mercoledì 23 giugno 2010

Guerra tra scimmie, comportamenti umani ed involuzione



Il 22 giugno l'agenzia ANSA ci informava di una guerra in corso tra scimpanzé in Uganda. Una guerriglia per ottenere l'egemonia territoriale. i dieci ricercatori che hanno studiato le fazioni da vicino avrebbero scoperto le pattuglie, gli infiltrati, gli assassini etc...evidenziando le tattiche di assedio e quelle per eliminare gli avversari.
Il quotidiano "La Repubblica" che da tempo ormai si interessa dei "fratelli animali" ha dedicato un bell'articolo corposo all'argomento, mettendo in risalto come queste scimmie per la prima volta abbiano dato solida prova di comportamenti umani.
A questo punto mi sorge spontanea una domanda.
Non sarà forse l'uomo che quando uccide per bramosia o muove guerra all'altro si comporta da animale?
Mi convincerò di una parentela scimmiesca solo il giorno in cui vedrò un cospicuo gruppo di primati pregare con devozione ed un'altro mettersi al servizio del prossimo con la carità di Madre Teresa.

lunedì 21 giugno 2010

La provocatoria campagna pubblicitaria di Almo Nature firmata Oliviero Toscani



di Gianfranco Amato
tratto da IlSuddidiario.net

Tre uomini e tre donne completamente nudi e con la testa di animali. È questa l’ultima provocazione firmata Oliviero Toscani per pubblicizzare una nota marca di cibi per cani e gatti (n.d.r. Almo Nature). La cosa non poteva passare inosservata. E lo sanno bene i promotori che proprio sull’effetto shock hanno imbastito lo scandaloso battage.
Un’indignata cittadina milanese protesta contro il cartellone pubblicitario, che definisce «da guardoni», scrivendo al direttore di Avvenire, il quale risponde precisando di sentirsi «offeso e preso in giro non solo da chi premedita campagne pubblicitarie come quella, ma anche e soprattutto da chi ha potere di governo amministrativo e consente che una tale “violenza” si consumi sui muri di Milano e di tante altre nostre città». Conclude: «Gridi pure chi vuole alla “censura”, l’unico scandalo - qui - è la sconcia pretesa di gabellare la pornografia per espressione di libertà». Sacrosante parole. Quello che però ha urtato maggiormente la mia personale sensibilità non è stato soltanto l’utilizzo gratuito e voyeuristico della nudità. Tra l’altro, l’immagine non riesce a trasmettere nulla di particolarmente sensuale o provocante. Si tratta di semplici corpi denudati. Carne esposta in macelleria.
Il messaggio più trasgressivo è, invece, quello di voler parificare la dignità degli esseri umani con quella degli animali. Operazione culturale in atto da tempo.
Non è una coincidenza, peraltro, il fatto che solo qualche giorno fa la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE) abbia diramato una nota, alquanto critica, in merito ad un progetto di direttiva dell’Unione europea sulla protezione degli animali utilizzati nelle sperimentazioni di carattere scientifico.
Pur condividendo, in linea di principio, lo spirito dell’iniziativa, i presuli europei denunciano il fatto che in quella bozza di direttiva si insinui surrettiziamente il rischio di «cancellare la differenza tra l’animale e l’uomo». Preoccupa, in particolare, l’art. 4, paragrafo 1, del testo, il quale prevede che, al fine di proteggere gli animali, «si adottino, ove possibile, metodi scientifici o sistemi di sperimentazione, che non implichino l’utilizzo di animali vivi».
Dove stia il pericolo, lo precisa la nota della COMECE, spiegando che una formulazione così generica del testo potrebbe consentire, per esempio, sperimentazioni che utilizzino cellule staminali embrionali umane. La conseguenza è che «alcuni Stati membri, che non hanno una legislazione specifica in ordine alle cellule staminali embrionali umane, potrebbero vedersi costretti, in base alla direttiva, ad applicare metodi di sperimentazione che implichino l’utilizzo di tali cellule, nonostante sussistano al riguardo non poche perplessità di carattere etico».

Da qui la denuncia della COMECE, secondo cui la politica europea sulla protezione degli animali rischia di cancellare la differenza fondamentale tra gli stessi animali e la dignità dell’uomo. Affinché tale rischio venga scongiurato, la COMECE chiede, sempre nella predetta nota, che il Consiglio voglia «escludere esplicitamente dai metodi alternativi di sperimentazione tutti quelli che implichino l’uso di cellule embrionali e fetali umane, nel rispetto delle competenze degli Stati membri in ordine alle proprie decisioni etiche». La stessa COMECE arriva, inoltre, a chiedere «al corpo legislativo dell’Unione europea e alla Commissione di avviare un dibattito onesto e aperto sia sulle alternative scientifiche (come ad esempio l’utilizzo di altre cellule staminali umane, non embrionali), sia su una questione etica fondamentale, qual è quella di sapere se la nostra società intende distruggere e strumentalizzare embrioni umani per ridurre il numero di esperimenti scientifici sugli animali».
Come si vede, quindi, il manifesto pubblicitario di Toscani racchiude in sé qualcosa di assai più scandaloso della semplice indecenza.
Questo subdolo tentativo di parificazione tra uomo ed animale mi ha fatto venire in mente un ottimo articolo di Francesco Agnoli, apparso il 26 aprile 2007 sul Foglio, in cui il giornalista raccontava di una mostra allestita al Museo di Scienze Naturali di Trento, dal titolo “La scimmia è nuda”, e dall’intento dichiaratamente evoluzionista.
In quel contesto, infatti, veniva propinata l’idea che le scimmie avessero una vita sociale ed affettiva simile alla nostra, che possedessero una forma di cultura e di espressione artistica molto meno primitiva di quanto si possa immaginare, e che arrivassero anche ad intendersi di medicina. L’etologo Frans de Waal spiegava di aver persino rinvenuto i fondamenti della morale in varie specie di scimmie. Non ha fornito al riguardo la benché minima prova scientifica, ma l’eccezionale scoperta è stata sufficiente per dimostrare che la religione, in realtà, non è altro che una graziosa historiette inventata dagli uomini.
È seguito il consueto refrain della scimmia che condivide con l’uomo il 98 per cento del patrimonio genetico, senza che però venisse data alcuna giustificazione plausibile di come possano stare in quella piccola differenza del due per cento di Dna, e solo in essa, tutte le caratteristiche tipicamente umane, quali linguaggio, pensiero, autocoscienza, libertà, conoscenza, creatività.
Sempre Agnoli ricorda, in quel suo articolo, anche le grandi intuizioni metafisiche di Desmond Morris, il nume tutelare della mostra, uno capace di sostenere quanto segue: «la questione della sede dell’anima è stata a lungo dibattuta. Sarà nel cuore o nella testa, o magari diffusa in tutto il corpo, come una qualità spirituale omnipervasiva, propria dell’essere umano? A me, come zoologo, sembra che la risposta sia ovvia: l’anima dell’uomo si trova nei suoi testicoli, quella delle donne nelle ovaie».

Con tutto il rispetto per le profonde riflessioni del prof. Morris, il sottoscritto ritiene - a costo apparire un retrogrado parruccone cattolico - che nell’uomo ci sia, invece, qualcosa di misterioso, un imperscrutabile quid, quello che il grande Romano Guardini definiva «un’aura di eternità». Io mi ostino a ritenere, nel mio retrivo oscurantismo, che la conoscenza umana sia diversa dalla mera percezione animale, poiché si esprime attraverso una compiuta elaborazione intellettuale capace di individuare e comprendere il senso ultimo della realtà.
Mi ostino a ritenere che la libertà umana sia diversa dalla cieca obbedienza all’istinto animale, perché la libertà è per l’uomo la possibilità, la capacità, la responsabilità di compiersi, ovvero di raggiungere il proprio destino, attraverso una cosciente autonomia decisionale.
Mi ostino a ritenere che la creatività umana si distingua nettamente dalla semplice “produzione” del mondo animale, in quanto è espressione di un’intelligente energia interiore, di una tensione spirituale e non della reduplicazione d’uno schema insito nell’istinto vitale, come è, ad esempio, l’alveare per l’ape.
Ma io mi ostino innanzitutto a ritenere che non esista un uomo che non sia contemporaneamente un “Io”. Quando chiediamo: «Chi è là?», o domandiamo: «Chi ha fatto questo? », la risposta che otteniamo è: «Io», o se si intende essere più precisi: «Io, nome e cognome».
L’uomo, a differenza dell’animale, è un Io autocosciente, capace di entrare in relazione con un Tu assoluto ed infinito. Ogni uomo, sostiene Guardini, è posto da Dio quale suo “Tu”, anzi «Dio è quell’Essere che è capace di fare di ogni uomo il “Tu”».
Si può ancora davvero pensare che l’uomo sia solo il mero risultato di una catena evolutiva, un animale un po’ più intelligente di altri animali?
A questa domanda risponde, con la sua consueta sagacia, l’ironico Chesterton: «Se l’uomo fosse un prodotto ordinario dell’evoluzione biologica, come tutti gli altri animali, sarebbe ancora più straordinario il fatto di non essere uguale agli altri animali. Così com’è, semplice creatura naturale, l’uomo appare quasi più soprannaturale di quanto sarebbe se fosse davvero una creatura soprannaturale». Con buona pace degli ultradarwinisti.


