giovedì 28 dicembre 2017

Libri: Luigi Maria Epicoco - Sale non miele


«Una cristianità non si nutre di marmellata più di quanto se ne nutra un uomo. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Ora, il nostro povero mondo rassomiglia al vecchio padre Giobbe, pieno di piaghe e di ulcere, sul suo letame. Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia. Ma le impedisce anche di marcire» (George Bernanos, Il diario di un curato di campagna). Prendendo spunto da questa cruda ma realistica affermazione di Bernanos, don Luigi Maria Epicoco accompagna il lettore in un vero e proprio ripensamento delle potenzialità della vita cristiana, partendo dalla contestazione di una certa visione "buonista" della fede e ricordandoci che la vita del credente non dipende da nessuna legge che non sia quella della Carità di Cristo a noi donata nel Battesimo. Non a caso «i santi sono quelli a cui funziona il Battesimo», è scritto in queste pagine; e le potenzialità che il Battesimo immette in noi sono riassumibili nelle tre virtù teologali - Fede, Speranza e Carità - che sfociano in quella che è la condizione della vita secondo Cristo: un'esistenza gioiosa e libera, perché amata. Il libro di Luigi Maria Epicoco si propone, dunque, di riflettere e ripensare queste "tre virtù" a partire dalla vita stessa, illuminata da alcune storie bibliche, che divengono traccia e provocazione per l'esistenza di ognuno.

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Libri: Luigi Maria Epicoco - La stella il cammino il bambino



Cosa serve per mettersi in cammino? Un cielo a cui innalzare lo sguardo per vedere la stella che ci guida. Un cammino, perché il solo modo per trovare qualcosa dentro di noi è camminare verso una meta. E questa meta è il Bambino, attesa di vita. Vita che non è per forza un figlio, ma è sicuramente qualcuno che c'è affidato da Dio affinché noi ce ne prendiamo cura. Vita che è sicuramente Gesù. Le riflessioni di don Luigi Maria Epicoco sono affiancate da stupende immagini che disegnano un percorso nell'arte - dal Medioevo ai giorni nostri - ispirata dalla natività e accompagnano il lettore nel suo cammino di ricerca interiore sulla strada del Natale.

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giovedì 1 giugno 2017

Essere o sentire, è questo il problema - Don Luigi Maria Epicoco ad Orbetello


Don Luigi Maria Epicoco incontra gli studenti di un liceo di Orbetello.
Un incontro da ascoltare e riascoltare!
Numerosi i temi trattati e le domande fatte dai ragazzi.
Essere e avere. Noi abbiamo emozioni ma non siamo le nostre emozioni. Tu puoi trovare tristezza ma rimani libero di disobbedire alla tristezza, provi rabbia rimani libero di disobbedire a quella rabbia, provi amore rimani libero di scegliere quell'amore.
Una persona è libera se si ricorda che può sempre decidere al di là di dove proviene, della propria storia, al di là di quello che prova. Se ce lo dimentichiamo cominciamo a vivere una vita rassegnata in cui sono gli altri a decidere al posto nostro.

Amati e chiamati ad amare


Ognuno di noi è parte di un grande mistero. Siamo volutamente creati, ciascuno di noi è un mistero. La vita ha senso dall'inizio alla fine.

L'ultimo giorno della tua vita


Se dovessi vivere in questo istante l'ultimo giorno della tua vita, cosa faresti? Cosa penseresti? Saresti contento di come hai vissuto i momenti più importanti della tua vita?

Salmo 139 - Tu mi hai fatto come un prodigio



Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.

Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;

mercoledì 24 maggio 2017

Dall'alcolismo alla vita religiosa

La testimonianza di Davide Costalunga e della sua vita trasformata al Santuario di Medjugorje


Se Credi che Dio non esista non hai ancora visto questo video

Come può essere tutta una coincidenza? Come possono le infinite bellezze della creazione essersi generate dal nulla per caso? 
Basta uno sguardo attento per accorgersi che ciò che i nostri occhi contemplano...e ciò che siamo...è stato pensato, voluto e amato.


