati alla pedofilia e a molti rapimenti di bambini c'è l'ombra delle sette e dei sacrifici umani. Una conferma recente ci viene dal sito Adnkronos.

tratto da Adnkronos

"Amiamo i bambini ma anche le bambine! Portateci i vostri pargoletti e li sacrificheremo a Satana per poi violentarli". E' questo il 'manifesto' della pagina di un gruppo di pedofili italiano, 'Pederasta - Cacciatori di bambini' presente su un noto social network e segnalato alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania, dai volontari dell'associazione Meter (www.associazionemeter.org), fondata da don Fortunato Di Noto.
Denunciato da Meter anche un secondo gruppo 'W la pederastia', con identici contenuti.
Al momento e' in corso un'indagine.

giovedì 9 luglio 2009

Atto sacrilego del primo ministro canadese



Il primo ministro canadese al momento di ricevere il corpo di Cristo, prende l'ostia dalle mani del sacerdote e la mette in tasca il tutto sotto gli occhi implacabili della telecamera! Il gesto chiaro ed inequivabilmente blasfemo è stato visto in diretta da migliaia di persone e naturalmente è stato diffuso dalla rete, facendo indignare numerosi fedeli cattolici.
Le immagini sono disponibili su Canadian Press e su YouTube.
Incredibile ma vero...



mercoledì 8 luglio 2009

Vuoi un prestito? Consegna la tua anima...


Sembrerebbe un film dell'orrore, ma è la triste realtà.
Accade in Lettonia...

tratto da Il Giornale

Ci aveva già provato il sapiente Faust della tradizione popolare tedesca: vendere la sua anima al diavolo in cambio della conoscenza assoluta. Ma in Lettonia sono andati ben oltre la matrice filosofica, e all’agognata sapienza hanno sostituito il vile denaro, in una mefistofelica trovata pubblicitaria: "Vuoi un prestito? Devi dare la tua anima come garanzia". Si chiama Kantora la società con sede a Riga che propone l’affare, certa che così i cittadini, fedelissimi credenti, non possano non restituire quanto avuto. I prestiti sono piccoli (da 50 a 500 lats pari a 70 a 700 euro di valuta nostrana) e accessibili a tutti, sono offerti a 90 giorni, a un tasso annuale del 365%.

Il disapponto delle autorità religiose E se Kantora, che bandisce l’offerta via web, non è disponibile a fornire i dati sul numero dei prestiti finora concessi ( ma che in un paese in preda alla recessione non dovrebbero essere così pochi) è ben chiaro e annunciato il disappunto delle autorità religiose in merito. "Consideriamo questo caso con grande serietà", si è affrettato a dire oggi il cardinal Janis Pujats, a capo della chiesa cattolica di Lettonia. E ha annunciato una mobilitazione generale che vede il coinvolgimento anche dei capi delle chiese ortodossa e luterana del Paese: è stato formalmente chiesto al ministero dell’interno di aprire un’inchiesta, avanzando il sospetto che dietro il fatto "ci possa essere una setta satanista e non solo una società di crediti un po’ cinica". Un vero Mefistofele, in corna e forcone.

martedì 7 luglio 2009

Testimonianze da Medjugorje: Nek, Marjia e Paolo Brosio


Un interessante video estratto della trasmissione del 4 Luglio 2009 " Sulla Via di Damasco".
Ringraziamo vittoriobo che condivide questi filmati sul suo canale di Youtube.




Puoi guardare tutta la puntata di "Sulla Via di Damasco" >QUI<


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Caritas in Veritate - La nuova Enciclica del Papa


E' in arrivo la nuova Enciclica di Benedetto XVI, verrà presentata questa mattina!
Attendiamo con trepidazione...


CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 6 luglio 2009 (ZENIT.org).- La nuova enciclica di Benedetto XVI dal titolo “Caritas in veritate”, che verrà presentata il 7 luglio in Sala Stampa vaticana, porta il copyright della Libreria Editrice Vaticana (Lev).

