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martedì 29 aprile 2014

Inconsapevole bellezza


La cetonia col suo carapace fatto di smeraldo e di sole è ignara della sua bellezza mentre vola di fiore in fiore rifugiandosi in palazzi di petali profumati. Eppure di bellezza si nutre, di bellezza vive. 
E mentre la cetonia vivendo inconsapevole della sua bellezza con la sola sua esistenza rende grazie al Suo Creatore, noi intessuti di splendore pur potendo comprendere il prodigio che è in noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica "Tu sei tutto bello, tu sei tutta bella".
Quanta bellezza inconsapevole incontro ogni giorno nei volti delle persone che mi sono vicino. Prodigi spesso ignari della loro regale bellezza proprio come la cetonia.
E allora non posso rimanere indifferente, perché la mia parola e le mie azioni sono realmente come lo scalpello di uno scultore! Possono realmente far emergere la regale bellezza nascosta, celata, inconsapevole.
"Sei tutto bello, sei tutta bella" queste parole ti ripete il Tuo Creatore.
Se le comprendi, con la tua Bellezza stai già salvando il mondo.


venerdì 21 giugno 2013

Guida per pescatori di perle nelle discariche del nostro tempo


Noto uno strano fenomeno del nostro tempo
La massa di notizie in circolazione, la mole di informazioni che ci bombardano quotidianamente creano  in noi uno strano conflitto: siamo divisi tra il desiderio, talvolta compulsivo, di sapere, di conoscere, insito nella natura umana fin dai primi tempi, e quello di staccare la spina, ricercare il silenzio, isolarsi da tutto e da tutti, aspetto altrettanto essenziale se si desidera una vita equilibrata. Rinchiusi in questa morsa, il più delle volte, intraprendiamo la via mediana, quella di una ricerca disordinata di informazioni generiche, spesso solamente curiose. 

Quante volte vi capita di leggere solo il titolo in grassetto degli articoli, oppure vi soffermate frettolosamente sull'inizio dei capoversi per captare qualche parola interessante? 
Probabilmente lo avete fatto anche con questo articolo, e adesso, colti sul fatto, vi proporrete di  rileggerlo dall'inizio. La ragione del  vostro/nostro vagare di grassetto in grassetto, di video in video, di foto in foto, spizzicando informazioni, è indissolubilmente legata al desiderio dell'uomo di ricercare COSE BELLE (talvolta semplicemente cose che piacciono) e NON PERDERE TEMPO nel soffermarsi su cose poco interessanti. Ma cosa capita puntualmente? Che "nel mezzo del cammin" ci si ritrovi invischiati nella "valle oscura" della disinformazione, e che catturati dal prurito della stessa, si finisca per passare interminabili minuti senza saziare la sete genuina che spinge a tale ricerca. Capite il paradosso? Perdiamo un sacco di tempo per non perdere tempo! 

Il fine è nobile, ma siamo sicuri che dietro questo meccanismo non si nasconda un sottile inganno? 
Non sarà che, per soffermarci su tutto, si finisca per dimenticare la ragione del nostro cercare? 
O che per cercar perle nelle discariche, ci si dimentichi di queste ultime per iniziare a collezionare ferri vecchi, buste rotte e ciarpame? 

Nell'epoca dell'indecisione e delle alternative low cost anche leggere un articolo per intero è un' impresa da eroi. Educarsi a farlo è un buon inizio per ri-scoprire il senso del conoscere, del valutare, dell’approfondire.