La bellezza nasce dai limiti

Il vento. Non lo vedi né lo senti sinché non trova un ostacolo, come tutte le cose che ci sono sempre state. Persino il mare sembra senza limiti, eppure canta solo quando li trova: infrangendosi sulla chiglia diventa schiuma; spezzandosi sugli scogli, vapore; sfinendosi sulle spiagge, risacca. La bellezza nasce dai limiti, sempre (A.D'Avenia - Cose che nessuno sa)


È la felicità che cerca il nostro cuore


Tutti cerchiamo la felicità. Tutti ci portiamo dentro il desiderio di essere felici e di rendere felice qualcuno. Amare è sempre gioire nel sapere di essere la gioia di qualcuno. Noi siamo la gioia di Dio!


giovedì 11 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 13, 16-20

 Dal Vangelo secondo Giovanni

[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro:

«In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica.

Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono.

In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Ci sono gesti di Gesù che sono più potenti delle sue parole. Uno di questi è quello della lavanda dei piedi. Deve essere piombato il silenzio in quel cenacolo. Gesù offre loro un aperitivo fatto di gesti che non scorderanno più. Ma al margine di questa scena, il Vangelo di oggi ci racconta come Gesù sottolinea ciò che ha fatto: “Un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato.

Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica”. Il valore dell’esempio che ha dato deve diventare una costante in noi che siamo i suoi discepoli. Imparare a servire non è al di sotto della nostra dignità. Lavare i piedi dei nostri fratelli non è sminuire ciò che siamo ma esattamente il contrario, mostrarlo. E servire non significa lavare solo i piedi di chi si ama. Non significa lavare solo i piedi di chi sai che ti ama come Giovanni. Significa imparare a lavare i piedi anche a Giuda perché la vera libertà è smettere di diventare specchio di chi abbiamo di fronte.

Noi continueremo ad amare anche quando saremo inginocchiati davanti all’ingratitudine, a chi ci tradisce, a chi non ci capisce. Si è liberi quando si ama così e non quando si ama per reazione. In questo senso Giuda non è uno sfigato o una comparsa per far compiere le scritture. Giuda è stato amato con la stessa intensità del discepolo amato. Non pecca per un deficit d’amore ma per sua libera scelta. Giuda è infinitamente responsabile perché è infinitamente amato, come ciascuno di noi.

mercoledì 10 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 12, 44-50

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù esclamò:

«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.

Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.

Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

“Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno”.

Che chiarezza Gesù nel Vangelo di oggi. Avere la fede non significa vivere con l’ansia addosso di un Dio che ti guarda, ti controlla e si appunta ogni tua caduta. Avere la fede assomiglia al gesto di qualcuno che da una barca ti lancia un salvagente a te che sei nell’acqua, e lo fa perché tu non affoghi, perché tu viva. Ma nessuno può costringerti ad abbracciare per forza quel salvagente. Se non lo fai e affoghi non devi pensare che la morte l’hai ricevuta come condanna da chi ti ha lanciato il salvagente ma come conseguenza a una tua libera scelta di non aver voluto usarlo al momento opportuno.

Cristo è venuto come un salvagente lanciato dal Padre nel mare della nostra storia. Aggrapparci a Lui significa avere la vita salva, ma rifiutarlo non significa cadere nell’ira Divina. Dio ci ama, e non pianifica condanne ma al massimo ratifica le nostre scelte. Quelle si che posso diventare il nostro inferno. Dovremmo liberarci dall’ansia di sentirci controllati da Dio. Dovremmo liberarci dalla dittatura dei sensi di colpa, altrimenti rischiamo di essere buoni perché abbiamo paura e non perché lo abbiamo scelto.

Dovremmo guardare le nostre scelte in maniera più seria. È lì che si gioca la nostra partita: non nei cieli ma sulla terra.


martedì 9 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 10, 22-30

 Dal Vangelo secondo Giovanni

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Che cosa c’è di più convincente dei fatti? Nulla. Eppure capita spesso che non riusciamo ad accogliere innanzitutto i fatti e cerchiamo invece argomenti convincenti, parole ricercate, idee illuminanti, formule onnicomprensive. È esattamente lo scopo dei Giudei del vangelo di oggi: “Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”.

