venerdì 30 dicembre 2011

Presepi alternativi ed icone discutibili


Il blog Jesus in Love,  che si propone tra i suoi obiettivi quello di farsi portavoce dell'arte e della spiritualità (sic) LGBT, approfittando delle festività natalizie ha lanciato un contest chiamato Q-Nativity o Queer Nativity. Decine di utenti hanno, ovviamente, risposto alla provocazione ed inviato i loro insoliti (queer) presepi pullulanti di personaggi omosessuali. 

Il blog, assolutamente delirante, oltre a sostenere teorie rivoltanti, promuove anche prodotti che hanno dell'incredibile. 
Non potete immaginare, ad esempio, la mia sorpresa quando ho scoperto le icone gay realizzate da un certo frate francescano di nome Robert Lentz
Le discutibili "opere" sono tutte ampiamente commentate...e vi risparmio le traduzioni di tali commenti. Trovate questi obbrobri di seguito:
Jonathan & David
Sergius & Bacchus
Harvey Milk
Perpetua & Felicity
Polyeuct & Nearchus
Brigid & Darlughdach
Boris & George

Perché certi religiosi siano ancora tali rimane un enorme mistero, ma ci appelliamo alle competenti autorità ecclesiastiche.
Tornando ai presepi alternativi, vi consiglio la lettura del seguente articolo di Rino Camilleri intitolato "Nel presepe alternativo Gesù ha due papà".


di Rino Cammilleri
tratto da LaBussolaQuotidiana.it

Su segnalazione di una lettrice, vado a vedere il sito Giornalettismo.com del 27 dicembre 2011 e scopro che un centro sociale bergamasco, detto Paci’Paciana (boh) ha allestito un presepe «provocatorio» (e te pareva…) con due San Giuseppe attorno al bambino e niente Madonna.

Spiegazione dei portavoce: la Sacra Famiglia è una «coppia di fatto» che ha «usufruito delle fecondazione eterologa». E poi, giù con le solite lagne sulla «discriminazione» dei gay che in Italia, poveretti, non godono di una legge che aggravi le pene a chi li molesta. I cosiddetti centri sociali, si sa, sposano tutte le cause dei deboli e degli oppressi, purché siano di sinistra e politicamente corrette. Che ci volete fare, anche il fascismo aveva le sue squadracce che mandava a dare lezioni “a mano” a chi non si conformava. Questo è il motivo per cui in Italia vengono tollerati e addirittura finanziati.

Naturalmente, non possiamo aspettarci alcuno spessore culturale nei «ragazzi» ultraquarantenni che fanno l’antagonismo, la disobbedienza civile, la indignatión e lo spaccatutto di alto valore morale. Altrimenti saprebbero che Maria e Giuseppe erano regolarmente sposati in sinagoga, altro che coppia di fatto. Ma la Fantasia al Potere è sempre stata limitata, ottusa e di nessuna fantasia.

Così, il presepe centrosocialista bergamasco è solo un papocchio con due gemelli (Giuseppe + Giuseppe) a farsi scaldare le terga da un asino e un bue (suggerisco l’aggiunta di un fumetto in cui l’asino dice cornuto al bue). Ovviamente, avendo levato di mezzo l’unica donna del presepe, i «ragazzi» di cui sopra cozzano contro un altro dei capisaldi del politicamente corretto, il femminismo. Ma si sa: nei centri sociali le femmine non hanno mai contato molto: ci avete fatto caso che i loro portavoce e dirigenti sono sempre maschi? Così, anche il loro presepe «alternativo» è maschilista: maschi sono i pastori, maschi i Magi, maschio il Pargolo.

L’unica cosa di genere femminile è la mangiatoia, ma quella per i centri sociali è sempre stata sacra; anzi, è l’unica cosa sacra che abbiano. Pace & bene anche a loro, comunque, perché dimostrano che neanche loro possono togliersi dalla mente quel Bambino: o Lo si ama o Lo si odia. Per gli uomini di buona volontà è una rassicurante Presenza. Per tutti gli altri è un’Ossessione. Come Lui stesso aveva previsto. 

giovedì 29 dicembre 2011

Quelli che...a Natale ignorano il festeggiato




di Tommaso Scandroglio
tratto da LaBussolaQuotidiana.it

Quelli che dicono tutto l’anno che lo Stato è laico, anzi laicissimo e che la religione non deve mettere becco negli affari sociali dovrebbero andare a lavorare a Natale, dato che festa più religiosa non c’è.

Quelli che sono per l’aborto-eutanasia-fivet-contraccezione-divorzio-omosessualità-via-i-crocefissi-dalle-scuole non dovrebbero fare un solo augurio a Natale, perché è appropriazione indebita. 

Quelli che berciano a motivo dell’esenzione dell’ICI a beneficio di alcuni immobili ecclesiastici, dovrebbero andare come volontari la notte di Natale o a Capodanno a servire nelle mense per i poveri ospitate in questi istituti e poi si troverebbero ad usare la bocca per dire altro, forse per una parola di conforto.

Quelli che ogni giorno che Dio manda in terra trovano il modo per fare i mangiapreti non dovrebbero aver nulla da festeggiare sotto Natale perché qui il festeggiato è proprio Colui che perseguitano. 

Quelli che puntano il dito contro le presunte ricchezze della Chiesa, come quel Giuda che rimproverava Gesù perché Maria sprecava olio profumato per i suoi piedi, e poi si dissanguano in regali anche per il proprio cane, a Natale dovrebbero assaporare la ricchezza del digiuno da ogni cosa.

Quelli che sono presi dalla ansia del “Non posso non regalargli niente, che figura ci faccio?”, dovrebbero ricordarsi che il Natale non è la festa dei doni, ma è il compleanno di Chi si è donato per noi sulla Croce. 
Quelli che si consumano nel consumismo, ed escono esausti dalla sbornia natalizia, dovrebbero risparmiare soldi ed energie interiori per il nuovo anno che verrà.

Quelli che dicono “Auguriauguri” tutto di un fiato dovrebbero farsi una semplice domanda: ma auguri per cosa? 

Quelli che vanno a messa solo a Natale perché amano le tradizioni, dovrebbero andarci ogni domenica perché anche questa è una tradizione bimillenaria e perché nella Chiesa c’è la vera Tradizione .


Quelli che pensano all’amante, a come divorziare, ad una seconda possibilità per gli altrettanti secondi 40 anni dovrebbero guardare la mattina di Natale negli occhi il proprio figlio e si accorgerebbero che i pensieri chissà perché hanno cambiato direzione.

Quelli che stanno cercando il perché di questa crisi economica e non lo trovano, dovrebbero lasciare le strade affollate per lo shopping natalizio ed entrare in un Chiesa: scoprendola vuota troverebbero la risposta che cercavano.

Quelli che sono arcistufi di ritrovarsi ogni anno come in un girone dantesco incastrati in quella catena di montaggio fatta di marce forzate all’acquisto coatto, cene con parenti e para-parenti acquisiti in seconde nozze, brindisi, regali senza senso e forse non fatti alla persona giusta, dovrebbero rallegrarsi perché stanno intuendo che il vero Natale è altrove. 

Quelli che a Natale stanno come il 23 aprile o il 12 giugno perché nel loro cuore c’è l’angoscia per una malattia dall’esito infausto, la disperazione per la morte del proprio marito, l’ansia per il figlio che è cambiato tanto e tanto peggio, la preoccupazione per il conto in banca che proprio sotto le feste ha deciso di mettersi a dieta, dovrebbero guardare a quel Bambino braccato da Erode e comprendere che prima di loro anche Dio si è immerso in un mare di dolore ma ne è uscito vittorioso.

Quelli che non sperano più e vedono tutto nero, dovrebbero guardare il nero stellato della notte di Natale che è scintillante di una misteriosa speranza ultraterrena. 

Quelli che pregano, frequentano i sacramenti, sono devoti a Maria, hanno idee sane su tutto, sono pieni di buon senso, ascoltano il Papa, fanno il loro dovere, amano la loro famiglia e sono in buoni rapporti più o meno con tutti, dovrebbero accorgersi che in realtà festeggiano Natale ogni giorno e poi dovrebbero guardare con attenzione una qualsiasi statuina del presepe. Se sono fortunati potranno scorgere il loro stesso viso.


mercoledì 28 dicembre 2011

Rai Due - 26 dicembre 2011 - I Messaggi di Medjugorje




Il sogno natalizio di Antonio Socci


A chi ancora non l'avesse fatto, suggerisco la suggestiva lettura del sogno natalizio di Antonio Socci
Ha dell'incredibile per la ricchezza di particolari e la chiarezza del messaggio. 



Se la Parrocchia adotta un bimbo




di Nerella Buggio
tratto da CulturaCattolica.it

Una famiglia con tre figli, una persona sola che lavora, una gravidanza inaspettata, la data già fissata per un aborto.
Poi qualcosa deve aver spinto quella madre ad andare a parlare con il parroco don Maurizio De Sactis che tutti chiamano “padre Nike”, per via della sua passione per la musica rock e il ballo e il suo abbigliamento sportivo, troppo sportivo, dicono alcuni. 

