martedì 30 marzo 2010

Il Risorgimento esoterico

tratto dal sito del CESNUR
di Massimo Introvigne

Del lato esoterico degli avvenimenti dell’800 italiano, Massimo Introvigne, direttore del Cesnur, si è occupato a lungo nei suoi studi da sociologo delle religioni. E, in quanto torinese, con un occhio speciale sul lato occulto di una città che ha avuto un ruolo di primo piano nella lotta contro il papato.

Siamo figli di un Risorgimento esoterico?
«Bisogna distinguere tra Unità d’Italia e Risorgimento: il progetto dell’Unità non è stato esclusivamente esoterico o massonico o laicista, perché c’erano ovviamente anche grandi cattolici – pensiamo al beato Francesco Faà di Bruno o a Rosmini – che sposavano questa causa e la giudicavano cruciale per lo sviluppo dell’Italia, in un mondo in cui andavano affermandosi i grandi Stati nazionali. Il Risorgimento è stato invece una modalità di realizzare l’Unità segnata da forze che, approfittando del fatto che si sarebbe costruito uno Stato nuovo, volevano plasmarlo secondo i propri ideali massonici o pre-massonici. Uno Stato simile alla città che avevano già sognato i Rosacroce del ’600: totalmente svincolata da una tradizione religiosa specifica e in particolare, giacché si trattava dell’Italia, dalla tradizione cattolica. Uno Stato frutto di ingegneria sociale, caratterizzato dal relativismo delle idee e delle religioni».


Garibaldi e Mazzini sono i nomi che vengono subito in mente.
«Infatti, quest’ideologia viene perseguita in modo particolarmente consequenziale da chi aveva frequentato la massoneria internazionale. In un personaggio come Garibaldi è facile trovare riferimenti a tal proposito, con una buona dose di violenza nei confronti della tradizione cattolica e con elementi estremi, per esempio l’idea di sostituire il cattolicesimo con lo spiritismo, che Garibaldi coltivò molto seriamente, diventando primo presidente della Società spiritica italiana, oltre che gran maestro della massoneria. Lo stesso vale per Mazzini, che aveva frequentato altri ambienti, magari non direttamente massonici, ma con forti interessi esoterici. In lui troviamo un’utopia più ispirata alla sostituzione del cristianesimo con spiritualità orientali, con l’idea di reincarnazione, ecc.».

Come giudicare l’atteggiamento dei "cattolici" Savoia?
«Il progetto risorgimentale non è pensato inizialmente dai Savoia, ma da altri che poi trovano in casa Savoia uno strumento. Casa Savoia è interessante perché da quando decide di diventare una dinastia di respiro europeo, nel ’500, si presenta come un impasto singolare di cattolicesimo e di esoterismo. I Savoia rinascimentali, in cui sono presenti figure che hanno aspirazioni di santità e favoriscono la Chiesa, sono gli stessi che costruiscono un mito per accreditarsi fra le case reali europee: quella della loro discendenza dai faraoni egizi, che nel clima rinascimentale di riscoperta di spiritualità pagane e precristiane funzionava molto bene. Il museo egizio verrà molto dopo, con Napoleone, però che Bonaparte scelga Torino per creare questa istituzione non è casuale. Nella corrispondenza di fine ’600 tra il beato Sebastiano Valfré e Vittorio Amedeo II di Savoia, di cui il Valfré era confessore, si nota tutta l’ambivalenza del nobile sabaudo. Che da una parte manifesta un anelito cattolico, dall’altra riempie la corte di maghi e astrologhi. Un’ambivalenza che ha quindi radici molto antiche e che si manifesta clamorosamente nell’800».

Carlo Alberto "re tentenna" anche per quanto riguarda il rapporto con la Chiesa?
«In Carlo Alberto resta viva, direi, una cattolicità di fondo. All’inizio sembra assecondare i progetti – pensiamo all’espulsione dei gesuiti – di forze che si possono definire proto-massoniche, perché in realtà la massoneria nel Regno di Sardegna, vietata da Vittorio Emanuele I nel 1814, si ricostituisce con la sua regolarità formale solo nel 1859, anche se era già esistita nel ’700 e diversi nobili mantenevano rapporti con logge francesi e di altre parti d’Europa. Poi, quando vede che ne vogliono fare uno strumento di una politica anti-cattolica a senso unico, Carlo Alberto saluta e se ne va. Ci sono lettere in cui scrive: "Il mestiere di Re mette in pericolo la salvezza della mia anima"».

Vittorio Emanuele II appare molto meno ambiguo…
«In lui la vocazione esoterica di casa Savoia, di cercare la propria grandezza in un disegno alternativo al cristianesimo, in un’ingegneria sociale che ha una forte matrice massonica, prevale. Ciò non impedisce che nella famiglia il filone cattolico continui, pensiamo a figure come Maria Cristina o Maria Clotilde. Del resto, i casi di famiglie reali che annoverano gran massoni e grandi cattolici non sono isolati. Prendiamo per esempio il libro di Jean Van Win su Leopoldo I del Belgio come "re massone". Poi si arriva a Baldovino, di cui sembra si voglia aprire una causa di beatificazione. Lo stesso discorso si può fare per la famiglia reale brasiliana. Diciamo che Casa Savoia ha sempre tenuto un piede nella santità e uno nella scomunica».

Il ruolo dominante dei "piemontesi" nell’Unità – che tanto è stato discusso sotto il profilo economico e politico – che ricadute ha avuto negli equilibri massonici del nuovo Stato?
«Occorre sempre distinguere fra la massoneria come istituzione formale con le sue logge e la mentalità massonica, che è relativista, laicista, antidogmatica e portatrice in Italia di un’idea di nazione astratta che cerca fondamenta alternative rispetto alle radici cristiane e al rapporto strettissimo con la Chiesa cattolica che invece ha sempre caratterizzato il nostro Paese. Se parliamo di logge massoniche in senso stretto, il Piemonte è alle origini della ricostituzione della massoneria che, dopo la caduta di Napoleone e la restaurazione, era stata vietata in quasi tutti gli Stati pre-unitari. Il processo va dalla creazione della Loggia Ausonia a Torino nel 1859 alla fondazione subito dopo, sempre a Torino, del Grande oriente italiano che ha come primo gran maestro il piemontese Costantino Nigra, strettissimo collaboratore di Cavour. Se ampliamo il discorso alla mentalità massonica, questa è al cuore del Risorgimento – distinto, appunto, dall’unità – così come lo interpreta e lo promuove la cultura piemontese dominante, con effetti che si fanno sentire ancora oggi».

In Cina ci sono 13 milioni di aborti ogni anno (senza contare quelli per il figlio unico)


Cina convertiti!

Fonte: AsiaNews, 31 luglio 2009

In Cina ci sono circa 13 milioni di aborti l’anno, secondo i dati ufficiali degli ospedali.
Wu Sangchun, funzionario della Commissione statale per la popolazione nazionale e la pianificazione familiare (Cspf), osserva che almeno la metà degli interventi hanno una finalità “contraccettiva”, anche considerato che sono chiesti da giovani donne non sposate.
Il China Daily osserva che il numero reale degli aborti è molto maggiore, poiché il dato non comprende i molti interventi non registrati operati in cliniche private.

Il 62% delle donne che abortiscono non sono sposate e hanno età tra 20 e 29 anni. Il dato si riferisce tuttavia a un periodo di parecchi anni, mentre mancano dati specifici divisi per anno, per valutare l’evoluzione del fenomeno.
Gli esperti concordano, comunque, che occorra maggiore informazione sui metodi contraccettivi, anche considerato il progressivo aumento dei rapporti sessuali completi al di fuori e prima del matrimonio, conseguenti alla liberalizzazione dei costumi.
Il China Daily non si pone però alcuna domanda sugli aborti forzati per attuare un controllo violento sulla popolazione.
Per anni l’aborto è stato imposto dalle autorità per rispettare la politica del figlio-unico, in vigore dalla fine degli anni ’70, che consente alle coppie di avere un solo figlio. Il Governo ritiene che questa politica abbia impedito almeno 400 milioni di nascite.

Ora c’è una iniziale volontà di riconsiderare il problema, anche viste le conseguenze negative di questa politica (invecchiamento della popolazione, mancanza di forza lavoro, problemi legati all’essere figlio unico) da tempo annunciate e che ora si stanno realizzando. Nei giorni scorsi Xie Lingli, direttore a Shanghai della Cspf, ha discusso sul China Daily la possibilità per le coppie cittadine di avere un secondo figlio. L’idea ha suscitato subito ampio dibattito mediatico ed è stata accolta con favore da molti. Esperti hanno osservato che la Cina rischia di avere un problema demografico, se non attenua il rigore di questa politica.