La Lev ha curato le edizioni in lingua latina, inglese, francese, spagnola, tedesca, portoghese e polacca per un totale di 50.000 esemplari.

Il documento papale viene pubblicato in tutti i paesi del mondo attraverso le Conferenze Episcopali e gli editori nazionali. E’ possibile acquistare ogni copia al prezzo di euro 3,00.

Per quanto concerne l’edizione in lingua italiana la Lev, servendosi della Tipografia Vaticana, ha preparato 500.000 copie in edizione economica (euro 2,00) e 30.000 copie in edizione cartonata (euro 8,50).

Tutti i fascicoli della “Caritas in veritate” hanno la stessa immagine di copertina.

La Libreria Editrice Vaticana ha poi autorizzato le riviste “Famiglia Cristiana” e “Tracce” a pubblicare una propria edizione. La stessa autorizzazione è stata data all’editore Cantagalli per un volume commentato da mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

E’ in preparazione anche una coedizione Libreria Editrice Vaticana-AVE con commento di vari esperti. Il quotidiano “Avvenire” ed i settimanali diocesani sono stati autorizzati a pubblicare il testo dell’Enciclica nelle loro pagine ordinarie.

Sono cose che possono accadere


tratto da Cultura Cattolica.it

In una sala giochi ho incontrato degli adolescenti, si spintonano, si scherniscono, si fanno coraggio l’un l’altro.
Ho chiesto loro come reagire di fronte a tre coetanei che violentano e massacrano una compagna di scuola.
Mi guardano da iracondi inguaribili, vorrebbero mettermi alla porta senza tanti complimenti, forse invitati a maggior cautela dalla mia stazza fisica, ritornano alla calma piatta che li contraddistingue, poi il più scafato, quello più avanti di un dente rotto rispetto agli altri, risponde che “SONO COSE CHE POSSONO ACCADERE”, forse era una che non si faceva gli affari suoi, che non faceva parte del gruppo…
Questa è la sottolineatura che va al di là del male che la natura consente di sopportare, erigere a percentuale, a statistica, qualcosa che non è più sostenibile né accettabile, che manipola subdolamente la verità, che invece è sotto gli occhi di quanti non vogliono assolutamente vedere a un palmo del loro bel naso, appena rifatto a misura, per il proprio benessere psico-fisico, che tanto bene fa ai giorni da vivere da leoni.
“SONO COSE CHE POSSONO ACCADERE”, è la vita che si riconosce tacitamente nella violenza come mezzo di autorealizzazione, a raggiungimento di un obiettivo, di apparenza e appartenenza a un’elite, che pratica lo stile dell’esser forti con i deboli e deboli con i forti, poco importa se risulta inguardabile attraverso il cuore delle emozioni, quelle che fanno grandi gli uomini.
Le lame di coltello non trovano il fondo delle tasche dei giovani, per un innato bisogno di ferire e morire, per una bacata e lacerata struttura biologica che ci portiamo addosso, qui è altro il difetto, il buco nero, il non senso diventato quotidianità.
E’ diritto acquisito di vivere alla grande, in sintonia delle proprie regole, in barba alle aspettative dubitose, al di sopra delle proprie possibilità, degli intendimenti più o meno scorretti e illegali, di cui i giovani fanno apprendimento sociale fin dalle prime uscite da casa, al punto da risultare refrattari a qualsiasi luce rossa di emergenza.
“SONO COSE CHE POSSONO ACCADERE”, giovanissimi che non fanno sconti a nessuno, chi sbaglia paga, sempre pronti a giustificare i propri comportamenti, mai a quelli fuori dal recinto, out rispetto ai propri possedimenti.
C’è l’imbarazzo e l’incapacità di evitare i silenzi che non ostacolano a dovere le derive che trascinano al sangue degli innocenti, alla vergogna di quel sangue che non basterà una vita di tormento a cancellare.
A quell’età non si è inchiodati a nessun futuro maledetto, occorre ritornare a costruire con l’impegno, con la fatica, con la pazienza della speranza, tenendo bene a mente che i veri amori, quelli davvero importanti, sono sempre reciproci, e ciò che nostro figlio è, sarà, diventerà, dipende da quanto noi adulti riusciremo a riconsiderare e migliorare dei nostri comportamenti, cominciando dal curare quei dettagli che servono a farci imparare a riconoscere i nostri errori, prima ancora che quelli dei nostri figli.