domenica 20 giugno 2010

La bufala di Ratzinger nazista


Alcuni estratti di un articolo de Il Giornale

Quell’immagine un po’ inquietante viene esibita sul Web come la prova regina: Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, non è stato soltanto iscritto a forza nella Hitlerjugend, come lui stesso ha raccontato nella sua autobiografia, ma era così convinto dall’ideologia hitleriana da fare il saluto nazista persino mentre indossava i paramenti sacerdotali. La foto, ripresa da molti siti Internet e inserita in brevi filmati su Youtube, ritrae un Ratzinger giovanissimo, magro, con i capelli neri, con lo sguardo serio e compunto, mentre veste la stola sacerdotale e ciononostante alza convinto il braccio destro con la mano tesa. Una delle tante bufale antiratzingeriane, come se ne trovano a bizzeffe navigando in rete, ma che da qualche giorno ha ricevuto la sua consacrazione scritta nientemeno che in un «saggio documentatissimo e sconvolgente» - come si legge nella quarta di copertina – un libro-inchiesta scritto da Eric Frattini, «professore universitario, giornalista e scrittore eclettico, appassionato di storia e di politica», autore di una ventina di volumi, alcuni dei quali schierati contro il Vaticano. La sua ultima creatura è I papi e il sesso (ed. Ponte alle grazie).
[...]Frattini, essendo «professore universitario» nonché «appassionato di storia», come si legge nell’autobiografia all’inizio del volume, alla foto di Ratzinger che sembra fare «Heil Hitler!» ha voluto dedicare anche una nota in calce (numero 28, pag. 426) che recita: «L’autore non è riuscito a risalire alla persona che scattò questa seconda foto, in cui Ratzinger è ritratto vestito da sacerdote mentre fa il saluto nazista, né a verificare se si tratta di un fotomontaggio. La fotografia potrebbe essere stata realizzata tra il 1944 e il 1945, quando il futuro Papa aveva diciassette o diciotto anni».
[...]
In effetti, invece di cercare negli archivi l’autore della foto, sarebbe bastato navigare qualche minuto sul Web, per accorgersi della bufala, anzi del taglio tattico. Sarebbe bastata una Garzantina, il sito Internet della Santa Sede oppure Wikipedia per scoprire che l’attuale Pontefice è stato ordinato prete a Frisinga il 29 giugno 1951, dunque sei anni dopo la fine del Terzo Reich e della guerra. Qualche «clic» in più con il mouse, senza dover consultare polverosi archivi (basta digitare su un motore di ricerca le chiavi «Ratzinger» e «1951»), gli avrebbe permesso di scoprire che quella foto è stata scattata nei giorni immediatamente successivi all’ordinazione sacerdotale, quando Joseph Ratzinger, insieme al fratello maggiore Georg, anch’egli ordinato prete lo stesso giorno, e a un altro sacerdote novello originario del paese, Rupert Berger, celebrarono la loro prima messa a Traunstein, nella parrocchia di Sant’Osvaldo. La presunta foto nazista è in realtà un tarocco: nell’originale – reperibile facilmente sul Web – si vede benissimo Ratzinger, accanto al fratello, che impone entrambe le mani per benedire i fedeli. Dunque non faceva alcun saluto romano o nazista, peraltro fuori tempo massimo, ma semplicemente benediceva. Ovviamente rivestito della stola sacerdotale. Non c’è che da sottoscrivere almeno in parte la presentazione forse un tantino trionfale che l’editore ha posto in quarta di copertina: il volume di Frattini non è «documentatissimo» ma nemmeno documentato. Rimane, invece, inequivocabilmente «sconvolgente». Sì, che si continui a dar credito a certe bufale anticattoliche.

P.S. Di seguito la foto originaria...





Sacerdote fuggi il prestigio personale!

"Il sacerdozio non può mai rappresentare un modo per raggiungere la sicurezza nella vita o per conquistarsi una posizione sociale. [...] Chi aspira al sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero. [...]Chi vuole soprattutto realizzare una propria ambizione, raggiungere un proprio successo sarà sempre schiavo di sé stesso e dell'opinione pubblica. [...] Per essere considerato dovrà adulare; dovrà dire quello che piace alla gente; dovrà adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni e, così, si priverà del rapporto vitale con la verità, riducendosi a condannare domani quel che avrà lodato oggi. Un uomo che imposti così la sua vita, un sacerdote che veda in questi termini il proprio ministero, non ama veramente Dio e gli altri, ma solo se stesso e, paradossalmente, finisce per perdere se stesso".
Benedetto XVI


sabato 19 giugno 2010

Ennesima edizione dell'Hellfest


Ieri è iniziata (per la gioia dell'inferno) l'annuale kermesse satanista made in France, l'Hellfest...
Nonostante la mobilitazione di molte associazioni francesi, perlopiù cattoliche, preoccupate per i loro giovani, nessuno ha mosso un dito, anzi...c'è chi in parlamento ne ha fatto l'apologia.

Patrick Roy, socialista, è un deputato suigeneris e non solo per il suo stravagante modo di vestire. Si definisce un amante del Metal e lo difende a spada tratta anche quando sul banco degli imputati c'è una delle manifestazioni musicali più becere...L'Hellfest.
Nel filmato che vi propongo di seguito, in lingua francese, potete ammirare la sua apologia dell'iniziativa che ogni anno raduna a Clisson più di 60.000 giovani.




Quando si parla di Hellfest, si parla di un'iniziativa finanziata dallo stato francese che ogni anno fa esibire alcuni dei peggiori gruppi heavy metal, hardcore, deathcore, e blackmetal esistenti sul pianeta.
Per avere una panoramica generale degli artisti che ogni anno si esibiscono guardate il seguente link

Nel 2008 hanno cantato gli “Impaled Nazarenne” autori di canzoncine come “Satan my master” o “Tormentor of Christian Souls” (e c'è chi dice che l'Hellfest non abbia niente a che fare con il satanismo) oppure gli Slayer (presenti anche quest'anno) creatori di un'infinità di canzoni con testi satanici inneggianti all'omicidio, al suicidio e ad ogni genere di violenze. Degli Slayer in particolare ricordiamo che nel 1996 furono citati in giudizio con l'accusa di aver istigato con la loro musica alcuni giovani ad uccidere una ragazza. Ma in realtà sono stati molti di più gli omicidi ispirati a questa band...le stesse "Bestie di satana" (prodotto nostrano) durante i loro beceri rituali mettevano a tutto volume 'Hell awaits', l'inferno aspetta, uno dei dischi più famosi della metal band americana.
Circa il 99% dei gruppi invitati all'Hellfest incitano all'odio in tutte le sue forme, dal razzismo alle varie sfumature dell'omicidio (infanticidio, parricidio) passando per il suicidio. Il tutto condito con palate di blasfemia, e perchè no, abbondante odio anticristiano espresso con dirette istigazioni all'assassinio dei cristiani ed alla loro tortura fisica. Non c'è male!
Poi ci lamentiamo dell'educazione dei giovani e della perdita dei valori...
Complimenti Francia si vede che ti sta a cuore il futuro della nazione!