Harry Wu, attivista per la tutela dei diritti da anni emigrato negli Usa, noto per le sue denunce contro il sistema dei laogai (rieducazione-tramite-lavoro), in un suo libro appena uscito in Italia tratta in modo approfondito le gravi conseguenze, umane e sociali, che questa politica ha per la società e la popolazione cinese.
Il libro (“Strage di innocenti. La politica del figlio unico in Cina” * ed. Guerini) indica dati, fatti, nomi di quello che è stato un vero sconvolgimento della società tradizionale, fondata sulle famiglie numerose e la solidarietà nella famiglia anche allargata. Alcuni dati, da soli, mostrano la ferocia del sistema. La Cspf ha circa 520mila impiegati a tempo pieno e si avvale della collaborazione di oltre 83 milioni di impiegati part time, per un controllo davvero capillare del territorio. Il controllo della Cspf arriva a decidere, sulla base di dati burocratici, quanti bambini possono nascere ogni anno in ogni zona e lo comunica alle sezioni locali. I funzionari locali selezionano le famiglie cui concedere nell’anno i permessi di nascita. Nei momenti di massimo rigore, le donne rimaste incinta senza tale permesso sono state forzate ad abortire, ovvero sottoposte a detenzione e confisca di beni per convincerle. Il libro indica che negli anni ’80-’90 sono state lanciate campagne di sterilizzazione per chi aveva già avuto la quota di figli consentita, con decine di milioni di donne sterilizzate ogni anno. Oltre a molti dati, il saggio riporta analisi, testimonianze, racconti di casi concreti. In appendice ci sono le fonti normative che hanno fondato e fondano questa politica.


Italia sul 2: Nuovi Orizzonti Speciale Brasile









La Cappella Sistina in 3D



Il sito del Vaticano mette a disposizione un tour virtuale della Cappella Sistina in 3D a 360°.
Si può zoomare e muoversi all’interno della stanza affrescata con i capolavori di Michelangelo Buonarroti.
La qualità delle immagini è davvero molto buona e vale decisamente la pena effettuare una visita.

Cliccate sul seguente link

Vangelo e Omosessualità...Le assurde risposte di padre Alberto Maggi



Nella puntata di Uno Mattina del 27 Marzo 2010 si è parlato di 'Omosessualità e Vangelo'.
E' stato forse chiamato un vescovo? O un moralista? Un sacerdote fedele alla dottrina? Macchè...sarebbe stato troppo poco politically correct e poi scusate, le lobby omosessuali avrebbero fatto il "diavolo a quattro". Meglio tenersi stretti i facoltosi lobbisti, non si sa mai!
Ed ecco comparire sullo schermo un uomo in camicia e maglioncino a rombi che a braccia conserte risponde con sorrisino saccente alle domande dell'intervistatore.
L'intervistatore lo chiama padre. "Padre?!" - mi sono domandato - da cosa lo si dovrebbe dedurre? Non è vestito né da sacerdote, né da religioso, non ha nemmeno una spilla, una piccola croce, nulla che possa rivelare l'identità...E poi le parole sono in netto contrasto con la dottrina. Ma siamo sicuri che sia un vero sacerdote?
Poi compare la scritta e finalmente l'arcano è svelato. Il padre in questione è Alberto Maggi, uno dei più chiacchierati teologi dissidenti! Si...uno di quelli che arrotondano (esageratamente) parlando male della Chiesa, del Papa, della Dottrina con libri, conferenze e comparsate varie in TV! Uno di quei sacerdoti che quando li senti parlare ti chiedi se celebrino la messa e se credano nella vita eterna!

Uno di quei teologi che si sono fatti le ossa alla scuola della demitizzazione, che non credono nei miracoli, nell'esistenza del diavolo, dell'Inferno etc... Alcune conferenze del "teologo" si trovano facilmente in rete. Leggete per credere!

Nella trasmissione in questione, naturalmente padre Alberto Maggi ha espresso opinioni personali totalmente contrarie alla Sacra Scrittura (e menomale che è biblista), alla Tradizione del Padri, e al Magistero! In compenso però in studio ha ricevuto applausi e consensi...probabilmente da casa avranno applaudito anche quei facoltosi lobbisti che spesso e volentieri lo chiamano a fare conferenze!
Una volta Gesù disse: " La verità vi farà liberi", ma la verità, si sa, è scomoda e per alcuni è diventata un optional, un genere letterario da demitizzare: "Ma quale verità e verità, ancora con queste cose da retrogradi".
Bhà chiamatemi pure retrogrado e demodè, ma credo ancora nel Papa, nella Chiesa, nel Magistero, nella Tradizione dei Padri e nella Verità di Cristo quella autentica, quella che non è stata, non è e mai sarà relativa!

P.S. Sarebbe bene che certi personaggi venissero radiati dagli schermi televisivi e ripresi dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Di seguito il filmato. La visione potrebbe provocare nausea, cefalea e vomito...



Pedofilia...



Di seguito un brillante articolo del giornalista e scrittore Rino Camilleri davvero illuminante.
Da leggere!

Sulla rassegna «I segni dei tempi» ho trovato questo articolo di Olavo de Carvalho, uscito su «O Globo» il 27 aprile 2002 e tradotto. Merita riportarlo quasi integralmente.
«In Grecia e nell’Impero Romano l’uso di minori per la gratificazione sessuale degli adulti era una pratica tollerata e persino apprezzata.
In Cina, i bambini castrati erano venduti a ricchi pedofili e questo è stato un commercio legittimo per millenni.
Nel mondo islamico, la morale rigida che regola i rapporti tra uomini e donne sono spesso compensati dalla tolleranza circa la pedofilia omosessuale. In alcuni Paesi si è protratta almeno fino all’inizio del XX secolo, rendendo l’Algeria, per esempio, un giardino di delizie per i viaggiatori depravati (leggere le memorie di André Gide, Si le grain ne meurt).

In tutti quei luoghi dove la pratica della pedofilia decadde, fu per l’influenza del cristianesimo – e praticamente solo per essa – che ha liberato i bambini da quel terribile giogo. Ma che ha pagato un pedaggio. È stata come una corrente sotterranea di odio e di risentimento che ha attraversato due millenni di storia, aspettando il momento della vendetta. Quel momento è arrivato.
Il movimento di induzione alla pedofilia inizia con Sigmund Freud quando crea una versione caricaturale erotizzata dei primi anni di vita, una storia assorbita facilmente dalla cultura del secolo. Da allora la vita familiare, nell’immaginario occidentale, è sempre più stata vista come una pentola a pressione di desideri repressi. (…) Il potenziale politico esplosivo di questa idea è immediatamente utilizzato da Wilhelm Reich, psichiatra comunista che organizza in Germania un movimento per “liberazione sessuale dei giovani”, poi trasferito negli Stati Uniti, dove arriva a costituire, probabilmente, l’idea guida principale per la rivolta degli studenti negli anni ‘60. Nel frattempo, il Rapporto Kinsey, che ora sappiamo essere stato una frode in piena regola, distrugge l’immagine di rispettabilità dei genitori, presentandoli alle nuove generazioni come ipocriti malati o come occulti libertini sessuali.