Quel prete ex scavezzacollo, che sognava di fare il ballerino alla Scala e poi invece è diventato frate e sacerdote, quel prete arrivato da poco alla Parrocchia di Santa Rosa, quartiere Rosa tra i più popolosi di Livorno, e così parla e discuti, si è arrivati al dunque.

Se il problema di questo quarto figlio, sono i soldi che mancano, a far fronte alle spese ci penserà la parrocchia. Punto.

Tutti i giornali titolano “La parrocchia adotta un bambino” e qualcuno che non ha letto nemmeno l’articolo già si strappa le vesti e pensa a una – discriminazione - una parrocchia adotta un bambino e una coppia gay non può farlo? 

Dimenticando che non può essere la povertà, la paura del futuro, la solitudine a causare l’eliminazione di una nuova vita, come con semplicità ci sta testimoniando questo sacerdote che dice di sé: «Sono cotto di Dio. Per questo motivo gli amici mi chiamano Skizzo, è uno pseudonimo che preferisco e che mi sono dato io, skizzato per l’amore per Dio».
Con semplicità e concretezza, don Maurizio, ha offerto a una famiglia la possibilità di diventare custodi di una nuova vita, ai loro tre figli l’esempio di come una comunità possa essere un luogo di sostegno e di compagnia, alla comunità l'occasione per essere in concreto Chiesa e a questo bambino la salvezza da una morte certa.

Che dire, se è possibile a lui dev'essere possibile anche a noi.

Buon Natale!!!

lunedì 26 dicembre 2011

E' più facile dominare chi non crede in niente


Ricordate "La Storia Infinita"? Il film fantastico del 1984 diretto dal regista Wolfgang Petersen ispirato al libro romanzo omonimo di Michael Ende? In questi giorni di Natale, i 3 capitoli della saga vengono tradizionalmente trasmessi in tv.
C'è una scena che voglio riproporvi. 
La prima volta che la vidi non mi impressionò, né mi rimase impressa, mentre oggi ne riscopro tutta la profondità e verità... 
Atreyu interroga Gmork, domandandogli cosa sia il Nulla che minaccia il mondo. La sorprendente risposta dell'oscuro cagnaccio è degna del miglior trattato di anti-ateismo. 

"Il Nulla è il vuoto che ci circonda, è la disperazione che distrugge il mondo e io ho fatto in modo di aiutarlo perchè è più facile dominare chi non crede in niente e questo è il modo più sicuro di conquistare il potere..." (Gmork - La Storia Infinita)



Le preghiere dei nonni che accarezzano il cuore di Dio


Quella che vi riporto di seguito è una delle tante preghiere che mia nonna recita ogni mattina, fin dall'infanzia. Gliela insegnò la mamma, la mia bisnonna, in tempi in cui i genitori si prendevano ancora cura dei propri figli a 360 gradi, anima compresa. 
E voi? Ricordate qualche preghiera dell'infanzia? Ricordate qualche preghiera dei nonni? 
Aggiungete un commento a questo post, inserendo una preghiera.

Va sù anima mia, non sta più,
che ce spetta il Buon Gesù.
'Braccia la croce con dolcezza
Iddio ci dà pace e contentezza.
Ecco Signore, con voi mi voglio levà,
per fa la vostra volontà.
L'occhio, la mente, il cuore. Consacra, Signore, l'affetto mio,
fatemi grazia in tempo di Dio.
Signore vi ringrazio, mi avete fatto cristiano,
mi avete guardato in questa santa notte.
Guardatemi ancora in questo santo giorno,
dal peccato mortale, dai falsi testimoni, dalle lingue cattive di questo mondo.
Datemi la vostra santa benedizione.

domenica 25 dicembre 2011

Facciamo posto a Cristo che nasce


di don Luigi Maria Epicoco
tratto da Parrocchiauniversitaria.it

Gesù nasce a luci spente. E' notte. Per lui non c'è posto in nessuna casa, albergo e rifugio di Betlemme. Per lui niente ostetriche, fiocchi azzurri, parenti e conoscenti. Per lui solo la compagnia di una casa fatta di due travi portanti: Maria e Giuseppe. Gesù viene nel mondo, e il mondo pare guardare altrove, pare troppo preso a fissare lo sguardo distrattamente altrove. Le cose più importanti accadono dentro la nostra vita, ma non è scontato che ce ne accorgiamo. A volte l'ansia del vivere ci fa guardare così altrove, che ci perdiamo l'adesso. Dio non abita l'altrove, Dio abita l'adesso. Gesù è nato ora, non ieri, o domani, ma ora. 

Il Natale non è fare finta che Gesù venga nel mondo come in una favola che ti commuove, ma è aprire gli occhi una volta per tutte sul fatto che Egli abita tutti i presenti della storia, tutti gli "ora" della nostra vita. Dio è adesso. Gesù è qui. E' cronaca, non racconto per bambini. E' ovunque c'è qualche Maria e Giuseppe disposti a volersi bene, e a offrirgli un punto di appoggio. Dio, per venire nel mondo, non  ha bisogno di qualcosa, ha bisogno di qualcuno. Si rende bisognoso di me e di te. Adesso. 

E noi chi siamo: Locande chiuse, Case sbarrate, Ospedali saturi, Betlemme indifferenti? ...O siamo Maria e Giuseppe? Decidiamolo. Ora.

Su Repubblica, l'ateo Scalfari vuole insegnare "il senso della vita secondo Gesù", ed il card. Martini approva


di Luisella Saro
tratto da Culturacattolica.it


Che Eugenio Scalfari sia pieno di sé non è una novità. Che sia lui a spiegarci, nell’articolo di spalla di oggi, su Repubblica, qual è “il senso della vita secondo Gesù” francamente, però, è troppo e il troppo stroppia. O fa ridere. 

Ma figuriamoci se i suoi “fedelissimi” fan notare, al loro padreterno, che un ateo che scrive a pagina 50 di non avere fede “e neppure sente il bisogno di cercarla” forse sarebbe opportuno lasciasse ad altri certe tematiche. Niente da fare. Tutti ossequiosamente zitti, quelli di Repubblica, e lui libero di titolare così il suo ‘pezzo’ di oggi e, sotto il titolo, piazzarci la sua bella firma.

Ricapitolo, così chi pazientemente mi sta seguendo, senza spendere inutilmente un euro potrà lavorare d’immaginazione. I lettori della “nuova bibbia formato tabloid”, oggi, vigilia di Natale, hanno modo di scoprire qual è “il senso della vita secondo Gesù”. Ipse explicavit…Babbo Natale, e cioè Eugenio Scafari il barbuto.

Siccome titoli, occhielli, impaginazione, immagini non sono casuali, l’occhio… parte da lì. E così a pagina 50 si legge: “Dialoghi. Eugenio Scalfari e il cardinale Martini ragionano sui nodi che stringono fede ed esistenza terrena. Da due punti di vista partiti da premesse diverse cercano nella giustizia nella carità e nel perdono una prospettiva comune”. E ancora, in grassetto, nelle due pagine che raccontano il colloquio tra il giornalista e il cardinale: “Martini: Il dubbio mi tormenta sempre, fa parte della nostra condizione di uomini e non di angeli. Chi non si cimenta con esso, crede in maniera poco intensa”. Un Martini qui e lì virgolettato in grassetto, specie quando le sue affermazioni sono in linea con il relativismo sbandierato ogni santo giorno come dogma dal gruppo editoriale Espresso. Non fosse sufficientemente chiara l’idea del prelato, è lo stesso Scalfari a spiegare ben bene il concetto. 

Raccontando di quando, nel 44, con Roma occupata dai nazisti, ventenne ha trovato rifugio insieme ad un altro centinaio di giovani nella Casa del Sacro Cuore dove i gesuiti tenevano gli esercizi spirituali, scrive: “Ricordo queste vicende personali per dire che i gesuiti che conobbi non somigliavano in nulla a Carlo Maria Martini. Erano molto accoglienti e amichevoli, ma piuttosto arcaici nel loro modo di considerare la religione; Martini invece è pienamente coinvolto nella modernità di pensiero”. Armonia perfetta, insomma. E infatti, se qualcuno si chiede che ci faccia uno Scalfari ateo e anticlericale a colloquio dal cardinale Martini, ecco la risposta. “Siamo sulla stessa lunghezza d’onda, ci sentiamo in sintonia l’uno con l’altro e il motivo probabilmente è questo: ci poniamo tutti e due le stesse domande: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. (…) Le nostre risposte spesso differiscono ma talvolta coincidono e quando questo avviene per me è una festa e spero anche per lui”.
Che le risposte arcinote di Scalfari alle domande “chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo” coincidano con quelle di un qualunque cardinale fa accapponare la pelle e verrebbe da pensare che l’ex direttore, ormai di una certa età, possa magari aver travisato il senso del discorso del religioso con cui dialoga, ma attenzione: nell’intervista di oggi – lo scrive il giornalista – c’è l’imprimatur di Martini, che ha letto e riletto tutto il testo. Niente equivoci… sic!

