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martedì 5 giugno 2012

UAAR: famiglie, scimmie, blasfemità e gaffes




Quella che potete vedere qui sopra è l'immagine blasfema recentemente pubblicata sul sito dell'UAAR con il chiaro intento di attaccare il magistrale intervento di Benedetto XVI al VII Incontro mondiale delle famiglie tenutosi a Milano.

A parte il cattivo gusto e la blasfemìa sembrerebbe che gi "uaariani" ne abbiano combinata un'altra delle loro. E già! 

Il chiaro intento di strizzare l'occhiolino alle lobby omosessuali è clamorosamente fallito. Tanto che il concetto espresso dall'insolente rappresentazione fotografica, di fatto, comunica un messaggio completamente opposto rispetto all'originale intenzione dell'Associazione, evidenziando piuttosto che un modello di famiglia naturale esiste eccome...ed è composto da un esemplare maschio, un esemplare femmina e da un cucciolo. Anche tra gli scimpanzé per generare un essere vivente di quella specie occorre un gamete femminile ed un gamete maschile. 

La dura realtà è che il mondo animale non conosce le “famiglie arcobaleno” che gli umani cercano caparbiamente di creare a dispetto della natura.

Ennesimo Epic fail dell'UAAR! 

mercoledì 25 aprile 2012

Il cervo simbolo del Cristo e del cristiano


Strano animale il cervo, bello, agile, discreto, mansueto, sfuggente, misterioso. I miti e le leggende di tutti i popoli ne parlano attribuendogli particolari caratteristiche. 

Non è raro trovarlo in una certa iconografia cristiana laddove il più delle volte indica la sete del credente che anela alle sorgenti d'acqua viva del Cristo, come recita il Salmo 42 "Come la cerva anela ai corsi d'acqua così l'anima mia anela a te, Dio". 
Simbolo del cristiano dunque, ma anche dello stesso Cristo vittorioso sul male come attesta l'iconografia ispirata agli scritti di alcuni antichi filosofi e scrittori greci come Plinio ed Eliano

Sembra infatti che il cervo fosse acerrimo nemico dei più letali serpenti e che per stanarli fosse solito riempire la bocca d'acqua versandola nella tana con un potente soffio. Una volta fuori i rettili venivano calpestati ed uccisi. L'allusione al trionfo del Cristo su satana è evidente. 
Il Cristo che schiaccia il serpente ricorda Genesi 3,15, mentre il soffio che annienta il nemico è un chiaro riferimento a 2Ts 2,8 "Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta".

Il parallelismo Cervo/Cristo è legato anche ad un'altra caratteristica di questi animali, all'annuale rigenerazione del palco delle loro corna. Ogni anno, nei periodi compresi tra gennaio ed aprile, il cervo perde il palco per poi rigenerarlo verso il mese di luglio. Tale segno di rinascita è stato spesso associato al concetto di Resurrezione.

Una ricca tradizione agiografica è, infine, legata a questi animali. Li troviamo nella vita di Sant'Eustachio, Sant'Uberto (da cui la celebre immagine dell'amaro Jägermeister), Sant'Abbondio da Como, San Corrado di Piacenza, San Donaziano, San Lamberto, San Meinhold, San Procopio da Brema, Sant'Osvaldo, Sant'Egidio abate, Santa Ida di Herzfeld e la Beata Ida di Toggenburg. 



giovedì 29 marzo 2012

Scimmie geniali o articolisti simpatici come scimmie?


Repubblica ci informa che in Uganda, più precisamente presso l'isola di Ngamba sul Lago Vittoria, vivrebbe una geniale scimmia "intellettualmente vicina agli esseri umani". 

Si chiama Natasha, ha 22 anni e a dispetto del nome non fa la modella. 

La grande popolarità dell'animale si dovrebbe a due "straordinarie doti" in suo possesso: quella di richiamare l'attenzione del personale battendo le mani per ricevere più cibo (wow!) e quella di fare scherzoni ai visitatori del Parco, chiamandoli vicino a sè per poi gettargli addosso acqua sporca con la bocca (wow wow wow)!

Vi starete chiedendo: "Embé che c'è di nuovo? Non lo fanno tutte le scimmie?". Ecco, appunto. 