L’arrivo della pillola e dei preservativi, che i governi stanno cominciando a distribuire allegramente nelle scuole, suona come il tocco di liberazione generale dell’erotismo dei bambini e degli adolescenti. Da allora l’erotizzazione dell’infanzia e dell’adolescenza si propaga dai circoli accademici e letterari alla cultura delle classi medie e basse attraverso innumerevoli film, spettacoli televisivi, “gruppi di incontro”, corsi sulla pianificazione familiare, annunci e tutto il resto. L’educazione sessuale nelle scuole diventa un incentivo diretto ai bambini e ai giovani a praticare ciò che vedono nei film e in televisione. Ma fin qui la legittimazione della pedofilia è solo insinuata, nascosta, in mezzo a rivendicazioni che la includono come conseguenza implicita. (…)
Uno degli autori del Rapporto Kinsey, Wardell Pomeroy, pontifica che l’incesto “spesso può essere utile”.
Con il pretesto della lotta contro la discriminazione, i rappresentanti del movimento gay sono autorizzati a insegnare nelle scuole elementari i benefici della pratica omosessuale. Chiunque vi si opponga è stigmatizzato, perseguitato, licenziato. (…) È impensabile che una rivoluzione mentale tanto ampia, che si è diffusa in tutta la società, miracolosamente non influenzi una parte speciale del pubblico: i sacerdoti e seminaristi. Nel loro caso si è sommato alla pressione esterna uno stimolo speciale, ben calcolato per agire dall’interno. In un libro recente, Goodbye, Good Men, il corrispondente americano Michael S. Rose mostra che da tre decenni organizzazioni gay statunitensi stanno infiltrando loro membri nei dipartimenti di psicologia dei seminari per ostacolare l’ingresso dei candidati vocazionalmente forti e motivati per forzare l’ingresso massivo di omosessuali nel clero. (…) Molestati e sabotati, confusi e indotti, è inevitabile che prima o poi, molti sacerdoti e seminaristi finiscano per cedere al generale degrado nei confronti di bambini e adolescenti. E quando ciò accade, tutti gli esponenti della cultura moderna “liberata”, l’intero establishment “progressista”, tutti i media “avanzati”, in breve, tutte le forze che per cento anni sono andati spogliando i bambini dell’aura protettiva del cristianesimo per consegnarli alla cupidigia degli adulti cattivi, improvvisamente si rallegrano, perché hanno trovato un innocente sul quale scaricare la loro colpa.
Cento anni di cultura pedofila, all’improvviso, sono assolti, puliti, riscattati davanti all’Onnipotente: l’unico colpevole di tutto è … il celibato sacerdotale!
Il cristianesimo deve pagare adesso per tutto il male che ha impedito loro di fare. (…) Mai la teoria di René Girard sulla persecuzione del capro espiatorio come soluzione per il ripristino delle unità illusoria di una collettività in crisi, ha trovato una conferma così evidente, così ovvia, così universale e allo stesso tempo. (…)»

Preti pedofili e attacco al Papa. La Madonna lo aveva previsto?


di Massimo Introvigne
tratto da Il Giornale 27 marzo 2010

La duplice crisi che la Chiesa deve affrontare in questi giorni – gli episodi “vergognosi e criminali”, come li ha definiti Benedetto XVI, dei preti pedofili e l’attacco di lobby laiciste che, partendo da questi episodi ma esagerandone i numeri, attaccano la Chiesa e il Papa stesso – sono stati previsti da rivelazioni private? La Chiesa raccomanda cautela di fronte a testi che non sono mai “ufficiali” e non godono certo della stessa autorevolezza della Rivelazione pubblica e neppure degli insegnamenti del Magistero, così che nessun fedele deve ritenersi obbligato a seguirli. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che il ruolo delle rivelazioni private “non è quello di ‘completare’ la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica” (n. 67). Nulla vieta, peraltro, senza esagerarne la portata d’interrogarsi sulle possibili relazioni fra alcune rivelazioni private e la crisi attuale.

Che il sacerdozio cattolico, per la Chiesa la più santa delle istituzioni, sia esposto a rischi di deviazioni e corruzioni emerge appunto anche da rivelazioni private. Già in un ciclo del XIV secolo Gesù si rivolge a Santa Brigida di Svezia (1303-1373), co-patrona d’Europa, con l’espressione “I preti mi sono diventati insopportabili”. Un avvenimento di grande portata per la storia spirituale – ma anche culturale e letteraria – della Francia è l’apparizione della Madonna a La Salette nel 1846. Quest’apparizione è stata riconosciuta dalla Chiesa come autentica. Tuttavia, del cosiddetto “segreto” che una delle veggenti, Mélanie Calvat (1831-1904), mise per iscritto nel 1851 il Sant’Uffizio proibì la divulgazione, ancorché esso non sia mai stato dichiarato formalmente falso.
Dev’essere quindi avvicinato con particolare cautela. In questo segreto si legge la profezia di tempi in cui “il numero dei preti e dei religiosi che si separeranno dalla vera religione sarà grande; fra queste persone vi saranno anche dei vescovi”. “La Chiesa subirà una crisi spaventosa. (…) Si vedrà l'abominio nei luoghi santi; nei conventi i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio diventerà come il re dei cuori (…). Il demonio userà tutta la sua malizia per introdurre negli ordini religiosi delle persone dedite al peccato”. “I sacerdoti con la loro cattiva vita (…) sono diventati delle cloache d'impurità”. Non c’è da stupirsi se questa profezia oggi appare a molti di particolare attualità.

Ma non bisogna dimenticare che nello stesso segreto di La Salette si annuncia pure che “il Santo Padre soffrirà molto (…). I cattivi attenteranno diverse volte alla sua vita”. Il testo è stato studiato recentemente da specialisti di rivelazioni private, alcuni dei quali ritengono che – insieme a fantasie della veggente – contenga il nucleo di un’autentica esperienza spirituale. Ed è suggestiva l’idea di riferire a Giovanni Paolo II l’allusione di La Salette a un attentato alla vita del Papa.
Lo stesso riferimento a un attentato si ritrova nel terzo segreto di Fatima, pubblicato in modo molto ufficiale dalla Santa Sede con un commento dell’allora cardinale Ratzinger nel 2000. Qui la Madonna mostra “il Santo Padre (che) attraversa una grande città mezza in rovina; e mezzo tremulo con passo vacillante,afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce”. Lo stesso cardinale Ratzinger metteva in relazione la visione di Fatima con l’attentato che Giovanni Paolo II subì il 13 maggio 1981, giorno della festa della Madonna di Fatima. Ma notava pure che l’immagine è figura di tutte le persecuzioni che il Papa e la Chiesa nella storia continuamente subiscono. Anche le persecuzioni mediatiche di questi giorni fanno parte dei “colpi d’arma da fuoco e frecce” che sempre “soldati” al servizio delle Tenebre sono pronti a lanciare contro il Papa.

lunedì 29 marzo 2010

Dedicato a tutti coloro che sputano sulla Chiesa di Cristo



Di seguito l'ultimo editoriale di SamizdatOnLine, si tratta di una lettera di padre Aldo Trento, missionario in Paraguay...Il vero volto di una Chiesa scomoda per i lobbisti che si celano dietro le false accuse di quesi giorni.

Sono in Italia da alcuni giorni e sono davvero amareggiato, addolorato per questi continui attacchi al Santo Padre, ai sacerdoti, alla Chiesa cattolica, usando la diabolica arma della pedofilia. E’ vero, questo argomento sembra interessare più a certi giornali e alle loro fantasie e allucinazioni che al pubblico: perché ho incontrato migliaia di persone e per lo più giovani, ma nessuno mi ha posto una domanda su questa questione.

Il che significa che, sebbene esista questo flagello nel mondo e abbia intaccato anche la chiesa, con la dura, chiara e forte condanna del Santo Padre, siamo lontani anni luce da quel fenomeno di massa, come se tutti i preti fossero pedofili, come vogliono farci credere.
Sono quarant’anni che sono sacerdote, sono stato in diverse parti del mondo, ho vissuto in brefotrofi, scuole, internati per bambini, ma non ho mai trovato un collega colpevole di questo delitto. Non solo, ma ho vissuto con sacerdoti, religiosi che hanno dato la vita perché questi bimbi avessero la vita.
Attualmente vivo in Paraguay, la mia missione abbraccia tutto l’umano nella sua povertà, quell’umano gettato nell’immondizia dal sensazionalismo dei media. Da 20 anni condivido la mia vita con prostitute, omosessuali, travestiti, ammalati di Aids, raccolti per le strade, negli immondezzai, nelle favelas e me li porto a casa dove la Provvidenza divina ha creato un ospedale di primo mondo come struttura architettonica, ma paradisiaco come clima umano. E in questa “anticamera del Paradiso”, come lo chiamano loro, li accompagno al Paradiso. Hanno vissuto come “cani” e muoiono come principi.