E allora, quale sarebbe “il-senso-della-vita-secondo-Gesù-secondo-Scalfari”? Ecco, di nuovo, un aiutino dal titolo. “Eros e amore. Il senso della vita nelle parole di Gesù”: spiegazione sintetica del teologo Babbo Natale. 

Per gli analfabeti e/o per chi non fosse all’altezza delle elucubrazioni filosofico-dogmatiche di pagina 50 e 51, in alto, grandissimo, il dipinto di Tiziano Amor sacro e Amor profano del 1515, custodito presso la galleria Borghese di Roma. Biblia pauperum Republicae.

E così, in questo articolo della vigilia di Natale, mentre la Cristianità si appresta a re-incontrare il Verbo che si fa Carne, ecco un’altra “sparata” di Scalfari che rende risibile l’idea di Dio di farsi Uomo e di condividere, in tutto, la nostra umanità. Così scrive il dottissimo: “Io penso che la vita sia cominciata da un essere monocellulare e poi sia andata vertiginosamente avanti secondo l’evoluzione naturale. Noi abbiamo una mente riflessiva che ci consente di pensare noi stessi e di vedere le nostre azioni, ma nell’economia dell’Universo siamo un piccolo evento: così è nato il mondo e noi tutti e così scomparirà. A quel punto nessun’altra specie sarà in grado di pensare Dio e Dio morirà se nessun essere vivente sarà in grado di pensarlo. Noi non siamo una regola, noi siamo un caso”. Se qualcuno si aspetta, a questo punto, che il cardinale interrompa il logorroico delirio scalfariano, si sbaglia. Imprimatur anche su questo. 

Per quale ragione duemila anni fa Dio abbia deciso di assumere la condizione di un “piccolo evento”…bisognerebbe forse chiederlo a Scalfari, perché Martini non lo dice. Nemmeno ora che è Natale.

Ha invece qualcosa da dire (e da ridire) sulla Trinità e sui Santi, il cardinale, che così si esprime: “La Trinità è Dio-comunione. Il Figlio è la Persona con cui il Padre si manifesta agli uomini. Forse il modello ‘ontologico’ con cui si è pensata la Trinità fino ad oggi dovrebbe cedere il passo al modello ‘relazionale’ che aiuterebbe meglio anche il dialogo orizzontale. Quanto ai Santi, non sono solo intermediari tra noi e Dio ma anche testimoni del bene e forse la Chiesa ne ha canonizzati troppi”.
Se lo dice lui…

Siamo così arrivati al dunque. “Il senso della vita nelle parole di Gesù” ascoltate (?) da Scalfari che – bontà sua – le spiega a noi comuni cattolici, non poteva infatti non comprendere due “cosine” sulla Chiesa. “Scalfari: Forse è troppo istituzione. Martini: Forse è troppo istituzione. Scalfari: Forse è troppo dogmatica. Martini: Direi in un altro modo: l’aspetto collegiale della Chiesa è stato troppo trascurato. Secondo me questo punto andrebbe profondamente rivisto”. 
Esempio di collegialità? Il “duetto” Scalfari-Martini su Repubblica, il 24 dicembre 2011. Magari poco ortodosso, ma sufficientemente “moderno” e quindi… perfetto.

Ed ecco la conclusione: i due che si salutano, il cardinale che dice che prega spesso per Scalfari, Scalfari che gli risponde che lo pensa molto e che quello è il suo modo di pregare. 
“Lui si avvicina al mio orecchio”, scrive infine l’ex direttore di Repubblica, “e con un filo di voce dice: ‘Prego per lei, e anch’io la penso spesso’, sorride e mi stringe la mano. Forse voleva dire che pensare l’altro è più che pregare. Io almeno l’ho capito così”.

No, egregio direttore. Per un cristiano pensare l’altro non è più che pregare; è vero esattamente il contrario, poiché la preghiera è la forma più alta di bene che un essere umano possa dimostrare ad un altro essere umano. Sempre che lo consideri qualcosa di più di un essere monocellulare… evoluto. 

Sa una cosa, egregio direttore? Se ha preso questo abbaglio rispetto alla preghiera, figuriamoci su tutto il resto! Abbia pazienza, ma “il senso della vita secondo Gesù” spiegato da Babbo Natale ci convince davvero poco, anzi per niente.


sabato 24 dicembre 2011

Facciamo nostro questo pensiero.... Buon Natale!



«A Betlemme cerco te, Madre; ti cerco con la tenerezza e la dolcezza del mio essere nato totalmente da te, per gustare con te il natale della mia consacrazione. Vedo nella tua mangiatoia la mia realtà benedetta, nata per essere pane. Devo imparare dal tuo Figlio... nato per essere pane, nato per essere cibo, nato per pascere un popolo di umili...

Madre, ora che sono nella mangiatoia, ora che sono accolto dal tuo sguardo materno, mentre mi contempli come frutto delle tue viscere, benedicimi... Benedicimi, perché sono tuo figlio, nato da te; sono tutto del tuo Gesù, perché nato da te; sono consacrato, perché nato da te; sono tutto dei fratelli, perché nato da te. Sei la mia Mamma: donami la benedizione di Mamma.

Ti adoro, Verbo fatto carne in questo mistero del Natale, perché ti vedo piccolo e fragile come me, bisognoso di una mamma.
Vero Pane disceso dal cielo, ti mostri oggi velato dalle “fasce” del Pane eucaristico. Lì sei Agnello di Dio, come a Betlemme. Sei sempre Pane di Mamma. Sei sempre Pane nascosto nella mangiatoia.
Ti cerco nel segno.

Ti adoro nel segno.

Boccone che sfama, che contiene ogni dolcezza... Più ti guardo, più divento sacerdote, più divento pane...
Più ti guardo più ti sento parte di me... vita della mia vita... perché sei Pane di Mamma! Senza di lei non sarei sacerdote, non sarei pane. Sarei un attivista, un organizzatore, un sovvertitore di folle, un mestierante: tutto, meno che sacerdote e pane.

Gesù, fa’ che impariamo alla scuola di Maria la lezione della tua povertà, semplicità, umiltà, debolezza, del tuo essere pane...

A Betlemme divento piccolo, semplice, vero, cioè quello che i fratelli vogliono che io sia. 
Madre donami ai fratelli come sono, donami sacerdote vero e coerente, donami pane...
perché tutti possano scoprire “il segno”: un Bambino avvolto in fasce, deposto nella mangiatoia, e adorarlo».


(p. Natale Merelli)

Immagine subliminale sul pacchetto delle Fonzies


Questa sera stavo sgranocchiando un mini pacchetto di Fonzies, quando lo sguardo mi finisce sul retro della bustina. Incuriosito dalla vignetta di sinistra la osservo con maggiore attenzione...e...cosa vedono i miei occhi? Un messaggio subliminale visivo esplicito
Un ragazzo porge il dito indice ad una ragazza che con labbra languide sembra gradire l'offerta. Questa scena ne richiama una seconda poco più in alto. Si tratta della nuvoletta che parte dalla testa della fanciulla. 
Quelle che in apparenza potrebbero apparire come due semplici patatine Fonzies dalla classica forma bitorzoluta, rappresentano in realtà le sagome di una coppia vis-à-vis. 

Di seguito alcune immagini eloquenti.



Ora che nella nuvoletta avete riconosciuto le due sagome, osservate con maggiore attenzione... 
Non vi sembra che l'immagine di destra, quella del ragazzo, abbia qualcosa di insolito? 
Sembra anche a voi particolarmente felice di vedere la formosa ragazza? A quanto pare si.

Ovviamente la presenza di messaggi subliminali sessuali in prodotti alimentari di largo consumo non è una novità, come potete leggere in questo articolo.


venerdì 23 dicembre 2011

Una voce di silenzio sottile


1Re 19,12 qôl demamah daqqah è ciò che sente Elia sull'Oreb quando fermo alla presenza del Signore attende una Sua manifestazione. 
Non il mormorio di una brezza leggera, come impropriamente viene tradotto il versetto, ma una VOCE, qôl, una voce reale e potente come sa esserlo solo la voce di Dio. 

Questa voce, è demamah, ovvero al contempo silenziosa e silenziatrice
Riduce al silenzio, calma "ammutolisce"(Cf Salmo 107,29) gli elementi impetuosi manifestatisi in precedenza. Il terremoto, il vento, il fuoco, considerati presso i popoli pagani manifestazioni divine, vengono ammutoliti dalla Voce silenziosa di Dio. Questo particolare paradossale denota una profonda verità. 
Nel silenzio, la voce di Dio è udibile perché proferita da un Vivente, mentre le divinità inesistenti tacciono sconfitte. 

Ascolta Israele, ascolta Elia, ascolta tu che stai leggendo, ascolta la Voce sottile di silenzio che parla al tuo cuore. Ascolta ciò che Egli ha da dirti, saranno parole di vita eterna.