mercoledì 16 giugno 2010

La censura ateista di Wikipedia


di Gianfranco Amato
tratto da IlSussidiario.net

Conosco da diverso tempo l’associazione Due minuti per la vita, che opera nel settore pro-life anche attraverso il prodigioso strumento della preghiera. Chi si occupa di difesa della vita conosce bene l’impegno encomiabile dei suoi membri. Per tale ragione diventa ancora più odiosa l’incredibile censura cui sono stati sottoposti da parte di Wikipedia, la virtuale enciclopedia soi-disant libera.
Lo scorso 5 giugno, infatti, la voce dedicata all’associazione Due minuti per la vita è stata rimossa in quanto ritenuta di «contenuto palesemente non enciclopedico oppure promozionale». Entrambe le contestazioni risultano infondate.
Per quanto concerne l’aspetto della “promozione”, è lo stesso regolamento di Wikipedia a prevedere la cancellazione di pagine o immagini promozionali, solo quando esse siano «costituite unicamente da collegamenti esterni (comprese Wikipedia in altre lingue) e/o spam che reclamizzino prodotti, servizi o persone». La voce dedicata a Due minuti per la vita - che era visibile prima della censura - si limitava a illustrare la realtà dell’organizzazione senza alcuna finalità di proselitismo. Erano esposti l’origine, lo scopo, la preghiera proposta, l’attività, le collaborazioni proprie dell’associazione, in ossequio ad un beninteso diritto-dovere di informazione.
Per quanto riguarda il requisito dell’enciclopedicità, il discorso si fa più interessante. Sempre il regolamento di Wikipedia, infatti, afferma che «enciclopedicità non vuol dire necessariamente notorietà al grande pubblico, ma certamente vuol dire notorietà nel proprio campo, già acquisita prima di andare su Wikipedia». In merito a questo punto, Due minuti per la vita ha tenuto a precisare come tale presupposto fosse posseduto fin da «quando ancora non era organizzata nella forma associativa», e poi quando, «in maniera sempre più organica, ha trovato il proprio ruolo tutt’altro che insignificante all’interno dal variegato e poliedrico arcipelago dell’associazionismo pro-life italiano».
La stessa associazione ha ribadito che «l’opera di diffusione capillare del materiale informativo a singoli, famiglie, parrocchie, congregazioni religiose, eccetera, ha, infatti, indubitabilmente determinato la conoscibilità e l’effettiva conoscenza dell’associazione e dell’omonima iniziativa di preghiera in difesa della vita. A ciò si sommano gli apprezzamenti per l’iniziativa manifestati dal Santo Padre Benedetto XVI (lettera del 6 aprile 2008), da Mons. Rino Fisichella, Presidente della Pontifica Accademia per la Vita (lettera del 28 novembre 2008), nonché da alcuni Arcivescovi ed Vescovi italiani».

E proprio qui sta il punto. Il mondo del cyberspazio sembra avere una particolare idiosincrasia per tutto ciò che non corrisponda ai criteri del politically correct, soprattutto quando la posizione controcorrente è dettata da un giudizio cristiano.
Ricordo che due anni fa, nell’aprile 2008, affiancai gli amici di The Christian Institute, organizzazione britannica pro-life, nella battaglia legale intentata contro Google, il gigante di internet, per il suo rifiuto di pubblicare un comunicato in tema di aborto. Google si oppose alla pubblicazione sull’assunto che la sua politica editoriale non riteneva opportuna la diffusione nei siti internet di comunicati che «correlassero il tema dell’aborto a considerazioni di natura religiosa». The Christian Institute incaricò i propri legali di promuovere un’azione contro Google sulla base della violazione dell’Equality Act, una legge britannica del 2006 che vieta ogni forma di discriminazione religiosa.
In quell’occasione fu davvero paradossale constatare come Google, che da sempre si proclama impegnato nella diffusione degli ideali di libertà di pensiero e di libero scambio di idee, abbia censurato il comunicato in questione definendone il contenuto «inaccettabile». A seguito di quell’azione giudiziaria, Google concluse una transazione stragiudiziale e accettò di rivedere la propria posizione, autorizzando The Christian Institute e ogni altra associazione religiosa a pubblicare comunicati connessi alle proprie finalità associative in tema di aborto. È servito ricorrere ai magistrati per ottenere quel risultato.
Anche i cybercensori di Wikipedia, che amano mostrarsi illuminati e tolleranti rispetto a molte discutibili voci presenti sul sito, quando hanno a che fare con giudizi religiosi su questioni fondamentali dell’uomo - come la vita e la morte - si trasformano improvvisamente negli occhiuti funzionari dello “Scudo Dorato”, il famigerato jindun gongcheng, quello strumento con cui il governo comunista cinese controlla e censura internet. Questo lo hanno sperimentato, a loro spese, gli amici di Due minuti per la vita, con la loro surreale vicenda della cancellazione.

Tra l’altro, chi volesse verificare di persona la faziosità di Wikipedia, la disparità di trattamento e il concetto strabico di libertà che possiede tale organizzazione, potrebbe dare un’occhiata allo spazio e al rilevo che la stessa “libera enciclopedia” ha riservato alla voce U.A.A.R., Unione Atei e Agnostici Razionalisti. Sono 3.600 le parole dedicate a quell’associazione, e comprendono anche la promozione delle bislacche e risibili iniziative degli atei di casa nostra, tra cui lo sbattezzo, l’ateobus, l’occhio per mille, l’esperimento di riproduzione della Sindone e scempiaggini simili. Non ne cito altre perché non voglio prestarmi indirettamente a forme di pubblicità e promozione. Lascio volentieri questa incombenza a Wikipedia.
Il punto è che per l’U.A.A.R. non valgono i regolamenti wikipediani, anche perché quell’organizzazione è protetta da forti padrinati, a cominciare dai presidenti onorari, tra cui spiccano i nomi di Carlo Flamigni, Margherita Hack, Piergiorgio Odifreddi, Sergio Staino, e compagnia laicheggiante.
Qui sta la differenza con Due minuti per la vita, che può vantare soltanto l’apprezzamento scritto di tale Joseph Ratzinger, detto anche Benedetto XVI. Troppo poco per gli “enciclopedici” di Wikipedia.

La "dolce morte" senza consenso

di Gianfranco Amato
tratto da IlSussidiario.net

Due studi pubblicati dal prestigioso Canadian Medical Association Journal (CMAJ) hanno rivelato che in Belgio la metà circa dei procedimenti di eutanasia praticati nei confronti di malati terminali avverrebbe senza il consenso dei pazienti, e che in molti casi sono le stesse infermiere, al posto dei medici, a dare la dolce morte, anche quando non è richiesta.

I dati scuotono l’opinione pubblica e il mondo si interroga scioccato su un fatto che, in fondo, era facilmente prevedibile. Anzi, direi scontato. Una volta attraversato il Rubicone della legalizzazione, il passo verso l’eutanasia non volontaria è assolutamente breve. Un passo quasi inevitabile e non sempre indotto da ragioni nobili. Mi sono preso la briga di leggere attentamente i due studi pubblicati dalla CMAJ.

Il primo, denominato «La morte medicalmente assistita secondo la legge belga: una ricerca statistica nella popolazione» (DOI:10.1503/cmaj.091876) mostra un dato allarmante: su 208 decessi per eutanasia, 142 sono risultati consenzienti, e 66 privi di una preventiva autorizzazione da parte del paziente. Un elemento interessante emerge dall’analisi dei casi di eutanasia non volontaria. Soltanto nel 22,1% di essi, infatti, è stata almeno intavolata una discussione sulla possibilità di porre fine alla vita. Nei casi in cui, invece, tale discussione non vi è stata, i medici hanno specificato che le ragioni del mancato confronto con gli interessati erano dovute al fatto che si trattasse di pazienti in stato comatoso (70,1%), o affetti da demenza (21,1%), oppure di pazienti che avevano precedentemente espresso una volontà verbale di morire (40,4%), circostanza, quest’ultima, che non può considerarsi come valido consenso.

Altre ragioni sulla mancata discussione preventiva sono state individuate dagli stessi medici nel fatto che la decisione di effettuare l’eutanasia corrispondesse comunque, secondo il loro giudizio professionale, al “best interest” del paziente (17,0%), e perché lo stesso fatto di affrontare l’argomento sarebbe stato dannoso per lo stato psicofisico del malato (8,2%).

Il secondo studio del CMAJ, intitolato «Il ruolo delle infermiere nella morte assistita in Belgio» (DOI:10.1503/cmaj.091881) mostra che 248 nurse, un quinto circa di tutte le infermiere belghe, hanno praticato l’eutanasia, in violazione della legge che in quel Paese riserva esclusivamente al medico tale operazione. Il dato interessante è che di quelle 248, ben 120 hanno agito senza il consenso espresso del paziente.