Vicino alla clinica, sempre la Provvidenza ha creato due “case di Betlemme” per ricordare il luogo dove è nato Gesù, che raccolgono 32 bambini, molti di essi violentati dai patrigni o dal compagno occasionale della “madre”. Tutti i giorni ho a che fare con situazioni terribili e indescrivibili. Spesso non ho neanche la capacità di leggere i referti delle assistenti sociali, tanto sono orrende le violenze sessuali subite dai miei bambini.
Eppure, dopo alcuni mesi che sono con noi, respirano un’altra aria, quell’aria che solo il fatto cristiano e l’amore di noi sacerdoti contro cui i mostri del giornalismo si scagliano, facendo di ogni erba un fascio. Aveva ragione Pablo Neruda quando definiva certi giornalisti “coloro che vivono mangiando gli escrementi del potere”.
La certezza che “io sono Tu che mi fai” che sono frutto del Mistero e non l’esito dei miei antecedenti, per quanto pessimi possano essere stati, si trasmette come per osmosi nel cuore dei miei bambini che ritrovano il sorriso. Come si trasmette anche sui “mostri” (se così vi piace chiamarli voi giornalisti… a cui tanto assomigliate per la vostra ipocrisia) parlo di quelli che sembrano divertirsi a sputare contro la chiesa) che in fondo a loro volta, spesso, sono vittime e carnefici, vittime da piccoli e carnefici da grandi, avendo vissuto come bestie.
Il mio cuore di prete mentre do la mia vita per questi innocenti non può non dare la vita, come Gesù, anche per coloro di cui Gesù ha detto con parole fortissime “prima di scandalizzare uno di questi piccoli è meglio mettersi una macina da mulino al collo e buttarsi nel profondo del mare”.
Sono solo alcuni esempi, di milioni, della carità della chiesa. Mi fa soffrire questo sputare nel piatto nel quale, Dio lo voglia, anche certi morbosi giornalisti, un domani si troveranno a mangiare, perché se uno sbaglia non significa che la chiesa sia così. Questa chiesa che è il respiro del mondo.

Non vi chiedete cosa sarebbe di questo mondo senza questo porto di sicura speranza per ogni uomo, compresi voi che in questi giorni come corvi inferociti vi divertite sadicamente a sputare sopra il Suo Casto Volto? Venite nel terzo mondo per capire cosa vuol dire migliaia di preti e suore che muoiono dando la vita per i bambini. Venite a vedere i miei bambini violentati che alcuni giorni fa prima di partire per l’Italia piangevano chiedendomi: “Papà quando torni?”.
Non voglio strappare le lacrime a voi che siete come le pietre ma solo ricordarvi che anche per voi un giorno quando la vita vi chiederà il “redde rationem vilicationis tuae” questa chiesa, questa madre contro cui avete imparato bene il gioco dello sputo, vi accoglierà, vi abbraccerà, vi perdonerà.

Questa madre, che da 2000 anni è sputacchiata, derisa, accusata e che da 2000 anni continua a dire a tutti coloro che lo chiedono: “Io ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo”.
Questa madre, che sebbene giudichi e condanni duramente il peccato e richiami duramente il peccatore reo di certi orrendi delitti, come la pedofilia, non chiude e non chiuderà mai le porte della sua misericordia a nessuno.

Mi confortano le parole di Gesù “le porte dell’inferno non prevarranno mai”. Come mi conforta l’immensa santità che trabocca dal suo corpo di “casta meretrix”.
Allora non perdiamo tempo dietro i deliri di alcuni giornalisti che usano certi esecrabili casi di pedofilia per attaccare l’Avvenimento cristiano, per mettere in discussione la perla del celibato, ma guardiamo le migliaia di persone, giovani in particolare, incontrati personalmente in una settimana di permanenza in Italia che credono, cercano e domandano alla chiesa il perché, il senso ultimo della vita e che vedono in lei l’unica possibile risposta.
Personalmente mi preoccupa di più l’assenza di santità in molti di noi sacerdoti che altre cose per quanto gravi e dolorose siano.
Mi preoccupa di più una chiesa che si vergogna di Cristo, invece che predicarlo dai tetti.
Mi preoccupa di più non incontrare i sacerdoti nel confessionale per cui il peccatore spesso vive quel tormento del suo peccato perché non trova un confessore che lo assolva.
Alle accuse infamanti di questi giorni urge rispondere con la santità della nostra vita e con una consegna totale a Cristo e agli uomini bisognosi, come non mai, di certezza e di speranza.
Alla pedofilia si deve rispondere come il Papa ci insegna.
Però solo annunciando Cristo si esce da questo orribile letamaio perché solo Cristo salva totalmente l’uomo.
Ma se Cristo non è più il cuore della vita, allora qualunque perversione è possibile. L’unica difesa che abbiamo sono i nostri occhi innamorati di Cristo.
Il dolore è grandissimo, ma la sicurezza granitica: “Io ho vinto il mondo” è infinitamente superiore.

La grande bufala del NY Times

di Massimo Introvigne

Se c’è un giornale che viene in mente quando si parla di lobby laiciste e anticattoliche, questo è il New York Times. Il 25 marzo 2010 il quotidiano di New York ha confermato questa sua vocazione sbattendo il Papa in prima pagina con un’incredibile bufala relativa a Benedetto XVI e al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.

Secondo il quotidiano nel 1996 i cardinali Ratzinger e Bertone avrebbero insabbiato il caso, segnalato alla Congregazione per la Dottrina della Fede dalla Arcidiocesi di Milwaukee, relativo a un prete pedofilo, don Lawrence Murphy. Incredibilmente – dopo anni di precisazioni e dopo che il documento è stato pubblicato e commentato ampiamente in mezzo mondo, svelando le falsificazioni e gli errori di traduzione delle lobby laiciste – il New York Times accusa ancora l’istruzione Crimen sollicitationis del 1962 (in realtà, seconda edizione di un testo del 1922) di avere operato per impedire che il caso di don Murphy fosse portato all’attenzione delle autorità civili.

I fatti sono un po’ diversi. Intorno al 1975 don Murphy fu accusato di abusi particolarmente gravi e sgradevoli in un collegio per minorenni sordi. Il caso fu tempestivamente denunciato alle autorità civili, che non trovarono prove sufficienti per procedere contro don Murphy. La Chiesa, nella fattispecie più severa dello Stato, continuò tuttavia con persistenza a indagare su don Murphy e, giacché sospettava che fosse colpevole, a limitare in diversi modi il suo esercizio del ministero, nonostante la denuncia contro di lui fosse stata archiviata dalla magistratura inquirente.

Vent’anni dopo i fatti, nel 1995 – in un clima di forti polemiche sui casi dei “preti pedofili” – l’Arcidiocesi di Milwaukee ritenne opportuno segnalare il caso alla Congregazione per la Dottrina della Fede. La segnalazione era relativa a violazioni della disciplina della confessione, materia di competenza della Congregazione, e non aveva nulla a che fare con l’indagine civile, che si era svolta e si era conclusa vent’anni prima. Si deve anche notare che nei vent’anni precedenti al 1995 non vi era stato alcun fatto nuovo, o nuova accusa nei confronti di don Murphy. I fatti di cui si discuteva erano ancora quelli del 1975. L’arcidiocesi segnalò pure a Roma che don Murphy era moribondo. La Congregazione per la Dottrina della Fede certamente non pubblicò documenti e dichiarazioni a vent’anni dai fatti ma raccomandò che si continuassero a restringere le attività pastorali di don Murphy e che gli si chiedesse di ammettere pubblicamente le sue responsabilità. Quattro mesi dopo l’intervento romano don Murphy morì.
Questo nuovo esempio di giornalismo spazzatura conferma come funzionano i “panici morali”. Per infangare la persona del Santo Padre si rivanga un episodio di trentacinque anni fa, noto e discusso dalla stampa locale già a metà degli anni 1970, la cui gestione – per quanto di sua competenza, e un quarto di secolo dopo i fatti – da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede fu peraltro canonicamente e moralmente impeccabile, e molto più severa di quella delle autorità statali americane. Di quante di queste “scoperte” abbiamo ancora bisogno per renderci conto che l’attacco al Papa non ha nulla a che fare con la difesa delle vittime dei casi di pedofilia – certamente gravi, inaccettabili e criminali come Benedetto XVI ha ricordato con santa severità – e mira a screditare un Pontefice e una Chiesa che danno fastidio alle lobby per la loro efficace azione in difesa della vita e della famiglia?