I due pericoli che insidiano la nuova evangelizzazione


Ha detto p.Raniero Cantalamessa nella seconda Predica di Avvento:

[...]Lo sforzo per una nuova evangelizzazione è esposto a due pericoli.
Uno è l'inerzia, la pigrizia, il non fare nulla e lasciare che facciano tutto gli altri.
L'altro è il lanciarsi in un attivismo umano febbrile e vuoto, con il risultato di perdere a poco a poco il contatto con la sorgente della parola e della sua efficacia.  
Si dice: ma come starsene tranquilli a pregare, quando tante esigenze reclamano la nostra presenza, come non correre quando la casa brucia? E' vero, ma immaginiamo cosa succederebbe a una squadra di pompieri che accorresse a spegnere un incendio e poi, una volta sul posto, si accorgesse di non avere con sé, nei serbatoi, una sola goccia d'acqua. Così siamo noi, quando corriamo a predicare senza pregare. 
La preghiera è essenziale per l’evangelizzazione perché “la predicazione cristiana non è primariamente comunicazione di dottrina, ma di esistenza”. Fa più evangelizzazione chi prega senza parlare che chi parla senza pregare. [...]

giovedì 22 dicembre 2011

Mariano Rajoy giura davanti al crocifisso


Il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri spagnolo, Mariano Rajoy, ha giurato nel palazzo della Zarzuela, residenza abituale dei re di Spagna, con la mano destra sulla Bibbia e la sinistra sopra un esemplare della Costituzione del 1978. Sul tavolo, ben visibile davanti alle macchine fotografiche, un testimone muto ma eloquente: il crocifisso
Alla faccia del suo predecessore, José Luis Rodriguez Zapatero, che a suo tempo aveva optato per la promessa (e non per il giuramento).
Sono notizie che ci rinfrancano. Il crocifisso è infatti tornato ad avere un ruolo pubblico.


L'Albero di Natale? Un simbolo cristiano




Pietro Barbini su L'Ottimista ha recensito un libro di Mariolina Coghe intitolato “Perché facciamo l’albero di Natale? Scrutatio guidata sull’albero” (Roma, Co.Art, dicembre 2011). Nell'articolo si legge che:
...il primo Albero di Natale fu allestito presso le popolazione germaniche nel 724 da San Bonifacio, che addobbò un abete appoggiando delle candele accese suoi rami. San Bonifacio, vescovo e martire, inglese di nascita, fu l’iniziatore dell’evangelizzazione delle popolazioni pagane in Germania. 
Tra le molte disavventure del Santo, si narra che proprio nel periodo dell’Avvento ebbe modo di fermare un sacrificio umano, consuetudine adottata dalle popolazione pagane dell’epoca per propiziarsi gli dei. 
Tradizione voleva che i sacrifici avvenissero sotto una gigantesca quercia, che la popolazione venerava in quanto credeva possedesse lo spirito della loro divinità. 
San Bonifacio, fermato il sacrificio in corso, preso da ardente fervore abbatté con un’ascia l’enorme quercia. Dopodiché catechizzò la popolazione riassumendo la vita e le opere di Gesù di Nazareth, dalla nascita alla resurrezione, e annunciando la venuta di Cristo. 
Dietro la grande quercia abbattuta ci stava un Abete e San Bonifacio, finita la sua catechesi, fece disporre sui rami dello stesso, durante tutto il periodo di Natale, delle candele accese a simboleggiare la discesa dello Spirito Santo sulla terra con la venuta del “bambin Gesù”. 
Da quel giorno in poi, molto lentamente, la tradizione dell’albero di Natale cominciò a varcare i confini della Germania fino a diventare una consuetudine natalizia globale; con il tempo però è andato perdendosi il vero significato di tale “gesto”. Non è un caso, infatti, che l’albero sia proprio un abete. 
L’abete, infatti, è un albero sempreverde. Quando le altre piante nel periodo invernale muoiono, perdono le foglie, si seccano i rami, l’abete rimane vivo, forte e bello. Il sempreverde nella simbologia cristiana rappresenta l’albero della vita, l’albero della salvezza. L’albero che dà riparo, protezione e speranza, ovvero, Cristo.


Azzurro e rosa: due colori politicamente scorretti.


C'erano una volta il principe azzurro e la principessa di rosa vestita, i reparti delle giocattolerie per bambini e quelli per bambine. C'erano, per l'appunto, perché come scrive Antonella De Gregorio sul CorSera si fa strada una certa corrente di pensiero desiderosa di combattere l'“apartheid” dello shopping, favorendo, sopratutto tra i bambini, spazi dove ciascuno di questi "possa essere (al contempo) guerriero e principessa".

Nell'era del politicaly correct, anche un reparto "specializzato" può urtare eccessivamente la sensibilità dei bambini. D'altronde lo dicono anche gli studiosi, quelli pagati dalle lobby omosessualiste, che gli stereotipi nuocciono gravemente alla salute dei pargoli! E allora, bando agli eccessi di blu per i maschietti e di rosa per le femminucce, tutte cose che fanno deviare da una posizione "articolata all'interno dei generi"!

Così, grandi catene di giocattoli, come la Hamleys, che nel cuore di Londra gestisce una struttura di sei piani, hanno deciso di correre ai ripari, mettendo fine, una volta per tutte, alla tradizionale divisione del settore ludico, e di conseguenza ad anni di certezze topografiche. Niente più piano rosa e piano blu, giudicati troppo discriminanti, al loro posto ecco delle belle targhe bianche, neutre, con su scritti solo i tipi di giocattoli in vendita.

Risultato? Le lobby omosessuali gioiscono per l'ulteriore traguardo raggiunto, ed i bambini, con i loro genitori al seguito, non sanno più dove trovare i giocattoli.


P.S. Consigliamo all'Hamleys Toy Shop di togliere dal loro sito le due voci TOP GIRLS e TOP BOYS (vedi foto). Non vorrei che si creassero problemi contrattuali con le lobby amiche, o peggio ancora che qualche coppia omosensibile con figli a carico (vedi Elton John e consorte)  denunciasse il negozio.
Non basta, infatti, inserire un both (tra boy e girl) nel menù Gender del Toy finder per dormire sonni tranquilli!



Glynn Cardy il reverendo che vuole emulare Oliviero Toscani


tratto da LaBussolaQuotidiana.it

di Rino Cammilleri
titolo originale: Il poster blasfemo sfregiato dai cattolici 

Il reverendo anglicano Glynn Cardy, di Auckland (Nuova Zelanda) deve aver frequentato la scuola del nostro Oliviero Toscani, il fotografo che ha inventato i poster «che fanno discutere». 
Dice il Corsera.it del 20 dicembre 2011 che ci aveva già provato due anni fa, appendendo in bella vista fuori della sua chiesa un’immagine di San Giuseppe a letto con Maria e la scritta «Povero Giuseppe, è duro seguire Dio». Visto che la «provocazione» non aveva sortito alcun aumento dei frequentatori della sua chiesa, ora ci ha riprovato con un poster in cui la Madonna legge il test di gravidanza e scopre con stupore di essere incinta.

Ma sono arrivati i cattolici tradizionalisti e l’hanno strappato. L’autore materiale del gesto ha dichiarato che lo farà di nuovo, se il reverendo oserà riprovarci. Poi, correttamente, il gruppo (ben cento persone) si è inginocchiato davanti alla chiesa di Cardy e ha intonato preghiere di riparazione. A seguire, il solito copione: distinguo e presa di distanze dall’insano gesto da parte dei cattolici neozelandesi non tradizionalisti, rammarico del reverendo anglicano che, poverino, non sa più cosa inventare per tamponare l’emorragia di fedeli, silenzio dei vescovi. Tutto déjà vu. Il portavoce degli iconoclasti ha detto che la chiesa del reverendo Cardy, St. Matthew's in the City, «è gestita da un gay e da una lobby femminista. Il che non ci stupisce, visti gli indirizzi generali dell’anglicanesimo nel mondo. Cardy, da parte sua, ha detto ai giornalisti di aver voluto solo, con quel cartellone, «stimolare la riflessione dei fedeli». Ma è riuscito soltanto a moltiplicare esponenzialmente i contatti su Facebook e far fare il giro del mondo alla sua trovata.

Se avesse consultato il suo maestro Toscani, questi gli avrebbe rivelato che con tali sistemi lui non è mai riuscito a far vendere un maglione Benetton in più. Infatti, certe cose fanno aumentare le parole dette e scritte, ma non le vendite né i fedeli. Per quanto riguarda i cattolici tradizionalisti neozelandesi, poi, ci sentiamo di suggerire loro, per il futuro, di lasciar correre: gli anglicani hanno già di suo una fortissima propensione al suicidio etnico e conviene augurar loro, come dicono i siciliani, «acqua davanti e ventu darrè» (acqua davanti e vento dietro, così la barca a vela va più veloce verso le lontananze).

Gli anglicani, con le loro alzate d’ingegno, si stanno provocando un’apocalittica emorragia verso il papismo, tant’è che Benedetto XVI, che non sa più dove mettere i convertiti, ha dovuto escogitare l’Anglicanorum coetus per disciplinarne l’ingresso. Il reverendo Cardy deve essere anche un fan di un altro italiano, il film-maker Nanni Moretti. Di lui è infatti la celebre frase: «Orsù, continuiamo a farci del male». 


mercoledì 21 dicembre 2011

Un Uomo innamorato di Dio.....