E Gesù risponde loro che non c’è nulla di più chiaro delle sue opere: “Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me”. In un rapporto di coppia quando uno dei due chiede costantemente “dimostrami che mi ami”, in realtà sta dicendo che quell’amore può essere dimostrato. Ma l’amore può solo essere mostrato.

L’amore non convince, rassicura. Non è una risposta a tutti i nostri perché, ma è esattamente ciò che ti da la forza di porti tutti quanti i tuoi perché. Sarà questo il motivo per cui Gesù prosegue il discorso dicendo parole cariche di protezione: “Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”. Se ti senti al sicuro nelle mani di Cristo puoi anche permetterti di non capire tutto, di farti milioni di domande, di sperimentare anche cose difficili. Troverai sempre la forza di affrontare tutto.

I Giudei vogliono risposte astratte, Gesù risponde dando se stesso. L’amore non è una formula ma qualcuno.


lunedì 8 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 10,11-18

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse:

«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.

Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Qual è l’interesse che ha Gesù nell’amarci? Nessuno. Ci ama senza un utile. Ci ama e basta. La categoria di gratuità a noi assomiglia a quella di infinito e di eterno. La nostra testa è incapace di capirla fino in fondo. Eppure è così. “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati”.

Dobbiamo sempre diffidare molto da tutti coloro che si pongono nella nostra vita fingendosi Dio. Ovviamente quasi nessuno lo fa esplicitamente, ma solitamente ciò accade quando qualcuno vuole controllare, possedere, decidere al posto tuo, manovrare, porsi come senso della tua vita. A volte è qualcuno a far questo e altre volte è qualcosa come una carriera, una situazione, un successo, o peggio una paura o un’insicurezza. Solo Cristo ci ama liberandoci. Gli altri o sono “segno” di Lui oppure sono “ladri e briganti”: “Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

E la differenza è davvero sostanziale. Cristo aumenta la tua vita, gli altri che giocano a fare Dio invece te la prosciugano. Cristo dà la vita, questi altri invece sono solo parassiti che vivono a spese della tua gioia e della tua libertà. Forse è davvero giunta l’ora di fermarsi e di capire fino in fondo chi è Dio e chi non lo è, chi ci ama e ci usa.


domenica 7 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 10, 1-10

 Dal Vangelo secondo Giovanni

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. 7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Vorrei iniziare questi appunti sul vangelo della domenica a partire dalla fine: “ladri e briganti”. E’ così che Gesù chiama tutti coloro che entrano nella nostra vita con la pretesa di rispondere alla domanda di senso e di felicità che ci portiamo dentro. Nessuno può fingere di essere il sole. Il meglio che qualcuno possa fare è riflettere la luce del sole e indirizzarcela addosso. Ma chi si sostituisce al sole in realtà ci inganna.

Chi ci ama, invece è come un riflesso luminoso del sole. Un marito, una moglie, un figlio, un lavoro, una vocazione, sono davvero veri solo se riflettono una luce che non è solo la loro, ma è in realtà la luce di Cristo. E questo accade ogni qualvolta che qualcuno ama appassionatamente e con l’unica gioia di amare senza tornaconti nascosti. Una madre non chiede il conto al figlio per la sua dedizione, ma a volte capita che il possesso abbia la meglio sull’amore e così una cosa meravigliosa come la maternità diventa una cambiale. Solo Cristo non dà fregature, e amare veramente significa fare come Egli ha fatto, amare come Egli ha amato. Imparare l’amore significa smettere di essere “ladri e briganti” nella vita degli altri, con le false vesti di amici e parenti. Noi stiamo con Cristo perchè vogliamo imparare una qualità d’amore che solo Lui sà dare e sà insegnare. Non andiamo a Messa la domenica per hobby o per abitudine, ma per necessità. E’ la necessità di chi vuole imparare a stare al mondo così come ha fatto Lui.

