giovedì 30 giugno 2011

Ancora sull'asilo unisex


di Rino Cammilleri
tratto da LaBussolaQuotidiana.it

I bambini li chiamano friend, «amico», termine inglese valevole per maschi e femmine. Ma si guardano bene dall’usarlo, l’inglese, per indicare quel che fanno. Infatti, asylum, in inglese, vuol dire manicomio. Perciò ricorrono (come anche i preti, quando torna comodo) al latino: Egalia. Questo il nome dell’«asilo» infantile che pare sia l’ultimo grido della solita Svezia.

Un posto esclusivo (max 33 iscritti) del distretto Sodermalm, dalle parti di Stoccolma. Non a caso, come ogni esperimento sociale che si rispetti, sorge su un’isoletta (la repubblica di Utopia stava su un’isola ma, essendo stata concepita al tempo del mandrillo Enrico VIII, i sessi vi erano, ahimè, distinti). Le maestre (tutte femmine o lsgtb?) sono supervisionate da un esperto di differenze di gender (maschio? e perché?). Lo scopo è quello di impedire che le povere creature siano condizionate dall’anatomia che una sorte crudele ha loro affibbiato all’atto della nascita e che i genitori per decine di millenni hanno, nella loro ignoranza, favorito. Infatti, ricordo bene quando, da piccolo, chiedevo un orsacchiotto con cui dormire e mio padre mi rimbrottava: «Ma tu sei un maschietto!». Così, crebbi con una frustrazione che non vi dico e mi chiedo: chissà come sarebbe stata la mia vita se mio padre mi avesse accontentato.

Perciò, condannato fin dall’infanzia a essere maschio ed etero, sono finito, per forza di cose, papista. Che è quanto di peggio uno svedese possa immaginare. Infatti, pare che la lista d’attesa per far ammettere i pargoli a Egalia sia molta lunga. A occhio, direi che i richiedenti sono tutti autoctoni, perché non ce li vedo, gli immigrati musulmani, a far la fila al traghetto per Sodermalm coi loro infanti. Tornando ad Egalia, la bambole con cui i piccoli vi giocano sono «di colore». Suppongo siano vietati Barbie e Ken, famigerati eterosessuali (mi chiedo come risolveranno il problema dell’unisex i creativi della Mattel, che pur hanno escogitato la bambola col burka). Leggo, ancora, che gli alunni vengono apostrofati col pronome neutro «hen», che non è svedese ma pare sia in uso nei circoli femministi.

E qui ci sarebbe da aprire una dotta e problematica parentesi sul «femminismo» il cui nome stesso confligge con l’esperimento portato avanti in Egalia. Ma non la apriamo, perché ci fumerebbe il cervello (come sempre accade quando cerchi di “ragionare” con gli ospiti dell’asylum; ospiti, per di più, paganti: i più difficili). Certo, però, che il destino è cinico, baro e beffardo: la prima volta che la Chiesa dovette confrontarsi con gli svedesi si trovò di fronte alti e robusti guerrieri con le corna in testa, belve assetate di sangue e di saccheggio che andavano alla guerra ebbri di sidro e di idromele, seguaci di Wotan e Thor, tavolta vestiti da orsi o da lupi, talaltra seminudi, gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca. Talmente machos e spietati che tutti li volevano come guardie del corpo, dall’imperatore bizantino fino ai califfi islamici.

La Chiesa riuscì ad addomesticarli e far loro accettare la religione dell’amore al prossimo. Si badi che i truci massacratori del Nord conoscevano bene l’islam, religione guerriera come la loro. Ma la Chiesa riuscì a farli entrare nel suo, di ovile. E là rimasero. Ora la Chiesa vede la loro terra trasformata nella punta avanzata della rivoluzione nel costume. Nel secolo scorso era il bengodi degli sciupafemmine italici, che ci andavano in viaggio-premio. Adesso l’attrazione turistica nazionale è un po’ più “avanzata”. Riuscirà la Chiesa a convertire questi bisognosi di rievangelizzazione? Certo. Il diavolo (titolo di un film con Alberto Sordi e avente come oggetto proprio la Svezia) sa fare solo coperchi.

mercoledì 29 giugno 2011

Egalia: l'asilo dei bambini "senza sesso"


tratto da IlSussidiario.net

Si chiama Egalia (uguaglianza), l'asilo svedese dove i bambini non possono essere né maschi né femmine.
Nell'asilo è vietato a maestri e inservienti di rivolgersi ai piccoli usando il pronome lui o lei. Ovviamente divieto assoluto per grembiuli rosa o azzurri mentre i giochi sono di tutti i tipi: bambole, trenini, piccole cucine.

Chi ha visitato l'asilo fa anche notare che le bambole sono tutte rigorosamente di colore, cioè nere. Ma soprattutto fa scalpore che i bambini vengano chiamati e definiti con il pronome neutro svedese "hen" (che è inesistente nel vocabolario svedese ma è stato inventato dalle femministe e dai circoli omosessuali) in modo che i piccoli crescano senza quelli che gli educatori definiscono pregiudizi sessuali: non devono cioè sapere se sono maschi o femmine, ma semplicemente bambini neutri.

Nonostante la particolarità, la lista d'attesa per far entrare i propri figli a Egalia è lunghissima. L'asilo in realtà è molto piccolo, dispone di soli 33 posti. Si trova nel distretto di Sodermalm, una piccola isola molto popolata a sud di Stoccolma.

Da quando è stato aperto, circa un anno fa, un solo bambino è stato ritirato. E' un progetto pedagogico ben preciso quello che viene offerto: lotta alla discriminazione sessuale. Ecco uno dei punti forti del programma:
«La società si aspetta che le bambine siano femminili, dolci e carine e che i bambini siano rudi, forti e impavidi. Egalia dà invece a tutti la meravigliosa opportunità di essere quel che vogliono».

Ci sono anche libri dai testi appositi, come quello che racconta dell'amore tra due giraffe maschio. Vietati classici come Cenerentola e Biancaneve: troppo maschilisti.
Ci sono anche critiche al progetto: c'è chi dice che vietare a un maschietto di giocare con una spada e di urlare mentre fa la lotta può produrre l'effetto contrario di quello sperato.


Come ali di farfalla


Faccio mie le bellissime parole riportate dall'autore del blog Berlicche

[...]

Certo, la bellezza è una cosa delicata. Come le ali di una farfalla, ogni volta che passa di mano in mano perde un poco di vita. Anch'io, qui, invece di testimoniare la Bellezza spesso attacco a discutere con chi la Bellezza non la vede o non la vuole vedere; ed è spesso come se non ci fosse più la Bellezza ma la mia idea di quella Bellezza, la mia opinione sulla Bellezza, un mio discorso sulla Bellezza: insomma, la spiegazione della Bellezza. E da una spiegazione, per quanto giusta e dotta, non si fa convincere nessuno.

Non guardate perciò alle mie mani rozze e segnate. Guardate la farfalla.
Cercate di vedere in trasparenza, attraverso quelle ali fruste, la luce che le fa battere.


martedì 28 giugno 2011

Aut aut - O uomini o donne



tratto da Uccronline.it

Il primo dato e quello più evidente della natura umana è che, fin dal concepimento, si è maschi o femmine e che nel tempo si diventerà uomini o donne.
Tuttavia da qualche anno si vuole mettere questo in discussione, scindendo il sesso biologico dal genere sessuale (cioè l’essere “maschi” dall’essere “uomini”, idem per “femmina” e “donna”).
Il prof. Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta ed esperto di questioni di genere, ha affrontato questo argomento durante uno degli appuntamenti del Café teologico, momento culturale organizzato dalle Sentinelle del Mattino (www.sentinelledelmattino.org). Partendo da un parallelismo con alcune opere artistiche ha spiegato come dentro di noi sia inestirpabilmente impresso il concetto di sviluppo, la trasformazione dalla potenza all’atto, così come scriveva Aristotele. Questa è la natura: il principio che guida lo sviluppo delle cose. C’è dunque un progetto che guida il nostro cambiamento.

CHE COS’E’ L’IDENTITA’ . Tuttavia le circostanze ambientali possono ostacolare lo sviluppo del progetto: quello che noi siamo lo siamo in potenza e lo diventiamo a meno che non interferisca nulla dall’esterno.
L’identità è un progetto che si realizza se l’ambiente esterno non lo impedisce. L’identità si realizza attraverso la relazione con gli altri. Qui nascono tutti i problemi: se si riceve una brutta immagine di sé da parte degli altri (genitori, amici), allora si tenderà a non esporre più noi stessi, tentando di modificare se stessi. Invece, spiega Marchesini, al posto di rifiutare la nostra identità (sessuale) occorre ritrovare il coraggio, anche attraverso il terapeuta, ad affrontare le relazioni e riconoscere che la società, gli altri e l’ambiente, sono la condizione necessaria per sviluppare la nostra identità. La nostra identità non è predeterminata, né socialmente costruita, ma è un progetto che possiamo realizzare attraverso le relazioni, le quali possono però talvolta essere un ostacolo.

IDEOLOGIA DI GENERE: SEPARARE “MASCHIO” DA “UOMO”. Lo psicologo ricorda poi come dagli anni ’50 la parola “genere” abbia cominciato ad essere usata staccata dalla sessualità: cioè si è voluto convincere che nascendo “maschi” o “femmine” si poteva diventare qualsiasi cosa, e non necessariamente “uomini” e “donne”. Si chiama: ideologia di genere. In realtà il tutto nasce durante la Rivoluzione francese, il marxismo (la lotta fra i sessi per una società senza sesso) e l’ascesa del femminismo radicale (il quale crede che la società sia un complotto di coloro che hanno il pene contro chi non ce l’ha, ritengono che siamo tutti uguali e tutti abbiamo l’istinto di maternità (ad esempio) ma alcuni hanno voluto attribuirlo solo ad altri per comodità).
Il motivo di questa mutazione radicale del concetto di sessualità (cioè separare il “maschio” dall’uomo e la “femmina” dalla donna), secondo Marchesini, è per cancellare l’idea di natura, di progetto. E quindi eliminare l’idea di un Progettista. il motivo è in fondo sempre quello.