E' un video amatoriale registrato in una delle ultime uscite di Don Tonino Bello, prima della sua morte, in cui accoglie agli ordini minori due candidati. E' un video che fa riflettere chi si appresta ad un percorso vocazionale, chi è in ricerca vocazionale e tutti i giovani che nel loro cuore sentono il fuoco dello Spirito che conduce a Cristo, per riflettere sul grande dono della vita e della vocazione. Sono parole sante di un uomo che prima di predicare, viveva il Vangelo!

martedì 20 dicembre 2011

Là dove il dolore si nasconde, cresce la madreperla della vita


Da Parresia, il blog di don Luigi Maria Epicoco

"Là dove il dolore si nasconde, cresce la madreperla della vita" (A. D'Avenia)

A pochi giorni dal Natale sono costretto a ricordarmi che Dio non si fa bambino nel candore dei presepi sotto i nostri alberi. Dio si fa bambino di notte, quando non c'è luce, quando c'è la confusione delle paure, quando nessuno ti apre la porta per farti entrare a riposare, quando tutto sembra navigarti contro

Il mistero del Natale non è il trionfo dei sorrisi, ma il trionfo della vita che nasce nonostante il buio all'intorno. Eppure è proprio al buio che si apprezza il valore della Luce. E' solo lì che capisci che la vita è una cosa seria, e non basta cambiare nei propositi, bisogna cambiare nei fatti, accettando di essere anche noi porzione di buio e desiderio di luce. 

Il dolore è l'unica cosa che abbiamo per accogliere la gioia. Solo una mancanza può far spazio a una pienezza. Benedetta sia allora anche la mancanza.

Il comunismo che combatte tutte le religioni tranne la propria


Tutti i regimi comunisti, facendo guerra alle religioni e negando il trascendente, hanno di fatto sostituito la fede in Dio con  quella più materialistica e "strategica" per il Leader di turno. Ce lo insegna, in questi giorni, la Corea del Nord, uno degli ultimi baluardi del comunismo stalinista nel mondo, con le sue processioni funebri di massa, i suoi mausolei, il suo culto dei morti.

Quando Dio viene estromesso dalla vita di una persona, ecco che subentrano altri dei a colmare il vuoto lasciato dal Grande Assente. Questi dei però, siano essi ideologie piuttosto che persone, quando crollano, provocano inevitabilmente un effetto destabilizzante. E allora comprendo le reazioni esagerate e disperate della popolazione, che, forzature a parte, ne rappresentano la logica conseguenza.

Mi chiedo se, alla luce di questo, abbia ancora senso parlare di regimi atei, quando anche le pietre sanno che dietro l'ateismo di facciata si nasconde un'incredibile iper-religiosità. Se questo non fosse vero, allora, come si potrebbero spiegare le autentiche "adorazioni", spinte fino al paradosso, del popolo nord-coreano? 






Le immagini sono eloquenti! Non è la tristezza provocata dalla perdita di una persona cara, è molto di più! E' la disperazione di un popolo che ha perso l'ennesimo punto di riferimento, il senso del proprio essere, in una parola, il proprio dio vivente. Un popolo che continuerà ad adorare, a rimpiangere e a prestare culto ai suoi Leader eterni. Come si fa da decenni a Pyongyang, nel mastodontico Mausoleo contenente le spoglie mortali, imbalsamate, del Presidente eterno, Kim il-Sung.

In un Paese paradossale qual'è la Corea del Nord, dove si predica l'odio agli Stati Uniti e si mangia ai fast-food, infatti, anche la religione negata assume le forme di un'insopportabile superstizione.

Non ci si deve stupire, allora, se nell'intollerante Paese comunista si costringono i visitatori del Mausoleo di cui sopra a compiere rituali catartici gnosticheggianti, finalizzati alla perfetta venerazioni delle spoglie del feroce dittatore (come si può leggere in questa testimonianza).
E' tutto perfettamente logico, perché come diceva C.K.Chesterton: “Quando l'uomo smette di credere in Dio inizia a credere a tutto”.



L'Anti- Natale nella casa del Grande Fratello...



Durante il 1300, in una situazione di crisi economica,sociale e culturale, Boccaccio scrive il Decamerone.  Il libro narra di un gruppo di giovani, sette donne e tre uomini, che trattenendosi fuori città per quattordici giorni (il titolo indica i dieci giorni in cui si raccontano le novelle e non i quattro in cui ci si riposa), per sfuggire alla peste, che imperversava in quel periodo a Firenze, raccontano a turno delle novelle di taglio spesso umoristico e con frequenti richiami all'erotismo bucolico del tempo. Per quest'ultimo aspetto, il libro fu tacciato di immoralità o di scandalo, e fu in molte epoche censurato o comunque non adeguatamente considerato nella storia della letteratura.

Oggi non siamo molto lontani da questa realtà. Il neo-Medioevo che si sta vivendo, ci offre lo spettacolo di alcuni giovani, scelti da tutta Italia, che si ritrovano in una casa a vivere un'esperienza di isolamento o quasi dal mondo per un periodo più o meno lungo, dove non hanno niente di meglio da fare che litigare, amoreggiare, mangiare e dormire, sotto gli occhi di milioni di persone incollate alla TV, o connessi h24 su internet per non perdere neanche un minuto dello spettacolo.  Quale peste spinge oggi i giovani ad amare tutto ciò? 
E sarebbe anche accettabile, (facendo uno sforzo madornale...), se però non si andassero ad intaccare anche quei  residui di valori umani e religiosi che ci sono rimasti.
Perchè anche in questa "casa", in questa "famiglia", post-modernistica o per meglio dire NEO-MEDIEVALE, si festeggia il Natale e non ci sarebbe nemmeno da meravigliarsi della modalità, considerando i personaggi coinvolti, se, a farne le spese non fosse il numero di persone grandi e piccini che assistono a questo spettacolo e lo fanno proprio.

Come si festeggia il Natale nel Grande Fratello? Vediamo cosa dice a riguardo il Corriere della Sera....

"Clima natalizio con striptease maschile nella Casa del Grande Fratello. La serata, con in studio Sabrina Ferilli come ospite, è stata caratterizzata dai classici del Natale, rivisti e corretti con un pizzico di provocazione. I ragazzi del Gf 12 hanno infatti improvvisato un balletto in costume da Babbo Natale, conclusosi con un audace spogliarello. A torso nudo e in slip rossi, hanno divertito le ragazze e il pubblico in studio.  Poi Alessandra Amoroso che ha intonato con gli inquilini di Cinecittà le note di White Christmas e, tra lo stupore generale, si è tuffata in piscina: "È fantastico, non potevo non farlo".



Quali sono i "classici del Natale"? Non sono forse sempre stati la gioia, la famiglia, il perdono, i bambini, e anche l'innocente Santa-Claus che porta i doni? Quanti non ricordano con un pizzico di nostalgia quei momenti? Ma il Natale non è il Cristo che nasce? Non è simbolo di redenzione, di VITA?

Senza nemmeno accorgecene stiamo imparando a festeggiare l'ANTI-NATALE.....

L'Angelo di Alfredino


tratto da IlSussidiario.net
di Alessandro Banfi

Ci sono storie che non finiscono mai. Trent'anni dopo la storia di Vermicino, paesino vicino a Velletri, ad un passo da Roma, dove un bambino era caduto in un pozzo, che poi era profondo 60 metri, fa ancora riflettere. Commuove. L'altro giorno a “Domenica Cinque” era ospite Angelo Licheri, il volontario che si era calato nel pozzo per salvare la vita del piccolo Alfredino Rampi. Licheri è anziano e malato, senza un gamba, non ha ancora trovato pace con se stesso. Ha detto: “Se tornassi indietro, non lo rifarei”. Che cosa lo tormenta a distanza di più di trent'anni? "Non rifarei quello che ho fatto perché sono molto sensibile.

Oggi poi, sono malato e proprio non potrei farlo. Non so cosa ho fatto per meritarmi questa vera condanna”. Pena ancora spesso a quello che è successo. Licheri ebbe l'amaro destino di essere l'ultimo che provò davvero a salvare quel bambino. Si conquistò l'amore di una Nazione, perché il suo fu un gesto generoso e disperato, quando tutte le soluzioni tecniche, dei grandi macchinari e delle grandi istituzioni, erano ormai esauste. Avevano fallito. Lui, uomo sardo di campagna e di missioni impossibili, magrissimo e agile, scese in quel buco per tutta la sua profondità fino a raggiungere il piccolo Alfredo. Ma non riuscì a strapparlo alle tenebre della morte.

Licheri ha raccontato di aver sognato per anni quegli attimi e quel corpo già quasi senza forze, il fango, l'impossibilità di tirarlo su... E' stato lui a dare ad Alfredino l'ultima carezza. E' stato lui a vederlo ancora vivo per l'ultima volta. 