Il buon san Paolo diceva: "vagliate ogni cosa, tenete il bello", ma passa il vaglio, ovvero il setaccio, per essere eventualmente epurato solo ciò che INTEGRALMENTE attraversa il reticolo. Quanto alle scorie grossolane, bhè, quelle  si fermano prima…o almeno dovrebbero. A buon intenditor...

lunedì 20 maggio 2013

La danza di Dio



"E lo Spirito di Dio si muoveva sull'abisso".
Dio si muoveva:
Dio danzava.
In principio fu questa gioia di Dio, questo Amore. questa Danza, questo Ritmo.
E questo Ritmo era così forte che il Caos si scosse,
l'informe cercò forma, anche gli atomi cominciarono a danzare.
Entrate nella Danza
Vedete come si danza
e, secondo l'impulso di Dio, obbedendo all'ordine ardente della sua musica,
essi si sono disposti, riuniti, ordinati, armonizzati,
hanno costruito figure, forme, esseri;
sono diventati luce, astri, terre, animali, uomo...
Così Dio creò il cielo e la terra.
Dio danza,
e sempre si perpetua, si propaga, si dispiega
il grande Ritmo dell'inizio
che ordina, compone e si chiama
Vita eterna.

(M. Noël, La prima danza).

lunedì 25 marzo 2013

E poi senti nell'aria quello strano silenzio...



E poi senti nell'aria, puntuale come ogni anno, il silenzio calare sulla tua quotidianità.
Un silenzio diverso dalla quiete, talvolta assordante, della vita religiosa.
Un silenzio denso di mistero e carico di senso. Sembra piuttosto l'attesa di qualcosa che verrà, un silenzio che fa palpitare, come quando si è piccoli e si sta aprendo una porta per la prima volta, come il silenzio ad un primo appuntamento. Il cuore palpitante si nutre, inquieto, di misteriosa attesa.
Sì, c'è un'attesa che pervade il cuore dei giorni e sfiora il creato. E allora, nonostante le stesse persone, gli stessi luoghi, le stesse azioni, tutto è pervaso di un senso nuovo mentre ogni cosa sembra tacere per riverenza o per timore.
Anche gli alberi sembrano raccolti in preghiera mentre la pioggia cade silenziosa, e le foglie bisbigliano una delicata litania. Gli uccellini sembrano aver perso la voce, strozzata in gola da una gioia troppo grande o da un dolore. Tutto tace.
Oggi, ad esempio, il gallo non ha cantato, e le oche non hanno starnazzato, non ho sentito alcun belato. Niente di niente. Tutto tace.
È lunedì santo e come ogni anno lo avrei capito anche senza calendario.
Da sempre è così, e mi sembra ieri quando ne parlavo in classe, tra i banchi di scuola, tra una risata, una caricatura e tanta voglia di capire il senso di questo mistero.
Ora lo so.

martedì 12 marzo 2013

Guarda il cielo...



Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi. Gentile lettore, anche questa è una domanda proprio da giovani, molto da giovani, ma che il Signore la ispiri più spesso all'anima!
F.Dostoevskij, Le notti bianche

Ah se solo imparassimo a guardare più spesso il cielo...allora si che albergherebbero nel cuore domande.
Ma il cielo è diventato per i più il luogo asettico delle previsioni del tempo, perché, in fondo, è solo questo che gli chiediamo. Incapaci di contemplare, incapaci di stare fermi e guardare per pensare e lasciarsi interrogare.

Guarda il cielo solo chi spegne le luci delle molte distrazioni.
Guarda il cielo chi sogna e spera.
Guarda il cielo chi attende qualcosa di grande.
Guarda il cielo solo chi è innamorato.

venerdì 1 febbraio 2013

Ci vogliono occhi d'agricoltore



Dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce (Mc. 4,27)

C'è una realtà nascosta, invisibile agli occhi distratti di chi si lascia vivere. È il bene seminato che cresce dove non te l'aspetti. 
Ci vogliono occhi d'agricoltore per accorgersi dei piccoli germogli verdeggianti che timidamente fanno capolino dal terreno. Occhi pazienti, capaci di attendere, occhi amanti che sperano. 
La fretta, la paura, l'indifferenza fanno guardare le cose con superficialità, impediscono di soffermarsi sui dettagli...sì, i dettagli. Eppure sono questi che fanno la differenza nella vita come in amore. 