lunedì 6 luglio 2009

Il cacciatore di messaggi subliminali


Chi non conosce il sito del Centro Culturale San Giorgio?
Sono in pochi a non aver visitato almeno una volta questo sito internet.
Oggi Il Giornale gli dedica un lungo articolo...Da leggere per fare un salto nel bieco mondo dei messaggi subliminali.

tratto da Il Giornale
articolo di Stefano Lorenzetto


Messaggi subliminali, cioè nascosti. Nelle canzoni, nelle copertine dei dischi, nei film, nei cartoni animati, nella pubblicità. Messaggi rovesciati, messaggi bifronti, messaggi velocizzati, messaggi preconsci. Troppo deboli per poter essere percepiti con l’udito e con la vista. Abbastanza forti per influenzare i processi psichici o il comportamento. Non li senti, però parlano. Non li vedi, però mostrano. Paolo Baroni ne ha scovato un altro, l’ennesimo, pochi giorni fa. Si trova nell’album Requiem dei Verdena, gruppo alternative rock italiano di Albino (Bergamo), composto dai fratelli Alberto e Luca Ferrari e da Roberta Sammarelli, che Wikipedia mostra sul palco alla festa nazionale dell’Unità del 2007. Il titolo del brano, Sotto prescrizione del dott. Huxley, già dice molto: Aldous Huxley nel 1932 teorizzò l’abolizione della famiglia, la riproduzione umana da ovuli conservati artificialmente e fecondati in vitro, la nascita anonima di 96 gemelli da un solo uovo e la suddivisione degli uomini in due caste, da ottenersi agendo sul processo di ossigenazione del cervello durante lo sviluppo dell’embrione: una superiore, formata da individui dotati fisicamente e intellettualmente, e una inferiore, formata da schiavi adibiti ai lavori più ingrati. Ma anche il refrain suona come un tragico suggerimento: «Per me l’unica è farsi del male».

Nel finale Baroni ha còlto un sommesso e indistinto brusio, una nenia incomprensibile, «come un canto aspirato, per cui ho fatto quello che faccio di solito in questi casi: l’ho passato all’equalizzatore, l’ho rallentato e l’ho ascoltato alla rovescia». Solo a quel punto ha udito distintamente le parole di Santa Maria del Cammino, un canto popolare mariano a lui ben noto, come a milioni di fedeli del resto: «Vieni o Madre, in mezzo a noi / vieni Maria quaggiù / cammineremo insieme a te / verso la libertà».

Che c’entrano i Verdena con un inno alla Vergine eseguito nelle parrocchie? Niente, all’apparenza. Molto, se si considera la modalità di registrazione, in gergo backmasking, mascheramento a ritroso: «Aleister Crowley, l’occultista britannico ritenuto il padre del satanismo moderno, raccomandava ai suoi adepti la recita delle preghiere cristiane al contrario come potente mezzo per evocare Satana».

Baroni è un perito agrario di 50 anni, sposato, padre di cinque figli e già nonno, che in passato è stato portiere d’albergo e oggi si guadagna da vivere con le traduzioni dal francese e dall’inglese. Abita a Ferrara. Nel 1990 ha fondato il Centro culturale San Giorgio. Da allora è impegnatissimo, come il patrono della sua città, a infilzare il drago con tutti i mezzi che la tecnologia gli mette a disposizione. Su questi temi, che ha trattato nel libro I prìncipi del tramonto, è considerato il massimo esperto italiano. Lo chiamano a tenere conferenze ovunque, anche nelle scuole. Non ha nulla del sanfedista, non appare ossessionato dalla materia delle sue ricerche, anzi dimostra la freddezza del ricercatore lasciando che Nerina, una gattina nera di due mesi raccolta per strada, gli saltelli sulle gambe durante l’intervista, a dispetto della bolla papale con cui Gregorio IX nel 1233 additava il micio di questo colore come creatura di Lucifero.