Ma Lui, per questo motivo, è l’unica porta d’ingresso a una vita diversa. Nessun altro può darci una vita diversa. Il male cerca di ingannarci, suggerisce scorciatoie, e ingressi alternativi che portano solo a vicoli ciechi. Quante volte pensavamo che qualcuno o qualcosa ci avrebbe fatto felici e invece siamo rimasti traditi e devastati. Niente che non si fondi su Cristo, cioè su un’Amore che Gli somiglia, può reggere veramente.

Ma qual’è la strada da percorrere? Chi ci guiderà in questo apprendistato? Lui stesso, poichè, come ci ha ricordato il Vangelo di oggi, Egli “cammina davanti ad esse (le sue pecore)”, attraverso la riflessione sulla Parola di Dio, la preghiera, l’Eucarestia, la passione per le cose di ogni giorno.

Peccare allora è smettere di seguirlo e metterci noi stessi in pole position, improvvisando direzioni e scegliendo casualmente o con criteri di giudizio troppo miopi. E peccare significa smettere di vivere veramente una vita degna di essere vissuta, poichè solo Lui dà una vita carica di senso e la dà non risicata ma “in abbondanza”.

sabato 6 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 6, 60-69

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».

Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».

Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

«Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».

Se il cristianesimo fosse un mero ragionamento allora sarebbe solo una questione di allenamento. Funziona così con la matematica, con la memoria, con il greco e così via. Ma il cristianesimo non è solo un ragionamento è molto spesso un di più che il ragionamento a volte da solo non riesce a contenere. Questo è il motivo per cui certe cose delle volte ci sembrano così dure da capire. La fede è un’esperienza di tutta la persona e non solo della sua testa.

Un bambino capisce il valore dell’abbraccio della madre solo molto tempo dopo che ne ha fatto esperienza, ma quell’abbraccio era vero anche quando la sua testa non riusciva a codificarlo fino in fondo. Lo capiva per intuito, per cuore, per corpo e poi un giorno anche attraverso la testa, ma mai arriverà a dire che l’abbraccio è solo quello che ha nella sua testa, è molto di più. Capita così anche per la fede ma delle volte ci allontaniamo solo perché immediatamente non teniamo tutto sotto controllo con la nostra testa. Credere significa avere l’umiltà e il realismo di Pietro che interrogato da Gesù insieme agli altri così risponde: “«Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»”.

Signore non sempre capiamo tutto ma in fondo sappiamo che conviene rimanere. Un giorno capiremo.


venerdì 5 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 6, 52-59

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».

Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.

Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

«Come può costui darci la sua carne da mangiare?». E’ comprensibile l’incomprensione dei Giudei nel Vangelo di oggi. L’invito di Gesù sembra un invito al cannibalismo.

Noi invece sappiamo bene che l’invito di Gesù è vero e possibile senza cannibalismo. Gesù vuole metterci in guardia dalla convinzione che ciò che ci fa cambiare la vita sia una visione delle cose diversa, una filosofia di vita diversa. Non sono le idee a cambiarci, ma è una “vita diversa” a cambiarci e insieme a noi a cambiare anche le nostre idee.

 la troviamo questa “vita diversa”? Questa “concretezza diversa”? Nei Sacramenti. Un cristiano senza i sacramenti è come un uomo affamato che vuole nutrirsi con la forza dell’immaginazione. Torniamo seriamente ai Sacramenti. Torniamo ai fatti.


giovedì 4 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 6, 44-51

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.

In quel tempo, disse Gesù alla folla:

«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Le virtù teologali sono la fede, la speranza e la carità. Si chiamano virtù teologali perché sono un dono non uno sforzo dell’uomo. È sbagliato quindi frustrarsi pensando di essere incapaci di fede, di speranza o di amore. Nessuno ci dice che dobbiamo essere capaci di queste tre cose, ci viene piuttosto detto che bisogna essere capaci di domandare e di accogliere questi doni.