Pietà di noi Signore, quando non riconosciamo la silenziosa e timida, ed umile e fiduciosa crescita dei germogli da Te seminati, laddove impauriti vediamo solo monotonia e morte. 
I sensi ingannano, la fede guarda oltre. Donaci la Tua lungimiranza, donaci la fede.

venerdì 10 agosto 2012

10 Agosto, notte della fede


E' bello sapere che c'è un giorno dell'anno in cui molti, scrutando il cielo alla ricerca di stelle cadenti, alimentano la speranza di fermare istanti di luce, legando a fugaci attimi, sogni, desideri e promesse. 

In questa notte speciale a cui è lagato il nome di un grande martire della Chiesa, anche il Cielo ci ricorda, con la sua cascata di stelle, che proprio a Lui sono ancorati i nostri sogni, le nostre attese, le nostre speranze. 

Non ad un cielo freddo ed inerte, lontano e siderale, ma ad un Cielo con la C maiuscola, vicino, prossimo a noi più di noi stessi, che tutto governa e tutto ama. 

Quelle stelle cadenti, allora,  non sono lacrime di dolore, ma di gioia vera per ogni figlio che guardando ad esse non smette di attendere, di sperare e di sognare. 

C'è un giorno dell'anno, ed è questo, in cui a tutti è data la possibilità di credere ancora ai sogni e di sperare che un domani, grazie al Cielo, quelle attese si realizzeranno, prenderanno forma, diverranno realtà.

Tutto questo richiede fede...e allora, grazie San Lorenzo, notte luminosa, perché sei notte della fede.


martedì 3 luglio 2012

Amare è donare il proprio tempo



Amare è donare il proprio tempo. E' questo il prezzo che l'amore chiede alla vita, il tempo
Tutti quando amano investono il proprio tempo.

Tempo e amore, che strano binomio

Tu pensi: "devo produrre"..."devo fare"..."devo andare"..."non posso perdere tempo". Poi prendi quell'ora lì, quella che reputi indispensabile, quella di cui non sai fare proprio a meno e la doni a qualcuno. 
Perdi il tuo tempo, eppure nello stesso istante in cui questo si fa dono trasformandosi in amore, diventa eternità. E subentra, allora, un inspiegabile senso di felicità misto a leggerezza. Ti senti vivo come non lo sei stato mai.

Hai dovuto fare delle rinunce, eppure sai di non aver perso niente e di aver guadagnato tutto. 
Forse sei tornato a casa stanco morto, ma rifaresti tutto esattamente come hai fatto, per migliaia di altre volte fino allo sfinimento. E il pensiero ti piace, daresti perfino la vita. E scopri che valeva la pena investire quel tempo.

Così ti fermi, chiudi gli occhi e sorridi. 
Perché il tempo donato per amore ha un salario: la gioia.

sabato 9 giugno 2012

Arlecchino: povertà e bellezza



‎"Arlecchino era un bambino povero. Un giorno tornò a casa triste e la mamma gli chiese perchè. L'indomani era carnevale: tutti avrebbero avuto un vestito nuovo e lui non avrebbe avuto nulla da mettersi. La madre lo abbracciò e lo rassicurò. Arlecchino andò a letto rincuorato. La madre, che era una sarta, prese la sua cesta di pezze colorate, rimasugli di altri vestiti, e passò la notte a cucirle una con l'altra. L'indomani Arlecchino aveva il vestito più bello e originale. Tutti gli altri bambini erano meravigliati e gli chiedevano dove l'avesse comprato, ma lui taceva per custodire il segreto della madre, che aveva passato la notte a cucire quelle pezze colorate: bianco, rosso, blu, giallo, verde, arancione, viola... E capì che non era povero, perchè sua mamma gli voleva bene più di qualunque altra e quel vestito era la dimostrazione"..