LA TERRIBILE STORIA DI DAVID REIMER. L’impossibilità a separare il sesso dal genere sessuale è provata dall’esperimento sulla sessualità del dottor John Money, in particolare la storia di Bruce Reimer, fratello gemello omozigote di Brian. A Bruce, durante un’intervento chirurgico da neonato, venne accidentalmente bruciato il pene. I genitori lo portarono allora dal dottor John Money, pioniere del cambio di sesso, che usò il caso dei due gemelli come un esperimento e trasformò David in Brenda, ordinando ai genitori di educarla come una bambina. Tuttavia Brenda, che nulla sapeva della sua nascita, crebbe con atteggiamenti prettamente maschili e venne rifiutata dai maschi ma anche dalle femmine sue coetanee, creando grossi problemi in lei. A nulla valse girare nudi per casa, frequentare le spiagge per nudisti, andare a vivere in un camper isolati fra le montagne, come consigliò loro il dottor Money. Il luminare bombardò Brenda di terapie ormonali e filmini pornografici, ma essa continuava a rifiutare tutto e i genitori la videro più volte fare la pipì in piedi, ad esempio. Dopo che i gemelli, sotto consiglio di Money, vennero adottati da un transessuale (per convincerli che era tutto normale), Brenda minacciò il suicidio e rifiutò completamente la sua identità. La famiglia, ormai distrutta, rivelò la verità a Brenda, la quale si amputò il seno e si volle chiamare David Reimer, tentando inutilmente di ricostruirsi una vita sposando una donna. Dopo aver tentato di assassinare il dottor Money, il 5 maggio 2004 si suicidò. Money ha concluso la sua vita diventando il portabandiera dei pedofili, avendo tentato di giustificare scientificamente la normalità dell”attrazione verso i bambini (qui i dettagli di questa sconvolgente storia).

Non c’è esperimento che tenga: chi nasce maschio/femmina è progettato naturalmente a diventare uomo/donna. Qui sotto il video della lezione del prof. Marchesini.




La Storia Siamo Noi - Pier Giorgio Frassati



venerdì 24 giugno 2011

Il Vangelo secondo Veronesi


di Costanza Miriano

Non farò battute poco eleganti sui brutti scherzi che può giocare il caldo e sull'età che galoppa. E non le farò non perché io sia una signora, ma perché purtroppo la serietà della situazione non lo consente.

Il fatto è che le scemenze dette ieri da Veronesi – l'amore più puro è quello omosessuale, l'altro no perché è strumentale alla riproduzione - inducono a pensare che sia ormai da un pezzo superato il famoso momento in cui “spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. Che ottimista è stato, Chesterton. Qui siamo oltre, e da un pezzo. E come dicevo la serietà della situazione non consente di liquidare il tutto con la pernacchia che dal cuore sgorga spontanea.

Perché dichiarazioni come queste abbassano progressivamente il livello di ragionevolezza del dibattito pubblico, alzando contemporaneamente il tasso di tolleranza a quello che in casa mia, in codice, chiamiamo l'ognunismo imperante. Dicesi ognunismo la corrente di pensiero che ritiene non solo legittimo ma doveroso che ognuno la mattina alzandosi cominci a rilasciare dichiarazioni completamente a caso, e che ogni affermazione debba avere esattamente la stessa dignità di tutte le altre, a prescindere dalla Verità e anche dalla semplice realtà. In base all'ognunismo chi si permette di dire che esiste una sola Verità è un oscurantista.

La realtà invece parla da sola, e dice questo: la specie umana si riproduce grazie a un rapporto sessuale tra un uomo e una donna. Da qui potremmo cominciare a parlare per ore di sesso con o senza amore, di maternità e paternità responsabili o meno, di tutto quello che vogliamo. Ma la realtà è questa: ognuno di noi è nato grazie all'incontro tra un uomo e una donna (neanche il laboratorio può ancora prescindere totalmente da due esemplari dei due sessi). Allora? Siamo tutti impuri? Anche i genitori di Umberto Veronesi, dunque?

In realtà nella vita le nostre azioni producono risultati e frutti. Un affresco può essere un buon risultato ma non produce a sua volta niente altro. Un frutto invece è qualcosa che si autoriproduce. La natura, nel disegno di Dio, produce frutti, che portano a loro volta frutto. I figli sono il frutto che l'uomo produce, e manda avanti la specie umana.

Dio è il Dio della vita, lo Spirito Santo è vita, perciò Dio starà sempre dalla parte di chi è disposto a mettersi al servizio della vita: generando figli, aiutando quelli degli altri, servendo i deboli e la vita minacciata in tutte le sue fasi e in ogni difficoltà.

L'amore omosessuale invece è sterile, anche Elton John ha avuto bisogno di una donna, mi dispiace. Senza l'unione tra un uomo e una donna la specie umana muore. C'è un altro che la vuole morta, oltre a Veronesi, ed è satana. E' lui il vero padre spirituale di tutti quelli che propagano simili teorie. E' lui che vuole la morte della specie umana, mentre lo Spirito è vita. E' satana che, però, essendo l'ingannatore per eccellenza, ammanta le sue teorie di morte con parole nobili: “l'amore omosessuale è il più puro”.


Non vorrei soffermarmi sul fatto che non tutti i rapporti eterosessuali sono aperti alla vita, altrimenti non saremmo il paese con la più bassa natalità al mondo, pur dichiarandoci cattolici. Ma un rapporto d'amore aperto alla possibilità di concepire un bambino è esattamente il gesto meno egoista che mi venga in mente, in assoluto.

I figli convertono, ci liberano dall'egoismo, anche quando inizialmente li abbiamo desiderati, può succedere, in modo “impuro”, direbbe l'oncologo cataro, cioè magari in un modo lievemente mescolato a un desiderio di realizzazione, all'egoismo. Siamo uomini, e a causa del peccato originale nessun nostro gesto è totalmente puro, perché la nostra concezione, a differenza di quella della Vergine, non è stata immacolata (fa bene ogni tanto ricordare i fondamentali). Ma poi state tranquilli, ci penseranno loro, i figli, a prenderlo a pugnalate il nostro egoismo. Ci costringeranno ad alzarci quando vogliamo dormire, ad ascoltare quando vogliamo leggere, allattare quando vorremmo mangiare, sedare una rissa quando vorremmo fare una doccia. I genitori di svariati figli non potranno essere egoisti neanche se lo vorranno, a meno che non dispongano di una tata per ogni figlio, più cameriere e autisti. I figli rimarranno in eterno, anche se le emozioni che li hanno generati dovessero diventare un pallido ricordo, e ci costringeranno a essere costanti, a mantenere gli impegni presi, o almeno a fare i conti con la nostra superficialità, se non abbiamo intenzione di tenervi fede.

Insomma, negare che la trasmissione della vita sia lo stesso che dire amore è negare i fondamenti naturali della nostra stessa specie, non c'è neanche bisogno di scomodare la teologia. Qui manca l'uomo, neanche il cristiano.

Vorrei anche, a volo d'uccello, ricordare l'origine della polemica. Il sindaco di Bologna è stato veementemente attaccato da più parti, prima tra tutte dall'intoccabile comunità omosessuale, perché ha osato dire un'altra verità talmente evidente che per difenderla occorre anche qui sguainare la spada di Chesterton. Le famiglie andrebbero aiutate perché attualmente quello che accade nel nostro sistema è esattamente il contrario, da molti punti di vista. Le famiglie sono gravemente penalizzate. Le tasse e gli assegni familiari favoriscono di gran lunga le coppie conviventi rispetto alle sposate (dove i due coniugi sommano i redditi).

In certi comuni, non a Roma, a dire il vero, mi riferiscono che anche i posti all'asilo vanno prima ai conviventi, perché le mamme risultano “ragazze madri”. Conosco moltissime coppie separate in modo fittizio per motivi di convenienza fiscale. Quando le famiglie chiedono “aiuti” in realtà stanno solo chiedendo di non essere più svantaggiate, e non pretendendo l'aiuto che pure sarebbe legittimo aspettarsi. In un mondo ragionevole, a occhio e croce, andrebbe incoraggiato chi prende un impegno stabile e definitivo volto a generare figli che, checché ne dica Veronesi, sono il futuro di tutto il paese, e il bene comune.

Infine, l'ultima della serie di assurdità di questa ridicola vicenda: non mi spiego come mai uno, perché è stato un bravo medico, debba poter sentenziare su tutto. Sul piano morale per me personalmente ha la stessa autorità dell'omino al mercato dal quale compro il melone. Gli chiedo quale sarà maturo questa sera, non come comportarmi in camera da letto. Per lo stesso motivo non chiederei un parere sulla politica energetica tedesca al mio dentista, né a un ingegnere di delinearmi i tratti dello sviluppo del romanzo russo. Se volete un parere sull'astrofisica, comunque, io sono qui.

giovedì 23 giugno 2011

Quando si dice la coerenza


Dopo il RubyGate e le Olgettina's Girl quello che ci vuole per una Italia migliore è una ventata di aria nuova...si, peccato però che il manifesto scelto dal PD per sponsorizzare la Festa dell'Unità (n.d.r. Ma una volta non era una festa comunista?Ah..appunto!) fa respirare la stessa aria stagnante e sozza di sempre.