Una domanda sorge spontanea. Non sarà forse che l'intelletto degli articolisti di Repubblica stia pericolosamente devolvendo verso il simpatico istinto scimmiesco? D'altra parte, similia similibus.


lunedì 19 marzo 2012

C'era una volta la braciola di maiale: diritti e rovesci degli animali



di Luisella Saro
da CulturaCattolica.it
titolo originale Crimen laesae maialitatis

Non è che le scimmie abbiano iniziato delle pitture e gli uomini le abbiano finite. Il pitecantropo non disegnò una renna neanche alla peggio, l’homo sapiens la disegnò e bene, (…) il cavallo selvaggio non era un impressionista, come il cavallo da corsa non è un post-impressionista”.
(G. K. Chesterton, L’uomo eterno)

Notizia dell’ultima ora. Praticamente uno scoop di CulturaCattolica.it. Verrà emanata a breve, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, una circolare. Vietato dire ad una studentessa “scusa, abbi pazienza, ma hai un cervello da gallina!”. Vietatissimo, in classe, che un insegnante così si rivolga a degli studenti distratti: “spiego queste cose a voi e mi sembra di dare le perle ai porci!”.

Espressioni offensive per gli allievi? Genitori sul piede di guerra? Macché! A chi vuoi che importi dei ragazzi!? Le frasi suddette – così si leggerà nella circolare – sono altamente e intollerabilmente offensive per le galline e per i maiali. No, non mi sono bevuta il cervello! Siccome il buongiorno si vede dal mattino, è dai banchi di scuola che deve iniziare l’educazione del bambino, destinato a diventare giovane ecologista e bravo animalista, come si conviene ad una società civile che più civile non si può: la nostra. 

La vera sfida è sensibilizzare i consumatori a cominciare dai bambini. Abbiate cura di polli, mucche e maiali. Il loro benessere diventerà il vostro”. 
Lo scrive il giornalista Carlo Petrini, partendo dalla notizia che la UE ha avviato le procedure di infrazione nei confronti dei Paesi che utilizzano ancora le gabbie da batteria per le galline ovaiole, negando così alle suddette “qualsiasi forma di espressione del loro comportamento naturale”. Già nel lontano 1999 il trattato di Amsterdam aveva definito gli animali “esseri senzienti e non più meri prodotti agricoli”, ed è bene che dalla più tenera età i bambini sappiano che nel 2009 con il trattato di Lisbona l’Unione Europea ha sancito “il benessere animale come elemento fondamentale, alla pari della tutela della salute umana”. Alla pari? Alla pari. Avete letto bene.

Ecco perché se dite a qualcuno/a “cervello da gallina” potete aspettarvi (e ben vi sta) la querela della gallina (vincerà la causa lei: garantito!). Nel caso di eventuali perle date ai porci, due le ipotesi possibili: se il maiale o la maiala sono vanitosi, può essere che li vedrete girare con un paio di orecchini, o con un collier; se invece l’espressione è usata con tono offensivo, aspettatevi, immediata, una porca denuncia.

Petrini, infatti, non si limita a dare, su Repubblica, la notizia della procedura di infrazione, no. Fa, dell’intera questione, una battaglia culturale da iniziare sui banchi di scuola, perché sia chiaro che è indiscutibilmente questa, nel 2012, l’emergenza educativa! 

Gli animali sono esseri senzienti – scrive – e dobbiamo loro una vita senza maltrattamenti, dolore e paure, lasciandoli liberi, per quanto possibile, di esprimere i loro comportamenti naturali. Questo è ciò che si definisce ‘benessere animale’ e riguarda l’esistenza degli animali, ma va anche detto che è legato in maniera indissolubile a tutti gli aspetti del cibo: dalla salute alla sostenibilità ambientale, dalla giustizia sociale alla sicurezza alimentare”. 

Che c’azzecca, poi, la giustizia sociale con le galline lo sa solo Carlo Petrini, che però non si sofferma sulla questione, ma fa un passo avanti e ci avverte che “nel 2013 toccherà agli allevatori dei suini: scatterà il divieto dell’utilizzo delle gabbie da gestazione per le scrofe”. “Sarà un altro importante banco di prova – aggiunge il nostro, che così finalmente arriva al dunque – Il dialogo, l’informazione e l’educazione al benessere animale sono uno strumento molto potente e la sensibilizzazione dovrebbe iniziare con i bambini, nelle scuole”.

Vi scappa da ridere? Anche a me, se non ci fosse da piangere, perché questa è solo l’ultima goccia di un oceano di scelleratezze che si stanno sentendo, in questi mesi, sulla scuola.