Liberi da quest’ansia da prestazione veniamo ricollocati con gioia davanti a un Dio che muore dalla voglia di darci questi tre doni. È l’intento di Gesù nel Vangelo di oggi quando dice esplicitamente: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”. Quando pensi di non aver fede non perdere tempo a colpevolizzarti, domandala al Signore. Quando pensi di non avere speranza non perdere tempo a fingere di essere ottimista, domandala al Signore. Quando pensi di non avere amore, non perdere tempo nel sentirti sbagliato domandalo al Signore. In questo domandare Dio risponde attraverso il Figlio.

Gesù è la maniera che Dio ha di donarci questi tre doni. I sacramenti sono il Figlio. Soprattutto nell’Eucarestia noi riceviamo una scorta di fede, di speranza e di carità. Riceverla però non ci assicura che la useremo. Per questo la Grazia provoca la nostra libertà, affinché al dono corrisponda una scelta. Alla fede, alla speranza e alla carità corrispondano la fiducia, l’audacia e il saper morire per chi si ama.


mercoledì 3 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 14, 6-14

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».

Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Il fatto di pensare di essere credenti, di avere consuetudini religiose, di pensare di essere dei frequentatori e non solo degli osservatori, non ci mette al sicuro dal rischio di Filippo: non aver capito che le cose che cerchiamo sono davanti ai nostri occhi. Cristo non è altrove.

L’essenziale è sempre davanti ai nostri occhi. Il problema è che c’abbiamo talmente fatto l’abitudine da non riconoscerlo quasi più. Ciò che conta non è domani ma oggi, non è dopo ma ora, non è lì ma qui.

martedì 2 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 6, 30-35

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».

Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».

Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».

Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

“Dacci segni così crediamo”, dice la gente nel Vangelo di oggi. Ma in realtà la logica di Dio è il contrario: se credi, tutto diventa “segno”, assume cioè un valore e un senso che non è più quello di prima.

Chi vuole vedere prima questa logica e poi credere è come una persona che vuole prima vedere il panorama e poi salire sulla montagna, quando invece il panorama lo vedi solo dopo che hai scalato la montagna. Poi il discorso si sposta al “pane vivo”, quello che sazia per sempre, cioè quel pane che che si occupa di sfamare il nostro bisogno di amore e di senso e non le nostre emozioni; dice Gesù: “io sono il pane di vita; chi viene a me non avrà fame e chie crede in me non avrà sete, ma!”.

Eppure noi cristiani trascuriamo troppo spesso il valore di queste parole, pensando che Gesù sfama la nostra testa e non il nostro cuore. Forse il Vangelo di oggi ci ricorda che se togliamo l’Eucarestia dalla nostra vita ci rimane solo una bella spiegazione ma quel vuoto di senso non sarà scalfito.

Molto spesso a una persona non puoi spiegarle l’amore ma puoi abbracciarla. Gesù fa così. L’Eucarestia per noi è Gesù che ci abbraccia ed è così che ci spiega l’amore, saziandoci.

sabato 29 aprile 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Mt 25, 1-13

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dàteci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compràtevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, àprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Non si arriva a Dio per ragionamento o per intelligenza ma per esperienza. I “dotti” i “sapienti” sono quelli che credono di più alla loro testa che alla realtà, a ciò che loro pensano della realtà più che alla realtà stessa.

I semplici, i “piccoli” non sono gli “stupidi” ma coloro che preferiscono la realtà alla solitaria attività celebrale. Il Vangelo di oggi ci ricorda che la vita vale la pena solo quando ha addosso la carne della realtà e non bastano i fumi fatui dei nostri ragionamenti. La vera differenza consta esattamente in questo: vivere nella propria testa o vivere nella realtà? Sicuramente la realtà è più faticosa ma è l’unico posto dove c’è Dio. Cristo non è il frutto di un ragionamento o di una fantasia. Cristo è reale.