Il PD, dal canto suo, si difende intelligentemente dalle feroci critiche appellandosi a quel modello di pudicizia che era Marilyn Monroe. Come per dire...come osate dire che il manifesto allude sessualmente, non capite che è ispirato ad un noto film della Monroe? Ah e ditelo prima! Se la mettete così, cambia tutto!

Noi tutti scioccamente abbiamo pensato all'incoerenza del partito che proprio pochi mesi fa gridava allo scandalo per tutte le vicende scabrose legate a Ruby&Co. Ed invece no, sono stati coerenti, perché finalmente hanno voluto ricordarci che in fondo in fondo la rivoluzione sessuale l'hanno voluta e fatta loro. Grazie!

Prima di concludere mi permetto di dare un modesto suggerimento per il manifesto della prossima Festa dell'Unità. Un bel piatto di fagioli! Il cambio del vento è assicurato. Tanto...puzza per puzza.

P.S. Dato il partito e dato il periodo particolare, chi ci assicura che sia una donna quella dell'immagine? Che sia proprio il vento nuovo a svelare l'arcano? No grazie!


Deliri d'Estate: Veronesi, l'amore, la purezza e l'amore omosessuale...

Qualche tempo fa Francesco Agnoli scriveva:

"Il buon Umberto Veronesi non conosce riposo, non vuole permettere che fondamentalisti, assolutisti, dogmatici di ogni genere, come ama definirli, infettino il mondo con la loro ignorante superstizione. Per questo li combatte, producendo a ritmo continuo libri-interviste, in cui cambiano i partner e gli editori, ma rimangono i concetti fondamentali di sempre: difesa dell’aborto, della fecondazione artificiale, della manipolazione genetica e della clonazione".

Ora il paladino delle scimmie e degli Austrolapitechi, del diritto a morire e dei diritti degli animali, si, proprio lui il vegano difensore delle "minoranze" è tornato con una nuova BOMBA candidata al premio Delirio d'Estate 2011.

Ha recentemente affermato che:

"Quello omosessuale è l'amore più puro ed evoluto, al contrario di quello eterosessuale, strumentale alla riproduzione".

Mi sorgono due dubbi...Se Veronesi conosca il senso della parola PUREZZA, e se sappia il significato della parola AMORE e quanto AMORE ci sia in una VITA che nasce.

A Veronesi dovrebbe andare anche il premio SPERANZA e FUTURO. Immaginate quanto spazio per far correre i piccoli scimpanzé, quali sterminate praterie in cui far pascolare i mandrilli, finalmente al sicuro dalle insidie dei perfidi uomini!

Per quanto mi riguarda attendo ansioso il momento in cui in preda al prossimo delirio affermerà che l'uomo in quanto produttore di energia pulita potrebbe essere utilizzato come pila per mantenere in vita GAIA. E allora Matrix diventerà realtà.

Ringraziando Dio l'AMORE, quello vero, è tutta un'altra cosa e Veronesi&Co dovranno sopportare ancora gli uomini e con essi ovviamente la Chiesa che tanto disprezzano. Fatevene una ragione!

P.s. Se proprio volete estinguervi, fate pure. Noi continueremo ad amarci e a moltiplicarci. Se un giorno vi estinguerete, però, non lamentatevi e sopratutto non tirate in ballo la teoria della selezione naturale eh!


martedì 21 giugno 2011

CO2, inquinamento, matrimoni...


Quando nell'aprile del 2009 l'EPA (l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente) inserì la CO2, ovvero l'anidrite carbonica, tra le molecole inquinanti, pensai che di lì a poco qualche ecoterrorista forte dello slogan "l'uomo è il cancro del mondo" avrebbe auspicato un genocidio di dimensioni planetarie per salvare Gaia. Ringraziando Dio questo non è successo...o almeno non è ancora successo.

Se vi dovesse capitare di leggere l'ultimo numero di Focus Domande e Risposte, sappiate però che potreste imbattervi nel curioso interrogativo: “Quanto inquina un matrimonio in CO2?”.

Premesso che non vogliamo sapere né in che modo Focus abbia stimato la quantità di CO2, né se la stima aleatoria abbia tenuto conto della potenziale pericolosità di alcuni cibi presenti al rinfresco...ciò che ci interessa è la triste conclusione a cui giunge la rivista.
Il giorno più bello della vostra vita è presentato come un crimine contro l'ambiente, ed indugiando in particolari e calcoli funambolici Focus, non pago di avervi già rovinato la festa, fa di tutto per farvi venire i sensi di colpa! insomma...potreste finire di leggere l'articolo e proporvi di astenervi dal respirare per diversi minuti al giorno per recuperare il male arrecato al pianeta!

Insomma, povero sacramento del matrimonio. Stavolta ci si mette anche Gaia con il suo popolo di Na'vi ad attaccarlo! Peccato per loro che l'istituzione resista, imperterrita.

Cari anticlericali potrebbe essere una buona cosa il domandarvi perché il matrimonio cristiano resista tanto tenacemente. Chissà che nell'indagare non facciate qualche piacevole scoperta?

Se volete farvi due risate e nel medesimo tempo scoprire cosa c'è dietro a queste assurde rilevazioni ecoterroristiche, vi consiglio caldamente la lettura del seguente articolo di Tommaso Scandroglio pubblicato su LaBussolaQuotidiana.it

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Titolo originale: L'ultima trovata eco: «Il matrimonio inquina»


La crisi economica? La guerra in Libia? Il terrorismo internazionale? Quisquilie signori miei. Il vero problema, a leggere Focus, è l’anidride carbonica, colpevole del surriscaldamento globale e quindi sicuro fattore inquinante. E’ sempre lui il nemico pubblico numero uno da debellare: l’anidride carbonica. Purtroppo si tratta di un avversario subdolo, abile nel nascondersi, capace di permeare le attività più innocenti e trasformarle in bombe ecologiche mettendo così a repentaglio la salute di noi tutti. Non ci dobbiamo più difendere solo dalla desertificazione, dalla deforestazione, dalle discariche a cielo aperto e dalle polveri sottili che anneriscono i nostri polmoni. Ora il nemico si è infiltrato nelle pieghe più insospettabili della nostra vita. Tutto può inquinare, anche i momenti più gioiosi e peculiari dell’esistenza. Come un matrimonio.

Eh sì, nell’ultimo numero di Focus Domande e Risposte in edicola da pochi giorni, si dice proprio questo: la celebrazione di un matrimonio inquina e non poco. Un titolo a due pagine infatti interroga così il lettore: “Quanto inquina un matrimonio in CO2?”. La risposta pesa come un macigno sulla coscienza di quanti si sono già sposati e di quanti si apprestano a farlo: 7,5 tonnellate di CO2. Il tutto in un solo giorno.

I conti sono presto fatti e i solerti vigilantes ambientalisti di Focus non hanno dimenticato proprio nulla. Ecco dunque la Focus list che elenca, come una nuova Norimberga, i crimini ecologici dei futuri sposi e di quanti, in correità, con disarmante indifferenza e cinismo si sono buttati in questa festa davvero poco ecosostenibile.

Il primo gesto che offende madre natura è il trasporto tramite simpaticissima auto d’epoca della sposa in chiesa: 475 kg di anidride carbonica. Focus suggerisce la meno romantica ma più ecologica nuova 500. Ovviamente anche in questo caso i cattolici devono pur essere responsabili di qualche cosa. Ecco quindi che sul libro nero di Focus ci finisce anche la chiesa ove si svolge la funzione: il consumo elettrico produce 0,31 tonnellate di CO2 e, se non siamo in primavera, il riscaldamento 0,11. Roba da chiedere pronta confessione intanto che si è in chiesa. Poi ci sono gli spostamenti degli invitati al ristorante (si ipotizza un centinaio), il ristorante stesso e il pranzo. Ed arriviamo a quota 5,14 tonnellate. Ma la pignoleria degna dei migliori delatori stalinisti si spinge a scovare il marcio anche nelle attività in apparenza più innocenti: l’addobbare la chiesa con i fiori, la preparazione dell’album fotografico e degli inviti, il confezionamento degli abiti per la sposa, lo sposo e le damigelle. Ovviamente la parte da leone la fa il viaggio di nozze: 1,5 tonnellate di CO2. Insomma viene proprio da dire “e vissero felici e inquinanti”.

Però l’ansia a questo punto ci cresce assai: a quando le incursioni di Greenpeace nelle chiese di mezzo mondo per bloccare questo scempio, impedendo agli sposi di pronunciare il fatidico “Sì lo voglio”, e nei ristoranti al momento del taglio della torta? Almeno per non aggravare la situazione si eviti di mangiare sushi, aggiungiamo noi.

E dire che, a quanti di noi sguazzavano nell’ignoranza ambientalista più nera, il giorno delle nozze era sempre sembrato come il giorno più bello. Questo è avvenuto, e qui il petto noi cattolici ce lo dobbiamo proprio battere, per come ci è stata venduta la vicenda delle nozze di Cana. Altro che festa e gioia che trabocca. Sicuramente Gesù sarà stato preoccupatissimo per tutta la CO2 che i commensali producevano. E poi, diciamecelo, Lui avrebbe fatto meglio più che a convertire l’acqua in vino, l’anidride carbonica degli invitati in ossigeno.

Però al termine della lettura dell’articolo di Focus ci sorge qualche dubbio. Ma come farà Focus a stampare il proprio periodico non inquinando? Come riusciranno a non emettere CO2 i corrieri che distribuiscono la loro rivista nelle edicole e i lettori che si recano nelle stesse per acquistarla? Quanto inquinerà la sede di Focus? I dipendenti come raggiungono il loro posto di lavoro? A piedi?