Per avere un’idea numerica delle dimensioni della questione basti pensare che in Belgio, da quando è entrata in vigore la legge che ha legalizzato l’eutanasia, otto anni fa, i soggetti eliminati a seguito di tale pratica rappresentano il 2% di tutti i decessi della popolazione belga, raggiungendo la cifra di circa 2.000 all’anno.

Per comprendere, poi, quali possano essere i rischi di ordine etico di una simile deriva, basti considerare, tra le altre cose, che un mese fa Wesley Smith, bioeticista e Senior Fellow al Discovery Institute di Washington, lanciò un allarme proprio su un caso di eutanasia accaduto in Belgio. A una donna paralizzata fu fatto firmare un atto di consenso all’espianto dei propri organi, solo dieci minuti prima che il suo cuore si fermasse per effetto della letale iniezione intravenosa. A quella donna, che non era una malata terminale, sono stati prelevati fegato e reni, subito dopo il decesso avvenuto per eutanasia.

Questa del prelievo post-eutanasico di organi rappresenta una deriva pericolosissima, se si collega al dato emerso dai due citati studi del CMAJ. Si aprono, infatti, scenari inquietanti, ad esempio, sulla liceità di utilizzare organi di soggetti che, pur essendosi in vita dichiarati donatori, sono poi deceduti per eutanasia non volontaria, ovvero condannati a una morte non richiesta.
Ma anche senza arrivare a simili casi estremi, il rischio che si corre è quello che la società cominci a guardare ai soggetti più deboli e indifesi non solo come un peso (per se stessi, per le famiglie e per la società) ma anche come oggetto di una possibile attività di sfruttamento, una potenziale riserva di organi umani da destinare a chi più di loro merita di vivere.

«Il prelievo di organi da chi è stato sottoposto ad eutanasia», ha affermato Wesley Smith, «introduce la prospettiva assolutamente realistica per cui persone disperate a causa di una malattia terminale o di una grave disabilità (o, forse, semplicemente disperate) potrebbero aggrapparsi all’idea di essere uccisi per consentire il prelievo dei loro organi, come un modo per dare un senso alla propria esistenza».

Una volta che passi il messaggio culturale - trasmesso da esimi luminari, da prestigiosi giornali medici, da coniugi, parenti, amici - per cui l’uccisione di un uomo può assumere una valenza positiva se serve a salvare altri essere umani, allora significa che il limite tra la civiltà e la barbarie è già superato.

Tutto ciò prova ancora una volta, se ve ne fosse bisogno, il fatto che la legalizzazione dell’eutanasia determini non solo la perdita della necessaria fiducia da parte dei pazienti nei confronti dei medici, ma apra anche la strada a ogni sorta di abusi e ingiustizie, specialmente a svantaggio dei più deboli. Ciò che sta accadendo in Belgio dimostra che il passaggio dall’eutanasia all’omicidio degli indifesi è un processo pressoché ineluttabile.

Non c’è nulla da fare: in tema di vita e di morte non sono possibili compromessi al ribasso, né giova scendere a patti col Male. «Nolite locum dare Diabolo», ammoniva San Paolo.
Chi si illudeva che la Legge 194 avrebbe limitato il ricorso all’aborto - accettando tale normativa come male minore -, è stato smentito dall’utilizzo strumentale del concetto di “tutela della salute psichica della donna”, che ha concesso a quest’ultima un pieno e assoluto diritto di vita e di morte nei confronti del nascituro.

Chi si illudeva che la Legge 40 avrebbe limitato gli abusi della fecondazione assistita - accettando tale normativa come male minore -, è stato smentito dagli interventi giurisprudenziali di magistrati eugenisti, che stanno smantellando ciò che di positivo poteva contemplare quella legge.

Chi si illudeva che la somministrazione della pillola abortiva RU486 sarebbe avvenuta con ricovero in una struttura sanitaria pubblica - accettando l’applicazione della Legge 194 come male minore -, è stato smentito dal riconoscimento alla donna del diritto al rifiuto delle cure ospedaliere, che ha portato, di fatto, all’aborto a domicilio. E potremmo continuare.

C’è, ora, qualcuno in Italia davvero disposto a credere che simili illusioni non sarebbero valse anche per l’eutanasia? Se c’è, guardi cosa sta accadendo in Belgio.

Da massone a cattolico: storia di una conversione.


di Antonio Gaspari
Zenit.org

ROMA, lunedì, 14 giugno 2010 (ZENIT.org).- E’ appena arrivato nelle librerie italiane un libro più affascinante di un romanzo dal titolo “Ero Massone. La mia conversione dalla massoneria alla fede” (Piemme). E’ la storia vera di Maurice Caillet, un medico ginecologo, non battezzato, materialista, abortista e anticattolico.
Coerente con la sua formazione illuminista, il dott. Caillet entra a far parte della Massoneria. Nel giro di 15 anni viene iniziato alla conoscenza di tutti i segreti delle Logge: iniziazioni, riti, giuramenti, trattamenti di favore, facilitazioni nella raccolta di denaro, incarichi di potere e cariche politiche.
Diventa Venerabile Maestro della Loggia di Rennes e fa carriera nel lavoro e in politica, fino a diventare un notabile del Partito Socialista Francese e dirigente del Centro di Esami della Salute di Rennes.
Ma è proprio all’apice della sua carriera politica e professionale che accade l’imprevisto. La moglie Claude si ammala gravemente e lo trascina con sé in un pellegrinaggio a Lourdes.
Mentre lei è nelle piscine, Maurice è intirizzito e si ripara nella cripta posta sotto la grotta delle apparizioni.
Vi stavano celebrando una Messa. Maurice non aveva mai prestato attenzione alla celebrazioni di una messa cattolica. La considerava un rito sorpassato, una sorta di superstizione primitiva, ma quando il sacerdote pronuncia le parole di Gesù “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto…” il suo cuore viene toccato.
“Ero razionalista, massone e ateo – scrive nel libro –. Non ero neanche battezzato, ma mia moglie Claude era malata e decidemmo di andare a Lourdes. Mentre lei era nelle piscine, il freddo mi costrinse a rifugiarmi nella Cripta, dove assistetti con interesse alla prima Messa della mia vita. Quando il sacerdote, leggendo il Vangelo, disse: ‘Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto’, ebbi uno shock tremendo perché avevo sentito questa frase il giorno della mia iniziazione al grado di Apprendista ed ero solito ripeterla quando, già Venerabile, iniziavo i profani”.
“Nel silenzio successivo sentii chiaramente una voce che mi diceva: ‘Bene, chiedi la guarigione di Claude, ma cosa offri?’. Istantaneamente, e sicuro di essere stato interpellato da Dio stesso, pensai che avevo solo me stesso da offrire. Al termine della Messa, andai in sacrestia e chiesi immediatamente il Battesimo al sacerdote. Questi, stupefatto quando gli confessai la mia appartenenza massonica e le mie pratiche occultiste, mi disse di andare dall'Arcivescovo di Rennes. Quello fu l'inizio del mio itinerario spirituale”.
Da allora Maurice Caillet ha lasciato la Massoneria ed ha compiuto un itinerario di conversione e purificazione. L’entusiasmo per la fede trovata gli ha dato la forza di affrontare e superare le tante difficoltà e minacce che il mondo materialista e la Massoneria gli hanno posto di fronte.
E’ stato minacciato di morte, lo hanno licenziato per motivi inesistenti, hanno cercato di impedirgli di continuare la sua attività di medico, gli hanno messo contro parenti e figlie.
A causa delle minacce vive ora sotto protezione in Spagna, ma la sua storia e testimonianza sta sollevando dalle paure tante vittime della Massoneria e sta generando altre conversioni.
Il libro scritto da Caillet è la descrizione più chiara e dettagliata di come funziona la Massoneria che lui ha frequentato per 15 anni. Tutto viene spiegato: riti, iniziazione, ragioni, finalità, metodo di controllo, corruzione, negoziazione di promozioni agli alti vertici delle aziende, distribuzione illegale di appalti per le opere pubbliche, intimidazione ed eliminazione di personaggi scomodi.
Caillet non cede mai al sensazionalismo né alle teorie cospiratorie, con metodo razionale e argomenti che emergono dalla sua esperienza personale, illustra le meschinità, la bramosia di potere, l’ideologia, e l’ipocrisia di gruppi di persone che si nascondono dietro ad un ridicolo ritualismo sincretista e agnostico.
Altro che ideali umanisti, secondo Caillet, dietro ai principi di liberà, uguaglianza e fraternità, si nasconde un gruppo di persone il cui fine è il raggiungimento del potere e del possesso, cancellando il Dio unico dei Cristiani e proponendo l’adorazione di idoli vari.
Per l’ex Venerabile Maestro, “la Massoneria, in tutte le sue obbedienze, sostiene il relativismo, che colloca tutte le religioni su uno stesso piano. Da ciò si deduce un relativismo morale: nessuna norma morale ha in sé un'origine divina e, quindi, definitiva, intangibile. La sua morale evolve in funzione del consenso delle società”.
A questo proposito nel libro il dott. Caillet racconta che la Massoneria francese è stata determinante per l'introduzione dell'aborto libero in Francia nel 1974.
Tra i responsabili di questa legge l’ex Venerabile Maestro indica Jean-Pierre Prouteau, Gran Maestro del Grande Oriente di Francia, consigliere dell’allora Primo Ministro Jacques Chirac. Il dottor Pierre Simon, Gran Maestro della Grande Loggia di Francia, consigliere di Simone Veil, allora Ministro della Sanità. I politici erano circondati da quelli che venivano chiamati i "Fratelli tre punti", e il disegno di legge sull'aborto venne elaborato rapidamente. I deputati e i senatori massoni di destra e di sinistra votarono all'unanimità.
Secondo Caillet il materialismo e il relativismo morale hanno portato la Massoneria francese a promuovere tutte le leggi che favoriscono il libertinaggio sessuale, il divorzio senza colpa, la contraccezione chimica e meccanica, l’aborto, le unioni civili e omosessuali, la manipolazione degli embrioni, la depenalizzazione delle droghe leggere e la legalizzazione dell’eutanasia.
Nel suo libro “De la vie avant toute autre chose” (Ed. Mazarine) apparso nel 1979 e poi ritirato dalle librerie su indicazione delle autorità massoniche dell’epoca, il Gran Maestro Pierre Simon ha scritto che “è l’intero concetto di famiglia che si sta ribaltando”.
Per la sua storia, l’ex Venerabile Maestro è diventato uno dei maggiori esperti di Massoneria nel mondo cattolico. Nella parte finale del libro, in molte conferenze e nel suo sito (http://www.caillet.com) Maurice spiega che cosa è la Massoneria e perchè è incompatibile con coloro che credono in Gesù Cristo.
Per non aver più paura e per favorire le conversioni Caillet propone una preghiera che recita ogni giorno:
“Padre infinitamente buono, tu vedi nel segreto del cuore e delle logge. Tu sai che molti massoni, persi in una filosofia ingannevole, cercano vane verità. Liberali, Signore, dagli spiriti che li traggono in inganno. Che lo Spirito Santo, lo Spirito di verità, investa la loro intelligenza e il loro cuore e riveli loro la Verità iniziale e filiale, l’alfa e l’omega: Tuo Figlio, Gesù il Cristo, la sua Vita, il suo insegnamento: La Buona novella del Tuo Amore”.