Nel suo sito, centrosangiorgio.com, Baroni ha inventariato circa 200 messaggi subliminali. In Stairway to heaven (La scala per il paradiso), famoso pezzo melodico dei Led Zeppelin, i testi al dritto «There’s still time to change» (C’è ancora tempo per cambiare) e «There’s a feeling I get» (C’è una sensazione che provo) uditi al contrario diventano «Here’s my sweet Satan» (Al mio dolce Satana) e «I’ve got to live for Satan» (Devo vivere per Satana); che entrambe le strofe vadano ascoltate così si può intuire da un’altra frase allusiva: «Perché come sai a volte le parole hanno due significati». Nella cover di In God we trust del gruppo hardcore punk americano Dead Kennedys un Cristo tutto d’oro è inchiodato a una croce tappezzata di dollari e la scritta «Iesus Nazarenus rex judeorum», Inri, dettata da Ponzio Pilato, è stata sostituita da un codice a barre sotto il quale affiora il numero biblico 666 dell’Anticristo. In Love bites degli inglesi Def Leppard si ode un bisbiglio finale: amplificandolo, si percepisce «Jesus, go to hell» (Gesù, vattene all’inferno). Le zampe anteriori e il pelo del dromedario sui pacchetti di sigarette Camel celano la silhouette di un uomo con le mani sui fianchi e il pene eretto. Nei cubetti di ghiaccio di un poster della Coca-Cola, subito ritirato prima che facesse il giro del mondo, compare la testa di una donna impegnata in una pratica di sesso orale. Nella foto di Marilyn Monroe usata dalla Mercedes per un’inserzione il neo sulla guancia sinistra dell’attrice, ingrandito decine di volte, rivela la stella a tre punte della casa automobilistica. Nel film d’animazione La sirenetta il granchio Sebastian si posa sulla torta nuziale fra le statuette degli sposi assumendo la forma di un fallo.

Non starà vedendo anche quello che non c’è?

«C’è di peggio, in quel cartoon: il vescovo ha un’erezione mentre celebra le nozze fra il principe Eric e la strega del mare Ursula. In una scena, poi espunta, di Chi ha incastrato Roger Rabbit?, la bella Jessica al rallentatore compariva senza mutande. In Hercules c’è la frase subliminale, poco distinguibile, di una musa che decanta così le doti dell’eroe mitologico: “Oooohhh, mi piacerebbe fare della dolce musica con il suo...”, lascio a lei indovinare lo strumento. In pochi frame delle Avventure di Bianca e Bernie si vede una donna nuda, che indossa una maschera nera animalesca».

Tutti cartoni animati della Walt Disney.

«Il cui fondatore passa per amico dei bambini. Pochi sanno che Disney faceva parte dell’Ordine De Molay, associazione massonica ispirata a Jacques de Molay, ultimo gran maestro dei templari, una figura prescelta in odio alla Chiesa, perché s’è sempre ritenuto che de Molay fosse stato arso vivo per ordine di Papa Clemente V, mentre gli studi storici più recenti dimostrano che il pontefice intendeva assolverlo».

È noto che i cartonisti si divertono a disseminare scherzetti nelle loro tavole.
«Non lo so. Non sono un dietrologo. Cerco di essere scientifico, mi limito a osservare. Constato che tutti i messaggi subliminali, nessuno escluso, vanno nella stessa direzione antireligiosa, anticristiana, esoterica, satanica, pansessuale. Il sesso vende bene, bisogna inculcarlo nella testa dei bambini. Ho rintracciato questo pansessualismo persino nel sussidiario di mia figlia, Verde bosco, edito dalla De Agostini Scuola. A pagina 70 c’è una filastrocca di Giovanni Giudici con due streghe che volano sulla loro scopa. Una delle fattucchiere è disegnata dentro un’area a forma di pene con tanto di scroto».