Non è che sotto sotto Focus stia suggerendo che è meglio non sposarsi? E non solo perché il giorno del “Sì” inquina, ma anche per altri motivi? Meno matrimoni, meno bambini al mondo, meno gente che consuma e inquina e meno bocche che emettono CO2, ci verrebbe da concludere.

Pensate ad una esagerazione? Sbagliate. Nel 2009 la fondazione inglese Optimum Population Trust (OPT), che raccoglie il gotha dell’ambientalismo britannico, propose aborto e condom per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Anche i sostenitori di questo progetto denominato PopOffsets si armarono di calcolatrice e arrivarono alla conclusione edificante che con il costo di 4 sterline per un preservativo si può impedire ad un bambino di venire al mondo e quindi risparmiare almeno una tonnellata di CO2.

Se si è stati poi così stolti da non aver usato queste precauzioni c’è comunque l’ultima spiaggia dell’aborto: “le 10 tonnellate di CO2 che vengono immesse durante un volo di andata e ritorno da Londra a Sydney, potrebbero essere compensate dall’eliminazione di un bimbo indesiderato in un Paese come il Kenya”, aggiunge sempre la zelante OPT. Detto in altri termini: dato che necessariamente inquiniamo qualcuno deve pur pagare, con la sua vita, il biglietto aereo del bianco uomo d’affari. E secondo Roger Martin, direttore dell’OPT, il gioco vale la candela: “La riduzione di CO2 a 34 miliardi di tonnellate costerebbe 220 miliardi di dollari con il family planning, contro i mille miliardi di dollari che si dovrebbero spendere in caso di ricorso alle sole energie alternative”.

Peccato che proprio lo stesso Malthus, celebre alfiere del controllo demografico, ammise che meno figli si hanno, più si consuma e quindi maggiore è l’inquinamento. Dati alla mano poi sono i single e non le persone sposate che consumano di più e quindi provocano maggiori emissioni di anidride carbonica.

Chiudiamo con una raccomandazione: speriamo che il lettore del presente articolo abbia scorso queste righe trattenendo il fiato. Altrimenti se Focus lo scopre sono guai..

Quando lui diventa lei e lei vuole stare con lei che però è un lui


Avete letto il titolo e vi è venuto il mal di testa? Anche a me è venuto quando ho letto la notizia.

La storia è quella di Alessandro Bernaroli nato uomo, sposato, diventato transessuale (con tanto di operazione) dopo il matrimonio e divenuto Alessandra per lo Stato italiano.
Il caso è naturalmente uno di quelli al limite dell'impossibile, e come tale usato ad hoc dalle lobby omosessuali come grimaldello per scardinare l'istituzione del matrimonio tradizionale (l'unico).

In soldoni cosa è successo? Il Comune di Bologna ha annullato il matrimonio costringendoli al divorzio e la strana coppia è andata su tutte le furie asserendo che in quando sposati validamente e non avendo fatto alcuna alcuna richiesta di divorzio sarebbero dovuti rimanere insieme.
Perché lui in fondo pur essendo diventato una lei è ancora un lui, ma la cosa strana è che la vera lei avrebbe dovuto rifiutare il lui diventato lei ed invece desidera rimanere con lei che però è lui. Complicata la faccenda! In sostanza ora lui è trans e lei è omosessuale perché ama un uomo dalle fattezze di donna.

Questo apre un ulteriore dilemma morale dal momento che la coppia si è sposata in Chiesa nel 2005 (c'è da chiedersi se c'erano i presupposti per la liceità dal momento che pochi anni dopo uno dei due coniugi ha "cambiato" sesso). Si, si è sposata in chiesa il che vuol dire che se celebrato lecitamente e validamente (cosa di cui dubito) sono ancora uniti dal vincolo sacramentale. Aiuto!

Consiglio a questo punto la lettura del simpatico e pungente articolo di Rino Camilleri.

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di Rino Cammilleri 17-06-2011
tratto da LaBussolaQuotidiana.it

Il caso è il solito caso-limite, così estremo che più estremo non si può. Eccolo qua, per la gioia (si fa per dire) dei lettori della Bussola (non sia mai che proprio noi si “buchi” cotale notizia). Nel 2005 due si sposano a Modena, in chiesa. Poi lui si fa l’operazione e diventa lei. Va all’anagrafe ma non gli vogliono più dare lo stato di famiglia da coniugato. Lei e lei vanno in tribunale e ottengono (contente loro…) soddisfazione. Ma la Corte d’Appello ribalta tutto e le divorzia d’ufficio. Solo che le due non ci stanno e si va in Cassazione. Questo è quanto a tutt’oggi.

Il fatto è che la legge (per ora) prevede che due coniugi siano di sesso diverso. Anzi, lo dice pure la Costituzione. La quale, essendo stata confezionata nel 1948, non poteva certo prevedere l’«evoluzione» sociale del popolo italiano nel Terzo Millennio. Di più: se qualcuno avesse suggerito ai Padri Costituenti un pensiero del genere (genere, non gender), sarebbe stato espulso a pedate dall’Assemblea, con Togliatti e De Gasperi primi calciatori. Dunque, finché anche l’Italia non si accodi alle nazioni più «avanzate» introducendo le nozze gay, nisba.

La vicenda è finita su tutti i media. Per forza: una più grottesca il Caso (quello di Monod), non la poteva escogitare. Saremmo tentati di suggerire alle due signore di fare un sacco di soldi vendendo la loro storia a John Landis (o ai suoi eredi), perché ci cavi un film del filone c.d. «demenziale». Un Blues Sisters in versione trans. Direte che il film The blues brothers era tradizionale perché esaltava una buona azione a favore di un collegio di suore. Ma la nostra storia non si discosta di molto, visto che le due, quando lei era lui, si sono sposati in chiesa.

Ora, c’è da chiedersi se a Modena le parrocchie non usino sottoporre i fidanzati ai corsi prematrimoniali obbligatori. Le nozze, infatti, sono state celebrate nel 2005, l’altroieri. Bisognerebbe intervistare il parroco: scusi, Ella non s’è accorta di niente, prima? Sì, perché la cosa che più colpisce è l’atteggiamento della coniuge rimasta donna. Essa vuol continuare a convivere more (e anche jure) uxorio con uno che è diventato una. E ci tiene tanto da adire ben tre gradi di giudizio. Certo, voi, che siete maligni, penserete che i denari per gli avvocati glieli stia fornendo la lobby gay, al fine di usare la vicenda come grimaldello legislativo. E’ noto, infatti, quanto i gay ci tengano a sposarsi in chiesa con tanto di abito bianco e Pippe che reggano lo strascico. Sono rimasti i soli, insieme ai preti.

Resta il fatto che, se vincesse, dovrebbe restare sposata a una donna. Donde tanto accanimento, dunque? La signora era di tendenze omo anche prima? O lo ha scoperto dopo la scoperta del “marito”? Sarebbe ancora più stupefacente. Diano retta: vendano il soggetto. Di registi golosi (in questo senso) è piena Hollywood e anche mezza Italia. Palme d’oro e orsi d’argento assicurati. E, essendo la vicenda di «alto valore culturale», il finanziamento statale è cosa fatta.

Bah, vedremo come andrà a finire. Intanto, ci sentiamo di consigliare i parroci in cura d’anime di leggersi i libri di Joseph Nicolosi e trarne opportune massime da appendere nella stanza dove tengono i corsi per i fidanzati.

Omosessuali si nasce?


Buona visione...


Ateismo e beneficenza


tratto da UCCROnline.it

In Ultimissima 7/6/11 informavamo di come la maggiore associazione di atei italiana (UAAR), oltre a considerarsi una “confessione religiosa”, non destinasse nemmeno un centesimo ad opere di beneficenza, nonostante le dichiarazioni del suo segretario Raffaele Carcano, e la sua guerra verso gli enti di carità cristiana.

Uno studio sociologico commissionato dalla Russ Reid Company, chiamato “Heart of the Donor”, ha proprio in questo periodo confermato come la cultura atea sia “allergica” alla beneficenza verso l’uomo, e preferisca sostenere opere a favore degli animali e della vegetazione. L’indagine rivela anche che la maggioranza delle persone religiose non sostengono specificamente un’opera religiosa, ma donino denaro ad enti non confessionali.

Lo studio ha intervistato più di 2000 adulti americani e ha trovato che chi frequenta la chiesa ha molte più probabilità di finanziare progetti per: disastri ambientali (in particolare i cattolici), la riduzione della povertà (questi progetti sono i meno scelti da chi non è religioso), le persone con disabilità, i veterani della guerra, Ong internazionali di soccorso e sviluppo, progetti per lo sviluppo del bambino, per la promozione religiosa, l’educazione infantile (in particolare i protestanti) e l’istruzione superiore. Coloro che invece non si identificano come religiosi o non aderiscono ad alcuna religione specifica hanno più probabilità di sostenere progetti per la fauna selvatica e l’ambiente, a favore della cultura, e del benessere degli animali.

domenica 19 giugno 2011

Odifreddi: «stimo il Papa, è un grande teologo». Lo penserà veramente?


tratto da Uccronline.it

L’invas-ateo Piergiorgio Odifreddi si è fatto semplicemente ateo, o meglio, moderato. Si è tolto (per quanto?) la veste dell’uaarino e si è messo quella dell’ateo devoto. Ovviamente è un ruolo che “puzza” molto di macchiavellica trovata commerciale, utile per poter far arrivare il suo libro anche all’area più “civilizzata” della società. In fondo Odifreddi non ha più nulla da perdere, ed è questo che appare nel suo ultimo libro: “Caro Papa, ti scrivo. Un matematico ateo a confronto con il papa teologo” (Mondadori 2011). Lo ha presentato durante una puntata di “Bookstore”, programma di cultura e letteratura su LA7 condotto da Alain Elkann, sconvolgendo presentatore e ospiti.