Un Angelo che tutti speravano portasse il miracolo nel pozzo, si limitò a dare l'ultimo conforto. E tuttavia oggi Licheri è ancora tormentato, come se non avesse fatto pace con se stesso. Pesa troppo la frustrazione di non avercela fatta. Licheri si sente segnato da quel fallimento sotto i riflettori, dove pure passò alla storia come eroe anonimo. Uno che rischiò la sua stessa vita per generosità. Ha detto ancora in tv domenica: “Persino i miei figli mi hanno rimproverato per non aver pensato che sarei potuto morire". 

Speriamo che Licheri trovi pace. Fece benissimo allora e fa male oggi a disperarsi. E' stato uno strumento e ha impegnato tutto se stesso nella lotta contro il male. Ma quella storia dimostrò anche con non sta a noi decidere il destino. Licheri fu la proiezione dell'amore di un intero popolo verso un bambino, che lo rese comunque un simbolo positivo.
Che la Grazia di un altro bambino, quello del Santo Natale, porti anche a lui adesso pace e luce.






lunedì 19 dicembre 2011

In una notte come tante - Io Credo RnS 2011


October Baby. La vita di Gianna Jessen diventa un film


Ho appena letto con gioia dal sito dell' UCCR che la commovente storia di Gianna Jessen, la donna scampata all'aborto, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa è diventata un film. 

L’industria cinematografica ha voluto portarla sul grande schermo in un film, che uscirà nelle sale a marzo 2012, intitolato “October Baby” .

La pellicola dispone già di un portale (http://octoberbabymovie.net/), di una pagina di Facebook e di un trailer di promozione.

Vietato dire Natale E' l'ultima follia del politicamente corretto


Un articolo sulla scomparsa del termine Natale, dalle scuole, dalle affissioni e dai biglietti di auguri in nome del politicamente corretto. Da leggere!


tratto da IlGiornale.it
di Luca Doninelli 

La storia è vecchia, e a poco servirebbe lamentarsi della cattiveria dei tempi. Già lo diceva Charles Péguy: i tempi sono sempre stati cattivi. Il nostro, semplicemente, non fa eccezione.
Sembra che espressioni come «Vacanze di Natale», «panettone natalizio» o perfino «Buon Natale» non si debbano più usare. Unica deroga: i film con Boldi, De Sica & co., ultimo baluardo, verrebbe da dire, del cattolicesimo in questa società senza dio.
Ma provate a dirlo in una scuola elementare italiana - e non di quelle di periferia, piene di figli di immigrati di altre religioni, no: parlo delle belle scuole ricche del centro. Provate a proporre di allestire una bella «recita di Natale». Subito spunta questa cosa che non si trova mai da nessun’altra parte: la «sensibilità» di chi appartiene ad altre religioni.

Non si può offendere la sensibilità di chi non la pensa come noi. Il bello è che della sensibilità di norma non importa niente a nessuno, mai, in nessuna occasione. Tranne questa. Ma queste cose succedono in realtà da ben prima del primo flusso migratorio, da ben prima che l’espressione «politically correct» facesse la sua comparsa.
A nessuno, s’intende, viene impedito di credere in ciò che vuole. L’anima non si nega nemmeno ai cani. Il problema è il corpo, non l’anima. Finché l’anima non ha anche un corpo, non può minacciare nessuno.

Gesù Cristo, però, venne nel mondo per mettere in pericolo il mondo, «questo» mondo, e la prima cosa che fece - prima di tutti i miracoli e di tutte le parabole, prima della predicazione e della Passione - fu di avere un corpo, anzi: di «essere» un corpo, quel corpo lì, che fu dapprima allattato da sua madre come tutti i bambini, e che poi tornò, cadavere, tra le braccia della stessa madre, dopo essere stato crocefisso.

Fu quel corpo a mettere in crisi un mondo che di predicatori e divinità ne aveva fin troppi, un mondo tollerante, al quale un dio in più non avrebbe fatto né caldo né freddo, e che anzi per difendere la «sensibilità» dei cristiani sarebbe forse stato anche disposto a difenderli dalla furia un po’ rozza del popolo al quale il Nazareno apparteneva. Con un po’ di diplomazia, forse, Pilato (che non era granché come politico) avrebbe assunto un’altra posizione, i margini c’erano.
Ma questo nuovo dio, com’era diverso dagli altri! Non solo aveva un corpo, ma voleva che la nuova fede avesse anch’essa un corpo: una comunità di persone in carne e ossa, con una propria identità, una propria antropologia, una propria idea del rapporto con il potere, una propria idea dell’educazione dei figli, e così via.
A questo nemmeno i Romani erano preparati. Professare una fede è una cosa, edificare una chiesa su suolo pubblico è un’altra. Ora, il moderno Stato europeo non è molto diverso. Tollera tutti (anche perché non ama nessuno) ma il corpo è soltanto il suo. Sopporta le religioni unicamente in virtù della loro forza, ma appena queste s’indeboliscono comincia a mostrare i muscoli.

Una mia amica, anni fa, faceva catechismo ai bambini di una parrocchia del centro di Milano. In una delle prime lezioni chiese a questi ragazzini sui dieci anni cosa fosse la Pasqua. Nessuno rispose. Chiese allora se sapevano cos’è il Natale. Ci fu un paio di risposte vaghe, timide. Chiese infine che cos’è Halloween, e tutti seppero rispondere con precisione.

Da questo piccolo episodio ho tratto una mia morale, che forse può essere utile al lettore. Alla gente bisogna dare qualcosa. Una vincita alla lotteria, o a un concorso canoro, oppure al gratta-e-vinci. E poi vacanze al mare, ai Tropici, oppure sulla neve. E poi le tradizioni un po’ favolose, qualcosa su cui fantasticare, le fate, gli elfi, Babbo Natale, il Principe Azzurro. Un sano divertimento senza corpo, tutto anima, tutto innocenza allegra e piena di tenerezza («dolcetto o scherzetto!»).

Questo è ciò che piace all’Impero. E non tiratemi in ballo i musulmani o i buddisti, che non c’entrano, anche se c’è sempre qualche babbeo che, fraintendendo il problema, se la prende con la parte sbagliata.
Chiamatelo stato, chiamatelo impero, chiamatelo mercato: è sempre una forma di controllo, di uniformazione, una livella che, a differenza di quella di Totò, interviene prima della morte, affinché siamo tutti cadaveri felici e contenti.

Certo, chi è venuto al mondo per affermare la dignità assoluta di ogni persona, che consiste nel rapporto unico non con la società, lo stato o il mercato, ma con Dio. Dio, che trascende stato e mercato.
E questo è ciò che stato e mercato, molto spesso, non sopportano.

domenica 18 dicembre 2011

Tolstoj, Aelita, il cosmismo e la Lega dei senza Dio



Nikolai Bucharin, pupillo di Lenin e membro della Accademia sovietica delle Scienze, insegnava: la religione ed il comunismo sono incompatibili perché l’idea di Dio "si è formata ad un certo stadio della storia umana” e “questa idea puerile e non confermata dall’esperienza...comincia a venire meno” proprio grazie alle “scienze naturali che sono in netta antitesi con tutte le favole religiose”. 

Nel 1924 la “Lega dei senza Dio militanti”, l'equivalente bolscevico dell'UAAR, finanzia "Aelita la regina di Marte", un film tratto dal romanzo di Alekxej Tolstoj. Si trattava della prima pellicola di fantascienza dell’Unione Sovietica. Avrà un successo straordinario e rappresenterà il biglietto da visita di un curioso movimento che si affermerà proprio in quegli anni, il Cosmismo russo.

Fondato dal bolscevico Georgy Fedorov, il Cosmismo, vero e proprio collante intellettuale e culturale di molti dirigenti sovietici, influenzerà filosofi, scrittori, teologi ed ideologi del bolscevismo come Aleksandr Bogdanov (1873 - 1928) e Anatoly Lunachassky (1875 - 1933), per dodici anni ministro sovietico della cultura. 

Il movimento "religioso" diventerà minoritario, senza mai estinguersi, solamente sotto Stalin e Lavrenti Pavlovic Beria, per poi riaffacciarsi con l'impresa di Gagarin, noto cosmista, negli anni '60.

Alla base del movimento vi era il rifiuto della morte e l'aspirazione all'immortalità, vista come obiettivo del progresso scientifico in perfetta sintonia con il materialismo comunista. Tale metafisica del corpo, in opposizione a quella dell’anima, influenzò la prassi di imbalsamazione dei grandi capi del comunismo, di Lenin con il suo Mausoleo nei pressi dalla Piazza Rossa a Mosca, e di Stalin con il mausoleo poi rimosso da Krusciov.

Ritornando al film Aelita, come si è detto fu finanziato dalla "Lega dei senza Dio militanti" per diffondere l'insulsa mentalità scientista e magico-occultista propagandata dal cosmismo. 
Una prova di grande coerenza, a quanto pare, condivisa anche in tempi recenti da molti gruppi "ateisti", di cui fanno notoriamente parte satanisti, neopagani ed esponenti di altri movimeti pseudo-religiosi.