La passione di Benedetto XVI



tratto da Petrus
di Gianluca Barile

Il primato sulla Chiesa conferito singolarmente da Cristo a Pietro e ai suoi successori, non è ‘semplicemente’ la facoltà di guidare il popolo terreno in cammino verso Dio. E’ qualcosa di più. E’ la consegna del martirio.
Lo ha rivelato Cristo stesso all’Apostolo scelto per pascere il Suo gregge:
‘In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane, ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi’ (Giovanni 21,18)
Avvenne proprio così, a Roma, per mano di Nerone, sul Colle Vaticano, dove Pietro venne crocifisso, come il suo Maestro, ma a testa in giù, su sua richiesta, perché si ritenne indegno di morire nello stesso modo del Messia. Noi cattolici sappiamo che Pietro, oggi, è Benedetto XVI. Non abbiamo dubbi, al riguardo. Ma chi, indossando i panni di Nerone, soffia sul fuoco dello scandalo pedofilia? Coloro che vorrebbero zittire il Papa dei valori non negoziabili; il Pontefice che non è scappato per paura davanti ai lupi; il Capo della Chiesa in prima linea, senza esitazioni o compromessi, nella difesa della vita, nella condanna dell’aborto e dell’eutanasia, nella tutela del matrimonio naturale tra uomo e donna. Parliamo delle potentissime lobby economiche, farmaceutiche e omosessuali a cui farebbe certamente più comodo un Papa debole e silente o, quantomeno, più ‘tollerante’. Si tratta di vere e proprie organizzazioni criminali, ciniche e spietate, che agiscono all’unisono con la massoneria (quella non manca mai) per dipingere Benedetto XVI come il numero uno della più attiva e minacciosa associazione a delinquere finalizzata alla violenza sessuale sui bambini che sia mai esistita in tutta la storia: la Chiesa cattolica. Ebbene, non ci riusciranno. O meglio, per dirla tutta, hanno già fallito. In primis perché le accuse sono infondate: nessuno come questo Pontefice, sin da quando era Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha mai combattuto con tanti risultati la pedofilia e gli abusi sessuali compiuti in genere da parte del Clero; poi, perché nessuna persona di buon senso potrebbe mettere in dubbio la levatura e l’onestà intellettuale di Joseph Ratzinger. Un paio d’anni fa, dopo la messa in onda del video-spazzatura sulla pedofilia realizzato dalla Bbc, scrivemmo che avrebbero voluto fare di Benedetto XVI un nuovo Pio XII.
Sappiamo tutti, infatti, che da ormai mezzo secolo aleggia sulla memoria del ‘Pastor Angelicus’, Papa Eugenio Pacelli, la ‘leggenda nera’ di essere stato antisemita e di non aver mosso un solo dito per aiutare gli ebrei durante l’infame e diabolica persecuzione nazista.
Sappiamo, pure, che una ‘leggenda nera’ è la palese distorsione di dati storici evidenti. Nella fattispecie, guarda caso proprio dopo il riconoscimento delle virtù eroiche di Pio XII e la sua proclamazione a Venerabile (l’ultimo passo prima della beatificazione), c’è chi si è adoperato per creare la ‘leggenda nera’ del Pontefice (Benedetto XVI, appunto) che ha passato tutta la vita a coprire preti pedofili. Una calunnia, una bestemmia, considerato che, tra l’altro, Joseph Ratzinger non aveva alcun tipo di responsabilità quando i fatti venuti a galla in queste settimane, dopo decenni di silenzio, si verificavano - a causa di una pletora di delinquenti che non avrebbero mai dovuto indossare l’abito sacerdotale - in Paesi in cui Superiori Generali e Vescovi, con i loro ‘insabbiamenti’, si comportavano più come novelli ‘Don Abbondio’ che come degni Pastori della Chiesa. Ma torniamo ai nostri giorni. Siamo ancora in Quaresima, ma la Passione del Santo Padre è già abbondantemente e dolorosamente iniziata. Su, forza, coraggio: aiutiamolo con la preghiera, affidiamolo e affidiamoci a Maria Santissima. Facciamoci cirenei.
Prendiamo un pezzo della sua Croce e accompagniamolo senza esitazioni. E’ vero, non capitava un attacco del genere al Romano Pontefice dal giorno dell’attentato a Giovanni Paolo II. Allora furono esplose pallottole di piombo, adesso (per parafrasare il Cardinale Camillo Ruini) ‘pallottole di carta’. E difficilmente, tornando indietro nel tempo (eccezion fatta per Pio XII, come spiegavamo prima), è possibile trovare una macchinazione così diabolica ai danni del Papa. Ma non possiamo e non dobbiamo arrenderci, anche perché la promessa di Cristo a Pietro è irrevocabile: ‘Le porte degli inferi non prevarranno’.

mercoledì 24 marzo 2010

Far tacere la Chiesa: l'imperativo massonico dei nostri tempi.


di Ernesto Galli Della Loggia
Corriere della Sera, 21 marzo 2010
Titolo originale dell'articolo: La nuova Italia anticristiana

Sempre più di frequente il discorso pubblico delle società occidentali mostra un atteggiamento sprezzante, quando non apertamente ostile, verso il Cristianesimo. All'indifferenza e alla lontananza che fino a qualche anno fa erano la regola, a una secolarizzazione per così dire silenziosa, vanno progressivamente sostituendosi un'irrisione impaziente, un'aperta aggressività che non è più solo appannaggio di ristrette cerchie di colti, come invece avveniva un tempo. Il bersaglio vero e maggiore è nella sostanza l’idea cristiana nel suo complesso, come dicevo, ma naturalmente, non foss'altro che per ragioni numeriche e di rappresentanza simbolica, sono poi quasi sempre il cattolicesimo e la sua Chiesa a essere presi in special modo di mira. Dappertutto, ma, come è ovvio, in Italia più che altrove.

Il celibato, il maschilismo, la pedofilia, l'autoritarismo gerarchico, la manipolazione della vera figura di Gesù, l'adulterazione dei testi fondativi, la complicità nella persecuzione degli ebrei, le speculazioni finanziarie, il disprezzo verso le donne e la conseguente negazione dei loro «diritti », il sessismo antiomosessuale, il disconoscimento del desiderio di paternità e maternità, il sostegno al fascismo, l'ostilità all'uso dei preservativi e dunque l'appoggio di fatto alla diffusione dell'Aids, la diffidenza verso la scienza, il dogmatismo e perciò l'intolleranza congenita: la lista dei capi d'accusa è pressoché infinita, come si vede, e se ne assommano di vecchi, di nuovi e di nuovissimi. Ma da un po' di tempo vi si aggiunge qualcosa che contribuisce a dare a quelle imputazioni un peso e un senso diversi, un impatto più largo e distruttivo, finendo per unirle tutte nel segno di un attacco solo complessivo. Questo qualcosa è un radicalismo enfatico nutrito d'acrimonia; è, insieme, una contestazione sul terreno dei principi, un chiedere conto dal tono oltraggiato e perentorio che dà tutta l'idea di voler preludere a una storica resa dei conti. Ciò che più colpisce, infatti, della situazione odierna — e non solo immagino chi è credente ma pure, e forse più, chi come il sottoscritto non lo è—è soprattutto l'ovvietà ideologico-culturale della posizione anticristiana, la sua facile diffusione, oramai, anche in ambienti e strati sociali non particolarmente colti ma «medi», anche «popolari». Ai preti, alla Chiesa, alla vicenda cristiana non viene più perdonato da nessuno più nulla. Si direbbe — esagero certo, ma appena un poco — che ormai nelle nostre società, a cominciare dall'Italia, lo stesso senso comune della maggioranza stia diventando di fatto anticristiano. Anche se esso preferisce perlopiù nascondersi dietro la polemica contro le «colpe» o i «ritardi» della Chiesa cattolica.

Tra i tanti e assai complessi motivi che stanno dietro questa grande trasformazione dello spirito pubblico del Paese ne cito tre che mi paiono particolarmente significativi.

Al primo posto l'ingenuità modernista, l'illuminismo divenuto chiacchiera da bar. Ci piace pensarci compiutamente moderni, e modernità sembra voler dire che gli unici limiti legittimi siano quelli che ci poniamo noi stessi.

Le vecchie autorità sono tutte morte e al loro posto ha diritto di sedere solo la Scienza. Siamo capaci di amministrarci finalmente da soli, non c'è bisogno d'alcuna trascendenza che c'insegni dov'è il bene e dov'è il male. Che cosa c'entrano dunque la religione con i suoi comandamenti, i preti con i loro divieti? Accade così che ogni cosa che getta ombra sull' una o sugli altri ci appaia allora come la rassicurante conferma della nostra superiorità: alla fin fine siamo migliori di chi pure vorrebbe farci continuamente la lezione.

E poi — ecco un secondo motivo — la Chiesa e tutto ciò che la riguarda (religione inclusa) ricadono nella condanna liquidatoria del passato, di qualsiasi passato, che in Italia si manifesta con un'ampiezza che non ha eguali. Il che significa non solo che tutto ciò che è antico, che sta in una tradizione, è perciò stesso sempre più sentito come lontano ed estraneo (unica eccezione l'eno-gastronomia: l'ideologia dello slow food è la sola tradizione in cui gli italiani di oggi si riconoscono realmente), ma significa anche, questa messa in mora del passato, che il pensare in termini storici sta ormai diventando una rarità. Sempre più diffusi, invece, l'ignoranza della storia, dei contenuti reali delle questioni, e l'antistoricismo, l'applicazione dei criteri di oggi ai fatti di ieri: da cui la ridicola condanna di tutte le malefatte, le uccisioni e le incomprensioni addebitabili al Cristianesimo, a maggior gloria di un eticismo presuntuoso che pensa di avere l'ultima parola su tutto.