.... Mi sembra di vedere la mia pelle coperta di mille pezze colorate. In fondo, tutta la vita non fa altro che ritagliarti un vestito multicolore, a costo di tante notti insonni, notti di rimasugli di altre vite cuciti insieme.
Proprio quando ci sentiamo più poveri la vita, come una madre, sta cucendo per noi il vestito più bello. 

Alessandro D'Avenia - Bianca come il latte rossa come il sangue

giovedì 31 maggio 2012

Panchinari o Campioni?



Ci sono due modi di giocare la grande partita della vita: da panchinari, stando comodamente seduti ad osservare, giudicare, inveire, in qualità di insoddisfatti spettatori di una vita non vissuta in prima persona, oppure da protagonisti, giocandosela, scendendo in campo...prendendo calci, subendo falli, correndo, soffrendo, ma anche facendo assist e tirando in porta per portare a casa il risultato. 

Entrambe le possibilità ci sono concesse dato che il nostro Mister non ha stabilito un limite di giocatori da far scendere in campo...

A noi la scelta, dunque. Giocarci la vita in prima persona e gioire di una vittoria certa (partiamo da un clamoroso 33 a zero a tavolino), o vivere da eterni panchinari tristi e chiusi in se stessi. 

Lascio a voi continuare la riflessione, non senza avervi regalato uno stupendo dialogotratto dal libro "Cose che nessuno sa" di Alessandro D'Avenia. Buona lettura!

"Sbaglia i rigori solo chi ha il coraggio di tirarli". 

Sarà banale, ma è così. Tu, Giulio, hai la capacità di metterti in gioco. Guardati attorno: è pieno di ragazzi che non fanno un cavolo, che se ne stanno incollati alla PlayStation o al computer, tutti bravini bravini a obbedire a quello che gli si dice o a far finta di farlo per quieto vivere, così  poi la mamma gli compra la moto, il videogioco e i jeans. lo li vedo, là fuori è pieno. Dormono. Vivono in  una quieta disperazione. Non investono su nulla, scelgono la via più facile, non sono creativi, nell'età  fatta per esserlo. Solo chi ha fame crea, solo chi cerca crea. Tu hai fame, Giulio. Per questo mi piace quel  tuo modo di fare provocatorio, strafottente, che mette tutto in discussione, perché è l'atteggiamento di  chi cerca, di chi vuole sapere per cosa valga la pena giocarsi la vita. Tu ti metti in gioco per ciò che  ancora non si vede, molti altri solo per ciò che è sicuro. Ma non esiste alcun investimento sicuro: vivere  e amare significa, in ogni caso, essere vulnerabili ... Per questo tu sbagli i rigori. Ma tu provi a tirarli,  Giulio. C'è chi non è neanche sceso in campo ... »  

«Sì, ma devo sbagliare sempre? Tutto quello in cui mi impegno finisce male, l'unico posto dove non farei  danno è in prigione ... E questa è la volta che ci finisco ... »   

«Ti verrò a trovare» sorrise Filippo, e proseguì: «Qualunque sia la cosa che ti è cara, il tuo cuore prima o  poi dovrà soffrire per quella cosa, magari anche spezzarsi. Vuoi startene al sicuro? Vuoi una vita tranquilla come tutti gli altri? Vuoi che il tuo cuore rimanga intatto? Non darlo a nessuno! Nemmeno a un  cane, o a un gatto, o a un pesce rosso. Proteggilo, avvolgilo di passatempi e piccoli piaceri ... Evita  ogni  tipo di coinvolgimento, chiudilo con mille lucchetti, riempilo di conservanti e mettilo nel freezer: stai  sicuro che non si spezzerà ... Diventerà infrangibile e impenetrabile. Sai come si chiama questo, Giulio?»  chiese Filippo, che si era infervorato nel parlare. Gli era spuntata una vena sulla fronte.   Giulio scosse la testa. Voleva sentire il seguito. «Inferno. Ed è già qui: un posto dove il cuore è totalmente ghiacciato. Sicuro, ma freddo. Là fuori è pieno di queste persone. Glielo leggi in faccia che hanno  il cuore freddo: per paura, per mancanza di fame, per pigrizia. Tu non sei così, Giulio. Questo ti salva,  anche se fai delle gran cavolate ... Perché c'è modo e modo di tirare i rigori!»   

