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lunedì 6 febbraio 2012

Odifreddi, l'acqua di Lourdes e la negazione dell'evidenza


Era da tempo che Piergiorgione Odifreddi non sparava a zero sulla religione dalle pagine del suo blog "Il non senso della vita". 

Stavolta nel suo mirino è entrata la vicenda tristissima legata a quei maghi "biologi e fisici", truffatori, che in mezza Italia vendevano a caro prezzo l'acqua di alcuni importanti Santuari mariani come rimedio a malattie incurabili. 

Ovviamente al solo sentir parlare di località quali Lourdes, Fatima e Medjugorje al nostro amico ateo impenitente è venuta l'acquolina in bocca. E come succede quando la gola prende il sopravvento, l'infelice matematico, anche stavolta, si è sbrodolato addosso. 

I truffatori, che tra le altre cose si spacciavano per uomini di scienza, affermavano che le frequenze delle "acque miracolose" fossero in grado di riarmonizzare la materia. Ovviamente le analisi hanno smentito tali effetti "fisici" e la banda è stata denunciata per associazione a delinquere, truffa, lesioni ed esercizio abusivo della professione medica. 

Questo è bastato per far concludere ad Odifreddi che il principio magico-scientifico alla base della truffa fosse lo stesso predicato da non meglio identificati "gestori del buiseness" della cittadina di Lourdes.  E quindi giù a tirar legnate alle agenzie di viaggio che organizzano pellegrinaggi, e all'immancabile Vaticano speculatore...Come se ogni anno a muovere milioni di persone da tutto il mondo a Lourdes fossero le sue acque e non piuttosto la fede dei pellegrini.

L'acqua di Lourdes è e rimarrà sempre semplice H2O, senza aggiunte e senza mutamenti, per un semplice motivo: perché il miracolo non è, e mai sarà, nell'acqua, quanto piuttosto nella potenza di Dio che si serve della fede dell'uomo per operare prodigi. Pertanto che si tratti di acqua, di fango, o di saliva (come fece nostro Signore con il cieco nato) non cambia nulla, la materia è ininfluente. 

Della grandezza di Dio e dell'intercessione potente di sua Madre sono piuttosto testimoni i tanti miracolati che Odifreddi si ostina a non considerare, dando perfino dei cretini ai suoi colleghi di cui critica con immancabile saccenza i rigorosissimi criteri di discernimento. 

Il matematico che nel suo articolo contesta le cifre dei miracoli accertati, tra le altre cose non tiene minimamente conto dei milioni di fedeli che, ogni anno, a Lourdes ritrovano la pace, la fede, il perdono, la forza per affrontare la malattia e la guarigione da mali non documentabili. 

Odifreddi, che sulle righe del suo blog apostrofa come "creduloni e tonti" i pellegrini che si immergono nella piscina di Lourdes, preferisce non dare troppe spiegazioni ai lettori, fuggendo dalla via scomoda della confutazione per ripiegarsi vigliaccamente in quella dello sberleffo, alla ricerca del plauso dei suoi seguaci. Purtroppo per lui, però, la potenza dei fatti è un'incontestabile evidenza.


I miracolati, hanno nomi e cognomi che lo scientismo non può cancellare, nomi come quello di Elisa Aloi affetta da tubercolosi osteo-articolare, con il corpo coperto di fistole scomparse spontaneamente dopo l'immersione nelle acque del Santuario; o quello di Vittorio Micheli ex-alpino colpito da tumore maligno alla testa del femore, con la gamba sinistra attaccata al resto del corpo attraverso muscoli e pelle, a cui  dopo un bagno nella piscina di Lourdes l'osso mangiato dal male si è ricostruito. 

Elisa, Vittorio, e tutti coloro che hanno ricevuto straordinarie grazie, hanno una specifica missione; quella di gridare ad un mondo cieco ed incredulo, l'ineffabile grandezza di un Dio umile che, a dispetto del matematico impertinente, continua e continuerà sempre ad operare meraviglie e a donare speranza, perché incapace di rinnegare la sua stessa essenza, l'Amore. 


mercoledì 11 gennaio 2012

Quando si dice una prefazione d'autore


Di recente è uscito un libro a cura di Luigi Garlaschelli (l'autore delle ridicola brutta copia della Sindone) intitolato Lourdes, i dossier sconosciuti

Ovviamente vi sconsiglio l'acquisto per la mole di imprecisioni contenute, a partire dalla prefazione in cui Piergiorgione Tyson Odifreddi, il matematico impenitente, ne spara una delle sue. 

Ad andarci di mezzo questa volta è la povera Bernadette accusata ingiustamente di essere stata, testuali parole, "imbeccata dal parroco" in merito a quanto diceva di aver visto. Sì, avete capito bene, la solita storia dei preti brutti e cattivi, plagiatori senza scrupoli di bambini...in pratica le solite scuse usate ai tempi del comunismo sovietico per far fuori il clero (ma sarà certamente un caso!). 