lunedì 14 giugno 2010

Fede e risveglio dal coma


di Rino Camilleri
tratto da Antidoti.it

Notizia del 28 maggio 2010 («Il Giornale»): Massimiliano Tresoldi tornerà perfettamente normale. Nel 1991 non aveva ancora vent’anni quando si era schiantato con l’auto ed era entrato in coma. Come per Eluana Englaro, i medici dicevano che era irreversibile. Ma i genitori di Massimiliano non erano come quelli di Eluana. Per dieci anni, ogni sera la madre gli ha preso il braccio e fatto fare il segno della croce. Fino al Natale del 2000, quando, stanca, ha sbottato: basta, fattelo da solo. E Massimiliano, lentamente, se lo è fatto. Sì, si è svegliato e, per giunta, ha detto che per dieci anni ha sentito tutto quel che dicevano attorno a lui, compresi i commenti negativi dei medici. Poi, la lunga riabilitazione.

La “Cristianofobia” e la tiepidezza dell'Occidente

di Vittorio Messori
Tratto da dell'11 giugno 2010
Tramite il sito di Vittorio Messori

“Cristianofobia“ in un Occidente sempre più secolarizzato? “Cristianicidio“ in un Islam sempre più fanatizzato? Neologismi di attualità drammatica, approssimandosi i funerali a Milano del vescovo cappuccino assassinato in Turchia.

Sono in molti a non credere nella tesi dello squilibrato, visti anche i precedenti di omicidi di cristiani, attribuiti dalle autorità locali a pazzoidi fuori controllo. A questa sorta di noncuranza islamica, si accosta quella dell’Occidente, pronto a indignarsi e a manifestare nelle piazze per ogni buona causa, vera o presunta che sia, ma che qui sembra aver messo la sordina alle proteste. La nostra indignazione è, semmai, per la minaccia al benessere di pesci ed uccelli nell’inquinato Golfo del Messico, più che per i credenti nel Vangelo martirizzati in Asia e in Africa. Eppure, statistiche irrefutabili mostrano che il cristianesimo è di gran lunga la religione più perseguitata nel mondo. A dar la caccia al battezzato non ci sono solo i soliti musulmani –o, almeno, le loro frange estremiste- ma in prima fila stanno anche gli induisti che, nel mito liberal, erano il paradigma della tolleranza nonviolenta. Non mancano casi di violenza sanguinaria anche da parte dei “pacifici“ buddisti, per non parlare delle mattanze cui volentieri si dedicano gli adepti delle vecchie e nuove religioni dell’Africa Nera.

Perché tanto odio e perché tanta rimozione da parte nostra, davanti a quello che talvolta assume il volto terribile del massacro? Il credente scorge qui significati ultramondani, sulla scorta delle parole di Gesù: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi“. La possibilità del martirio fa parte di una prospettiva che ha le sue basi nel Vangelo stesso. Per dirla con Chesterton, il convertito: “Il nostro simbolo è la croce sul Golgota, non la villetta nei sobborghi verdi di Londra“.

Ma, al di là della lettura religiosa, quali fattori storici hanno creato e alimentano l’avversione per i cristiani? Per stare al caso che oggi più inquieta, quello musulmano, spesso non si considera che non in tempi remoti, bensì alla fine della seconda guerra mondiale, non vi era nessun Paese islamico che potesse dirsi indipendente. Tutti, senza alcuna eccezione, facevano parte di un impero coloniale europeo o erano sottoposti al suo protettorato. Il cristianesimo era, per un Islam frustrato e ridotto all’impotenza, la religione dei “padroni“: un paradosso, tra l’altro, per casi come la Francia o il Belgio, dove la classe politica dirigente era impegnata in patria nella lotta contro la Chiesa e nelle colonie ostacolava i missionari cattolici e spingeva per la creazione di logge massoniche. Ma un paradosso anche nell’impero britannico, dove si favoriva la Chiesa anglicana –questa “Camera dei Lords in preghiera“, com’era definita– che, più che il Vangelo, annunciava virtù civili, pregiudizi, eccentricità dell’establishement politico britannico. Ma erano distinzioni che furono cancellate nella propaganda per la decolonizzazione, dove il “tiranno europeo“ era identificato tout court con il cristiano. Nel caso del Medio Oriente, la situazione è stata molto aggravata dall’inserzione di Israele, sentita come una violenza: il grande padrino nordamericano dello stato ebraico si vanta di essere il paladino del cristianesimo biblico, vi è sorto addirittura il potente movimento dei “cristiani per il sionismo“ (Bush junior ne faceva parte), per il quale il ritorno degli ebrei in Palestina va favorito, come annuncio dell’apocalisse e del ritorno glorioso di Cristo. Così, l’avversione per Israele è diventata per le folle musulmane avversione per la fede nell’ebreo Gesù. Anche zone superstiti di tolleranza religiosa, come l’Iraq del laico Saddam, sono state avvelenate dalla violenta aggressione dei “cristiani“ americani.