Ne cito solo alcune. La scuola ideale, a star dietro a ciò che si legge, dovrebbe in primis (ma anche in secundis, etc…) essere “neutra”, nel senso letterale del termine: dovrebbe ripristinare il genere “neutro” (sì, esatto: quello usato dai latini) ed insegnare, dalla materna, che si può essere maschi, femmine, ed anche “neutri”, per l’appunto. Decidere un po’ alla volta o anche di volta in volta sia chi si vuol essere o diventare (maschi, femmine, o una via di mezzo), sia chi si vuol amare (maschi, femmine o una via di mezzo), sia che genitori avere. 

La ricordate la storia del “piccolo uovo” che cerca disperatamente una famiglia e alla fine viene adottato da una coppia di pinguini omosessuali: due papà con il cappello a cilindro? Libro a fumetti da adottare assolutamente in tutte le scuole per l’infanzia – chiedono a gran voce i pedagogisti à la page - per insegnare che una famiglia vale l’altra. Ed è così costruita così bene la storia, che vien da pensare che, se proprio proprio si potesse scegliere, l’ideale sarebbe vivere con quei due simpatici personaggini. Che sia un caso? 

E che dire di “Extraterrestre alla pari”, il volumetto che racconta di un giovanissimo alieno che non è né maschio né femmina e che solo alle soglie della pubertà deciderà a quale sesso appartenere? Ottimo! Educativo, educativissimo. Buono pure quello, perché – si sa – chi ben comincia è a metà dell’opera. Se l’opera poi resta incompiuta e/o passibile di cambiamenti in itinere… meglio.

Scuola “neutra” e senza differenze, dunque. Abolite quelle tra maschi e femmine, aboliamo pure le presunte differenze con gli animali. Che diamine: non si vede? Siamo tutti bestie uguali. Non lo dicono solo il trattato di Lisbona o Petrini; lo sostiene da tempo anche l’emerito oncologo-tuttologo Umberto Veronesi, che più volte ha ripetuto che “i primati sono nostri fratelli e sorelle. (…) Il 99 per cento del nostro Dna è esattamente identico a quello dello scimpanzé, e noi siamo uguali a lui per le nostre funzioni di ogni tipo”. E chi se ne frega di quel che dice Chesterton osservando le pitture rupestri! Mica è un oncologo-tuttologo, Chesterton!

Insomma: arriverà o non arriverà questa circolare nelle scuole? Forse anche no, perché il pensiero dominante è così capillarmente pervasivo da non avere nemmeno bisogno di essere protocollato. C’è.
Siccome, però, guardandomi in giro e ragionando quel che basta mi sorge un dubbio, e cioè che l’“animalista illuminato” ami tutti gli animali tranne l’uomo, sapete che vi dico? 

Alla faccia dei consulenti speciali delle Nazioni Unite che vorrebbero eliminare Dante dalle scuole perché lo considerano antisemita ed islamofobo, io Dante me lo tengo stretto ed anzi lo metto in cattedra. E’ bene ricordi a tutti i maître à penser, compresi Petrini e Veronesi, il monito del “suo” Ulisse

Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e conoscenza”. 

Pazienza se, per deformazione professionale, la puntigliosa si ostina a dare perle ai porci. 
Al massimo… si beccherà una denuncia!

martedì 6 marzo 2012

Come smontare lo sfrenato e disumano eco-animalismo in 4 semplici mosse


Una recente vicenda giudiziaria ha visto coinvolte alcune orche e i proprietari di tre grandi parchi acquatici americani. Gli avvocati della Peta (People for Etichal Treatment of Animals) hanno trascinato in giudizio questi ultimi con l'accusa di aver segregato i poveri cetacei lontani dall'habitat naturale, riducendoli in schiavitù per il ludibrio dei perfidi spettatori.
Il comportamento degli aguzzini avrebbe infranto, a detta degli animalisti, il 13° emendamento della Costituzione americana che vieta la schiavitù e i lavori forzati. 
I giudici hanno ovviamente respinto la richiesta stabilendo che l’emendamento si applica ai  soli esseri umani: «Nella storica frase “We the people…” (“Noi, il popolo…”) nessuno alludeva alle orche». 