(Alessandro D'Avenia - Cose che nessuno sa)

sabato 26 maggio 2012

Un vento, un fuoco, un rombo di tuono



Scriveva don Tonino Bello: "Siamo troppo attaccati allo scoglio. Alle certezze. Ci piace la tana. Ci attira l’intimità del nido. Ci terrorizza l’idea di rompere gli ormeggi, di avventurarci sul mare aperto… di qui la ripetitività, l’atrofia per l’avventura, il calo della fantasia".

Abbiamo bisogno di un Vento gagliardo che spazzi via l'aria pesante degli asfittici spazi di paura in cui sovente ci rinchiudiamo. 
Abbiamo bisogno di un Fuoco potente che bruci il legno di quei bauli in cui mestamente rinchiudiamo i nostri sogni. 
Abbiamo bisogno di un Rombo di tuono fragoroso che abbatta le sordità alle  quotidiane chiamate di Dio; un boato che ci scuota dalla paralisi dell'egoismo, di un onda d'urto che ci spinga fuori...oltre l'uscio, dove ci attende il mondo.

Abbiamo bisogno di te Santo Spirito e allora si, la nostra vita sarà rinnovata.
Vieni Santo Spirito!

martedì 22 maggio 2012

Mostri di simmetria e incantevoli imperfezioni



Non so se vi è mai capitato, andando in qualche antica Basilica, di soffermarvi a guardare i disegni formati dalle venature dei pregiati marmi policromi. Era una cosa che facevo spesso da bambino, ma poi si cresce e certe cose si finisce per dimenticarle...almeno fino a quando non si incontra sul proprio cammino Qualcuno che ti dice di "ritornare come bambini nella semplicità del cuore e della vita".

La scorsa Domenica mi trovavo nella Cappella di san Paolo della Croce presso la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo quando lo sguardo, ad un tratto, si è andato a posare sul vicino muro formato da due lastre marmoree speculari perfettamente simmetriche. Le venature avevano le fattezze di uno sgradevole viso dalle sembianze demoniache (vedi foto). Ne è scaturita una riflessione...

Ho pensato alla scelta che fece a suo tempo Mel Gibson quando rielaborò al computer il volto di Rosita Celentano (che nel film The Passion interpretava il demonio) per darle un tocco di innaturale simmetria. Una simmetria che doveva spaventare.
Ne ho dedotto che la simmetria, l'eccessiva perfezione, è effettivamente motivo di inquietudine. Non ci siamo abituati! Ci fa paura perché esprime qualcosa di profondamente inumano, qualcosa di troppo al di sopra delle nostre forze e capacità.

Così mi sono fatto l'idea che la bellezza su questa terra si manifesta piuttosto nell'imperfezione, nella spettacolarità di particolari mai uguali. L'uomo, infatti, sebbene apparentemente simmetrico, di fatto non lo è mai perfettamente.
Siamo creature "imperfettamente" belle in costante ricerca della Perfezione. E questo è un bene, perché solo chi è imperfetto e limitato può aspirare al Perfetto Eterno.
E' questo profondo anelito che, in fondo, alimenta i nostri giorni, che quotidianamente accresce la nostra gioia, la nostra speranza...il desiderio di migliorarci e crescere, di diventare Santi.