Quanto a noi e alla nostra mancata mobilitazione: è indubbio che parte influente del media-system occidentale sta dalla parte di coloro che –come già i giacobini del 1793– vorrebbe “chiudere finalmente la parentesi cristiana“. Enjamber deux millénaires, scavalcare due millenni e ricominciare da capo, scrostandoci da dosso l’eredità funesta di quel Crocifisso che non a caso l’Unione Europea vuole togliere dai muri. Può una Unione così -che rifiuta persino l’evidenza storica, negando le sue radici cristiane- può forse indignarsi se, nel mondo, è scomoda la situazione di una credenza per la quale si auspica che non ci sia futuro? Un certo vittimismo cristiano lascia perplessi, come pure un complottismo un po’ paranoico: è indubbio, però, che al prevedibile aumento della violenza contro i credenti nel Vangelo non si accompagnerà un aumento della solidarietà nei Paesi stessi che di quella fede furono i privilegiati.

mercoledì 9 giugno 2010

Chiesa dove vai se non torni a Gesù?


Parole sante!

titolo originale: Senza Gesù sta mordendo la Chiesa
tratto da IlGiornale.it
di Ida Magli

«È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l'umanità?». Parole del poeta Thomas Eliot, di cui qualche anno fa Luigi Giussani diede questa spiegazione: «La Chiesa ha cominciato ad abbandonare l'umanità perché ha dimenticato chi era Cristo... ha avuto vergogna di Cristo». Bisogna che coloro che si ritengono cristiani facciano proprio questo grido e lo ripetano ovunque con forza perché soltanto chi è fuori dalla Gerarchia può salvare la Chiesa, armato solo delle parole di Gesù, come dimostra la storia del passato, dai movimenti penitenziali alla predicazione popolare, a San Francesco.
Anche nei giorni scorsi è stata fornita con clamore l'ennesima notizia riguardo alla presunta complicità di un vescovo in un caso di pedofilia; eppure non è la pedofilia, il problema più grave della Chiesa attuale, sebbene siano in molti a crederlo e forse la Chiesa stessa. Il pericolo mortale è quello denunciato da Giussani: la mancanza del Gesù vero nella predicazione e nel vissuto della Chiesa; del Gesù che ha parlato alla mente, al cuore degli uomini, non di sessualità, o di diritti, o di poveri, ma di ciò che li definisce «uomini» al di là da questo, della certezza del proprio essere uomini anche senza di questo. Per trovare un modo nuovo di dire ciò che soltanto Gesù nella storia dell'umanità è riuscito a dire, serve un'invenzione geniale, una volontà che non abbia timore di nulla, se si vuole che il cristianesimo torni a essere vitale in Occidente. Le strutture sulle quali si è retta la Chiesa fino a oggi stanno andando in rovina. La crisi è drammatica nelle sue cifre concrete, anche se ci si ostina a non discuterne pubblicamente. Dal Concilio vaticano II in poi il declino è stato inarrestabile. Il numero complessivo dei sacerdoti si è ridotto di due terzi, senza prendere in considerazione poi l'età media che supera i sessant'anni. Le religiose, che hanno rappresentato fin dall'inizio la presenza più diffusa e più fattiva della Chiesa cattolica e il cui rapporto con i consacrati di sesso maschile è stato sempre di tre a uno, in Europa oggi non si presentano quasi più alla porta dei conventi e si cercano in India, in Africa, nelle Filippine (con le conseguenze di «significato» che questo comporta, ma di cui non è politicamente corretto parlare). Negli Stati Uniti il numero delle religiose è passato dalle 180mila degli anni '70 alle 68mila odierne, con un'età media di settanta anni e soltanto il 7% sotto i cinquanta, il che significa che si stanno estinguendo. I religiosi sacerdoti sono passati da 23mila a 14mila con una media di ottanta anni e soltanto il 21% sotto i sessanta. Si tratta di strutture fondamentali, del braccio operativo della Chiesa nel mondo, ma è evidente che sono abbandonate perché non rispecchiano più il rigore di «assoluto», quell'essenza del messaggio evangelico di cui ha sete l'uomo contemporaneo. Più la Chiesa si avvicina alle altre religioni e più Gesù si allontana, perché Gesù non somiglia a nessuno e tanto meno può riassumersi nelle opere di bene, che pure sono riconosciute da tutti come un grande merito della Chiesa.
Su Gesù non si può venire a patti, non si possono instaurare «dialoghi». Gesù non si è difeso, durante il suo processo, non ha «dialogato» con Pilato, sebbene questi lo esortasse a farlo. Non è vero che il dialogo è sempre possibile, come tanti oggi sostengono. È il sistema logico dell'uomo che lo impedisce perché non ammette contraddizioni, perché riconosce nella «forma» ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Nessuno lo sapeva meglio di Gesù, che aveva fondato la sua rivoluzione sulla battaglia contro l'impurità, contro i precetti tabuistici, contro il sacrificio, contro la preghiera rituale, contro tutto quello che «non viene dal cuore dell'uomo» e che assume valore soltanto attraverso la ripetizione. Era impossibile farlo capire né alla sinagoga né a Pilato. Perciò ha taciuto. Ma nel suo grido: «Non ripetete parole» è riassunta l'essenza del suo pensiero, del suo rispetto per l'uomo e per ogni parola che l'uomo pronuncia. Forse qualcuno avrà il coraggio di cominciare da qui.


Messaggio subliminale sessuale nel poster di Prince of Persia



Come poteva mancare un messaggio subliminale nell'ultimo film della Walt Disney?
E così anche in una delle locandine del film Prince of Persia ecco apparire la solita scritta SEX.
Utilizzatissima nelle campagne pubblicitarie Disney e non...
Di seguito potete prendere visione del poster al negativo.
Mi sembra fin troppo evidente... (cliccate sulle immagini per ingrandirle).
A voi il giudizio...






Bocelli e quel suo racconto...una coraggiosa testimonianza contro l'aborto



Un teatro, un uomo al pianoforte. È Andrea Bocelli. In platea non c’è nessuno. Il grande tenore è lì per registrare un video-messaggio dedicato a un missionario passionista, padre Rick, che lavora ad Haiti.
«Allora — dice —, per questa occasione ho pensato di raccontarvi una piccola storia ». E parla di una giovane donna che arriva in ospedale con dolori che fanno pensare a un problema di appendicite. Lei non sa di essere incinta. «I dottori le misero del ghiaccio sulla pancia—racconta Bocelli — e poi, quando il trattamento era finito, le dissero che avrebbe fatto meglio ad abortire. Che era la soluzione migliore, perché il bambino sarebbe venuto al mondo con qualche forma di disabilità. Ma la giovane e coraggiosa sposa decise di non interrompere la gravidanza e il bambino nacque ». E poi: «Quella signora era mia madre, e il bambino ero io».
Quindi aggiunge: «Sarò di parte, ma posso dirvi che è stata la scelta giusta e spero che questo possa incoraggiare altre madri che magari si trovano in momenti di vita complicati ma vogliono salvare la vita dei loro bambini». Alla fine accenna un canto: «Voglio vivere così... col sole in fronte...».
Bocelli è nato con una forma di glaucoma congenito che lo ha reso quasi cieco.

Grazie per la testimonianza fratello!



martedì 8 giugno 2010

E dopo Ipazia, ecco a voi la Papessa!


di Enzo Pennetta
tratto dal sito "libertà e persona"

Dopo l’Ipazia, da qualcuno definita “illuminista”, portata sul grande schermo con il film Agorà, è adesso la volta del film La Papessa del regista Sonke Wortmann. In attesa di una eventuale prossima uscita di Pippo Pluto e Paperino in Vaticano possiamo goderci quest’ultima mega produzione europea la quale propone un falso medievale piuttosto grossolano che fu messo in giro dalla nobiltà antipapista tedesca per cercare di screditare il papato in un momento in cui esso rivendicava la sua indipendenza dal potere politico. La vicenda venne nei secoli successivi ripresa da vari autori tra i quali Boccaccio e il Belli, la storia che viene raccontata è quella di una donna che riesce ad entrare in seminario e a percorrere tutti i gradi delle gerarchie ecclesiastiche fino a farsi eleggere papa nel’anno 855 col nome di Giovanni VIII. Peccato però che nell’855 venne eletto papa Benedetto III che regnò fino all’anno 858, e non il presunto ...Giovanni VIII che sarà realmente eletto nell’anno 872.

Con l’uscita di questa pellicola un pubblico già logorato ai fianchi dalla saga di Dan Brown, colpito allo stomaco dall’uccisione della bella Ipazia, potrebbe pericolosamente barcollare sotto il peso di una papessa medievale che si fa beffe del collegio cardinalizio e finisce per di più uccisa dai cattolici proprio come la sfortunata collega filosofa di Alessandria.