E da ultimo il cinismo della secolare antropologia italiana, e cioè il fondo limaccioso che si agita al di sotto dell'appena sopraggiunta ingenuità modernista. Il cinismo che sa come va il mondo e dunque non se la beve; che appena sente predicare il bene sospetta subito il male; che ha il piacere dello sporco, del proclamarne l'ubiquità e la forza. Quel feroce tratto nazionale che per principio non può credere in alcuna cosa che cerchi la luce, che miri oltre e tenga lo sguardo rivolto in alto, perché ha sempre bisogno di abbassare tutto alla sua bassezza.

domenica 21 marzo 2010

La prima causa di morte in Europa? L'Aborto!


di Massimo Pandolfi
Fonte: il Resto del Carlino, 03/03/2010

Hitler? Stalin? Mussolini? I tagliagola africani o talebani? I terremoti? La guerra mondiale? Hiroshima?
No, cari amici: il vero sterminio dell'ultimo secolo non è stato firmato dai signori o dagli eventi sopracitati, ma dall'aborto reso legale.
Dall'aborto che diventa un diritto della donna, non più un tragico epilogo (di una vita umana) da cercare in tutti i modi - a suon di carezze, certo - di fermare. I numeri usciti nei giorni scorsi sono terrificanti: con 2milioni 863mila 649 aborti praticati e censiti ogni anno in Europa (più di un milione e 200mila nella sola Ue), nel nostro continente l'aborto sta diventando la principale causa di morte.
Più del cancro. Più dell'infarto. Più degli incidenti stradali (in 12 giorni viene soppresso un numero di embrioni, che io preferisco chiamare bambini, pari a quelli dei morti in incidenti stradali lungo l'intero anno).
Volete ulteriore dati?
In Europa si praticano 6.468 aborti al giorno, 327 ogni ora, 1 ogni 11 secondi.
Quando avrete finito di leggere queste poche righe, almeno a tre bambini sarà stato impedito di nascere.
Si dirà: ma l'aborto è sempre esistito. Certo. E sempre esisterà, temo. Ma il punto della questione è un altro: l'uomo moderno ha deciso di istituzionalizzarla l'interruzione di gravidanza. Hanno cominciato i regimi totalitari, poco alla volta ci siamo adeguati tutti.
E allora, io non ce la faccio a non stupirmi e a non piangere di fronte a 3 milioni di bambini che non facciamo nascere in Europa ogni anno.
Morti ammazzati, posso dirlo? E attenti bene, non chiedo la testa degli 'assassini' (ci sono tante mamme, tanti uomini, che hanno solo bisogno di un aiuto, di misericordia).
Chiedo solo di riflettere bene su quanto stiamo facendo.

giovedì 11 marzo 2010

Il Grido dei Piccoli


La lettera di Chiara Amirante che da una settimana circa si trova in Brasile con don Davide Banzato per un reportage su quanto sta avvenendo in quelle terre d’oltreoceano non considerate dai TG e dai mass media tradizionali.

tratto da Egioiasia.com

Carissimi,
vi scrivo dal Brasile con il cuore ricolmo di gioia per questi giorni trascorsi nella Cittadella Cielo di Quixada e di Fortaleza. E’ stata una settimana davvero intensa e ricca di tante emozioni.
Quando siamo arrivati all’ aereoporto c’era un gruppo del CEU (la Cittadella Cielo di Fortaleza) ad aspettarci per farci festa con canti, balli, cartelloni e dei bambini splendidi che suonavano dei tamburi.

Siamo poi andati alla Cittadella Cielo di Quixada dove abbiamo trovato tutto il gruppo di ragazzi e bambini che ci hanno accolto con una splendida canzone. Non potete immaginare la mia gioia nell’ascoltare le parole del ritornello: “tutto sembrava impossibile, tutto sembrava senza via di uscita, tutto sembrava essere la mia morte, ma Gesù ha cambiato la mia sorte io sono un miracolo e sono qui. Usami io sono il tuo miracolo, usami desidero solo servirti, usami sono a tua immagine, usami Signore Gesù”.

Guardavo, con gli occhi lucidi di lacrime, lo sguardo splendente e pieno di gioia dei ragazzi e dei bambini che cantavano. Ho sentito subito una profonda commozione e un nodo alla gola nel contemplare la gloria della resurrezione in quei volti prima sfigurati dal dolore, dall’abbandono, dalla strada, dalla fame, dalle violenze ed ora trasfigurati dall’incontro con Colui che è l’Amore.

Ho ripensato al primo momento in cui sono arrivata a Quixada. Ci avevano offerto un terreno molto grande (attualmente abbiamo 400 ettari, per avere un termine di paragone considerate che la cittadella Cielo di Medjugorje è in un terreno di 9 ettari) ma era completamente deserto. C’erano due laghetti, serpenti, scorpioni, tarantole, ma era un terreno ai piedi di un bellissimo Santuario Reinha do Sertao (che in italiano significa Regina del deserto). Allora mi sembrava davvero impossibile realizzare una cittadella Cielo in quella terra deserta così lontana, ma quando sono andata ad incontrare i bambini che vivevano nelle case di fango ed ho guardato i loro occhi pieni di dolore, i loro corpicini consumati dalla scabia, il loro cuore disperatamente assetato di amore, ho avuto una certezza: non potevamo non fare tutta la nostra parte per ascoltare e rispondere nel nostro piccolo a quel terribile grido; Colui che tutto può avrebbe reso possibile ciò che a me sembrava impossibile; certamente la nostra Mamma del Cielo avrebbe fatto fiorire il deserto e si sarebbe presa cura dei suoi piccoli. Tornata a Piglio avevo parlato ai ragazzi accolti in comunità di ciò che avevo visto, di quanto fossi rimasta profondamente scossa dal grido di questi piccoli angeli crocifissi e in 12 ragazzi accolti avevano subito risposto con grande generosità chiedendo di poter partire in missione capitanati dai mitici Loredana e Giulio. Allora sembrava davvero impossibile, sembrava l’ennesima pazzia eppure… “ciò che sembrava impossibile ancora una volta Dio lo ha reso possibile” e ora non riesco a trattenere le lacrime guardando i piccoli accolti cantare a Gesù: io sono qui, io sono il tuo miracolo, usami io sono il tuo miracolo.

Che miracolo lo splendore dello sguardo traboccante della Gioia della Resurrezione dei piccoli accolti! Che miracolo il Centro Perfetta Allegria ricolmo di bambini e di mamme sostenuti dalla Cittadella Cielo! Che miracolo quella fila di più di 400 famiglie che grazie agli aiuti di tante adozioni a distanza possono finalmente mangiare! Che miracolo vedere fiorire due incredibili cittadelle Cielo! Che miracolo il CEU, 18 differenti comunità, associazioni, movimenti tutti uniti per rispondere al grido di tanti (in questi giorni abbiamo avuto un bellissimo incontro con i fondatori e responsabili delle differenti comunità che collaborano alla realizzazione della cittadella CEU: Cielo, di Fortaleza)…. che miracolo: IL DESERTO E’ FIORITO!!!

Ma quanta miseria, quanta povertà, sofferenza, nei volti di ancora troppi piccoli assetati di amore; che contrasto tra quelle casette di fango con 8 bambini che dormono in terra in pochi metri quadrati e le nostre case confortevoli piene di giocattoli sempre più costosi che i nostri bambini dopo un primo momento di entusiasmo non apprezzano più. Sento ancora risuonare nel cuore la frase di una signora di una certa età che abita in una di queste case di fango. Ha detto con gli occhi pieni di lacrime e con la voce spezzata dal pianto: “sono cinque giorni che non mangio, ma grazie per tutto ciò che fate e che farete per noi”. Ripenso poi allo sguardo pieno di dolore e di speranza di Josè uno splendido bambino incontrato in strada insieme a P. Renato Chiera , a Dania. e Davide. Quando ci siamo avvicinati a lui era accovacciato su di un cartone, steso per terra in una delle strade turistiche di Fortaleza, con la gamba gonfia e ancora sanguinante per le botte prese da poco dalla polizia; mi ha guardato con lo sguardo implorante domandandomi: “davvero puoi portarmi via di qui? Sono 5 anni che vivo in strada e uso il crak , a casa non posso stare perché mio padre mi picchia sempre. Ho tanta paura di morire voglio venire con voi!” E Mariane una dolce ragazzina, in costume da bagno, sfigurata dalla vita di strada, dall’alcool e dalla droga. Con grande naturalezza ci mostra il capezzolo lo stringe per fare uscire del latte e dice: “Sono rimasta incinta devo smetterla con questa vita perché il mio bambino così è già drogato e alcolizzato”. Poi mi abbraccia più volte con affetto e mi dice: “Davvero potete portarmi via di qui? Io devo andare lontano da qui se no non ce la faccio!!” E ancora ho impresso nell’anima lo sguardo di una tristezza infinita di Miguel. Provo a dargli una carezza e gli viene la pelle d’oca, forse nessuno mai lo ha accarezzato con un po’ di amore, ha un terribile squarto infetto che mi fa pensare allo squarcio nel suo cuore. Guardo i suoi occhi e scorgo un baratro indescrivibile di dolore!!