"Nessuna perla è uguale all'altra, nessuna perla è mai perfettamente simmetrica. E nelle cose di questo mondo è meglio tenersi lontani dalla perfezione: la luna quando è piena comincia a calare, la frutta quando è matura cade, il cuore quando è felice già teme di perdere quella gioia, l'amore quando raggiunge l'estasi è già passato. Solo le mancanze assicurano la bellezza, solo l'imperfezione aspira all'eternità. La perla se ne sta lì con quella sua irraggiungibile imperfezione, nata dal dolore. E dall'amore che lo abbraccia". 
(Alessandro D'Avenia - Cose che nessuno sa)

venerdì 11 maggio 2012

Lo scopo dell'arte? Innamorare



Cos'è l'arte se non il tentativo dell'uomo di rendere visibili attimi eterni? Fissare, trasmettere, rendere manifesto l'inaccessibile, l'invisibile che suscita stupore. 
L'arte è una delle più straordinarie forme di comunicazione date all'uomo per dire l'amore, per innamorare
Si, per innamorare...ossia per collocare stabilmente chi guarda stupito nella condizione amorosa (IN-AMORARSI).

Quante volte davanti ad un capolavoro avete provato una stretta al cuore, un fremito, un brivido che vi attraversava? 
Quante volte siete rimasti fermi, senza dire una parola, incantati dalla Bellezza, a rimirare i più piccoli particolari, a soffermarvi su di essi fino a provare un'inesprimibile gioia?

Ogni qual volta tutto questo è accaduto nella vostra vita, vi siete innamorati. O meglio vi siete lasciati innamorare permettendo all'artista di realizzare il suo scopo. E avete gioito.

Si, perché chi ama e sa lasciarsi innamorare, gioisce. Perché la gioia sta all'amore come l'opera d'arte all'artista che le ha dato vita...E chi non gioisce, chi non riesce più a sorridere è perché in cuor suo ha smesso di essere inn-amorato. Sì! Innamorato della vita, con le sue luci e le sue ombre. Innamorato di tutta la vita, stabilmente.

Compito dell'artista è dunque innamorare...così ha fatto il Creatore, attraverso il creato, con le creature. Lui l'Artista con la A maiuscola. Così ha fatto Dio con noi, uniche ed insostituibili opere d'arte. 

Anche noi possiamo essere degli artisti, e lo siamo realmente, ogni qual volta diamo forma all'amore che è in noi, ogni qual volta con parole, gesti, immagini, suoni e colori suscitiamo Amore nell'altro. Perché in fondo questo è lo scopo dell'arte, innamorare.

Lo scopo dell’arte non è quello di risolvere i problemi, ma di costringere la gente ad amare la vita. Se mi dicessero che posso scrivere un libro in cui mi sarà dato di dimostrare per vero il mio punto di vista su tutti i problemi sociali, non perderei un’ora per un’opera del genere. Ma se mi dicessero che quello che scrivo sarà letto tra vent’anni da quelli che ora sono bambini, e che essi rideranno, piangeranno e s’innamoreranno della vita sulle mie pagine, allora dedicherei a quest’opera tutte le mie forze.   (L.Tolstoj, Lettere)

lunedì 7 maggio 2012

E' bello quel che è bello



Riporto di seguito una parte dello splendido articolo di Francesca Nardini scritto sul Blog di Costanza Miriano.
Da qualche giorno, come avete avuto modo di leggere, sto meditando sul tema della Bellezza e queste parole esprimono esattamente ciò che penso. Per cui, buona lettura!

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[...] Il bello chiede di essere colto, aspetta che qualcuno lo veda, magari per contrasto col suo contrario e, riconoscendolo, urli: “Eccolo, è lui!”. Il bello non si impone perché sa di non averne bisogno: sa che la ragione lo riconosce immediatamente e quando lo incontra vorrebbe averlo sempre. Il bello sa fare innamorare di sé la ragione, al punto da indurla a cercare le sue regole, a spacchettare la ruota dei colori per scoprire le corrispondenze felici e renderle intellegibili, accessibili, conosciute, sue: la ragione è pazza del bello, al punto da aver creato una disciplina che è l’eleganza e aver attratto a sé migliaia di persone, di occhi, di mani. Dire alla ragione che non è bello ciò che è bello è dirle che vive per il nulla, è dirle “Hai le traveggole”, “Ti sei innamorata di uno che non esiste”… è ferirla profondamente. Il bello invece esiste e si lascia trovare. Quale utilità, quale bene dalla moda per la vita umana? Nessuno in particolare, se non quello di ridestarsi di fronte alla bellezza, di essere svegliati ed invitati a scegliere, scegliere, scegliere.