Ma sorprendentemente una “papessa” è esistita veramente, però è una figura che non essendo cattolica risulta molto meno appetibile dai media, tanto che quando si è parlato di uno scandalo che l’ha riguardata lo spazio dedicato è stato un classico trafiletto. Il 24 febbraio 2010 compariva sui quotidiani la notizia che la presidente della Chiese evangeliche tedesche, la cinquantaduenne Margot Kaessmann, eletta “papa” nel 2009 era stata denunciata dalla polizia di Hannover con l’accusa di guida in stato di ubriachezza. Il giorno dopo la Kaessmann rassegnava le dimissioni ponendo fine alla sua esperienza di papessa durata solo quattro mesi.

La realtà spesso è meno avvincente della fantasia, le Chiese evangeliche tedesche poi non interessano quanto la chiesa Cattolica, fortunatamente non vedremo sullo schermo la storia della papessa ubriaca.

lunedì 7 giugno 2010

L'Islam e la decapitazione...



E' notizia di pochi giorni fa quella relativa alla decapitazione del vicario apostolico dell'Anatolia monsignor Luigi Padovese.
Chi ha visto il suo corpo martoriato ha affermato che fosse irriconoscibile:
«Siamo stati a vederlo prima che facessero l' autopsia. Era irriconoscibile. Gli hanno tagliato la gola completamente, la testa si è staccata come quella di San Giovanni».
L'assassino Murat Altun, solo pochi mesi fa, aveva ottenuto da un ospedale locale un referto di instabilità psichica. Un eventuale ottimo alibi in vista di un possibile omicidio, compiuto da solo o con l' aiuto e il suggerimento di complici.
Sembra appurato, infine, che l' autista non si fosse convertito, mantenendo la sua fede musulmana.
La modalità dell'esecuzione sembra confermarlo...

Se avete qualche dubbio leggete quanto segue...

La decapitazione fa parte della giustizia islamica verso gli infedeli , i criminali, i peccatori. Questa modalità crudele di infliggere la pena capitale agli infedeli l'ha praticata il Profeta Maometto nel 7° secolo e poi l'hanno crudelmente praticata i suoi successori, fino ad essere regolamentata dalle leggi della Shariah Islamica.

Ricordo ai gentili lettori che la lettura del Corano da parte di un fedele Musulmano non è passibile di interpretazione e come tale va letta ed eseguita alla lettera.
Ora leggiamo cosa è chiamato a fare un musulmano osservante:
Corano 5:33-
La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso "
Corano 8:12-
“ E quando il tuo Signore ispirò agli angeli: “ Invero sono con voi: rafforzate coloro che credono. Getterò il terrore nei cuori dei miscredenti: colpiteli tra capo e collo, colpiteli su tutte le falangi! 13 E ciò avvenne perché si erano separati da Allah e dal Suo Messaggero”.
-Corano 47:4-
“Quando [in combattimento] incontrate i miscredenti,colpiteli tra capo e collo finché non li abbiate soggiogati, poi legateli strettamente. In seguito liberateli graziosamente o in cambio di un riscatto, finché la guerra non abbia fine. "

Corano 9:123:
“ O voi che credete, combattete i miscredenti che vi stanno attorno, che trovino durezza in voi. Sappiate che Allah è con i timorati ”

Corano 2:190 “ Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono. 191 Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti.192 Se però cessano, allora Allah è perdonatore, misericordioso. 193 Combatteteli finchè non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah. "

Corano 9:29- " Combattete coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finchè non versino umilmente il tributo, e siano soggiogati. 30 Dicono i giudei: “ Esdra è figlio di Allah”; e i nazareni dicono: “ Il Messia è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati! 31 Hanno preso i loro rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come signori all'infuori di Allah, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un Dio unico

Corano 8:15 " O voi che credete, quando incontrerete i miscredenti in ordine di battaglia non volgete loro le spalle. 16 Chi in quel giorno volgerà loro le spalle - eccetto il caso di stratagemma per [meglio] combattere o per raggiungere un altro gruppo - incorrerà nella collera di Allah e il suo rifugio sarà l’Inferno. Qual triste rifugio! 17 Non siete certo voi che li avete uccisi: è Allah che li ha uccisi. Quando tiravi non eri tu che tiravi, ma era Allah che tirava , per provare i credenti con bella prova. In verità Allah tutto ascolta e conosce. "

E' solo rock, ma uccide...



Ogni anno, oltre mezzo milione di adolescenti tenta il suicidio! Quasi 2.000 al giorno!
Dal 1950 ad oggi, la percentuale di suicidi è aumentata del 300%. Negli Stati Uniti, tale percentuale è la più elevata di tutti i Paesi industrializzati. Secondo la National Education Association («Associazione Nazionale dell'Istruzione»), «i suicidi tra i giovani sono collegati alla depressione alimentata da una musica fatalistica e dai testi di tante canzoni».
Nel 1988, il Dr. Mark Rosenburg, indirizzandosi all'American Society of Suicidology («Società Americana di Suicidologia»), ha affermato:
«Un tempo, si pensava che il modo per prevenire suicidi fosse di trattare la depressione [...]. Non è il caso di questi ragazzi. Anziché essere clinicamente depressi, i giovani vittime del suicidio sono impulsive, che mettono in pratica le loro fantasie».
Ecco venire a galla l'imputato: un certo tipo di rock! Il Dr. Paul King, direttore medico del programma per adolescenti al Charter Lakeside Hospital, a Memphis, nel Tennessee, sostiene che più dell'80% dei suoi pazienti è malato a causa dell'ascolto ossessivo di musica rock.
E aggiunge: «I testi di certi brani sono divenuti una filosofia di vita, una religione».

Non ci credete? Allora leggete il seguente articolo tratto dal sito di Paolo Barone "Centro Culturale San Giorgio".



venerdì 4 giugno 2010

Il miracolo di Gaia, nata dalla mamma in coma


di Cristiano Gatti

tratto da Il Giornale.it

Piccola, per una volta il vorace mondo dell’informazione ha scelto un nome di fantasia per proteggerti da troppa curiosità. Hanno scelto Gaia, ma potrebbe essere Cocciuta, Valorosa, Eroica. Io sceglierei Benedetta, perchè la tua storia così breve e già così incredibile non può che essere segnata dall’alto. Ma ovviamente l’unico nome che conti davvero, che ti accompagnerà lungo i sentieri della vita, è quello deciso dal tuo papà e dai tuoi tre fratellini. Forse, è quello che aveva già scelto la tua mamma. Lo strazio è che proprio lei non potrà mai usarlo, per cullarti e per consolarti. Non potrai mai sentirlo dalla sua viva voce, suono unico e inconfondibile, che riconosceresti tra milioni e miliardi di suoni, fino all’ultimo dei giorni.

Benedetta, la tua mamma non ha più voce per chiamarti, non ha più udito per sentirti, non ha più vista per vederti. Ma è bello pensare che abbia ancora cuore, un grande cuore di madre, per starti comunque vicina. In un altro modo, in un altro senso. Quello che è riuscita a fare lo dimostra chiaramente. Tutti stanno già parlando di voi. Di questa tua mamma così giovane, quarant’anni appena, che da gennaio vive - sopravvive - in stato vegetativo all’ospedale di Bergamo. Quando sarai più grande, anche tu saprai e capirai il prodigio. Il papà ti racconterà la fine del mondo, del suo mondo, in una sera qualunque subito dopo le feste di Capodanno. Stavano benissimo insieme, lui e la tua mamma. Da quattro mesi aspettavano anche te, quarta creatura di una serie formidabile. Un lungo inno alla vita, all’amore, al futuro. Ma è questo futuro che improvvisamente s’inceppa. In un attimo, nell’attimo spietato di un’emorragia cerebrale.

Un giorno ti racconteranno quello che adesso si racconta all’ospedale di Bergamo. Nonostante le cure, la tua mamma si assenta. Entra in un’altra dimensione, impenetrabile agli uomini e alle loro scienze. Sembra morta, ma continua testardamente a lottare. Tu con lei. Una coppia di superdonne che non ha la minima intenzione di fermarsi così. Il tuo papà e i medici si trovano di fronte a un dilemma enorme e spropositato, per le nostre esigue capacità: fermare tutto, non fermare proprio niente. Alla fine, prendono la decisione migliore: lasciano fare a voi, supercoppia di un disegno superiore.