E chissene importa se va a farsi friggere, oggi come allora, la fedeltà ai propri ideali, ciò che conta è il fine, ovvero l'annichilimento della "superstizione" cristiana. 



Maria, l'Arca della Nuova Alleanza



Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non potè entrare nella tenda del convegno, perché la nube dimorava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora. (Esodo 40,34-35)

L'ultimo capitolo del libro dell'Esodo presenta questa suggestiva immagine. La Nube, simbolo della presenza di Dio, copre, adombra, la tenda del convegno e l'arca in essa contenuta. E' il segno esteriore della Gloria di Dio che riempie la Dimora.

Nel Vangelo di Luca è scritto in riferimento a Maria:

Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. (Lc 1,35)

Lo Spirito Santo che è la Potenza dell’Altissimo scende, copre con la sua ombra Maria, il grembo di Colei che darà alla luce il “Santo”, il “Figlio di Dio”.

Questo parallelismo è meraviglioso.
La presenza divina, rappresentata dalla figura biblica della nube, che in passato aveva dimorato sul tabernacolo, riempito la Dimora, abitato il Santo dei Santi, questa presenza che doveva infine consacrare il tempio simbolico dell’era messianica, si manifesta definitivamente in  Maria, l'umile ancella del Signore. L'ombra dell'Altissimo si stende su di lei facendo del suo grembo verginale il Santuario, l'Arca della Nuova Alleanza, un Santo dei Santi vivente. 

Straordinariamente questo parallelismo prosegue, tanto che il racconto della visita di Maria ad Elisabetta, sembra essere modellato su quello di 2Sam 6,2-16 in cui è narrato il trasporto dell’Arca dell’Alleanza da Baalà di Giuda a Gerusalemme.
Di solito i commentatori accennano ai seguenti punti di contatto fra i due brani:

1) Il viaggio sia dell'arca che di Maria ha come scenario la regione di Giuda.

2) In ambedue gli episodi hanno luogo manifestazioni di gioia.

3) Sia Davide col popolo sia Elisabetta prorompono in grida di gioia. Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, ed esclamò a gran voce...» Il verbo anaphoéô (impiegato da Lc 1,42) è usato dai LXX esclusivamente per le acclamazioni liturgiche (specialmente quelle che accompagnano il trasporto dell'arca dell'alleanza). Il clamore sacro nel quale erompeva il popolo davanti all'arca è ora il grido di tripudio d'Elisabetta, la quale, illuminata dallo Spirito, sa di trovarsi dinanzi alla nuova arca, cioè Maria che reca in grembo la presenza incarnata di Dio.

4) La presenza dell'arca in casa di Obed-Edom (1 Sam 6,10.11a) e la presenza di Maria in casa di Zaccaria (Lc 1 ,40a) sono motivo di benedizione.

5) Un religioso timore pervade sia Davide che Elisabetta.

6) L'arca sostò in casa di Obed Edom tre mesi (2 Sam 6,11), mentre Maria rimase con l'anziana parente "circa tre mesi" (Lc 1,56).

Maria è l’arca dell’alleanza che ha accolto in sé la Parola vivente, la pienezza della volontà di Dio, la verità di Dio; che ha accolto in sé Colui che mediante l’offerta del suo corpo e del suo sangue: corpo e sangue ricevuti da Maria, si è fatto nuova ed eterna alleanza. 
Maria è la nuova arca dell’alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia, Colei che non tiene per sé la divina presenza el Salvatore, ma la offre condividendo la grazia di Dio.

Maria Arca della nuova ed eterna alleanza, prega per noi!

sabato 17 dicembre 2011

La sacerdotessa Lady Gaga e i matrimoni gay


Pare che la controversa cantante Lady Gaga stia facendo il possibile per poter "celebrare" l'unione di coppie omosessuali


Alcuni tabloid e siti di gossip hanno affermato che miss Germanotta avrebbe espresso il desiderio di diventare ministra di un non precisato culto (ndr. in caso di incertezza le suggeriamo quello a Diana e Callisto) e poter, in questo modo, unire in matrimonio la sua amica ed insegnante di yoga, Tricia Donegan, e tutti i suoi fan omosessuali.

Devo ammettere che i segni della vocazione erano molto chiari, e che qualcuno, in passato, già le aveva affibbiato il nome di sacerdotessa. 

Una sacerdotessa che nel video di Alejandro ingoia il crocifisso di un rosario vestita da suora in lattex, circondata da uomini in calze a rete e tacchi a spillo; che nel video di Judas si schiera sacrilegamente dalla parte del suo amante traditore; che confessa candidamente l'origine occulta della canzone Born this way «dettata - a dire della cantante - dall'aldilà, da Alexander McQueen». 

Una sacerdotessa che pur non "amministrando", già esercita il suo ministero, impegnata com'è nella difesa della "causa omosessuale" e dei diritti del mondo glbt. 

Riuscirà Lady Gaga a coronare il suo sogno? Persevererà nella sua vocazione? 
Ai posteri(ori) l'ardua sentenza.


Gli "insospettabili testimoni"....



Da un aricolo de "la Bussola Quotidiana" di Giovanni Fighera.

Oggi giorno, è venuta meno la consapevolezza che la radice profonda dei valori, della ricchezza, dello splendore della nostra civiltà risiede nel cristianesimo, ovvero in Cristo, manca il sentimento di gratitudine per Colui che è il vero protagonista della storia. In Cristo la verità si è mostrata apertamente e si è rivelata come carità, «carità nella verità», come recita l’enciclica di Benedetto XVI. Questo evento ha spezzato in due la storia. Cristo ha fatto «nuove tutte le cose». Da allora niente è più lo stesso. Una diffusa mentalità comune, invece, vorrebbe indurci a pensare che le acquisizioni maggiori dell’uomo siano dovute alla Rivoluzione scientifica del XVII secolo, all’Illuminismo o, più in generale, alla Modernità. Si è dimenticata la novità assoluta che ha rappresentato e rappresenta il cristianesimo nella storia dell’umanità. Lontana da Cristo, una volta eliminato il presepe o il crocifisso, la cultura contemporanea è convinta di essersi affrancata dalla superstizione e da una vetusta tradizione che oggi non avrebbe più nulla da dire. L’uomo, così, non è progredito, ma è ritornato all’epoca politeista, all’idolatria di dei che hanno soltanto modificato il nome, ma non la sostanza. Al posto di Venere si adora il sesso, al posto che a Marte si sacrificano vittime alla guerra e al potere, invece che a Plutone si inneggia al denaro. Ancora, poi, il Dio unico è sostituito da quell’uomo che si è posto sul piedistallo nella convinzione di poter fare a meno del Mistero e di poter risolvere tutte le questioni.

Il silenzio sulla nascita di Gesù è, in realtà, una falsità odierna, una mistificazione. Gesù ha da sempre diviso e divide, ha da sempre attirato su di sé la simpatia umana o l’odio. L’indifferenza è solo di chi non guarda. Gesù stesso aveva previsto che avrebbe diviso il popolo e le famiglie in chi Lo avrebbe accolto e chi no, così come ha diviso la storia. Oggi, invece, il fastidio della società, di tanto mondo intellettuale, si traduce, spesso, in silenzio, in indifferenza. Come D’Annunzio, Gozzano, Buzzati e Manzoni ci hanno raccontato della nascita di Gesù, così tanti altri, anche insospettabili, come Rimbaud, Saba, Quasimodo. Ognuno con la sua sensibilità e la sua cultura, certo guardando al fatto cristiano a partire dalla propria esperienza, ognuno, però, si è confrontato con l’avvento di Gesù.

Arthur Rimbaud (1854-1891) è conosciuto come poeta maledetto insieme a Baudelaire e Verlaine. Une Saison en Enfer, ovvero Una stagione all’inferno, viene stampata nel 1873, l’anno della furibonda lite con l’amico Verlaine che lo ferirà al polso con un colpo di pistola. L’opera contribuirà a creare il mito del poeta geniale e maudit. In maniera sorprendente, nella raccolta incontriamo la poesia «Natale sulla Terra». Recita così: «Dallo stesso deserto,/ nella stessa notte,/ sempre i miei occhi stanchi si destano/ alla stella d’argento,/ sempre,/ senza che si commuovano i Re della vita,/ i tre magi, cuore, anima, spirito. Quando/ ce ne andremo di là/ dalle rive e dai monti,/ a salutare la nascita del nuovo lavoro,/ la saggezza nuova, la fuga dei tiranni e dei demoni,/ la fine della superstizione,/ ad adorare – per primi! – Natale sulla terra!». Si avvertono, qui, il senso di solitudine, la stanchezza, ma, nel contempo, il desiderio del viaggio, la speranza di incontrare quella saggezza nuova sulla Terra che renda nuove tutte le cose. È l’annuncio del mondo nuovo, che possa incominciare per ciascuno di noi già in questo mondo. Gesù è il Regno di Dio, è la speranza dell’uomo nuovo, rigenerato, perché redento. Rimbaud avrebbe, di lì a poco, intrapreso un viaggio, lontano dall’Europa, alla ricerca, forse, di qualcosa che potesse rendere nuova la sua vita. Vivrà una vita errabonda, alla continua ricerca, sempre annoiato, come scriverà lui stesso nelle lettere dall’Africa, da quei piaceri che la vita offre.