Chi di verde si veste di sua beltà si investe, l’abito non fa il monaco, l’occhio vuole la sua parte: litanie meravigliose, misteriose, che qualcuno ci avrà pure insegnato.

Ma l’unica formula degna della ragione dell’uomo è quella che recita più o meno così: “Non potevo non sceglierlo, perché è bello”.

sabato 5 maggio 2012

La lezione delle perle...


«Quando un predatore entra nella conchiglia nel tentativo di divorarne il contenuto e non ci riesce, lascia dietro una parte di sé che ferisce e irrita la carne del mollusco, e l'ostrica si richiude e deve fare i conti con quel nemico, con l'estraneo. Allora il mollusco comincia a rilasciare attorno all'intruso strati di se stesso, come fossero lacrime: la madreperla. 
Ciò che all'inizio serviva a liberare e difendere la conchiglia da quel che la irritava e distruggeva diventa ornamento, gioiello prezioso e inimitabile. Così è la bellezza: nasconde delle storie, spesso dolorose. Ma solo le storie rendono le cose interessanti...»

(Alessandro D'Avenia - Cose che nessuno sa)

giovedì 3 maggio 2012

La Bellezza che nasce dai limiti



Sembra assurdo eppure è così, ogni bellezza su questa terra per essere vista, per essere notata, per essere ammirata ed amata esige il limite. Uno sguardo che fissi l'immagine, una istantanea. 
La bellezza si coglie nel momento in cui questa si infrange nel limite...In fondo noi tutti siamo limitati eppure ogni giorno siamo spettatori di bellezze inenarrabili. Le viviamo e ne prendiamo coscienza quando qualcosa o qualcuno ci permette di afferrarle, almeno per un istante.

La bellezza nasce dai limiti. Questa certezza è la sola che può salvarci dal delirio di onnipotenza. 
La più grande illusione dell'uomo moderno è quella di sentirsi senza limiti, NO LIMITS, era il famoso motto della SECTOR. Un'illusione per l'appunto come ci ha ricordato la stessa marca di orologi che vide morire nell'atto di superare ogni record uno dei suoi più celebri testimonial, Patrick de Gayardon

Il delirio di onnipotenza è quell'insana illusione di apparire ed ostinarsi a credere di essere ciò che non si è e non si potrà mai diventare. Genera complessi circoli viziosi, frustra...
La Bellezza invece è semplice, gioiosa, concreta, capace di manifestarsi pienamente nel limite. 
Cristo stesso, in fondo, Colui che è la stessa Bellezza ha saputo calarsi nel limite della condizione umana per dimostrarci che la Bellezza non è impedita dal limite, che questa, anzi, può benissimo manifestarsi nel limite. Una verità paradossale. 

Non temiamo perciò i limiti, i nostri limiti, e sopratutto non pensiamo che feriscano la nostra libertà. 
I limiti sono la nostra salvezza, ci custodiscono, ci indicano qual è il nostro vero bene, e ci manifestano il volto autentico della Bellezza, di cui tutta la creazione, nonostante la fragilità, porta l'impronta indelebile. 

Il vento. Non lo vedi né lo senti sinché non trova un ostacolo, come tutte le cose che ci sono sempre state. Persino il mare sembra senza limiti, eppure canta solo quando li trova: infrangendosi sulla chiglia diventa schiuma; spezzandosi sugli scogli, vapore; sfinendosi sulle spiagge, risacca. La bellezza nasce dai limiti, sempre. 