Non conosciamo da dove il matematico impertinente abbia attinto la notizia, probabilmente da un suo brutto sogno, per contro, però, conosciamo molto bene la Storia, quella con la S maiuscola, fatta di documenti realmente consultabili.

L'ampia documentazione storica sui fatti di Lourdes riporta che Bernadette non solo conobbe il parroco Peyramale dopo la tredicesima apparizione, ma che per giunta da questi fu perfino maltrattata e pesantemente minacciata. Praticamente l'esatto contrario di quanto affermato da Odifreddi.

Questa volta, prof,  ti prendi un bel 2 in storia, che sommato a quello in statistica e quello in religione (per via degli sfondoni scritti nei tuoi libri) comincia a fare una pessima media. Bocciatura in vista?

domenica 11 dicembre 2011

Odifreddi e le statistiche fai da te




Il 30 novembre 2011 il "matematico impenitente" ha scritto nel suo blog un mostruosità che merita di essere letta.
Parlando di medici cattolici ha affermato:

«Io invece mi preoccupo se un medico è cattolico. Perché uno che creda che si possono sanare i ciechi sputando per terra e impastando loro gli occhi con il fango, o che si può rimanere incinte per fecondazione angelica, e più in generale che il corso delle cose viene a volte mutato da interventi soprannaturali, mi da molto poco affidamento». 

«Che poi si riesca a usare la ragione i giorni settimanali, e credere a quelle cose la domenica, mi preoccupa ancora di più, dal punto di vista della sanità (mentale). Questo non significa che non credo non possa avere altri problemi, ma chi crede certamente ha quelli».

Concludendo, poi, in bellezza con una vera perla di saggezza atea:

«Infatti, il 94 per cento degli scienziati mondiali non crede, e del rimanente 6 per cento, la quasi totalità è ebrea o protestante, non cattolica: qualcosa vorrà pur dire».

Dove Odifreddi abbia pescato questi dati proprio non lo sappiamo, ma intuiamo che debba trattarsi di qualche statista truffaldino dell'UAAR.

La verità, statistiche (vere) alla mano, è di fatto ben diversa.

Nel settembre 2011 sul “Journal for the Scientific Study of Religion” sono apparsi i risultati di uno studio sociologico tra scienziati e ricercatori d’elitè, nel quale si apprende che la maggioranza di essi (il 70%) vede il rapporto tra “fede e scienza” come non conflittuale, ma anzi «la religione e la scienza sono due valide strade della conoscenza».

Nel giugno 2010 invece, è stato dimostrato da un’altra ricerca pubblicata dalla Oxford University Press (mica pizza  fichi), che tra gli scienziati d’elite, «il 50% è religioso e la maggioranza dei restanti sono “imprenditori spirituali”, cioè lavorano per diminuire le tensioni tra scienza e fede».


mercoledì 19 ottobre 2011

Odifreddure sugli scontri del 15 Ottobre


di Giacomo Samek Lodovici

Piergiorgio Odifreddi non finisce mai di fornire occasioni di decostruzione (ci siamo occupati di lui per esempio in un primo e in un secondo caso ).

Commentando sul suo blog (affidatogli dal sito di la Repubblica, che gli ha così dato un’enorme visibilità: per questo bisogna, ogni tanto, prendere in considerazione le sue uscite) le inqualificabili gravissime violenze commesse a Roma dai cosiddetti «indignati», Odifreddi non ha speso una solo parola di condanna per i fatti avvenuti. Speriamo davvero che non sia vero che chi tace acconsente, anche se potrebbero far pensare male affermazioni odifreddiane come: «Le manifestazioni di ieri hanno mostrato che anche in Italia la rabbia sale. Con ragione, ovviamente, visto da un lato il convergere della crisi economica mondiale e della crisi politica italiana, e dall’altro la mancanza di prospettive realistiche per risolverle entrambe. Non c’è dunque da stupirsi che qualcuno si secchi e passi alle maniere forti. Semmai, da stupirsi c’è che siano pochi a farlo» e questo «mentre la maggioranza dell’intorpidita popolazione sembra pensare o che le cose vadano bene così (la maggioranza governativa), o che esse si possano cambiare con azioni dimostrative quali una mezza giornata di assenteismo parlamentare o una manifestazione pacifica (l’opposizione)». Ma è meglio non pensar male e sicuramente ci sbagliamo.