Vediamo, in 4 punti, coadiuvati dalle riflessioni del filosofo Tommaso Scandroglio, come smontare le assurde pretese degli eco-animalisti del nostro tempo:

1) PERCHE’ SOLO ALCUNI ANIMALI? PERCHE’ NON LE PIANTE?  “Le orche, le scimmie, etc...hanno dei diritti”, dicono. E’ possibile essere d’accordo, ma a patto che per non discriminare nessuno dovremmo riconoscere dei diritti non solo ai tenerissimi panda, ma anche a pulci, zecche, pidocchi, ragni, piccioni, topi, scarafaggi, formiche, mosche, zanzare ecc. Ma anche i batteri appartengono al regno animali, dunque se l’animale vale quanto l’uomo dovremmo smettere di curarci la polmonite, le enteriti, la tubercolosi, il tetano? 
Bisognerebbe che questi militanti animalisti smettessero anche di girare a piedi o in auto per le loro battaglie, dato che ogni loro movimento comporta il massacro di milioni di animali (sotto le scarpe, sul parabrezza ecc.). E perché poi discriminare le piante? Questi fanatici, aggressivi verso chi non è vegetariano, fanno scorpacciata di quegli stessi vegetali di cui dimostrano le attività neurologiche e, addirittura, la capacità di lanciarsi richieste di aiuto. Sì, magari quando scorgono in lontananza Michela Brambilla o Margherita Hack

2) ESTENDERE LORO ANCHE DIRITTI MINORI? Se le orche hanno diritto alla libertà ciò comporta necessariamente riconoscere loro anche diritti minori o di pari importanza: diritto di compravendita, di voto, alla pensione, di coniugio, etc. Tutte modalità attraverso cui la libertà di un individuo si esprime e che quindi non possono essere negate.

3) RICADUTE TRAGICOMICHE? Se la sentenza americana avesse avuto esito positivo le ricadute sarebbero state tragicomiche: obbligo di tutti i possessori di bocce in vetro contenenti pesci rossi di sversare il contenuto in mare o nel lago. Anche cardellini, fringuelli, pappagalli e canarini avrebbero visto aprirsi le porte delle loro gabbiette a motivo di questo animalesco indulto (per entrambe le specie ovviamente il risultato sarebbe stato la morte improvvisa dato che sono animali domestici). Da qui ovviamente il divieto perpetuo di trasmettere il cartone animato Gatto Silvestro perché il canarino Titty dietro le sbarre avrebbe sicuramente configurato apologia di reato. Infine il dubbio: forse che anche l’amato cane Fido implicitamente ci chiede di lasciarlo in mezzo ad una strada per ritornare libero allo stato brado condizione originaria dei suoi lontani progenitori, piuttosto che restare legato ad un guinzaglio impacchettato in un maglioncino rosso? Però se lo facessimo saremmo di certo travolti dall’ira di una pletore di animalisti convinti. Insomma ci troveremmo tra due fuochi: Fido libero o ridotto in schiavitù ma non abbandonato
Un’altra domanda: ama di più i pesci o i pappagalli chi li tiene nell’acquario/gabbietta o chi li lascia liberi nel loro ambiente?

4) AVERE DEI DIRITTI COMPORTA DEI DOVERI Se vogliamo estendere agli animali i diritti destinati agli uomini, questa stessa libertà per forza di cose comporterà delle responsabilità
Da che mondo è mondo se io uomo uso male della mia libertà dovrò pagarne le conseguenze: libero di andare in giro in auto, ma se investo una persona me ne assumerò le conseguenze anche legali. 
La dolce Tilly, una di queste cinque orche, in passato ha sbranato ben due dei suoi addestratori. Nulla di scandaloso: ci sarà pur un motivo se questi cetacei in inglese sono conosciuti con l’appellativo di killer whales. Essendo in America però la nostra Tilly si meriterebbe un’immensa sedia elettrica
In Italia, a Livorno, un branco di cani ha sbranato in questi giorni un camionista, padre di famiglia. Un cane non randagio, addomesticato e “amico dell’uomo” ha massacrato un bimbo di 9 anni nel 2008, nel 2009 la stessa sorte è toccata a un bimbo di un anno, pochi mesi fa un neonato è morto dopo l’aggressione del cane dei genitori. Di fronte a tutto questo, chi invocasse la scriminante “l’animale è innocente perché è l’istinto ad averlo costretto ad agire così”, entrerebbe in palese contraddizione:  se è l’istinto a presiedere alle azioni degli animali, allora dobbiamo concludere che i loro atti sono determinati da madre natura e quindi non sono liberi, come quelli umani. Ma allora significa che cagnolini e orche sono schiavi dell’istinto. E dunque, che senso ha lottare per difendere inesistenti diritti “umani” di libertà? 