Sarebbe più facile da credere se i messaggi sessuali latenti fossero rivolti al pubblico adulto, le pare?

«Ci sono anche quelli. Prenda la locandina di un film famoso, Il silenzio degli innocenti, cinque premi Oscar. Raffigura una farfalla posata sulla bocca di Jodie Foster, un lepidottero chiamato “testa di morto”. L’ingrandimento non lascia dubbi: il teschio sul dorso della farfalla è una fotografia intitolata In voluptate mors che l’eccentrico pittore spagnolo Salvador Dalí, amante delle illusioni ottiche, fece scattare nel 1951 a Philippe Halsman. Sono sette donne nude che da lontano sembrano un cranio umano».

Quando e perché s’è avvicinato a queste tematiche?

«Nel 1985, casualmente, leggendo un libro di un prete canadese, padre Jean-Paul Régimbal. Fino a quel momento ero stato anch’io un fruitore di rock progressivo. Mi piacevano i Pink Floyd, i Genesis, i Led Zeppelin e non mi ero mai accorto di nulla. Allora non esistevano i file sonori, tipo gli Mp3, che si possono rallentare fino a otto volte grazie al computer. Con molto scetticismo, staccai la cinghia di trasmissione dalla puleggia del giradischi, misi sul piatto un 33 giri e manualmente cominciai a spingere l’Lp all’indietro. E in breve tempo dovetti ricredermi».

Ma le parole che coglie non potrebbero essere frutto del caso?

«È quello che all’inizio pensavo anch’io. Si tratterebbe di pareidolia, si difendono gli interessati, quel fenomeno per cui il nostro subconscio tende ad associare a forme note i suoni e le immagini che il cervello non è capace di riconoscere. Perciò mi sono messo ad ascoltare al contrario persino i discorsi del Papa. Sì, può essere che ogni tanto salti fuori una parola di senso compiuto persino in ciò che dice Benedetto XVI. Ma qui la faccenda è ben diversa: stiamo parlando di 6, 8, 12 parole bifronti, una in fila all’altra, che formano frasi diaboliche dal significato ben preciso. E questo sarebbe ancora niente. Poi indaghi e scopri che Jimmy Page, il chitarrista dei Led Zeppelin, era devoto ad Aleister Crowley, che ha comprato sulle rive del lago di Loch Ness la casa appartenuta al satanista, che s’è procurato persino i suoi paramenti da mago. Infine leggi Magick, il libro più importante di Crowley, e vieni a sapere che l’adepto deve imparare a parlare al contrario, ad ascoltare la musica al contrario, persino a camminare al contrario, tanto che l’occultista riferisce di un suo collega al quale, dopo aver recitato il Pater noster al contrario, apparve il diavolo».

E allora fai due più due.

«Sinceramente non credo che i messaggi subliminali siano concepiti per bypassare le difese del cervello e suggestionare le menti. Sono invece convinto che rappresentino una lode, un segno di appartenenza, un marchio di fabbrica. Padre Corrado Balducci, il famoso demonologo, parlava di “sacramentali al contrario”. Nella teologia cattolica i sacramentali sono gli atti rituali e gli oggetti - il segno della croce, le giaculatorie, l’acqua santa, il crisma - che producono benefici spirituali».
Sì, però mi sfugge quale può essere il significato della banconota da due dollari occultata tra le foglie di lattuga nella pubblicità del Kentucky Fried Chicken, catena statunitense di fast food.
«Un richiamo commerciale, uno stimolo a comprare. Esistono fior di studi sulla simbologia esoterica, massonica e satanica del dollaro, a cominciare dal disegno del tronco di piramide sormontato dal triangolo contenente l’Occhio Vigile, simbolo dell’onniveggenza, e dalla martellante reiterazione del 13, numero associato alla ribellione di Lucifero: l’aquila stringe nell’artiglio sinistro 13 frecce e nell’artiglio destro una fronda d’olivo con 13 rami e 13 olive; sopra l’aquila vi sono 13 stelle; le strisce sullo scudo sono 13; le scritte “E pluribus unum” e “Annuit coeptis” sono formate da 13 lettere ciascuna; la piramide tronca ha 13 strati di pietre. Guarda caso, la piramide compare insieme con un serpente anche sulla copertina dell’Lp Caress of steel dei Rush».