Ci mobilitiamo subito per accogliere questi piccoli ma quanti altri resteranno in strada senza cibo, senza una carezza, senza un po’ di amore.
Ripenso al disegno che mi ha regalato Vitoria, una bambina del nostro Centro Perfetta Allegria: un cuore trafitto da una spada sanguinante ed accanto un cuoricino sorridente con l’aureola ed uno splendido arcobaleno. Le gocce di sangue che colano dal cuore trafitto si trasformano in altri piccoli cuori!
Quante lacrime di sangue ho raccolto in questi anni da troppi cuori trafitti. Quante di queste lacrime raggiunte dall’Amore di Dio si sono trasformati in splendidi arcobaleni di luce. Quanti giovani con il cuore sfregiato hanno aperto il loro cuore all’amore per poi accogliere le lacrime di altri e quanti deserti ho visto fiorire, quanti cuori spezzati risanati ora cantano la Gioia della resurrezione.

Nel mio cuore c’è ora una grande gioia per il numero incredibile di miracoli che Colui che è l’Amore ha operato per tanti suoi piccoli che ho incontrato e amato come figli. Ma il mio cuore continua anche a versare lacrime di sangue perchè trafitto dalla terribile spada del grido dei troppi piccoli soli e abbandonati nei deserti delle nostre metropoli.

Vi prego ascoltate il loro grido, rispondete al loro grido, basta un po’ di amore. L’AMORE FA MIRACOLI e con Colui che è l’Amore NIENTE E’ IMPOSSIBILE!

Signore
suscita tanti cuori desiderosi di portare un po’ di amore
a chi non ha conosciuto l’amore,
perché possiamo raccogliere le lacrime di sangue dei tuoi piccoli,
trafitti da taglienti spade, piccoli abbandonati, calpestati,
sfregiati nell’innocenza della loro anima, abusati, violentati.
Donaci di lasciarci interpellare con serietà dal loro grido
per rispondere con tante piccole gocce di amore che,
raggiunte dalla tua luce,
possano risplendere come infiniti arcobaleni
e colorare di Cielo le infernali notti di molti!

lunedì 8 marzo 2010

EllaOne spacciato per contraccettivo d'emergenza è un prodotto abortivo


EllaOne spacciato come un contraccettivo di emergenza, è a tutti gli effetti un prodotto abortivo, una vera e propria "pillola dei cinque giorni dopo".

di Gianfranco Amato
tratto da IlSussidiario.net

Sta per irrompere sul mercato italiano EllaOne la pillola dei cinque giorni dopo. Spacciata per anticoncezionale d’emergenza, EllaOne sarà un nuovo rimedio per impedire una gravidanza indesiderata entro 120 ore da un rapporto sessuale potenzialmente fertile. Vediamo di cosa si tratta esattamente.

Questa pillola contiene una molecola che si chiama ulipristal acetato, un antiprogestinico di seconda generazione. Per i profani è sufficiente sapere che quel composto sintetico si lega ai recettori del progesterone (ormone prodotto dalle ovaie) esattamente come la pillola abortiva RU486. L’azione del progesterone è fondamentale per l’iniziale sviluppo della gravidanza poiché prepara l’utero ad accogliere l’embrione ed EllaOne, legandosi appunto ai recettori di quell’ormone ne inibisce l’azione.

Poiché, quindi, contrasta l’annidamento dell’embrione, quella pillola svolge in realtà un’azione intercettiva-abortiva. E non contraccettiva. Non è un caso, infatti, che i primi studi sulla EllaOne siano stati realizzati proprio confrontando la sua azione con quella della RU486.
E’ interessante anche analizzare la differenza tra EllaOne e la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, ovvero la contraccezione a base di levonorgestrel. Il più rilevante tratto distintivo si riferisce al periodo di assunzione dei due prodotti. Mentre il levonorgestrel, infatti, deve essere assunto entro 72 ore, la posologia di EllaOne prevede un arco temporale maggiore, ovvero un’assunzione entro le 120 ore (5 giorni). Peccato, però, che nella fisiologia della riproduzione, l’embrione a cinque giorni dal concepimento sia già in utero per annidarsi. Più interessante appare la correlazione tra EllaOne e la RU486.
Entrambe le molecole, infatti, appartengono al gruppo degli antiprogestinici, i quali svolgono la loro azione inibitoria dell’annidamento dell’embrione. La farmacodinamica dell’ulipristal acetato è, peraltro, pressoché identica a quella del mifepristone (Ru486). Parole complicate per dire che si sta spacciando per contraccettivo un prodotto che, invece, ha effetti abortivi. Tutto regolare? Non direi proprio.

Com’è noto, la Direttiva europea 2005/29/CE dell’11 maggio 2005, relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel mercato interno, prevede una severa disciplina in materia. E l’Italia è stato il primo Paese dell’Unione a recepire integralmente quella direttiva, attraverso il Decreto Legislativo 2 agosto 2007, n. 146, il cui art.21, primo comma, lett. a) e b), espressamente prevede che debba considerarsi ingannevole una pratica commerciale non solo quando contiene «informazioni false» ma pure quando «in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva, inganni o possa ingannare il consumatore medio», e ciò «anche se l’informazione è di fatto corretta».

L’inganno deve riguardare «l’esistenza o la natura del prodotto», ovvero «le caratteristiche principali del prodotto», quali, tra l’altro, «la composizione», «l’idoneità allo scopo» ed i «risultati che si possono attendere dal suo uso». EllaOne, come si è visto, agisce impedendo il proseguimento dello sviluppo dell’embrione, giacché rende impossibile il suo annidamento nella parete uterina.

Non si tratta, dunque, di un effetto contraccettivo bensì di un meccanismo prevalentemente abortivo qual è quello antinidatorio, che si estrinseca dopo l’avvenuta fecondazione, quando è già iniziato il processo di sviluppo di una nuova vita umana. Sul punto, lo stesso Prof. Baulieu – padre della pillola abortiva RU486, e quindi insospettabile sotto il profilo bioetico - ha affermato che «l’interruzione della gravidanza dopo la fecondazione può essere considerata alla stregua di un aborto» (Il Punto sulla RU486, in «JAMA ed. italiana», 1990, 2,12).
Anche la logica, del resto, vuole la sua parte. Dal punto di vista etimologico il termine “contraccezione” deriva dall’inglese contra-conception e sta ad indicare l’attività volta ad impedire la concezione, la fecondazione. Ora come può EllaOne pretendere, logicamente, di impedire qualcosa che in realtà è già avvenuto, ovvero la fecondazione? Dopo il concepimento, in realtà, non si è più nell’ambito della contraccezione ma in quello contragestazione, cioè dell’attività che contrasta la gestazione. Impedire l’annidamento significa impedire lo sviluppo di una vita già iniziata.

Sempre in tema di logica, è interessante notare che il punto 4.1 delle istruzioni per l’uso di EllaOne, relativo alle «indicazioni terapeutiche», includa tra i casi in cui assumere la pillola anche la «contraceptive failure», ovvero l’ipotesi di mancato funzionamento di un contraccettivo. Come si può, quindi, logicamente immaginare che il rimedio al fallimento di un contraccettivo possa essere un altro contraccettivo? Alla “contraceptive failure” non può che seguire un’azione contragestatoria, ovvero abortiva.

Ora, da quanto fin qui evidenziato, risulta evidente che presentare EllaOne come u contraccettivo d’emergenza anziché come un prodotto abortivo, rappresenti una grave manipolazione semantica, tale da integrare una vera e propria pratica commerciale ingannevole, in palese violazione dell’art. 6, primo comma, lett. a) e b) della Direttiva 2005/29/CE, e dell’art.21, primo comma, lett. a) e b) del Decreto Legislativo 2 agosto 2007 n.146, violazione sulla quale, peraltro, dovrebbe intervenire l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato.