Umberto Saba (1883-1957) è animato da una religiosità di stampo panteistico, da un riconoscimento della presenza del divino nelle piccole cose e nelle umili creature. Tutti ricorderanno la poesia dedicata alla moglie («A mia moglie») in cui Saba paragona Carolina (nelle poesie Lina) alle femmine degli altri animali: «E così nella pecchia/ ti ritrovo, ed in tutte/ le femmine di tutti/ i sereni animali/ che avvicinano a Dio;/e in nessun'altra donna». Questo tipo di religiosità il poeta trasfonde anche nel componimento «A Gesù Bambino»: «La notte è scesa/ e brilla la cometa/ che ha segnato il cammino./ Sono davanti a Te, Santo Bambino!// Tu, Re dell’universo,/ ci hai insegnato/ che tutte le creature sono uguali,/ che le distingue solo la bontà,/ tesoro immenso,/ dato al povero e al ricco.// Gesù, fa’ ch’io sia buono,/ che in cuore non abbia che dolcezza./ Fa’ che il tuo dono/ s’accresca in me ogni giorno/ e intorno lo diffonda,/ nel Tuo nome». Gesù è qui apostrofato come Re dell’universo, un dono che ci rende responsabili e missionari, come i primi apostoli.

Salvatore Quasimodo (1901-1969), così attento anche alle vicende del suo tempo, alla guerra e alla violenza che imperversa nel mondo, in «Uomo del mio tempo» vede gli odierni abitanti della Terra simili a Caino, all’uomo che ha ucciso il proprio fratello. Nel «Natale» scrive: «Non v'è pace nel cuore dell'uomo./ Anche con Cristo e sono venti secoli/ il fratello si scaglia sul fratello». La morte di Cristo si ripete ogni giorno e il poeta si domanda: «Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino/ che morirà poi in croce fra due ladri?». Quella pace che Quasimodo vede nel presepe è invocata anche nella vita di tutti i giorni, non è la pace dell’uomo, senza giustizia e senza amore, ma è la « Pace nel cuore di Cristo in eterno».

venerdì 16 dicembre 2011

Oltre il Signore degli Anelli...


Come certamente la maggior parte dei lettori sa, il film fantasy  "Il Signore degli Anelli" contiene molte allegorie bibliche pur narrando le storie di stregoni, elfi, nani ed orchi.

Tolkien, l'autore del libro da cui è tratto il film, è stato veramente un genio a mascherare dietro il genere fantastico, grandi messaggi cristiani, come l'amicizia, il sacrificio per chi si ama, l'umiltà, la piccolezza di chi è chiamato a salvare il mondo, l'apparente vittoria del male sul bene.....

Di tutti questi spunti, uno in particolare è piuttosto toccante e fa riflettere. Il momento nel "Ritorno del Re" in cui le speranze di vittoria sono attaccate ad un filo e Gandalf rincuora il giovane hobbit Peregrino Tuc descrivendo l'aldilà.

 Personalmente trovo, poeticamente parlando, sublimi le parole utilizzate. Ma il sentimento che si prova, dischiude una riflessione più profonda che noi cristiani non possiamo mai dimenticare e di cui si parla poco. La felicità non è qui, ma è nell'abbraccio eterno di Cristo.

 La vita terrena ha una fine e sarebbe veramente sconfortante e privo di senso pensare che sia "la" fine. Si è vero, si parla molto ultimamente di aldilà, ma soprattutto visto con gli occhi di ,credenze esoteriche ed occultistiche che pretendono di voler creare a tutti i costi collegamenti, ponti, fra noi ed i nostri defunti. Tutto ciò conduce dritti ad un incontro con il Maligno.

 Teniamo invece presente il buono, il certo, la fede che abbiamo ricevuto da Gesù e dalla Chiesa.
 Combattiamo la buona battaglia qui sulla terra certo, per poi entrare nella "cortina di fumo che si apre" e contemplare Gesù per sempre.

Personalmente questo pensiero mi dà molta gioia e speranza per il futuro.....

A proposito di Papi...

Cari lettori,
vorrei proporvi la figura di un Papa quasi dimenticato grazie al quale il Concilio Vaticano II ha avuto esito felice anche se contrastato e la Chiesa ha fatto un balzo avanti verso le nuove generazioni, inoltre è il primo Papa ad essere tornato in Terra Santa e ad aver subito un attentato in diretta tv. E se anche oggi è argomento di profonde discussioni, ha difeso la vita umana e la famiglia attraverso una importante Enciclica, la Humanae Vitae : PAOLO VI. Interessante e scorrevole il documentario de La Grande Storia. Cristo ebbe il suo Precursore in Giovanni Battista, e lo stile di Dio non cambia: Paolo VI lo è stato del Beato Giovanni Paolo II.
Buona visione!

Il Cuore di Benedetto....




Recentemente Papa Benedetto XVI è stato accusato di essere un pastore oscurantista, rinchiuso nelle mura Vaticane, circondato dai soliti prelati Curia e poco interessato ai problemi mondiali. Sembra che un certo tipo di stampa, di letteratura abbia preso di mira la figura del Pontefice per la sua naturale "riservatezza" che lo distingue tanto dal Beato Giovanni Paolo II.


Benedetto XVI è un teologo, e come tale esprime tutta la forza del suo pensiero, della sua fede e dell'amore nei confronti della Chiesa attraverso la penna più che la voce.  Ma oggi è di moda attaccare chi è contro la moda. Il Papa ci ricorda che Dio ci dona la  vera libertà e che essa non consiste nel "libertinaggio" che si trasforma in "servilismo" nei confronti di un'ideologia o di una corrente culturale alla moda..... Cristo non può modificare il suo messaggio, perchè il suo messaggio è sempre attuale non solo per chi è direttamente al suo servizio come clero o persone consacrate, ma per tutti gli uomini di ogni tempo.


Per questo motivo ho pensato di porre all'attenzione dei lettori, un passaggio della lettera scritta da Benedetto XVI in occasione della XLV Giornata mondiale della pace, che potete trovare integralmente in PDF nel sito del Corriere della sera, in particolare un passaggio interessante rivolto ai giovani, dove traspare tutto il trasporto e l'amore del Vicario di Cristo:


"Di fronte alla difficile sfida di percorrere le vie della giustizia e della pace possiamo essere tentati di chiederci, come il Salmista: « Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto?»     (Sal 121,1).A tutti, in particolare ai giovani, voglio dire con forza: « Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma soltanto il volgersi al Dio vivente, che è il nostro creatore, il garante della nostra libertà, il garante di ciò che è veramente buono e vero… il volgersi senza riserve a Dio che è la misura di ciò che è giusto e allo stesso tempo è l’amore eterno. E che cosa mai potrebbe salvarcise non l’amore? ».  
L’amore si compiace della verità, è la forza che rende capaci di impegnarsi per la verità, per la giustizia, per la pace, perché tutto copre, tutto crede, tutto spera, tuttosopporta (cfr 1 Cor 13,1-13).Cari giovani, voi siete un dono prezioso per la società. Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento di fronte alle difficoltà e non abbandonatevi a false soluzioni, che spesso si presentano come la via più facile per superare i problemi. Non abbiate paura di impegnarvi, di affrontare la fatica e il sacrificio, di scegliere le vie che richiedono fedeltà e costanza, umiltà e dedizione. Vivete con fiducia la vostra giovinezza e quei profondi desideri che provate di felicità, di verità, di bellezza e di amore vero! Vivete intensamente questa stagione della vita così ricca e piena di entusiasmo.
Siate coscienti di essere voi stessi di esempio e di stimolo per gli adulti, e lo sarete quanto più vi sforzate di superare le ingiustizie e la corruzione, quanto più desiderate un futuro migliore e vi impegnate a costruirlo. Siate consapevoli delle vostre potenzialità e non chiudetevi mai in voi stessi, ma sappiate lavorare per un futuro più luminoso per tutti. Non siete mai soli. La Chiesa ha fiducia in voi, vi segue, vi incoraggia e desidera offrirvi quanto ha di più prezioso: la possibilità di alzare gli occhi a Dio, di incontrare Gesù Cristo, Colui che è la giustizia e la pace. 
A voi tutti, uomini e donne che avete a cuore la causa della pace! La pace non è un bene già raggiunto, ma una meta a cui tutti e ciascuno dobbiamo aspirare. Guardiamo con maggiore speranza al futuro, incoraggiamoci a vicenda nel nostro cammino, lavoriamo per dare al nostro mondo un volto più umano e fraterno, e sentiamoci uniti nella responsabilità verso le giovani generazioni presenti e future, in particolare nell’educarle ad essere pacifiche e artefici di pace.
È sulla base di tale consapevolezza che vi invio queste riflessioni e vi rivolgo il mio appello: uniamo le nostre forze, spirituali, morali e materiali, per « educare i giovani alla giustizia e alla pace ». 
BENEDICTUS PP XVI