Embè?

«Lasci che le spieghi. Sulla cover figura un monaco cattolico. Il saio che indossa è quello di un certosino. Il povero frate sembra spaventato dalla piramide e dal rettile che striscia minaccioso ai suoi piedi. Tutt’attorno uno scenario infernale con fumo e fiamme. Ebbene, mi sono accorto che il grafico Hugh Syme ha copiato pari pari quell’immagine da una statua che si trova nella basilica di San Pietro, quella di San Bruno, fondatore dell’Ordine dei certosini, raffigurato nell’atto di rifiutare la mitra episcopale offertagli da Papa Urbano II. Ed ecco svelato il significato della copertina: la piramide dal vertice luminoso, un simbolo tipicamente massonico e occultistico, rappresenta il potere della magia, e il serpente, cioè Satana, è la fonte di tale potere. Entrambi sembrano prevalere sul monaco intimorito. Un’evidente metafora del cristianesimo vinto dalle forze delle tenebre».
Perché secondo lei hanno successo film come «Angeli e demoni»?
«Perché i cattolici sono per lo più analfabeti della fede, la loro ignoranza in materia religiosa è abissale, non conoscono neanche il catechismo. Basta propinargli un po’ di occulto mischiato col sacro e ammantato di pretesti storici e loro corrono ad abbeverarsi come le oche».
Dai suoi studi non si salvano neppure i testimoni di Geova.
«L’esistenza di immagini subliminali di natura satanico-occultistica nelle loro pubblicazioni, come La Torre di Guardia, è stata documentata da Darek Barefoot in un libro».
Le ho viste. E non mi sembrano per nulla tali.
«Lei dice? Può darsi. Ma è un fatto che la storia di Charles Taze Russell, il fondatore della Watchtower, gronda di esoterismo. Per calcolare l’anno in cui Gesù sarebbe tornato sulla Terra, andò a misurare i corridoi della piramide di Giza, in Egitto. Tutti i primi volumi stampati dalla Torre di Guardia recano in copertina simboli massonici. Tutti. Hanno smesso di usarli nel 1933».
Ho visto che ha trovato messaggi rovesciati persino nelle canzoni di Franco Battiato.
«Niente di satanico. Lui però è un seguace del russo Georges Ivanovitch Gurdjieff, cultore di esoterismo che ci ha lasciato I racconti di Belzebù a suo nipote. L’album Clic di Battiato è pieno di messaggi subliminali. Innocui, per carità. Ma quando nel brano Areknames il cantautore continua a ripetere come un mantra “arech names”, io ascoltando al contrario sento “se mancherà”. Che vorrà dire?».

Perché la Chiesa parla poco di questi argomenti?

«Dal Concilio Vaticano II in poi trionfa la nouvelle théologie che va incontro all’uomo moderno predicando un Vangelo annacquato. Guai a parlare del diavolo. I fedeli si spaventano».
Che cosa dovrebbero fare i genitori? Mica possono proibire ai loro figli di ascoltare la musica rock.
«Dovrebbero informarsi. E poi fare controinformazione. O preferiscono come modello educativo Marilyn Manson, un cantante spaventoso, che predica l’autolesionismo, che si tagliuzza con i cocci di vetro, che urina e mima atti omosessuali sul palcoscenico, che strappa la Bibbia a ogni concerto? Io penso che il vero satanista sia colui che adora se stesso, non il diavolo».