giovedì 17 febbraio 2011

Un meraviglioso DocuMusical su Giovanni Paolo II




Assolutamente da vedere!
Si tratta di filmati originali montati ad hoc su straordinarie musiche cantate da Andrea Bocelli...
Brividi e lacrime, provare per credere!


mercoledì 16 febbraio 2011

San Francesco ed il Sultano



Avete presente il san Francesco fricchettone che ci presentano taluni pacifinti?
Bene, scordatevelo.
Frà Illuminato, il frate che accompagnò San Francesco davanti al sultano, scrisse il seguente racconto citato da Vittorio Messori in “Pensare la storia”, p. 166 (edizioni SugarCo).
Altro che bandiere arcobaleno!

«Il sultano gli sottopose anche un’altra questione:
“Il vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca. Quanto più voi cristiani non dovreste invadere le nostre terre!”. Rispose il beato Francesco: “Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Altrove, infatti, è detto: Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano date. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell’occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono, perché voi bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla religione di lui quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare a dorare il Creatore e Redentore del mondo, vi amerebbero come se stessi!”».


La castità spiegata ai nostri giovani



Vedere centinaia di giovani che per un'intera ora fissano senza mai distogliere lo sguardo due giovani che parlano loro di castità non è cosa di tutti i giorni. Per cui...
Fate girare questo video, proponetelo ai giovani fidanzati che seguite...farà loro comprendere il valore del rispetto per colui/colei che il Signore ha posto loro accanto.
Buona visione.

Quando la Madonna indossò il tricolore...


tratto da un interessante articolo di Antonio Socci

Nessuno però sa che è stata addirittura la Madonna in persona a “consacrare” il tricolore nell’importante apparizione del 12 aprile 1947 a Roma, alle Tre Fontane, a Bruno Cornacchiola (il mangiapreti che si convertì).
Era un fanciulla di sfolgorante bellezza e indossava un lungo abito bianco, con una fascia rossa in vita e un mantello verde.
Consegnò al Cornacchiola un importante messaggio per il Santo Padre.
E poi alla mistica Maria Valtorta spiegò che apparve “vestita dei colori della tua Patria, che sono anche quelli delle tre virtù teologali, perché virtù e patria sono troppo disamate, trascurate, calpestate, ed io vengo a ricordare, con questa mia veste inusitata, per me, che occorre tornare all’amore, alle Virtù e alla Patria, al vero Amore”.
Aggiunse che era apparsa a Roma perché “sede del papato e il Papa avrà tanto e sempre più a soffrire, questo, e i futuri, per le forze d’Inferno scagliate sempre più contro la S. Chiesa”.
Aggiunse che apparve per la terribile minaccia del “Comunismo, la spada più pungente infissa nel mio Cuore, quella che mi fa cadere queste lacrime”.
Essa è “la piovra orrenda, veleno satanico” che “stringe e avvelena e si estende a far sempre nuove prede”, una minaccia “mondiale, che abbranca e trascina al naufragio totale: di corpi, anime, nazioni”.
Era in effetti il 1947.
L’Armata Rossa stava marciando su mezza Europa, fino a Trieste.
E l’Italia il 18 aprile 1948 si salvò solo per l’impegno del papa e della Chiesa, da cui venne alla patria uno statista come De Gasperi, che salvò la libertà e così compì davvero il Risorgimento.