Incomincia subito scusandosi di aver dato del “tu” al Papa, giustificando che il titolo arriva dalla nota canzone di Lucio Dalla (“Caro amico ti scrivo“). Più avanti dirà, docile come un agnellino, che «non mi sarei permesso mai di dargli del “tu”» (peccato che abbia dato del “cretino” a tutti i cristiani della storia). Definisce anche Benedetto XVI un “usurpatore”, perché avrebbe dovuto (e voluto) esserci lui al suo posto, in seminario infatti era entrato proprio per voler diventare Papa. Anche qui però, fuori dalla consuetudine, avverte subito di “stare scherzando”.

La sviolinata odifreddiana continua: «sembra strano che un matematico si rivolga ad un Papa, io ho però cominciato a sintonizzarmi sulle cose che diceva lui quando l’ho sentito ripetere due o tre volte, in discorsi diversi, il fatto che, secondo lui, l’esistenza stessa della matematica è una prova dell’esistenza di Dio. Allora questo diventa interessante, per uno come me che fa il matematico di professione». Il conduttore Elkann comincia ad insospettirsi di queste affermazioni, temendo siano solo la preparazione per una delle volgari bastonate a cui ci ha abituato Odifreddi. E invece lui continua: «Ovviamente l’argomento era quello dell’armonia prestabilita di Leibniz, e poi pian piano, prendendo i suoi vari discorsi, come quello di Ratisbona in cui lui ripete per quaranta volte la parola “Logos” (“ragione”), quando un matematico sente che un Papa parla della ragione e la identifica con la divinità, allora diventa interessante».

Silvia Ronchey che siede al suo fianco, già sostenitrice della rivisitazione illuminista sulla filosofa Ipazia a danno dei cristiani talebani e del vescovo Cirillo, comincia visibilmente ad impallidire, attendendo impazientemente che Odifreddi passi all’attaco del Pontefice. Ecco che Elkann decide allora di offrirgli una domanda che lo incoraggi, citando un verso polemico del suo libro. Odifreddi non coglie e continua assolutamente devoto: «Credo che questo Papa, Benedetto XVI, sia quello con cui un matematico, uno scienziato può dialogare meglio. Non che io lo abbia mai fatto personalmente, anche se evidentemente mi piacerebbe». Esce fuori allora il mancato incontro con Benedetto XVI, richiesto da Odifreddi stesso e dagli organizzatori del Festival della Matematica, qualche anno fa: «lo abbiamo invitato al Festival della Matematica dopo poco che erano successi i fatti de La Sapienza. Abbiamo infatti pensato di andare noi da lui, c’erano diversi Premi Nobel e medaglie Fields, e di andare a sentire queste parole, quali erano le sue idee sulla matematica. Lui però era in viaggio come Capo di Stato. La speranza però non è perduta e io spero che un giorno mi arrivi una telefonata…».

Dopo la ripresa pubblicitaria l’attenzione è rivolta solo a lui e gli altri ospiti sono sorpresi quanto il conduttore. Alain Elkann arriva a chiedere a Odifreddi se il rispetto e la stima che prova verso questo Pontefice sia per il Capo di Stato oppure proprio per la figura religiosa. Lui risponde che «nel libro, addirittura, lo tratto un pò -non so se sia permesso, ma l’ho fatto- da collega. E’ un Papa teologo e filosofo e su questo si può parlare. Io certo non potrei permettermi di parlare con un Capo di Stato». Alla domanda se riconosca Ratzinger come un vero intellettuale, Odifreddi replica: «devo confessare avevo molti pregiudizi, come spesso si ha prima di conoscere, quando poi ho letto il suo libro “Introduzione al cristianesimo”, mi sono ricreduto. Effettivamente penso che Ratzinger fosse, almeno dal mio punto di vista, un grande teologo». A questo punto la Ronchey, allibita, esplode: «Si sta convertendo Odifreddi! Si sta ricredendo! E’ sconvolgente! Odifreddi che rende omaggio al Papa…»…lui sorride e borbotta. Verso la fine dirà che la conversione è solo di tono, cioè non vuole più fare polemica.

Anche Luigi Accattoli, vaticanista de Il Corriere della Sera, si stupisce per il libro di Odifreddi e reagisce (ironicamente?) come la Ronchey, sostenendo addirittura che «non sorprenderebbe granché se un giorno Piergiorgio Odifreddi si convertisse al cristianesimo, al quale appartenne da giovane: raramente si era visto un ateo dichiarato dedicare tanto tempo a discutere con i credenti».

sabato 11 giugno 2011

Apocalypto, un film crudo? I Maya erano ancora più feroci!


Ieri sera guardavo per la seconda volta il film Apocalypto. Il film di Mel Gibson che con realismo e crudezza fa luce sulla situazione che trovarono gli spagnoli al loro arrivo.
Tempo fa, dopo l'uscita del film nelle sale, ricordo di aver letto un articolo chiarificatore di Rino Camilleri...
L'ho trovato e ve lo riporto. Merita di essere letto per scrostarsi di dosso la patina ammuffita di una visione storica approssimativa e anticattolica.

di Rino Cammilleri
titolo originale dell'articolo: Ma Gibson è fin troppo buono: i Maya erano ancora più feroci

Nell'anno 2000 una spedizione archeologica al Cerro Llullaillaco, sulle Ande, trovò la mummia perfettamente conservata di una bambina che gli scopritori chiamarono Cara de Angel, «viso d'angelo». Era stata sotterrata ancora viva a testa in giù ai piedi dell'altare sacrificale di uno degli innumerevoli e sanguinari dèi degli Incas. Non è altro che uno dei tantissimi ritrovamenti con cui gli archeologi via via confermano quel che i conquistadores spagnoli scrissero nei loro rapporti alla Corte iberica.

Il recente film di Mel Gibson, Apocalypto, non fa che narrare quel che nessuno ha mai descritto finora al cinema: le civiltà precolombiane si basavano sui sacrifici umani praticati in scala industriale. Basti pensare che, solo per consacrare il tempio dedicato al dio Huitzilopochtli, nel 1486, gli Aztechi nella loro capitale, Tenochtitlán, squartarono ben settantamila vittime in una cerimonia che durò giorni e giorni. Possiamo solo immaginare l'orrore e il raccapriccio provati dagli spagnoli quando si ritrovarono a camminare su un tappeto di decine di migliaia di teschi umani (non è un'esagerazione: ai piedi del tempio di cui abbiamo detto ne contarono esattamente centotrentaseimila; il film, accusato di eccessiva violenza, tiene, al contrario, la mano leggera rispetto alla storia).

Ciò spiega come potè un pugno di avventurieri (letterale: Cortés aveva con sé solo una settantina di cavalieri) aver ragione di imperi colossali e perfettamente organizzati che disponevano di milioni di guerrieri. Infatti, con i conquistadores si allearono immediatamente tutte quelle tribù il cui unico scopo, secondo i dominanti Maya, Incas e Aztechi, era quello di fornire carne fresca per gli interminabili sacrifici in cima alle piramidi a gradoni.

Gli Aztechi, per esempio, chiamavano xochi-yayotl, «guerre fiorite» quelle che scatenavano ogni primavera al solo scopo di procurare prigionieri da sacrificare. Tanto per far capire la situazione locale nell'America precolombiana, si ponga mente al fatto che lo stesso Cristoforo Colombo fu accolto con giubilo dagli arawak, eterne vittime dei cannibali caribi. Hernán Cortés, appena sbarcato a Vera Cruz, si vide subito offrire alleanza dai cempoaltechi, dai totonachi, dai tlazcaltechi, dai texcucani, dagli zapotechi e dai taraschi. Tutti popoli stufi di fare da carne da macello agli Aztechi.

Lo stesso accadde a Francisco Pizarro: contro gli Incas ebbe compagni i cañari, i chachapuya, gli huanca e soprattutto gli yana, che oltre a servire da vittime sacrificali erano pure schiavi della «razza superiore» inca. Più gli archeologi procedono con gli scavi e più si apprende sui sacrifici umani, i cui modi erano i più vari. Di solito, il sacerdote apriva il petto alla vittima e le estraeva il cuore ancora palpitante, di cui mangiava una parte. Il cadavere veniva subito scuoiato e il sacerdote ne indossava la pelle. Indi, il corpo veniva fatto rotolare giù dalle scale, in fondo alle quali si scatenava una festosa gazzarra per appropriarsene. Il «fortunato» possessore poteva mangiarselo ritualmente con gli amici. Il rifornimento di vittime era assicurato, come si è detto, dalle guerre all'uopo scatenate e dalle razzie periodiche (come si vede in Apocalypto).

Ma erano particolarmente apprezzati anche i bambini, la cui purezza e innocenza erano vieppiù gradite alla divinità. I modi di uccisione, come abbiamo detto, variavano: sono stati trovati resti di vittime arse vive, altre amputate fino alla morte, altre ancora stritolate sotto pesanti lastroni. Le analisi chimiche sugli stucchi dei templi aztechi hanno scoperto che nella composizione entravano ferro e albume impastati con sangue umano. Quest'ultimo, insieme alla carne, era anche parte di un intingolo molto apprezzato a base di mais, il tlacatlaolli.

Ma non si pensi che l'efferata barbarie di Maya, Incas e Aztechi riguardasse solo le suggestive cerimonie religiose, perché anche la vita quotidiana sotto di loro era un vero e proprio incubo totalitario (è antipatico citarsi, ma è lo scarso spazio a costringerci a rimandare i lettori agli appositi e corposi capitoli del nostro libro I mostri della Ragione-Ares). Di solito, gli intellettuali relativisti glissano sulla realtà dei sacrifici umani e rimangono estasiati davanti alle opere ciclopiche e ai perfetti calendari solari delle civiltà precolombiane.