(Alessandro D'Avenia - Cose che nessuno sa)

giovedì 26 aprile 2012

L'attrazione è una questione di Bellezza


Il Bello chiama, attira a sé, è amabile, si  offre, viene incontro.
La Bellezza è appello, offerta, avvento dell’Altro.
Le pecore del tuo gregge ti riconoscono così come quelle che prevengono da altri recinti, perché sei Bellezza che attrae a sé.

Bel Pastore, aiutaci a comprendere che come uomini di Chiesa possiamo essere bravi, ma che la bravura non attira nessuno se non per quel breve lasso di tempo che intercorre tra noi e colui che, più bravo di noi, ci sostituirà…
La Bellezza invece innamora e l’Amore è per sempre.
Ciò che attrae, da sempre, è la Bellezza. E la Bellezza sei Tu.

mercoledì 11 aprile 2012

Pietre ribaltate...


[...]Cari amici, anche oggi il Risorto entra nelle nostre case e nei nostri cuori, nonostante a volte le porte siano chiuse. Entra donando gioia e pace, vita e speranza, doni di cui abbiamo bisogno per la nostra rinascita umana e spirituale. Solo Lui può ribaltare quelle pietre sepolcrali che l’uomo spesso pone sui propri sentimenti, sulle proprie relazioni, sui propri comportamenti; pietre che sanciscono la morte: divisioni, inimicizie, rancori, invidie, diffidenze, indifferenze. Solo Lui, il Vivente, può dare senso all’esistenza e far riprendere il cammino a chi è stanco e triste, sfiduciato e privo di speranza
[...]
La fede in Lui trasforma la nostra vita: la libera dalla paura, le dà ferma speranza, la rende animata da ciò che dona pieno senso all’esistenza, l’amore di Dio [...].

Benedetto XVI - Castel Gandolfo - Udienza Generale 11 aprile 2012

Quanta tristezza quando ci si dimentica di Gerusalemme



Alcuni giorni il dolore è così forte da anestetizzare il cuore, da non permettere di riconoscere che il Signore della vita è vicino. Ci si ferma con troppa facilità ad una croce per la morte e non per la vita.

Come i due discepoli di Emmaus ci si affretta a fuggire da Gerusalemme, dalla croce e dal sepolcro. La sofferenza fa paura. Fa ancora più paura quando non si comprende che è stata redenta, che la morte, la sua più estrema conseguenza, è stata vinta. Allora subentra la tristezza. 
Si è tristi ogni volta che ci si dimentica di Gerusalemme, o quando pensando ad essa ci si ferma ad una croce ed un sepolcro sigillato. No, Gerusalemme è una croce e un sepolcro vuoto! 

I due discepoli tristi parlavano tra loro di quello che era accaduto, del pietoso epilogo di quella storia in cui, a modo loro, avevano creduto. 
Gesù nelle vesti di un pellegrino si fa loro prossimo, si dimostra interessato a quei discorsi ciechi. Ascolta la storia della sua crocifissione, lui, che l'ha vissuta. Egli però, è già oltre e lo dimostra con la sue presenza discreta. E' lì ed essi non comprendono.

Allora Gesù li schiaffeggia con la Parola, li rimprovera per scuoterli dal torpore. 
Dov'è la vostra fede? Non ricordate le profezie e i discorsi fatti? Possibile che il dolore vi abbia resi così ciechi? 

Occorrerà fermarsi, sostare un attimo lungo il cammino per riflettere e comprendere. 
Un gesto semplice, un ritorno di cuore. Un pane che si spezza e le scaglie cadono dagli occhi come briciole sulla mensa. Gesù sparisce, la fede rinasce.

E dopo il tanto parlare per la via, nel silenzio di un'abitazione, diviene chiaro ciò che l'attaccamento al dolore aveva loro impedito di vedere: Gesù è davvero risorto!