Adozioni ai single? Gli orfani non sono la soluzione ai propri vuoti affettivi

di Mario Palmaro

L’adozione da parte dei single arriva anche in Italia? La notizia è circolata con grande evidenza in queste ore, dopo che la Corte di Cassazione ha depositato una sentenza – la numero 3572 – che riguarda il caso di una donna “sola” di Genova che chiedeva il diritto di adottare una bambina russa.
In realtà, la vicenda è complessa: la donna ha vissuto con la piccola due anni nella Federazione Russa, e ha ottenuto in seguito il riconoscimento dell’adozione negli Stati Uniti, precisamente dal Tribunale della Columbia. Nel caso specifico, dunque, si trattava anche di prendere una decisione intorno a un menage familiare già instauratosi, il che indubbiamente ha il suo peso rispetto alla valutazione del bene del minore da parte dei giudici. Inoltre, la Cassazione non ha acconsentito a una forma di adozione cosiddetta “mite”, cioè non pienamente legittimante.
Tutti questi distinguo, pure importanti, non mutano però la portata politica della decisione, soprattutto considerando che i giudici della Suprema Corte hanno “approfittato” del caso di specie per lanciare nella sentenza una sorta di suggerimento al Parlamento: "Il legislatore nazionale ben potrebbe provvedere, nel concorso di particolari circostanze, a un ampliamento dell'ambito di ammissibilità dell'adozione di minore da parte di una persona singola anche con gli effetti dell'adozione legittimante".
Ed è proprio su questo punto che si è scatenata la bagarre mediatica, e che si sono alzate le voci di coloro che da tempo vorrebbero consentire l’adozione anche alle persone singole. Sono stati da più parti evocati gli argomenti a sostegno di questa tesi: è meglio un solo genitore piuttosto che nessuno; è meglio una famiglia, anche anomala e senza padre o madre, piuttosto che vivere in un istituto; ci sono genitori single, ad esempio vedovi o separati, che svolgono il loro ruolo educativo con risultati migliori delle coppie “normali”.
Ma la legge ha il dovere di ragionare secondo standard oggettivi, validi in linea generale, ammettendo pure le solite eccezioni: siccome lo Stato vuole garantire il bene di un bambino senza genitori, deve porre come condizione di partenza l’esistenza di un padre e di una madre sposati. La vita è strana e complicata, e si può crescere benissimo anche avendo solo la mamma, perché il papà è morto o se n’è andato. Ma quella è una condizione di sfavore, non un modello auspicabile. E ci mancherebbe che lo Stato si mettesse nelle condizioni di pianificare in partenza famiglie dove manca la fondamentale integrazione della figura paterna e di quella materna.
Quando lo Stato italiano ha legiferato in questa materia, ha stabilito che l’adozione si misura a partire dal bene del minore. Ecco perché il desiderio legittimo di un uomo e di una donna di avere un figlio non deve essere tramutato in pretesa e diritto.
Le modalità con cui gli aspiranti genitori vengono oggi vagliati dallo Stato si possono discutere. E qui ci sarebbe molto da ridire sul valore eccessivo delle consulenze psicologiche, o sulla estenuante serie di verifiche previste dal protocollo di adozione. Paradossalmente, però, di tutti i criteri di accesso, il più oggettivo e il più indiscutibile è proprio quello che esige l’esistenza di una coppia stabile, di un uomo e di una donna che offrano sul piano giuridico e sociale la disponibilità di un luogo sicuro e accogliente, coerente con la struttura intrinseca della famiglia.
Ma c’è dell’altro: la sentenza della Corte di Cassazione potrebbe fare da scivolo a una serie di obiettivi inconfessati, che hanno come denominatore comune la rimozione dell’idea naturale di famiglia. Magari sfruttando l’espediente tecnico-giuridico di ottenere in Italia il riconoscimento di sentenze o leggi che appartengano a stati diversi dal nostro.
C’è un mondo degli adulti che appare sempre più invasato di autodeterminazione e di consumismo dei desideri, un mondo nel quale i bambini vengono trattati più come oggetti che come soggetti. La fecondazione in provetta esprime adeguatamente questa riduzione dell’altro a cosa, a mezzo da usare per un obiettivo personale. E pure nell’adozione aperta ai single si respira quest’aria pesante di autorealizzazione ad ogni costo, questo uso degli orfani come soluzione ai propri vuoti affettivi.
Una scorciatoia per arrivare all’esperienza gratificante della paternità o della maternità, senza passare attraverso l’impegnativa strada maestra di un legame affettivo serio e stabile con l’altro. Quella dell’adozione ai single è una strada che, una volta imboccata, si porterà ovviamente con sé le pretese adottive di lesbiche, gay, singoli o in coppia. Un gioco al massacro che ha, ancora una volta, un solo obiettivo: seppellire per sempre l’istituto della famiglia monogamica.

venerdì 11 febbraio 2011

YOUCAT, ovvero il Catechismo 2.0, BXVI approved!