Anche la loro arte li manda in visibilio. Si potrebbe osservare che pure i nazisti facevano opere ciclopiche, erano perfettamente organizzati e praticavano il genocidio sistematico ma nessuno si sognerebbe di lodarli. Per quanto riguarda l'arte, fu un calibro come Arnold Toynbee a notare che il tema preferito dagli artisti maya, incas e aztechi erano, ossessivamente, gli scuoiamenti, gli squartamenti, le teste mozzate.

Così scriveva Franco Cardini proprio su queste pagine nel 1987: «Spiace davvero di non poter mettere certi studiosi alla prova». E proseguiva dicendo sostanzialmente che, ci fossero stati «certi studiosi»" al posto delle vittime dei Maya, degli Incas e degli Aztechi, forse il loro giudizio sarebbe alquanto diverso. Ebbene, un sano esercizio per cercare di comprendere tutta questa storia è provare a mettersi nei panni degli spagnoli cinquecenteschi quando si trovarono di fronte agli spettacoli che abbiamo succintamente descritto.

È quel che ha fatto Mel Gibson con un film che, la si pensi come si vuole, è davvero grande cinema. Gibson, infatti, non è un «idiota» ma un cattolico professo, uno dei pochissimi del suo ambiente. Come il protagonista del suo The Passion, Jim Caviezel, il quale in un'intervista lamentò che essere cattolici nel giro hollywoodiano è come «andare in giro con un bersaglio sulla schiena con su scritto “sparatemi“». Questo è il vero motivo, temiamo, per cui Gibson si tira addosso, ogni volta, critiche e insulti (ma il botteghino è galantuomo). Noi italiani, invece, per «grande cinema» intendiamo i cosiddetti «film di Natale» o quelli di Nanni Moretti. Contenti noi...

venerdì 10 giugno 2011

Europride? Ma quali diritti!


Intervista a Luca di Tolve sulle reali intenzioni dell'EuroPride...la parola è di un giovane che per 20 anni è stato membro dell'Arcigay.

di Raffaella Frullone

Cinquecentomila persone per le strade, 41 linee del trasporto pubblico deviate, entusiasmo crescente. L’EuroPride 2011, che va in scena nelle strade della capitale, si prepara a vivere il suo culmine domani sera, quando una sfavillante Lady Gaga, invitata nientepopo di meno che dall’ambasciatore statunitense, si scatenerà sulle note di «Born this way», inno alla naturalità della diversità.

La manifestazione dell’orgoglio omosessuale, si legge nello statuto politico, sottolinea che «Essere orgogliosi significa scegliere a testa alta i propri percorsi di vita con consapevolezza e libertà, nel riconoscimento del medesimo spazio di libertà di qualunque altra persona». Ma questa definizione non convince, soprattutto chi l’ha frequentata per 20 anni, come Luca di Tolve. Oggi quarantenne e sposato con Teresa, Di Tolve oggi gestisce il gruppo Lot, associazione che difende l'identità di genere e offre supporto a chi porta dentro di sè ferite e dipendenze a livello emotivo. Nel suo libro «Ero gay. A Medjugorje ho ritrovato me stesso», edito da Piemme, racconta la sua storia e la sua esperienza all'interno di Arcigay, storica associazione che, si legge nel suo statuto «si propone di promuovere e tutelare il diritto all’uguaglianza tra ogni persona sia essa gay, bisessuale, lesbica, transessuale o eterosessuale».

Di Tolve, che cosa è Europride ?

«Una manifestazione egocentrica, una pura ostentazione, una giornata di folle divertimento. Tuttio quello che si fa normalmente nei punti di ritrovo la notte, viene riproposto nelle strade di giorno. Non è, come si vuol far credere, una battaglia sociale, ma solo un mettersi in mostra attorno all’unico elemento di coesione: il sesso. Per capirlo basta accedere al sito di arcigay.it, si trova una serie di locali, sparsi in tutta Italia, con la denominazione cruising, ovvero ricerca e offerta di sesso casuale, anonimo e vario. Nessuna associazione che promuove diritti si sognerebbe mai di organizzare un maxi festino per le strade, tranne i movimenti omosessualisti. Il loro unico scopo è sdoganare un modello di pensiero, negando tutti quelli che lo contraddicono».

In che senso?

«Non prendono nemmeno in considerazione l’ipotesi che una persona in un dato momento abbia un problema con la proprie identità sessuale, danno per scontato che la strada sia quella dell’omosessualità, e su quella indirizzano tutti, soprattutto i più giovani e i più fragili. Noi crediamo che l’essenza della persona non sia omosessuale, che ci possano essere delle tendenze, dei problemi psicologici, delle ferite, ma non se ne può parlare. Non si può dire nulla se non nel modo in cui Arcigay propone, perchè subito si è tacciati di omofobia. Ma lo spettro dell’omofobia è una grande, gigantesca bufala. Omofobia significa avere paura, io non ho paura dell’omosessualità e nemmeno degli omosessuali: lo sono stato per 20 anni! Questo è soltanto un tentativo di zittire chiunque si permetta di esprimere un’opinione diversa».

Qualcuno potrebbe obiettare che alcune persone non si riconoscono nella propria identità sessuale biologica...

«Conosco bene questo stato d’animo, per averlo provato. Porta cosn sè un carico di dolore, di rabbia, di sofferenza inimmaginabile. Di fronte a questa sensazione di freddo smarrimento viene naturale avvicinarsi al mondo gay, e poi ne si viene travolti. Noi vogliamo offrire un’alternativa, con il gruppo Lot vogliamo dare voce alle persone che non si sentono in sintonia con quello che provanno, andare incontro agli adolescenti che chiedono di capire cosa sta succedendo. Il percorso è lungo e complesso, ma bisogna essere chiari: siamo maschi o femmine. E la normalità è essere eterosessuali».

Quindi secondo Lei non ci sono diritti da tutelare per quanto riguarda gli omosessuali attraverso i GayPride?

«L’unico risultato di queste manifestazioni è il proliferare di locali dove si offre sesso. A me dispiace tantissimo perchè so che i ragazzi più giovani ci credono davvero, e il loro entusiasmo viene alimentato di continiuo, facendo loro credere che si cambierà il mondo, ma non è cosi’ e ai vertici lo sanno bene. E’ il sesso il motore del mondo gay, come in una sorta di cannibalismo ci si nutre di una cosa che non si ha. Ed è questo che personalmente ha fatto scattare in me un campanello d’allarme. Il sesso. Perchè non esiste la fedeltà nel mondo gay, esiste la ricerca compulsiva di qualcosa che si vuole possedere, ma non la si ottiene perche’ ci si ostina a cercare nell’uguale a noi. Non esistono persone serene, o piene, nel mondo gay. Al contrario quando l’individuo scopre il mistero della complementarità, tutto acquista una luce diversa… ».

Quale è stata la molla che Le ha fatto pensare che qualcosa non andava nel mondo gay?

«Ad un certo punto, dopo anni di ricerca sfrenata, non solo non avevo trovato nulla, ma non avevo nemmeno capito bene cosa stavo cercando, e nemmeno se lo avrei trovato mai. Esausto, mi sono fermato, ho staccato. Poi ho scoperto che c’erano altre possibilità: con grandissimo stupore e altrettanta sofferenza ho scoperto una cosa che nessuno, in 20 anni di Arcigay mi aveva mai detto, e cioè che potevo diventare eterosessuale. Perchè non me lo avevano detto? Mi hanno rubato 20 anni di vita. Ho cominciato a leggere i libri di Ncolosi, psicoterapeuta americano, che da anni negli Stati Uniti si occupava di terapia riparativa. Non sono stato convinto da subito, ma ho voluto tentare anche quella strada. Ho capito che la mia vita era cambiata quando ho cominciato a percepire la profondità del mistero della complementarità, e ho sentito dentro di me un desiderio, che nessuno mi aveva detto che avrei potuto sentire: quello di essere padre. Fino ad allora nessuno mi aveva mai detto che avrei potuto generare una vita».

mercoledì 8 giugno 2011

A proposito di convivenza e matrimonio...


C'è uno stupendo articolo della simpaticissima Costanza Miriano che vale la pena di essere letto:
1) perché l'argomento è troppo importante
2) perché ne parla troppo bene
3) perché la scrittrice ha uno straordinario senso dell'umorismo.

Chi è Costanza Miriano? Per chi non lo sapesse è l'autrice del libro Sposati e sii sottomessa - Pratica estrema per donne senza paura un testo che ogni coppia che prepara giovani al matrimonio dovrebbe leggere.
Un libro che non piace né alle femministe, né alle donne emancipate, ma potrebbe entusiasmare le donne che non hanno pregiudizi e quelle che ancora credono nell'Amore.

Provate a leggere il seguente articolo tratto da LaBussolaQuotidiana.it... Sono sicuro che domani a quest'ora avrete già ordinato o acquistato il libro.



Collana : Avamposti
Prezzo di copertina : 12,50
Formato : 11X18
Pag. 258
ISBN : 978-88-8427-214-0
VALLECCHI SPA

Ah dimenticavo, seguite il blog di Costanza QUI





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Il guaio dell'amore è che molti lo confondono con la gastrite”. Questo di Groucho Marx è il primo pensiero che mi viene in mente quando penso a matrimonio e convivenza.

Circolano un sacco di idee squinternate sull'amore tra un uomo e una donna, e quando ci si scontra con la realtà si danno delle poderose craniate.