Né si può tacere sulla natura e sull’oggetto dell’inganno. La posta in gioco, in realtà, assume rilievi non indifferenti di natura morale, etica, filosofica, culturale. Usare un contraccettivo non è come abortire. Per questo l’informazione deve essere chiara e obiettiva, affinché una donna possa acquisire la piena consapevolezza della sua scelta e sappia che qualora opti per l’uso della pillola EllaOne non sta evitando un aborto. Lo sta praticando.

Riflessioni di don Davide Banzato dal Brasile


Parole davvero toccanti...

Avrei voluto tenervi aggiornati quotidianamente sul mio viaggio in Brasile ma non è per niente semplice, sia per motivi di tempo che per motivi tecnici: eccomi allora ad appuntare qualche considerazione al volo, a volte anche sgrammaticata, e non appena trovo una connessione inviare il tutto a chi dall’Italia mi può aiutare a pubblicare le emozioni, le sensazioni, tutto ciò che sto vivendo qui e che mi sta toccando nel profondo. Grazie per le vostre preghiere…

5 marzo 2010 h.10,30
Questa notte ho preso un sonnifero per potermi addormentare. Il dolore era troppo grande e troppe le notti insonni o comunque disturbate. Quegli sguardi spenti. Quel il grido. Il grido di Dio nei piccoli… Pensavo di esserci abituato oramai. Ma al dolore non ci si abitua mai. Non è come per le malattie, che una volta guarite ti lasciano gli anticorpi. Anzi, più si è in Dio e più sia Ama, maggiormente si diviene vulnerabili perchè capaci di più empatia e compassione…

Nove anni fa percorrevo Beiramar strada di Fortaleza nel nord-est del Brasile per incontrare i bambini di strada. Non riuscivo più a prendere sonno. Pensavo di aver superato questa fase di tormento. Ma al male, al vero male con la M maiuscola non ci si può abituare. Quando a Stazione Termini passavo le notti con i ragazzi di strada, al mio rientro a Piglio non dormivo pensando che avevo un letto, una casa, tutto. Invece i miei ragazzi, i miei amici stavano in strada, in pericolo, rischiando la vita, con una pistola in tasca e dovendo spacciare per sopravvivere, esposti ai rischi della strada, all’indifferenza e all’odio della società che li considera feccia, alla polizia che passa e li picchia o li porta in carcere con il risultato di colpire sempre solo l’ultimo anello di una catena, quello più debole, quello che forse ha meno responsabilità nel peccato sociale della droga o della prostituzione.

Eccomi ora non in Italia nei ghetti e nelle zone calde in cui sono stato di Padova, Roma, Verona, Torino, Mestre, Napoli… ma in Brasile. E qui è ancora più dura. I bambini sono le vittime. I bambini odiati da tutti. Si fanno di crack fin dalla tenera età. Sono nel narcotraffico e nella prostituzione. Sono violenti perchè non amati. Sono stati abusati in famiglia e iniziati a tutto forzatamente. La prova per entrare nel gruppo è stata uccidere un loro amico o qualcosa di questo livello come rito di iniziazione. Se non sono oggi nel gruppo o per strada, allora significa che sono stati uccisi. Li vedevo anni fa per le strade. Ti fermavi a prendere qualcosa al bar e venivi circondato da loro. Ora non ci sono più, sono invisibili, nascosti. Perchè? Un bel programma di “pulizia” attraverso furgoni che li caricano all’improvviso, squadroni della morte e violenze di ogni genere li rende continuamente girovaghi e nascosti. Perchè questo? Rovinano l’immagine turistica della bellissima città fonte di guadagno per tutti dato che gli aerei sono pieni di uomini che addirittura si vantano delle prodezze sessuali vissute con bimbi o ragazzi e ragazze che si svendono per un pugno di riso o, a volte, anche solo per un abbraccio viscido che almeno è sempre un abbraccio. Restano solo alcuni di loro in strada vicino agli alberghi. Sono quei pochi privilegiati per essere portantini della droga nel “pacchetto turistico” che prevede mare, albergo con vitto alloggio, ragazze che fin dall’aereoporto ti aspettano, eventuali minori “in affitto” e droga.

6 marzo 2010 h.00.30
Oggi a Fortaleza con alcuni Cavalieri della Luce siamo andati ad evangelizzare: c’erano Dania, Mauro, padre Renato Chiera, la nostra splendida Chiara Amirante, don Francesco… Rientro ora dalle strade di Beiramar dove c’è prostituzione minorile e ragazzini bambini in strada con ferite gravi dovute agli squadroni della mortre. Sono le 00.30 ho pianto con loro… non sai quanti racconti… quanta rabbia, impotenza, schifo e nausea. I grattaceli davanti al mare con italiani tedeschi e americani che fanno gli splendidi… i bambini dai 4 anni ai 16 già fatti di crak rintronati che piangono e ti abbracciano, a cui curare ferite fisiche morali e dell’anima. Sono violentati e costretti a scappare. “Da quanti anni vivi in strada?” “Otto”. “Perchè?” “Perchè a casa mio padre mi picchiava sempre” “Ma qui ti cercano i narcotrafficanti e ti picchiano, la tua banda ti picchia, e anche la polizia ti picchia…non è che vada meglio” “E’ vero, ma le botte di mio padre mi facevano più male”.
Una ragazza invece mi abbraccia e mi dice: “Portami via, lontano da qui perchè sennò torno per la droga”. Parla bene italiano ormai. L’ha imparato prostituendosi, sa i dialetti addirittura. Mi mostra il seno scoperto da cui esce del latte e mi dice “Non dirlo a nessuno, sono incinta. Ora però devo lavorare lo stesso. Mi ubriaco così non ci penso e il bimbo nascerà ubriaco e non penserà neppure lui”. Sono devastato. Piango e ho il cuore stretto. Preghiamo per questi figli e queste figlie, per questi fratelli e per queste sorelle non amati…

7 marzo 2010 h.1,30
l tenere il cuore aperto. E’ stato devastante. Qui ci ho vissuto. So a cosa vado incontro a cuore aperto e forse per questo volevo difendermi un po’. Certe immagini una cosa è vederle negli schermi, sentirne parlare, passarci vicino… altra passare la notte in strada con loro, sedersi a terra, difenderli dai turisti, dalla polizia, dai narcotrafficanti e poi dover tornare a casa su un letto sapendo che loro rischieranno ancora la vita e domani uscendo potrei trovarli o non trovarli più perchè uccisi, rapiti per traffico di organi, o se è andata bene con un buco nella gamba per una pallottola, uno sguardo ancor più perso per il crack, gli abusi, le torture… e parlo di bambini di 4 anni di sniffano crack e ti parlano come adulti!!! Fino ai 14-16 anni perchè poi o non sopravvivono o diventano ormai nela malavita dei boss incapaci di intendere e volere… Non ho respiro e un grido nell’anima forte un grido che urla…

8 marzo 2010 h,11,00
Ricordo lo sguardo di Cicero, 14 anni di età e da 3 anni in strada. Sguardo nel vuoto. Pelle ed ossa. Ma sempre in ricerca di noi, del nostro ascolto, della nostra attenzione. Ricordo la reazione del proprietario del ristorante che caccia il ragazzino a cui voglio dare un pezzo di pizza. Ricordo… penso… non c’è soluzione. Prego. Anche don Francesco davanti a Chiara è scoppiato. Lei gli ha chiesto “come stai?” “Ma insomma” “Perchè che è successo?” …ed è scoppiato in lacrime. Non ci si può avvicinare davvero a questi ragazzi senza esser raggiunti dal loro dolore e non si può rimanere indifferenti. Se penso a quante stupidaggini viviamo in Italia. I ragazzi, ma anche gli adulti, sono capaci di piangere o lamentarsi per problemi che non esistono come il non avere quel vestito o quel modello di celluare e si perde tempo in giudizi, litigate, incomprensioni, ricerca di autoaffermazione. Il mondo intanto muore. Un bambino, anzi, 150 milioni di bambini di strada vivono veri problemi. Non noi incapaci di ringraziare Dio per avere anche troppo. E a volte ci sentiamo pure di aver fatto del bene dando qualcosa. Ci prendiamo il lusso di sentirci con la coscienza pulita. Tu che hai, tu che sei ricco, non hai altro che restituito quel che devi al fratello povero! Altro che elemosina! Il nostro superfluo qui è essenziale.