E' uscito il nuovo Catechismo 2.0 per i giovani dell'era sociale.
Pensato in vista della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid ha il nome che è tutto un programma, si chiama YOUCAT.
Benedetto XVI nella premessa del testo scrive:
«Un romanzo criminale è avvincente perché ci coinvolge nella sorte di altre persone, ma che potrebbe essere anche la nostra; questo libro è avvincente perché ci parla del nostro stesso destino e perciò riguarda ciascuno di noi».
L'Edizione è curata da Città Nuova (pagine 304, euro 13,99).
Da leggere e diffondere!

Per ulteriori info:

martedì 8 febbraio 2011

Jennifer (11 anni) ed il miracolo del risveglio

tratto da Avvenire.it
articolo di Diego Andreatta

«Con mio marito Narciso abbiamo compreso che lo stato vegetativo non va mai considerato come un’anticamera della morte. C’è sempre un barlume da tener vivo e da accompagnare: quella speranza per noi si è illuminata». Barbara Bettega racconta sottovoce, rispettosa di ogni situazione e sorvolando leggera su ogni polemica. Tiene ad amplificare la gioia dell’uscita dal coma profondo della sua dolcissima Jennifer, una vispa ragazzina di prima media: vi era piombata tre mesi fa, colpita da un arresto cardiaco nell’atrio della sua scuola a Canal San Bovo, in una delle valli più isolate del Trentino orientale.
In quel grigio lunedì d’ottobre – anche l’elicottero aveva dovuto lottare contro la neve per trasportarla all’ospedale di Trento – la prima risonanza magnetica non lasciava molto spazio alla speranza. I medici avevano abbassato la temperatura corporea per limitare i danni cerebrali a causa di quei secondi senza ossigeno trascorsi dall’arresto al provvidenziale massaggio cardiaco praticato dalla generosa bidella Maria, mandata a chiamare di corsa proprio da Jonathan, 9 anni, il fratellino più piccolo.
Qualche giorno dopo, in coma farmacologico, un primo tentativo di stubare Jessica non era riuscito: occhi chiusi, cielo buio anche per i genitori che facevano la spola – duecento chilometri ogni giorno dal Primiero a Trento – per starle vicini qualche minuto, e intuire (invano, fino ad allora) qualche miglioramento. Poi la decisione di trasferirla a Padova, alla rianimazione pediatrica, dove in dicembre le veniva applicato un defibrillatore.
Un lungo Natale “appeso” alle strumentazioni del coma farmacologico, raccontato così dai genitori alle parrocchie e a tanti volontari della loro valle mobilitati anche nella preghiera: «In questo periodo per noi tragico, in cui più volte abbiamo rischiato di perdere Jennifer, la nostra vita quotidiana si è fermata e ci ha catapultati in un immenso, indescrivibile dolore nel vedere nostra figlia soffrire; impotenti ad alleviare quella sofferenza e inerti davanti ai medici che non possono darti garanzie sul futuro che aspetta lei e noi».
Ma due mesi e mezzo dopo, ai primi di gennaio, la fiducia degli splendidi zii, dei nonni e di tanti volontari alle loro spalle, sembra dare forza alla battaglia di Jennifer: comincia piano a rispondere alle sollecitazioni, riapre gli occhi, riconoscere il fratellino, mamma Barbara e papà Narciso: «In quei primi momenti – raccontano gli infaticabili Bettega – per noi è stato come se la nostra bambina fosse nata una seconda volta. Per noi – aggiungono senza paura di abusare il termine, che sale alla bocca da una robusta fede montanara – questo rimarrà sempre un miracolo. Abbiamo sperimentato la forza della preghiera e della comunità».
Da tre settimane la ragazza di undici anni si trova all’attenzione degli specialisti del centro di riabilitazione "La nostra Famiglia", a Conegliano Veneto, dove si sottopone a esami di valutazione in vista di un programma personalizzato di recupero. Poi, il fine settimana, può tornare a casa da Jonathan, che l’aspetta col sorriso.
Non parla ancora, ha difficoltà motorie, si esprime con dadi letterati e muovendo su e giù le sue fragili dita. Quando davanti al fotografo del settimanale diocesano mostra la "v" di vittoria si riferisce ai «ben quattro etti di peso» messi su in pochi giorni. È una vittoria parziale, certo, perché il cammino resta in salita ma ai genitori trovano energia nel suo sorriso. Con la pedagogista Jennifer se la cava bene a fare i conteggi (la matematica è sempre stata il suo forte), con un’amica l’altro giorno ha richiamato alla memoria il “pin” del suo cellulare modificato la sera prima di quel 25 ottobre, sogna di tornare ai campeggi estivi col parroco don Costantino, anche se talvolta qualche lacrima di malinconia riga il suo dolcissimo viso: «Aiuto», ha anche scritto l’altro giorno per dire la sua consapevolezza.
Cosa dire agli altri genitori? «Anche noi abbiamo preso forza da un’altra mamma che ha visto la figlia ventenne risvegliarsi prima di Jennifer. È importante continuare a sperare. Crederci, anche contro le previsioni incerte che i medici, per doverosa prudenza, ti comunicano. Abbiamo visto quanto è importante restare uniti come coppia. Abbiamo sentito quanto sia decisivo non chiudersi nella propria condizione, anche se disperata. Va accettato il conforto degli altri». Anche quello delle amichette di Jennifer: in novembre si preparavano con lei alla cresima. Tre di loro hanno deciso di aspettare ad accostarsi al sacramento per poterlo fare più avanti, «quando Jennifer sarà tornata fra noi». E Jennifer lo ha fatto davvero:è tornata.