venerdì 10 febbraio 2012

Dopo le scimmie umane, i gatti salvatori di Repubblica


Dopo le scimmie umane, l'incontenibile Sara Ficocelli ci presenta dalle pagine di Repubblica.it i gatti salvatori del mondo

Lo scenario è a dir poco apocalittico. Con linguaggio neotestamentario la giornalista ci spiega che i gatti "sono fondamentali nel tenere sotto controllo la proliferazione di animali invasivi" facendo fuori ogni anno 200 milioni di "animaletti selvatici" ed altre "prede occulte" non meglio specificate.

Senza di loro, insomma, sarebbe davvero la fine, anzi l'inferno...sì, perché i topi ci invaderebbero e per le strade, al posto dei tranquilli micetti troveremmo grossi carnivori selvatici come lupi e volpi a fermare l'avanzata dei perfidi roditori.

Così la Ficocelli, con un finale di dostoevskiana memoria, invita i lettori a tenersi stretti i propri felini sornioni che ronfano sul divano, perché la loro "apparente indolenza ci salverà". Ma qualcosa non torna.

Viene subito da domandarsi come possano dei gatti domestici che se ne stanno belli tranquilli in casa a mangiare fegatelli di prima qualità e scatolette Sheba a cacciare topi, se non sanno nemmeno come sono fatti.

Che l'articolo nasconda un sottile invito all'abbandono del tetto domestico dei felini? Eh già, perché a questo punto...è chi ha un gatto in casa a contribuire all'incontrollata riproduzione dei roditori nel mondo. E allora si salvi chi può!

giovedì 12 gennaio 2012

Le scimmie umane di Repubblica e gli uomini animali


Il Quotidiano "la Repubblica" che ormai da anni sposa la causa animalista, di tanto in tanto ci appioppa delle perle di bestialità. 

In un recente articolo di Sara Ficocelli si parla, ad esempio, delle sempre più incredibili (?) scoperte che la scienza sta conducendo sul comportamento scimmiesco. 

Quelli di Repubblica che vogliono sapere tutto, ma proprio tutto, suoi LORO antenati, sono informatissimi...per questo ci tengono moltissimo a farci sapere, emozionati, che le scimmie si comportano in modo umano: giocano d'azzardo, urlano e barattano sesso in cambio di cibo. 

Ma siamo veramente sicuri che quelli riportati siano comportamenti autenticamente umani? 
A me sembra che sia, piuttosto, l'uomo senza Dio a comportarsi come un animale. E stando così le cose, si capisce benissimo perché quelli di Repubblica si sentano così vicini ai loro antenati.

mercoledì 11 gennaio 2012

Il paleolitico, i lupi e Danilo Mainardi



Ho letto l'articolo di Danilo Mainardi sul Corriere della Sera in merito al via libera delle visite animali negli ospedali. 

L'etologo dopo aver scritto dell'antico ed immutabile rapporto affettivo tra l'uomo e il suo amico a quattro zampe (?), con tono sdolcinato afferma: "penso ai nostri antenati del paleolitico che per primi scoprirono quel vincolo fatto d'affettività che li legava, contraccambiati, ai primi giovani lupi da essi addomesticati". Arrivato a questo punto, ammetto di essermi sbellicato dalle risate. 

Giovani lupi addomesticati? Non so se avete mai visto qualche documentario sui lupi... ora a meno che non vi chiamate san Francesco, Mowgli, Shaun Ellis o James di Twilight, l'avere a che fare con un branco di lupi non è propriamente un'esperienza esaltante. Figuriamoci poi se i cacciatori del paleolitico si mettevano a giocare con i lupi! Non penso che avessero grandi alternative tra il venire sbranati e il cibarsi delle loro carni! 

Ma si sà, per Mainardi il rapporto dell'uomo con i canidi è fondato su un vero "sentimento di amore" (sic) e l'amore è cieco, ma che dico cieco...folle. 