Cosa vogliamo seguire? La nostra fantasia o Cristo? Chi può renderci felici davvero? Torniamo perciò alla realtà e lasciamo la sedentarietà della nostra testa, anzi, torniamo ad usarla, ma in maniera giusta: non come fuga dalla realtà ma come alfabeto per capire chi siamo e dove stiamo andando.


venerdì 28 aprile 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 6, 1-15


Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».

Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.

Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

“Gesù, alzàti gli occhi, vide una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: ‘Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?’. Diceva così per metterlo alla prova”. Immagino il sorriso sornione di Gesù mentre il povero Filippo guarda a tutte quelle migliaia di persone e si toccava il portafoglio sapendo che non c’erano dentro abbastanza soldi per dare nemmeno un morso di pane a tutti.

Ma l’esperienza di Filippo è la stessa esperienza che facciamo noi quando davanti alla sproporzione delle cose che ci accadono ci sentiamo rivolgere la stessa domanda: “E adesso dove troverai tutte le forze per affrontare questo?”. Pensando a queste esperienze credo che anche noi smettiamo di sorridere, perché la faccenda è seria. E solo un miracolo può salvarci. E il miracolo accade. “Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: ‘C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?’”.

Uno deve avere almeno l’umiltà di sapere quel poco che ha. Se sappiamo fare solo l’elenco di ciò che ci manca rimaniamo schiacciati dal solo pensiero delle cose. Gesù moltiplica quei cinque pani e due pesci ma moltiplica non crea. Moltiplicare cinque è cosa diversa dal moltiplicare zero. Nessuno di noi ha zero. Ha qualcosa, che non sarà certamente abbastanza. Lo metta però con fiducia davanti al Signore ed Egli farà il resto.

giovedì 27 aprile 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 3, 31-36

 



Dal Vangelo secondo Giovanni

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

“Senza misura egli dà lo Spirito”. E che cos’è questo Spirito senza misura? E’come il vento necessario a gonfiare una vela affinchè la barca cammini. E’ questo Dio per noi. E’ questo il Suo Spirito. Ciò che ci serve a vivere, ad andare avanti, a non rimanere impantanati sempre allo stesso punto.

Ciò che ci traghetta verso le rotte che ci compiono veramente. Dio non è un palliativo. Dio è ciò per cui le cose valgono la pena. Ogni cosa. Anche quelle che non vorremmo mai vivere dentro la nostra vita. Senza di Lui è solo naufragio. Con Lui tutto è possibile. Questo è Cristo per noi: la possibilità che cercavamo.

mercoledì 26 aprile 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 3, 16-21

 



Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 


“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Mi piacerebbe che rileggessimo più e più volte queste parole del Vangelo di oggi. Le lasciassimo così scendere fin nel profondo del nostro cuore. A me creano una profonda commozione.

Sapermi amato a tal punto da sapere che Dio ha chiesto al proprio Figlio di sacrificarsi per me non mi lascia indifferente. La fede non è tanto credere delle cose su Dio, ma credere di più in noi stessi accettando di essere amati così per davvero. Ci svalutiamo troppo. Crediamo di più alla nostra tenebra che alla luce con cui siamo guardati: “ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie”.

Ai nostri occhi è più credibile il bicchiere mezzo vuoto. Ci guardiamo quasi sempre con giudizio, con sensi di colpa e non riusciamo a cogliere invece lo sguardo che Dio ha su di noi. Uno sguardo che dice: “Tu vali! Vali a tal punto che sono morto per te”. Non ci dice questo per far nascere in noi gratitudini o sensi di colpa. Dio non ha bisogno dei nostri grazie, o delle nostre frustrazioni.

Egli ha bisogno della nostra felicità. L’unica cosa che davvero dà gloria a Dio è essere felici. Perché l’unica cosa che appaga uno che ama è sapere che chi sta amando è felice. Per quella felicità darebbe via anche se stesso. E Dio lo ha fatto veramente.


martedì 25 aprile 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Mc 16, 15-20


 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”.