venerdì 4 febbraio 2011

Il Rito...ovvero la storia di padre Gary Thomas


Padre Gary Thomas è un esorcista della diocesi di san Jose.
Era un sacerdote miscredente, ma la sua vita cambiò quando il suo vescovo gli chiese di trasferirsi a Roma per seguire un corso di esorcismo presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, sotto la guida di grandi esorcisti quali Gabriele Amorth e Francesco Bamonte, si rese conto di come la presenza del maligno sia concreta e molto più diffusa di quanto potesse mai pensare.
La sua storia è stata raccontata da Matt Baglio in un libro da leggere: "Il Rito. Storia vera di un esorcista di oggi" (Sperling & Kupfer, pp 312, euro 19.00).
Recentemente è diventata la trama di un film - "The Rite"- che uscirà a Marzo in italia.
Se volete sapere di più sull'esperienza di padre Gary potete leggere l'intervista che ha rilasciato sul The Catholic World Report: "Doorways for the Devil".

giovedì 3 febbraio 2011

Melissa P ed il suo profilo blasfemo su Facebook



Melissa Panarello meglio conosciuta sotto lo pseudonimo di Melissa P. è stata resa famosa per il suo immorale romanzo autobiografico 100 colpi di spazzola. Ninfomane convinta, anticlericale per necessità, esoterista per hobby, si è recentemente concessa alla TV (in fondo le mancava solo quella).
Attualmente partecipa al programma Victor Victoria in qualità di cartomante e da pochi giorni è perfino inviata speciale del programma Mistero.
Perchè vi ho presentato questo personaggio?
Per criticare l'immagine sfacciatamente blasfema presente nel suo profilo di Facebook.
Trattasi di un volgare fotomontaggio in cui un volto (che ricorda vagamente il suo) è posto sopra all'immagine di un celebre santino di Santa Gemma Galgani, la stimmatizzata e vergine lucchese che tanto soffrì ed offrì in espiazione dei peccati impuri e delle immoralità di molti. Lei, la paladina della purezza, non a caso, è una santa particolarmente in odio ai satanisti per il gran numero di anime che strappò al demonio.
Forse che Melissa P. abbia voluto rivelare la sua fede?
La giovane tuttavia non è nuova a questo tipo di fatti...già in passato ha ricevuto delle notifiche al suo profilo Facebook per blasfemia.
Fu lei stessa a dire in un'intervista ad Affaritaliani.it: "Qualche tempo fa avevo messo come mia foto del profilo Fb un fotomontaggio della Madonna con il mio volto. I 'garibaldini' mi hanno minacciata di notificare la cosa a Facebook facendo oscurare il mio profilo se non avessi elimitato la foto. L'ho tolta per evitare problemi".
Che vergogna!
Di seguito potete vedere l'immagine in questione...e il santino originale.
Spero che qualcuno prenda al più presto provvedimenti.

L'immagine blasfema

Il santino di Santa Gemma