Personalmente sull'argomento avrei un miliardo di cose da dire, ne ho riempito un libro, un blog e me ne sono avanzate anche alcune (non è escluso che ne scriva un secondo). Ero stanca, infatti, di telefonare alle mie amiche per cercare di convincerle a sposarsi: troppi soldi in bollette telefoniche, e scarsissimi risultati pratici. Io a parlare non sono brava, così mi sono messa a scrivere. Adesso vanto al mio attivo qualche crisi rattoppata, e due onorificenze speciali: testimone di nozze a un'amica e a una sorella (purtroppo no, il mio vestito non è bello come quello di Pippa Middleton, lo ammetto).

La gastrite di cui parla Groucho Marx ci rimanda all'amore adolescenziale, quello tutto mal di pancia, farfalle nello stomaco, gratificazione di ego malsicuri. E' ovvio che alla ricerca di questo stato d'animo di perenne eccitazione sia prudente e ragionevole non sposarsi, vedere piuttosto come va, lasciarsi comunque la possibilità di tirarsi fuori dalla situazione senza troppe complicazioni.

Ma se l'amore è darsi, come si può pensare di non dare tutto, almeno di non provarci? Il desiderio di assoluto che c'è in ognuno di noi esige dal nostro amato, e lui da noi, un impegno totale, esclusivo, definitivo. Il matrimonio è questo, un salto, uno slancio di dono assoluto. E il matrimonio stesso, con la sua definitività, ci custodirà negli anni, nei momenti di fatica, di dubbio. Alzi la mano chi non ha mai pensato, nemmeno per un istante, di avere fatto la scelta sbagliata. Il dubbio viene, è normale, guardando a tutto quello che si è lasciato per prendere una strada, che anche se è la più bella, vera e giusta per noi, è pur sempre una sola, e il piccolo fugace sguardo a tutte le altre è la garanzia che la nostra è una vera scelta. Prendere qualcosa, scartare qualcos'altro (e ne so qualcosa io di quanto scartare sia doloroso, basta vedere il mio bagaglio medio per due giorni fuori, c'è almeno una carovana di cammelli che mi segue).

Tra matrimonio e convivenza la differenza non è affatto nella durata. Conosco convivenze decennali e matrimoni, purtroppo, durati mesi. La differenza è una vera e propria rivoluzione copernicana. Chi sta al centro.

Nella convivenza io, noi due nella migliore delle ipotesi, siamo il metro di noi stessi. Cerchiamo, spesso con impegno, serietà, onestà e lealtà di far andare le cose, ma se non vanno niente ci obbliga.

Il matrimonio è un trascendere se stessi, è affidare a un vincolo la propria vita, decidendo di spenderla tutta senza calcolare, senza risparmiare. In modo imprudente anche.
Infatti, ho appena scritto vincolo, ma avrei dovuto dire sacramento perché per come la vedo io senza la grazia di Dio sposarsi è davvero un grosso, grossissimo azzardo. Il giogo può anche in certi casi diventare davvero pesante da trascinare fino alla fine dei propri giorni. Impensabile farcela senza l'aiuto di Dio.

Il matrimonio cristiano, per me, è l'unico che abbia un senso. A meno che non vogliamo credere che quando ha detto “senza di me non potete far nulla” Gesù stesse scherzando. Io penso che parlasse sul serio, e che nulla voglia dire proprio nulla.

Senza l'aiuto di Dio non siamo capaci di un'impresa come imparare ad amare un'altra persona, diversa da noi, e per di più dell'altro sesso. No, dico, un uomo, in casa, per sempre, per tutta la vita. Uno che cambierà canale e aprirà le finestre nei momenti più inconsulti, che si annoierà agli appassionanti resoconti delle peripezie sentimentali di nostra cugina, che ogni volta che vogliamo parlare, caro, della nostra relazione verrà colto da un attacco di letargismo, che sbaglierà i nomi delle maestre e confonderà gli amichetti dei figli, che sbiancherà alla sola idea di organizzare una rete di telefonate per il regalo di fine anno alla catechista (lui lo sa, lo sa bene che avete quattro figli insieme, ma non è che pretenderai che conosca anche i nomi delle catechiste?).

Va bene, lo ammetto,anche stare con una donna, sempre la stessa, non è facilissimo. Una che quando dice “sono pronta tra cinque minuti” è bene che lui si sieda sul divano e tiri fuori il cofanetto di Stanley Kubrick, giusto voleva rivedere la versione integrale di Barry Lindon; una che non fa mai meno di tre cose insieme, e una delle tre è quasi sempre bruciare i bastoncini Findus; una che per strada si ferma a parlare anche con i lampioni, che esce a comprare una cosuccia e torna con due buste; una che dice di voler schiacciare la propria lingua sotto i piedi come l'Immacolata fa col serpente, ma è molto, molto lontana dall'obiettivo.

Amare davvero è difficilissimo: sostenersi, accogliersi, perdonarsi, capirsi e aiutarsi. E farlo nel modo in cui l'altro desidera, più o meno consapevolmente. A volte bisogna capire dell'altro quello che nemmeno lui sa, e ci vuole tutta la nostra creatività, l'intuito, la dedizione. Neanche i figli a volte siamo capaci di amare senza egoismo, senza proiezioni, dando loro quello di cui hanno bisogno davvero.

In questo la grazia di Dio agisce abbondante, copiosa, fluisce come un fiume a chi la chiede, perché questa è la Sua specialità: amare. Come si possa fare un progetto di amore senza metter Dio al centro, è incomprensibile.

Quanto alla convivenza, non vorrei entrare nelle polemiche sulle coppie di fatto che ci vorrebbe un altro libro: è chiaro infatti che la richiesta di riconoscimento vuole aprire la strada alle coppie omosessuali e magari alla fine anche alle adozioni, ma andiamo fuori tema. Vorrei solo ricordare che attualmente le coppie di fatto dallo Stato sono molto più tutelate delle famiglie: assegni familiari, assistenza sanitaria, posti negli asili e sgravi fiscali rendono infinitamente più conveniente non essere sposati e quindi non sommare i propri redditi, tanto che molte coppie si separano in modo fittizio.

Ma mi interessa di più l'aspetto spirituale, umano. Una volta di più mi rendo conto quanto la Chiesa sia nostra madre quando ci mette in guardia dal sesso fuori dal matrimonio. Possiamo fare, ovviamente, anche di testa nostra, come i bambini che vogliono saggiare con la propria zucca la durezza del termosifone. Sono circondata da persone che vivono la loro sessualità con la massima libertà, e la massima infelicità. Avere separato il sesso dalla possibilità di generare figli, dall'impegnarsi in una relazione definitiva, averlo ridotto a banale modo per conoscersi ci ha precipitati in una menzogna dolorosa che ha effetti devastanti su tante vite.

Il sesso non è un modo per conoscersi ma la donazione totale e massima. Farlo al di fuori di questa prospettiva è una bugia, ingenera confusione, disordine. Soprattutto tanta solitudine, e soprattutto nelle donne, che hanno tradito la loro vocazione più alta, quella di accogliere la vita (e non so se ci sia convenuto, a parte qualche posto in qualche consiglio di amministrazione, che ci è rimasto in mano?).

“Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce”, dice il profeta Geremia, e noi questo cuore lo dobbiamo affidare a Dio; affidare a Lui, che ci parla attraverso la Chiesa, anche l'amore e il sesso, non alle nostre emozioni, alla nostra “animula vagula blandula” che va dietro alle emozioni e si perde.

Paul, l'alieno evoluzionista


Dal 1 Giugno è nelle sale PAUL.
Il film parla di due amici che vanno nell'AREA51 dove incontrano un buffo alieno che nella versione italiana ha la voce di Elio...seguono varie vicissitudini e bla bla bla.

Qual'è il punto? E' che il film comico/fantascientifico della Universal Pictures studiato accuratamente per accontentare tutti (vecchi e bambini) negli States sta infiammando gli animi di evoluzionisti e creazionisti.

"Paul" infatti sposa in pieno la causa evoluzionista, sostenendola con tracotanza e superficiale supponenza.

Nelle vicissitudini on the road che l'alieno vive in compagnia di una coppia di giovani nerd appassionati di fumetti e fantascienza, compare una ragazza cristiana, molto bigotta.
La ragazza in questione, porta una maglietta con un disegno emblematico (questo qui sotto).

C'è Gesù, con una pistola, che spara a Darwin. La battuta stampata sotto la vignetta dice: "Evolve this!". Prova a evolvere questo!
Nelle scontro dialettico fra i nerd e l'alieno da una parte, evoluzionisti dichiarati, e la ragazza dall'altra, la battuta ricorrente è: "Con questi (e cioè i cristiani) non si può proprio parlare".
Come se non bastasse la povera ragazza, intenta a spiegare all'alieno (chiuso nel bagno) che crede fermamente nella creazione di Dio e nella creazione dell'uomo a Sua immagine, sviene quando l'alieno le apre la porta e le dice "A sua immagine...a sua immagine e allora come spieghi questo!", riferendosi ovviamente alle sue fattezze aliene.
La ragazza viene così "convertita alla scienza" dall'alieno attraverso un "ponte tattile psicocinetico" e durante un colloquio o meglio uno sfogo isterico con uno dei due ragazzi, dopo la frase "non c'è il paradiso niente inferno niente bene niente male niente peccato", perde i suoi freni inibitori trasformandosi letteralmente in una donnaccia sboccata.

Poteva mancare un miracolo della scienza?
No di certo! La giovane, cieca all'occhio sinistro, una delle tante metafore spicciole del film viene guarita dall'alieno dopo essere stata rassicurata con un "Abbi fede" di evangelica memoria.
Fede in cosa vi chiederete? Nei prodigi della scienza, ovviamente. Perché alla domanda "Come hai fatto?" L'alieno risponde divertito alla miracolata..."Mi sono evoluto baby!".