Ora, il buon professore sarà pure un etologo affermato (chi non lo ricorda seduto sulla poltrona della trasmissione Quark di Piero Angela?), ma da buon Europeo non credo abbia minimamente preso in considerazione quella buona fetta del mondo civile in cui i cani costituiscono ancora oggi una pietanza prelibata come altre. E non stiamo parlando di occulte tribù sperdute nelle forteste, ma di popolazioni africane, asiatiche, sudamericane che semplicemente non vedono nulla di male nel cibarsi di carni canine. 
Su questo argomento i miei amici indonesiani, con buona pace del prof. Mainardi, ne sanno qualcosa.



domenica 4 dicembre 2011

Adotta un pechinese


Un Pechinese? Un bambino di Pechino? No un cane...o magari un gatto persiano, una foca monaca, un tricheco, un panda o un orso polare. 

Ammetto la mia ignoranza. Non sapevo che gli animali si potessero addirittura adottare a distanza. Fino ad oggi avevo sempre creduto che le adozioni a distanza riguardassero esclusivamente bambini in difficoltà.

Devo ringraziare il quotidiano Corriere della Sera, come sempre, prodigo di attenzioni nei confronti del mondo animale, se ho scoperto all'interno del sito WWF una sezione dedicata alle adozioni a distanza. 

Adottare un ghepardo, un delfino o uno scimpanzé costa appena 30 euro, 50 se si vuole un peluche in "omaggio"! E con 125 euro salvi tre specie a scelta tra polari, africane, asiatiche o italiane! Incredibile!

Ovviamente chi adotta un animale riceve nella propria buca delle lettere tutte le informazioni sulla specie che ha aiutato. Una vera e propria scheda personalizzata corredata di testi e foto! 

Ok, tutto molto commovente, ma se la stessa somma di denaro utilizzata per aiutare un tricheco o una foca...che tanto passa un orca e se li mangia, venisse devoluta per salvare una vita umana, non sarebbe meglio? 

E' proprio vero che il simile sceglie il simile.


giovedì 17 novembre 2011

Assurdità umane e amori animaleschi


Vi segnalo un divertentissimo servizio della iena Enrico Lucci sugli eccessi del fanatismo animalista.
La protagonista è una grossa scrofa vietnamita...E con questo, ho detto tutto!

VIDEO Lucci: amore e animali

giovedì 10 novembre 2011

Repubblica, Corrado Augias e quell'assoluto rispetto per gli animali che dimentica gli esseri umani




 Un articolo stupendo!

di Luisella Saro
tratto da CulturaCattolica.it

Un cavallo o un cane adulti sono senza paragone più razionali, e più comunicativi, di un bambino di una settimana, o persino di un mese. Ma anche ammesso che fosse altrimenti, cosa importerebbe? Il problema non è ‘Possono ragionare?’, né ‘Possono parlare?’, ma ‘Possono soffrire?’. Verrà il giorno in cui l’umanità accoglierà sotto il suo mantello tutto ciò che respira”. 

Verrà il giorno? Se l’augurava, nel 1789, l’inglese Jeremy Bentham, fondatore dell’utilitarismo, nell’opera “Introduzione ai principi della morale”. Se lo augura, oggi, sulle colonne di Repubblica, il “nostro” Corrado Augias, che una corbelleria pensa e cento ne scrive, e così, oggi, mescola Bentham con Gandhi (verso il quale afferma di nutrire una “vera venerazione”), e ci aggiunge un annacquato Francesco d’Assisi (che si guarda bene dal chiamare “santo”) nella solita, distorta versione vegetarian-ecologista-panteista, buona per tutte le stagioni.

Verrà il giorno? Se lo augurano in tanti, oggi, su quella pagina di Repubblica. Anche il dottor Francesco Bombelli, “medico, amante degli animali oltre che filantropo”, che scrive: 
Sono sconcertato dal trattamento riservato al mondo animale (…) Dovremmo cominciare a guardare gli animali come esseri viventi che meritano, come noi, assoluto rispetto (…) Penso che se si insegnasse questo rispetto forse non sarebbe necessario insegnare quello verso l’uomo, che ne sarebbe una conseguenza”.

…come noi, assoluto rispetto…”? mi chiedo esterrefatta. “Come noi” chi? Noi esseri umani? Magari dal concepimento alla morte naturale? E’ questo che vuol dire il dottor Bombelli? E’ questo che dà per scontato accada in Italia e nel mondo? Che gli esseri umani godono, oggi, di assoluto rispetto? Ed è davvero convinto che è a partire dal rispetto per gli animali che si educa al rispetto per l’uomo (e la donna, e il bambino – nascituro e nato – e l’anziano, e il malato, e il portatore di handicap…)?