Odifreddi non ha trovato di meglio che prendersela con padre Lombardi, portavoce della Santa Sede. Per quale motivo? Quasi tutti i media hanno riportato le immagini di uno di quei beceri violenti che, volontariamente entrato nella sala di una casa parrocchiale, ha preso una statua della Madonna di Lourdes e l’ha poi distrutta in strada. A quanto si legge, i suoi sodali hanno preso e distrutto anche un crocifisso. Padre Lombardi ha espresso una condanna per «gli atti di offesa alla sensibilità dei credenti».

Per Odifreddi questa reazione «è semplicemente comica. […] Che tra tutti i problemi di cui ci dovremmo preoccupare in questo momento ci fosse pure l’incolumità delle statuette della Madonna, non l’avremmo mai immaginato, se padre Lombardi non ce l’avesse fatto notare! E solo nel Sud del mondo (europeo o americano) qualcuno poteva pensare, e addirittura dire, che rompere un pezzo di gesso senza nessun valore potesse costituire un’offesa alla sensibilità di qualcuno. Anche se negli Stati Uniti, protestanti e più attenti a certe cose, i cattolici vengono non a caso chiamati “adoratori di statue”».

Ora, il blog di Odifreddi si intitola ""Il non senso della vita" e sarebbe meglio per lui poter rubricare le sue parole citate tra i non sensi. Se avesse scritto delle parole senza senso (degli strani versi, dei rumori), avrebbe con ciò dismesso l’esercizio della sua razionalità che (come dice già Aristotele quando confuta i negatori del principio di non contraddizione) è legata anche alla capacità di proferire (salvo patologie) parole sensate invece che meri suoni, ma avrebbe evitato di esporsi al ludibrio.

Intanto, da quel che scrive Odifreddi sembra che padre Lombardi si sia interessato solo della statua distrutta, quando invece il portavoce vaticano ha nettamente condannato tutte le violenze di sabato scorso, richiamando il commento che già aveva pronunciato il cardinale Vallini, vicario di Roma: «Le violenze avvenute ieri a Roma sono inaccettabili e ingiustificate. Condanniamo tutte le violenze e anche quelle ulteriori contro i simboli religiosi», ha detto padre Lombardi all’Adnkronos. E, ancora, «Il card. Vallini, Vicario di Roma, ha già espresso bene il sentimento di sgomento e di tristezza per quanto è accaduto ieri. Esprimiamo condanna per le violenze immotivate e gli atti di offesa alla sensibilità dei credenti compiuti ieri». Queste le parole di Lombardi.

Ma curiosamente Odifreddi ne ha omesso una parte. E, com’è noto, omettendo una parte di un discorso lo si può stravolgere o rendere spropositato. Purtroppo per Odifreddi, è vero che il suo discorso qui lo abbiamo necessariamente stralciato, ma sul suo blog è invece presente intero… nessuno lo ha stravolto, ed esprime davvero una pochezza non comune.
Odifreddi scrive che «solo nel Sud del mondo (europeo o americano) qualcuno poteva pensare, e addirittura dire, che rompere un pezzo di gesso senza nessun valore potesse costituire un’offesa alla sensibilità di qualcuno».

Proprio un ragionamento penoso. Ovviamente il problema non è il valore del gesso della statua, ma il valore simbolico del suo furto e della sua distruzione. Se qualcuno brucia la bandiera italiana o si mette volutamente a vomitare su un libro di Odifreddi il problema non è il valore della stoffa della bandiera e della carta del libro. Il problema è che il significato del gesto è offensivo.

E non perché i cattolici siano degli «adoratori di statue». Come spiega molto chiaramente il Catechismo della Chiesa Cattolica (punto 2132), «Il culto cristiano delle immagini non è contrario al primo comandamento che proscrive gli idoli. In effetti, "l'onore reso ad un'immagine appartiene a chi vi è rappresentato" [San Basilio di Cesarea, Liber de Spiritu Sancto, 18, 45: PG 32, 149C] e "chi venera l'immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto" [Concilio di Nicea II: Denz. -Schönm., 601; cf Concilio di Trento: ibid., 1821-1825; Conc. Ecum. Vat. II: Sacrosanctum concilium 126; Id., Lumen gentium, 67]. L'onore tributato alle sacre immagini è una “venerazione rispettosa”, non un’adorazione che conviene solo a Dio».


domenica 19 giugno 2011

Odifreddi: «stimo il Papa, è un grande teologo». Lo penserà veramente?


tratto da Uccronline.it

L’invas-ateo Piergiorgio Odifreddi si è fatto semplicemente ateo, o meglio, moderato. Si è tolto (per quanto?) la veste dell’uaarino e si è messo quella dell’ateo devoto. Ovviamente è un ruolo che “puzza” molto di macchiavellica trovata commerciale, utile per poter far arrivare il suo libro anche all’area più “civilizzata” della società. In fondo Odifreddi non ha più nulla da perdere, ed è questo che appare nel suo ultimo libro: “Caro Papa, ti scrivo. Un matematico ateo a confronto con il papa teologo” (Mondadori 2011). Lo ha presentato durante una puntata di “Bookstore”, programma di cultura e letteratura su LA7 condotto da Alain Elkann, sconvolgendo presentatore e ospiti.