Benedetta, complimenti a tutte e due. Insieme avete firmato un capolavoro, qualcosa che ci concede un’idea molto vicina all’idea di creazione. La tua mamma ha continuato imperterrita a pulsare di un’energia nascosta e inarrestabile, tu hai continuato ad avanzare testarda e volitiva verso il domani. I medici, il tuo papà, tutti i tuoi cari hanno contemplato il mistero tra dolore e stupore. Non avete ceduto di un millimetro. Mai un ripensamento, mai un passo indietro. Così, quando hai compiuto 33 settimane (tanti auguri, una gran bella età), ti sono venuti a prendere con un taglio cesareo senza rischi, nè per te, nè per la tua mamma.

Benvenuta, piccola e Benedetta. A poche ore dal tuo arrivo, i medici ti definiscono in buona forma. Un miracolo di due chili, beatamente disteso dentro un’incubatrice. Certo non è il calore che vorresti sentire, in questo primo viaggio avventuroso tra gli ostacoli dell’esistenza. Avresti diritto anche tu a startene adagiata sulla tua mamma, tettando il nettare della vita, dialogando da subito in un linguaggio muto e profondo, l’unico linguaggio capace davvero di infondere fiducia e di scacciare paure.

Purtroppo, non è andata così. La tua mamma l’avrebbe voluto tanto, ti avrebbe accolta e protetta come i tuoi tre fratellini, ma stavolta non è andata così. Lei resta distesa e assente, immersa in un altro tempo e in un altro spazio, senza voce per chiamarti, senza udito per sentirti, senza vista per vederti. Ma puoi starne sicura: in qualunque luogo lei sia, è un luogo vicinissimo al tuo. La sentirai sempre, soprattutto crescendo, più ancora quando sarai madre anche tu. Ti sarà facile avvertire la sua forza, il suo esempio, la sua incrollabile fiducia nella vita. Oltre i limiti della malattia, oltre gli ostacoli del dolore. Con il suo modello vicino, sarai una madre grandiosa, almeno quanto lei.

Certo, dolce e Benedetta: prima dovrai imparare ad essere figlia. Non sarà facile, con una mamma sempre via. Ma si può fare. Il tuo papà saprà trovare le parole per farti comprendere questo strano modo di essere madre. Non devi pensare che sia un brutto modo: è un modo diverso. Senza voce per chiamarti, senza udito per sentirti, senza vista per vederti. Ma con un cuore grande. Talmente grande, che ha saputo battere la morte.

mercoledì 2 giugno 2010

Quella conquista di civiltà che riporta l'Inghilterra indietro di 1400 anni



tratto da Il Sussidiario.net
di Gianfranco Amato

Il cristianesimo in Gran Bretagna è arrivato già ai tempi della dominazione romana. La leggenda vuole che sia stato san Giuseppe d’Arimatea ad annunciare il vangelo, iniziando la sua missione da Glanstonbury e concludendola sull’isola di San Patrizio, poco distante dall'Isola di Man, dove, secondo i racconti, morì e fu sepolto.
Fin qui la leggenda. Le fonti storiche confermano, comunque, una gran numero di fedeli cristiani già durante la ritirata dei romani dalla Britannia. Furono poi i barbari invasori ad introdurre nell’isola il paganesimo germanico. La cristianizzazione della Britannia anglosassone arriverà alla fine del VI secolo.
Etelberto, incoronato re del Kent, ebbe il primato di essere il primo sovrano anglosassone a convertirsi al cristianesimo e ad assurgere alla gloria della santità. Quando, infatti, Etelberto prese in moglie la principessa Berta, figlia del re francese Cariberto, la condizione posta per la celebrazione del matrimonio fu che alla sposa venisse concessa la libertà di continuare a professare la religione cristiana e che potesse essere accompagnata dal vescovo di Letardo, suo cappellano, la cui presenza a corte contribuì certamente alla conversione del sovrano.
Appresa la notizia, il pontefice San Gregorio Magno ritenne maturi i tempi per l’evangelizzazione dell’isola, e affidò la missione ad Agostino, priore del monastero benedettino di S. Andrea sul Celio, passato poi alla storia come Agostino di Canterbury, il quale partì da Roma alla testa di quaranta monaci nella primavera del 597.
Fu proprio all’opera di Agostino primo vescovo di Canterbury e di sant’Aidan di Lindisfarnen, conosciuto come l’apostolo di Northumbria, che tutta la Britannia fu convertita al cristianesimo. L'ultimo grande sovrano pagano degli anglosassoni fu re Penda di Mercia, che morì nel 655.

Mi sono permesso questa breve digressione storica per introdurre una notizia proveniente d’oltremanica. Lo scorso 10 maggio il Ministero britannico degli Interni ha ufficialmente riconosciuto la Pagan Police Association, un’organizzazione di poliziotti pagani, autorizzando i membri ad assentarsi dal lavoro durante le relative feste religiose.

Ciò significa che i dirigenti della polizia dovranno dare alle celebrazioni pagane la stessa considerazione tenuta per il Natale dei cristiani, il Ramadan dei musulmani e la Pasqua degli ebrei.
Così i pagani sono entrati ufficialmente a far parte delle categorie “protette” dalla politically correctness, insieme alle donne, agli omosessuali, ai neri, ai disabili, ai trans, ai musulmani, agli ebrei, et similia.
Un portavoce del ministero ha precisato che «il governo desidera che le forze di polizia rappresentino le diverse comunità che sono chiamate a servire». Quindi anche i pagani.

Si considera che siano più di 500 gli agenti ed ufficiali di polizia pagani, inclusi druidi, streghe e sciamani.

Otto sono le feste pagane ufficialmente riconosciute. 1Samahin che cade nel giorno di Halloween, in cui i pagani celebrano l’oscurità dell’inverno, lasciando fuori dalla porta cibo per i morti e vestendosi da fantasmi. 2Yule che cade attorno al 21 dicembre, in cui si festeggia il solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno, nella quale i pagani bussano alle porte cantando e bruciando un ceppo di legno. 3Imbolc la festa della lattazione della pecora, che si celebre il 2 febbraio, in cui i pagani accumulano pile di pietra e fanno bastoncini fallici per celebrare la fertilità. 4Oestara che cade il 20 marzo, in cui viene festeggiato l’equinozio di primavera ed il riemergere dagli inferi della dea luna. 5Beltane che cade il 30 aprile ed il primo maggio, in cui si celebra il dio sole con orge notturne; le coppie sposate sono invitate a «rimuovere le fedi nuziali» durante la notte. 6Litha che si celebra durante il solstizio estivo, il 21 giugno, il giorno più lungo del’anno, i cui i pagani bevono idromele e danzano nudi sotto il sole per celebrare l’imminente raccolto. 7Lammas che cade il 31 luglio, in cui si celebra il raccolto e si fanno passeggiate in campagna.
8Mabon in cui si festeggia l’equinozio autunnale, e che prende il nome dal giovane dio della vegetazione e dei raccolti (Mabon), figlio di Modron, la dea madre.

Andy Pardy, capo della polizia di Hemel Hempstead nell’Hertfordshire, che è cofondatore della Pagan Police Association e adoratore delle antiche divinità vichinghe, tra cui il dio Thor dal martello distruttore e Odino dall’occhio ciclopico, ha dato l’annuncio ufficiale del riconoscimento da parte del Ministero degli Interni, precisando che «il riconoscimento del paganesimo è ormai nei fatti». «Gli agenti di polizia»,ha proseguito Pardy «ora possono finalmente celebrare le proprie festività religiose e lavorare in altre giornate, come Natale, che per essi non hanno nessunissima rilevanza».

Sono stati pure nominati tre assistenti spirituali pagani per le forze di polizia. Le nuove regole consentono, inoltre, ai pagani – per i quali, tra l’altro, Stonehenge è un luogo di pellegrinaggio – di prestare giuramento in tribunale su ciò che «essi considerano sacro».

Millequattrocento anni dopo l’opera missionaria di Agostino di Canterbury sono ufficialmente tornati i pagani in quella che un tempo era chiamata la terra di San Giorgio. Druidi, streghe, bacchette magiche e divinità antropomorfe. Viene in mente il grande Chesterton: «Da quando gli uomini non credono più in Dio, non è vero che non credano più in nulla: credono a tutto».