Avverto. Non sarà un articolo “facile”, questo: piacevole da leggere. Ho voluto fare una prova. Sono rimasta così (negativamente) colpita dalla citazione di Augias che, senza soffermarmi e perdere tempo a confutare l’idiozia della prima affermazione dell’inglese Bentham, ho cambiato il soggetto della terza frase. Ho provato a mettere “bambino” al posto di “cavallo e cane” e vedere cosa succede.

La frase diventa: “Il problema (dei bambini n.d.r.) non è ‘Possono ragionare?’, né ‘Possono parlare?’, ma ‘Possono soffrire?’”.
Non darò la risposta. Per ora mi limiterò a copiare degli stralci del bestseller della giornalista e scrittrice Xinran, “Le figlie perdute della Cina”, edito quest’anno da Longanesi, frutto di un lungo lavoro di inchieste e di ricerca. 
I lettori sapranno che, ancora nel lontano 1997, l’Organizzazione mondiale della sanità ha scoperto che in Cina, dal 1980, mancavano all’appello circa 50 milioni di bambine rispetto ai maschi. L’abbandono o l’uccisione delle bambine appena nate era ed è, lì, una pratica tristemente diffusa, sia per le ristrettezze economiche nelle zone rurali, sia a causa della legge sulla pianificazione delle nascite che per anni ha imposto a ogni famiglia un figlio solo. 

Possono soffrire i bambini?

A un tratto mi parve di sentire un leggero movimento proveniente dal secchio alle mie spalle e d’istinto guardai in quella direzione. Mi sentii gelare il sangue nelle vene. Con immenso orrore vidi un piedino che sporgeva dall’acqua. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Poi il piedino ebbe uno scatto. Impossibile! La levatrice doveva aver gettato il neonato vivo nel secchio dell’acqua sporca! Feci per lanciarmi sul secchio, ma i due poliziotti mi tennero saldamente per le spalle. ‘Non muoverti, non puoi salvarla, è troppo tardi!’. ‘Ma questo… è un omicidio e voi siete la polizia!’ (…) ‘Ma è una creatura viva!’, dissi con voce tremante indicando il secchio. (…) ‘Non è una creatura’, mi corresse (…) ‘Non è una creatura. Se lo fosse ce ne prenderemmo cura, non credi?’ mi interruppe. ‘E’ una bambina, e non possiamo tenerla’. ‘Quindi una bambina non è una creatura, e non potete tenerla?’ ripetei, sconcertata. (…) Un essere umano, vero e vivo, capace di dar vita a infinite altre vite…”.
Ancora. “‘E che genere di metodi utilizzava?’. ‘Oh, di ogni tipo! Avvolgere il cordone ombelicale due volte intorno al collo e poi, non appena spuntava la testa, strangolarla. Se veniva fuori prima con i piedi potevi fare in modo che con la testa soffocasse nel liquido amniotico, e allora non riusciva nemmeno a fare un respiro. Oppure si metteva la neonata in una bacinella, le si teneva la faccia nella carta grezza bagnata e in pochi secondi le gambe smettevano di scalciare’”.

Soffrono, i bambini?

Credo che tutti (persino lo scomparso Jeremy Bentham, il dottor Francesco Bombelli e il noto giornalista Corrado Augias) convengano che sì, queste bambine “qualcosa” devono aver provato. Magari non con l’intensità di un cavallo e di un cane adulti, “senza paragone più razionali e più comunicativi”, ma qualcosina sì. 

In effetti non è difficile condividere l’orrore per la strage di bambine perpetrata in Cina e in India, ma – vi avevo avvisati – non è un articolo facile, questo: piacevole da leggere. Perché è un’altra sofferenza atroce che le lettere di questa tastiera, oggi, vogliono raccontare. Quella che non si dice. Quella degli invisibili. Quella dei “non nati”. I più deboli dei deboli, i più fragili dei fragili. Coloro che non hanno voce per gridare il proprio diritto alla vita.

Soffrono, i bambini?