Andare e proclamare sono i due imperativi che Gesù lascia ai discepoli. Non si è cristiani quando ci si ferma e quando si sta zitti (che è cosa diversa dal silenzio). La stessa messa finisce con questo verbo in levare: “Andate in pace”. E oggi queste parole sono particolarmente significative perché oggi ricorre la festa di San Marco evangelista. Un uomo che ha dovuto fare tesoro soprattutto dell’esperienza degli apostoli più che per la sua diretta esperienza con Cristo. Ciò però non lo ferma dal diventare un’evangelista.

Cristo continua anche oggi a chiamarci, a farci fare esperienza di Lui e per far questo usa sempre l’umanità di qualcuno. Queste esperienze di Lui non sono esperienze di serie B. Sono esperienze importanti come lo furono quelle di Pietro e di Giovanni e di tutti coloro che vissero con Gesù lungo i tre anni di vita pubblica. Ogni cristiano è contemporaneo a Cristo. Ed è lo Spirito Santo che ci rende Suoi contemporanei.

Ogni parola del vangelo è rivolta a noi. La Sua morte è morte per me. La Sua Resurrezione è resurrezione per me. E a me e a te oggi chiede di “andare e proclamare in tutto il mondo il Suo Vangelo”. I nostri no e i nostri si non sono no e si ad esperienze di serie B. Sono no e si al Figlio di Dio. Poiché “Gesù Cristo è sempre lo stesso, ieri, oggi e sempre”.


lunedì 24 aprile 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 3, 1-8

 



Dal Vangelo secondo Giovanni

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».

Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Oggi per parlare di del Vangelo, sarò molto duro con Nicodemo, o almeno con il Nicodemo della prima ora. Potremmo definirlo il rappresentante dei cristiani notturni, di quelli che credono senza volersi compremettere con Gesù. Sanno chi è Gesù ma ci tengono più all’audience della gente, così lo frequentano di notte. Sono attentissimi a non farsi vedere se si fanno un segno di croce.

Evitano le discussioni in cui devono prendere delle posizioni. Preferiscono tacere quando qualcuno attacca la fede, facendo finta che la cosa non li riguardi. Ed è proprio a questo frequentatore notturno che Gesù riserva una catechesi straordinaria: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. Quasi a dire che un cristiano, quando è tale, è imprevedibile, unico, originale, non calcolabile, straordinario, perchè è guidato dalle logiche di Dio che superano tutte le aspettative umane e tutti i mediocri calcoli d’interesse. Mentre chi non è nato dallo Spirito è come Nicodemo: politicamente corretto, ma anche banale, scontato, prevedibile, pauroso.

Chi non ha il coraggio di credere in Gesù alla luce del giorno allora di notte potrà solo fare domande di cui non capirà mai la risposta. Credere crea libertà, anche di capire, ma a patto che sia fede e non convenienza.


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 3, 1-8



Dal Vangelo secondo Giovanni

Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».

Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Oggi per parlare di del Vangelo, sarò molto duro con Nicodemo, o almeno con il Nicodemo della prima ora. Potremmo definirlo il rappresentante dei cristiani notturni, di quelli che credono senza volersi compromettere con Gesù. Sanno chi è Gesù ma ci tengono più all’audience della gente, così lo frequentano di notte. Sono attentissimi a non farsi vedere se si fanno un segno di croce.

Evitano le discussioni in cui devono prendere delle posizioni. Preferiscono tacere quando qualcuno attacca la fede, facendo finta che la cosa non li riguardi. Ed è proprio a questo frequentatore notturno che Gesù riserva una catechesi straordinaria: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”. Quasi a dire che un cristiano, quando è tale, è imprevedibile, unico, originale, non calcolabile, straordinario, perchè è guidato dalle logiche di Dio che superano tutte le aspettative umane e tutti i mediocri calcoli d’interesse. Mentre chi non è nato dallo Spirito è come Nicodemo: politicamente corretto, ma anche banale, scontato, prevedibile, pauroso.

Chi non ha il coraggio di credere in Gesù alla luce del giorno allora di notte potrà solo fare domande di cui non capirà mai la risposta. Credere crea libertà, anche di capire, ma a patto che sia fede e non convenienza.