La conclusione della storiella è ovvia. La ragazza, finalmente liberata dall'opprimente peso della Fede, potrà ritrovare il gusto di vivere e di fare sesso con chiunque le capiti a tiro.
I ragazzi avranno il successo e i soldi che cercano.

Il film piacerà moltissimo a quelli dell'UAAR...a noi basta la maglietta.


martedì 7 giugno 2011

Europride o Devilpride?


Sul blog Un Esorcista oggi... ho letto l'esperienza avuta dall'autore legata all'Europride in corso in questi giorni di Giugno a Roma.
Sono parole durissime, ma tristemente vere. Mi sento di condividerle con voi...

Domenica scorsa mi trovavo in Roma e con mia grande sorpresa mi imbatto in una folla di scalmanati omosessuali i quali cominciano ad insultarmi con i titoli più ingiuriosi e con me ingiuriarono tutta la Chiesa di Gesù Cristo della quale io altro non sono che un servitore.

E bene, trovandomi il giorno dopo(ieri) come di consueto ad un esorcismo, mentre pregavo in riparazione delle offese che Nostro Signore, la Chiesa e il S. Padre in questi giorni hanno ricevuto e riceveranno... mi sento inveire contro il demonio(in Latino) per bocca della persona posseduta : "il mio orgoglio, il mio orgoglio a Roma! Smettila di pregare stai zitto, hai visto l'altro giorno che bell'accoglienza ti ho preparato per strada?!? Se invece di continuare a cantilenare con quell'affare bianco( recitavo il Rosario per strada ed usavo una corona bianca cosa che la persona posseduta ignorava, come ignorava quegli oltraggi di cui ero stato fatto oggetto il giorno precedente) se invece di cantilenare ti univi a loro.. oh che gioia...ti avrei concesso qualsiasi cosa mi avessi chiesto... e invece no bastardo!!! Ma te la farò pagare, a te a quelli come te... e al vostro mamozio vestito di bianco( il S. Padre) vedrete cosa vi sto preparando con quest'evento... pian piano i miei alleati crescono... anche a Roma, la miiiiiia Roma... oh che gioia che orgoglio saranno questi due anni!!! ihihhihi....
(poi proseguendo in inglese): questa manifestazione è mia, una delle più belle opere, io l'ho creata con quei miei figli che tu vuoi far puzzare come te.... ma vedrai invece... il mio orgoglio... crescere....

E' il caso di rinfrescare la memoria e riportare quanto già scritto in occasione del Gay Pride di qualche anno fa...Si tratta di una incredibile rivelazione avuta dalla Beata Anna Maria Taigi, terziaria trinitaria.

" [...]dopo questi segni, quando si sarà vicini alla fine, il Drago sarà sciolto e la Divina Madre inviterà alla penitenza e gli uomini senza tener conto dei Celesti moniti andranno per le vie della Eterna Città Santa bagnata dal Sangue dei Principi(Apostoli), portando la Lussuria in processione; e il Padre della Menzogna sarà a loro capo. Sacrilegi compiranno contro i tempi del Santo Spirito e contro la Religione: gli uomini si vestiranno da donne e le donne si vestiranno da uomini, la Voce del Santo Vicario non sarà ascoltata e l' Alma Sua figura sara fatta oggetto di scherno e risa, allora il Drago che già ha preso possesso del suo regno istillerà lumi alle menti degli a lui soggetti per diffondere l'alito pestilento della Lussuria ove il Beatissimo pose Sede e per diffondere e moltiplicare l'opera sua nefanda di distruzione e perdizione, dovrà allora dalla Cristianità implorarsi la Misericordia di Dio e fare Orazione per la Chiesa Militante domandando aiuto alla Madre Santa e offrendo penitenze e sacrifici [...]"

Preghiamo affinché il Signore intervenga con potenza e distrugga i piani dell'empio.
E visto che l'11 è prevista una sfilata empia per le vie del centro con tanto di concerto finale di Lady Gaga...perchè non chiedere al Signore la grazia di un salutare acquazzone? O magari una solenne grandinata? Anche fuoco e zolfo non sarebbero male...se localizzati :)


L'ateismo politeista


Oggi come di consueto girovagavo nel web quando mi sono imbattuto in una straordinaria frase scritta dall'autore del pregiatissimo blog Berlicche.

[...]
Paradossalmente l’ateismo è molto vicino al politeismo, se non coincidente con esso: negando la possibilità all’Assoluto di rendersi conoscibile e afferrabile è costretto ad affidarsi ad idoli. Che gestiscano quel desiderio di infinito che possediamo ed esprimano quanto non si riesce ad esprimere.
I nuovi dei si chiamano Natura, Mondo, Denaro, Scienza…nuovi nomi per divinità antiche. “Chi non crede all’unico Dio crede in molti déi”.
Ma questi, come quelli di un tempo, sono idoli muti e caduchi. Che chiedono sacrifici umani di cui non sono mai sazi.

Vero, tremendamente vero!

lunedì 6 giugno 2011

Sindone: la teoria della pittura? Chi la sostiene o è incompetente o è in malafede!


di Emanuela Marinelli
tratto da L'impossibilità di falsificazione sulla Sindone

Il principale sostenitore di questa ipotesi contraria all'autenticità della Sindone è il chimico americano Walter McCrone.
Egli ebbe la possibilità di esaminare al microscopio alcuni vetrini contenenti fibre tratte dalla Sindone e vi riscontrò la presenza di proteine, di ossido di ferro e di solfuro di mercurio (cinabro).
Ne trasse la conclusione che la Sindone è un dipinto, in cui l'artista avrebbe usato delle proteine come legante sia per il pigmento di ossido di ferro con cui realizzò l'immagine, sia per il miscuglio di cinabro e ossido di ferro con cui dipinse il sangue. Il legante impiegato, un collante formato da proteine animali, sarebbe poi ingiallito con il tempo. Per stabilire la validità di un'ipotesi di pittura è necessaria l'identificazione di tali materiali, però non basta.
Occorre anche dimostrare che essi sono presenti in quantità sufficiente e localizzati in zone tali da giustificare quanto appare all'occhio.
Bisogna inoltre dimostrare che la loro presenza non si può spiegare più semplicemente con altri processi. E per di più, le conclusioni raggiunte devono essere in accordo con gli altri studi effettuati, specialmente, in questo caso, con le ricerche fisiche e l'analisi di immagine.

Vediamo ora come queste condizioni non sussistano nel lavoro di McCrone.
Dall'esame degli stessi vetrini Heller e Adler hanno tratto conclusioni molto diverse. Essi hanno puntualizzato che per individuare le proteine esiste una grande varietà di tests disponibili e che quello usato da McCrone, il nero d'amido, è un reagente generale che colora intensamente anche la cellulosa pura.
Le reazioni ottenute da McCrone non erano dunque dovute a tracce di impurità proteiche nel lino, ma alla cellulosa stessa della stoffa che accettava la tinta!
I suoi risultati non erano quindi affidabili. Heller e Adler usarono reagenti molto più specifici, come la fluoroscamina e il verde di bromocresolo.
In base ai risultati di questi e altri complessi tests poterono affermare con certezza che le macchie rosse sono costituite da sangue intero coagulato, con attorno aloni di siero dovuti alla retrazione del coagulo.
Ciò testimonia che il sangue si è coagulato sulla pelle di una persona ferita e successivamente ha macchiato la stoffa quando il corpo fu avvolto nel lenzuolo; impossibile ottenere macchie simili applicando sangue fresco con un pennello. Le proteine sono presenti solo nelle impronte sanguigne, mentre sono assolutamente assenti in tutte le altre zone, comprese quelle dell'immagine del corpo.
Pertanto è impossibile sostenere che nell'immagine del corpo sia presente un legante proteico ingiallito.

La maggior parte del ferro presente sulla Sindone è quello legato alla cellulosa. Gli esami spettroscopici e ai raggi X hanno mostrato una concentrazione uniforme del ferro nelle zone di immagine e di non-immagine; dunque non è il ferro che forma la figura del corpo. Una concentrazione di ferro più alta si osserva invece, come è logico, nelle aree delle impronte sanguigne, dove al ferro legato alla cellulosa, che è dappertutto, si somma quello legato all'emoglobina del sangue. L'ossido di ferro, invece, è una percentuale molto piccola, ed è da sottolineare che non si trova ossido di ferro né sull'immagine né sulle macchie di sangue.

Dunque non manca solo il legante di pittura, manca anche il pigmento! Come si può, allora, dopo analisi chimiche così accurate, continuare ad affermare che la Sindone fu dipinta? O si è scientificamente incompetenti, o si è in malafede.

Oltretutto, con una specifica analisi, si è osservato che l'ossido di ferro, in quei pochi punti dove è presente per le cause suddette, è estremamente puro e non contiene tracce di manganese, cobalto, nichel e alluminio al di sopra dell'1%. Queste tracce sono invece presenti nei pigmenti di pittura minerali. È stato trovato solo un cristallino di cinabro, che è da considerarsi un reperto accidentale. L'esame di tutta la Sindone con la fluorescenza ai raggi X non ha rilevato la presenza di alcun pigmento di pittura, quindi nemmeno di cinabro; questa sostanza non può essere responsabile della colorazione delle macchie rosse, peraltro certamente composte da sangue, semplicemente perché non c'è.

È da tener presente che molti artisti hanno copiato dal vero la Sindone, e quindi la presenza occasionale di pigmenti da pittore non è inaspettata; anche perché quasi sempre le copie venivano messe a contatto con l'originale per renderle più venerabili.