domenica 3 maggio 2020

Don Luigi Maria Epicoco - Commento al Vangelo della IV Domenica di Pasqua (TESTO)



C'è una traduzione visiva bellissima al Vangelo di questa nostra Domenica ed è l'immagine di Gesù Buon Pastore che è entrata a far parte della tradizione nell'arte cristiana fin dall'antichità e rappresenta Gesù che porta sulle spalle una pecora in un atteggiamento di protezione, di affetto, di passione.
Ed è forse questo il messaggio che il Vangelo di questa Domenica vuole trasmettere a chi lo ascolta, cioè che Gesù non è semplicemente qualcuno che ci dice qualcosa su noi stessi, che ci insegna come vivere, che dà direzione dentro l'esistenza, ma è qualcuno che vuole che ci sentiamo addosso la sua protezione: "le mie pecore sono in mano a me e nessuno può strapparle dalle mie mani".
Perché è soltanto questo atteggiamento di sicurezza che ci fa calare le difese ci fa abbassare i fucili e ci fa tornare a vivere.
Se noi non ci sentiamo al sicuro allora accade che passiamo la maggior parte della nostra vita a difenderci e il Vangelo di questa Domenica invece vuole disarmarci.
E come fa a far tutto questo?
È Gesù che ribadisce più volte a chi lo ascolta che noi siamo al sicuro nelle sue mani.
Allora per riprendere questa immagine delle pecore, del pastore, dovremmo dire che la vita al massimo può tosarci, può toglierci di dosso la lana, ma non può toglierci di dosso la vita. E questo è molto importante: cioè l'essenziale quando è consegnato a Cristo nessuno può toccarlo. Cioè il nucleo stesso della nostra esistenza quando è consegnato all'amore di Gesù nessuno può scalfirlo davvero.
Ci possono ridurre anche all'osso, possiamo vivere anche tante cose difficili, tanti problemi, tante preoccupazioni, tante situazioni strane, ma al massimo queste cose ci tosano, ci fanno tornare all'essenziale, ma non possono toccare questo essenziale.
Con questa sicurezza addosso un cristiano vive molto meglio.