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venerdì 1 marzo 2019
Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Mc 10,1-12
Dal Vangelo secondo Marco
Poi Gesù partì di là e se ne andò nei territori della Giudea e oltre il Giordano. Di nuovo si radunarono presso di lui delle folle; e di nuovo egli insegnava loro come era solito fare.
Dei farisei si avvicinarono a lui per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito a un marito mandare via la moglie?» Egli rispose loro: «Che cosa vi ha comandato Mosè?» Essi dissero: «Mosè permise di scrivere un atto di ripudio e di mandarla via». Gesù disse loro: «È per la durezza del vostro cuore che Mosè scrisse per voi quella norma; ma al principio della creazione Dio li creò maschio e femmina. Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne. Così non sono più due, ma una sola carne. L'uomo, dunque, non separi quel che Dio ha unito».
In casa i discepoli lo interrogarono di nuovo sullo stesso argomento. Egli disse loro: «Chiunque manda via sua moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
Parola del Signore
Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco
La questione delle relazioni è forse la questione più decisiva di tutto il cristianesimo. Ma forse lo è perché è la questione più decisiva di ogni uomo a cui gli funziona l’umanità. Infatti è attraverso le relazioni che la nostra vita diventa o no significativa. È nelle relazioni che ci sentiamo o no amati. È in esse che possiamo rintracciare ogni radice della nostra felicità o dei nostri drammi. Per questo il tema del matrimonio non è un tema tra tanti altri. Esso rappresenta come l’apice di tutte quelle relazioni che più ci ricordano Dio. Amare o no una persona per sempre fino a dare la propria vita per essa non può mai essere una faccenda decorativa. Su un tema così la nostra vita si regge o cade. Solo così si comprende la domanda del vangelo di oggi: «È lecito a un marito mandare via la moglie?». Gesù risponde di fare appello innanzitutto al buonsenso, alla tradizione, a Mosè. Ma delle volte viviamo in tempi in cui il buonsenso del mondo e persino delle nostre abitudini che sono diventate tradizione non ci aiutano a non perdere di vista ciò che conta: “Egli rispose loro: «Che cosa vi ha comandato Mosè?» Essi dissero: «Mosè permise di scrivere un atto di ripudio e di mandarla via». Gesù disse loro: «È per la durezza del vostro cuore che Mosè scrisse per voi quella norma; ma al principio della creazione Dio li creò maschio e femmina. Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne. Così non sono più due, ma una sola carne. L'uomo, dunque, non separi quel che Dio ha unito»”. È per la durezza del cuore che non riusciamo più a comprendere la profondità della bellezza di una proposta così. Noi ne sentiamo solo l’oppressione, la fatica, il timore di non farcela. Ma è proprio qui il punto: nessuno di noi è capace di amare così, ma non si può non desiderare di amare così, perché è questo che ci rende felici. Ed è proprio perché non ne siamo capaci che mendichiamo da Dio la Grazia necessaria per esserne all’altezza ogni giorno.
Poi Gesù partì di là e se ne andò nei territori della Giudea e oltre il Giordano. Di nuovo si radunarono presso di lui delle folle; e di nuovo egli insegnava loro come era solito fare.
Dei farisei si avvicinarono a lui per metterlo alla prova, dicendo: «È lecito a un marito mandare via la moglie?» Egli rispose loro: «Che cosa vi ha comandato Mosè?» Essi dissero: «Mosè permise di scrivere un atto di ripudio e di mandarla via». Gesù disse loro: «È per la durezza del vostro cuore che Mosè scrisse per voi quella norma; ma al principio della creazione Dio li creò maschio e femmina. Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne. Così non sono più due, ma una sola carne. L'uomo, dunque, non separi quel che Dio ha unito».
In casa i discepoli lo interrogarono di nuovo sullo stesso argomento. Egli disse loro: «Chiunque manda via sua moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se la moglie ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
Parola del Signore
Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco
La questione delle relazioni è forse la questione più decisiva di tutto il cristianesimo. Ma forse lo è perché è la questione più decisiva di ogni uomo a cui gli funziona l’umanità. Infatti è attraverso le relazioni che la nostra vita diventa o no significativa. È nelle relazioni che ci sentiamo o no amati. È in esse che possiamo rintracciare ogni radice della nostra felicità o dei nostri drammi. Per questo il tema del matrimonio non è un tema tra tanti altri. Esso rappresenta come l’apice di tutte quelle relazioni che più ci ricordano Dio. Amare o no una persona per sempre fino a dare la propria vita per essa non può mai essere una faccenda decorativa. Su un tema così la nostra vita si regge o cade. Solo così si comprende la domanda del vangelo di oggi: «È lecito a un marito mandare via la moglie?». Gesù risponde di fare appello innanzitutto al buonsenso, alla tradizione, a Mosè. Ma delle volte viviamo in tempi in cui il buonsenso del mondo e persino delle nostre abitudini che sono diventate tradizione non ci aiutano a non perdere di vista ciò che conta: “Egli rispose loro: «Che cosa vi ha comandato Mosè?» Essi dissero: «Mosè permise di scrivere un atto di ripudio e di mandarla via». Gesù disse loro: «È per la durezza del vostro cuore che Mosè scrisse per voi quella norma; ma al principio della creazione Dio li creò maschio e femmina. Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno una sola carne. Così non sono più due, ma una sola carne. L'uomo, dunque, non separi quel che Dio ha unito»”. È per la durezza del cuore che non riusciamo più a comprendere la profondità della bellezza di una proposta così. Noi ne sentiamo solo l’oppressione, la fatica, il timore di non farcela. Ma è proprio qui il punto: nessuno di noi è capace di amare così, ma non si può non desiderare di amare così, perché è questo che ci rende felici. Ed è proprio perché non ne siamo capaci che mendichiamo da Dio la Grazia necessaria per esserne all’altezza ogni giorno.
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