Incomincia subito scusandosi di aver dato del “tu” al Papa, giustificando che il titolo arriva dalla nota canzone di Lucio Dalla (“Caro amico ti scrivo“). Più avanti dirà, docile come un agnellino, che «non mi sarei permesso mai di dargli del “tu”» (peccato che abbia dato del “cretino” a tutti i cristiani della storia). Definisce anche Benedetto XVI un “usurpatore”, perché avrebbe dovuto (e voluto) esserci lui al suo posto, in seminario infatti era entrato proprio per voler diventare Papa. Anche qui però, fuori dalla consuetudine, avverte subito di “stare scherzando”.

La sviolinata odifreddiana continua: «sembra strano che un matematico si rivolga ad un Papa, io ho però cominciato a sintonizzarmi sulle cose che diceva lui quando l’ho sentito ripetere due o tre volte, in discorsi diversi, il fatto che, secondo lui, l’esistenza stessa della matematica è una prova dell’esistenza di Dio. Allora questo diventa interessante, per uno come me che fa il matematico di professione». Il conduttore Elkann comincia ad insospettirsi di queste affermazioni, temendo siano solo la preparazione per una delle volgari bastonate a cui ci ha abituato Odifreddi. E invece lui continua: «Ovviamente l’argomento era quello dell’armonia prestabilita di Leibniz, e poi pian piano, prendendo i suoi vari discorsi, come quello di Ratisbona in cui lui ripete per quaranta volte la parola “Logos” (“ragione”), quando un matematico sente che un Papa parla della ragione e la identifica con la divinità, allora diventa interessante».

Silvia Ronchey che siede al suo fianco, già sostenitrice della rivisitazione illuminista sulla filosofa Ipazia a danno dei cristiani talebani e del vescovo Cirillo, comincia visibilmente ad impallidire, attendendo impazientemente che Odifreddi passi all’attaco del Pontefice. Ecco che Elkann decide allora di offrirgli una domanda che lo incoraggi, citando un verso polemico del suo libro. Odifreddi non coglie e continua assolutamente devoto: «Credo che questo Papa, Benedetto XVI, sia quello con cui un matematico, uno scienziato può dialogare meglio. Non che io lo abbia mai fatto personalmente, anche se evidentemente mi piacerebbe». Esce fuori allora il mancato incontro con Benedetto XVI, richiesto da Odifreddi stesso e dagli organizzatori del Festival della Matematica, qualche anno fa: «lo abbiamo invitato al Festival della Matematica dopo poco che erano successi i fatti de La Sapienza. Abbiamo infatti pensato di andare noi da lui, c’erano diversi Premi Nobel e medaglie Fields, e di andare a sentire queste parole, quali erano le sue idee sulla matematica. Lui però era in viaggio come Capo di Stato. La speranza però non è perduta e io spero che un giorno mi arrivi una telefonata…».

Dopo la ripresa pubblicitaria l’attenzione è rivolta solo a lui e gli altri ospiti sono sorpresi quanto il conduttore. Alain Elkann arriva a chiedere a Odifreddi se il rispetto e la stima che prova verso questo Pontefice sia per il Capo di Stato oppure proprio per la figura religiosa. Lui risponde che «nel libro, addirittura, lo tratto un pò -non so se sia permesso, ma l’ho fatto- da collega. E’ un Papa teologo e filosofo e su questo si può parlare. Io certo non potrei permettermi di parlare con un Capo di Stato». Alla domanda se riconosca Ratzinger come un vero intellettuale, Odifreddi replica: «devo confessare avevo molti pregiudizi, come spesso si ha prima di conoscere, quando poi ho letto il suo libro “Introduzione al cristianesimo”, mi sono ricreduto. Effettivamente penso che Ratzinger fosse, almeno dal mio punto di vista, un grande teologo». A questo punto la Ronchey, allibita, esplode: «Si sta convertendo Odifreddi! Si sta ricredendo! E’ sconvolgente! Odifreddi che rende omaggio al Papa…»…lui sorride e borbotta. Verso la fine dirà che la conversione è solo di tono, cioè non vuole più fare polemica.

Anche Luigi Accattoli, vaticanista de Il Corriere della Sera, si stupisce per il libro di Odifreddi e reagisce (ironicamente?) come la Ronchey, sostenendo addirittura che «non sorprenderebbe granché se un giorno Piergiorgio Odifreddi si convertisse al cristianesimo, al quale appartenne da giovane: raramente si era visto un ateo dichiarato dedicare tanto tempo a discutere con i credenti».