Nel saggio del 2006 “Il genocidio censurato. Aborto: un miliardo di vittime innocenti”, a pagina 22 Antonio Socci riassume un articolo di Diletta Rossi, che illustra l’agghiacciante elenco dei sistemi usati per l’interruzione della gravidanza. 
L’aborto si pratica innanzitutto con le tecniche di isterosuzione che porta alla ‘frammentazione e aspirazione’ del concepito ‘attraverso il canale cervicale della madre mediante cannule aspiranti’. Oppure con il raschiamento, cioè lo ‘svuotamento della cavità uterina con pinze ed anelli’. Si ottiene l’aborto inoltre attraverso dei farmaci contragestativi i quali provocano ‘il distacco, la morte e l’eliminazione dell’embrione già annidatosi’. (…) Una tecnica che si pratica dalla 16° settimana è quella dell’‘avvelenamento con soluzione salina: un lungo ago viene introdotto nel sacco amniotico passando per la parete addominale della madre. L’ago inietta nel liquido amniotico una soluzione salina concentrata che il feto respira e inghiotte, avvelenandosi. Il feto si dibatte a lungo e ha delle convulsioni. L’effetto corrosivo dei sali spesso brucia e asporta lo strato esterno della pelle del bambino, mettendo a nudo lo strato sottocutaneo. Dopo circa 24 ore la madre entra in travaglio ed espelle un bambino morto’. (…) Diletta Rossi segnala che ‘tutti questi aborti vengono generalmente effettuati senza analgesia anche se è noto che il feto è in grado di provare dolore già dopo i quattro mesi di gestazione’”.

Soffrono i bambini?

A leggere i giornali che “contano” (ma puntualmente non “rac-contano” le verità scomode), pare di no. 
Sempre vengano considerati “bambini” (e non “grumi di cellule”) soffrono, forse, chissà, un pochino magari, ma certissimamente meno di cavalli e cani. Meno degli animali da pelliccia ricordati oggi dal dottor Bombelli. Meno delle nutrie. Meno dei… lombrichi. 

Fa riflettere, Antonio Gaspari, nel suo “Profeti di sventure? No grazie”, del 1998. “L’Alta Corte olandese ha decretato che andare a pescare con quella che da noi si chiama ‘esca viva’, e cioè un lombrico, una mosca, una larva di un insetto, è un reato, quello di maltrattamento di animali”.

Ciascuno faccia le sue considerazioni su cavalli, cani, lombrichi e… bambini. Io chiudo qui. 

(Avevo avvisato: l’avevo detto che non sarebbe stato un articolo “facile”: piacevole da leggere…)



martedì 11 ottobre 2011

A proposito di animali, bestialità, zoorastia e telefono arancione



Ormai è statisticamente comprovato, non c'è telegiornale che non dia almeno un paio di notizie sul mondo degli amici a 4 zampe.
Un giorno si esaltano le doti di fido, il giorno dopo si parla della mattanza dei tonni, poi è l'ora dei "diritti senza doveri" degli animali, poi delle maxi retate contro i perfidi aguzzini di leoni e anaconde... Fra qualche anno, quando le solite notizie non interesseranno più nessuno, si arriverà a parlare di matrimoni tra bestie e uomini, di stupri su animali e cose di questo tipo.
Vi sembra così improbabile?
Evidentemente non sapete ancora dell'esistenza di un Telefono Arancione... ovvero di una linea per denunciare gli abusi sessuali sugli animali.

Avete strabuzzato gli occhi? Volete saperne di più? Leggete il seguente articolo...

da Corrispondenza Romana

La notizia è di quelle che fanno rabbrividire: sembra essere in netto aumento la pratica dei rapporti sessuali con animali, al punto che il fatturato derivante da siti internet, video hard e film a pagamento si aggira intorno ai 50 milioni di euro l'anno. Ogni anno appaiono sui siti online circa 4.000 annunci di persone che cercano ed offrono sesso a pagamento con animali e ben 15.000 siti pornografici offrono materiale scaricabile. Addirittura, assieme agli animali sono spesso coinvolti dei bambini costretti a partecipare al gioco erotico. Questa è la sconcertante realtà fotografata dall'Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) che ha annunciato la nascita di un telefono arancione per denunciare gli abusi sessuali degli umani sugli animali (sic!).
Davvero sorprendente la faccia tosta degli animalisti che anziché sdegnarsi per il fatto in sé rivendicano ancora una volta i pseudo diritti degli animali e ne denunciano la violazione. Eppure, a ben vedere, la pratica abominevole del rapporto sessuale con le bestie è l'ennesima logica conseguenza di un insieme di assunti filosofici propagandati e fatti propri dagli stessi "amanti degli animali". Come abbiamo già avuto modo di mettere in luce in altre occasioni, la negazione della diversa dignità delle creature e dunque della radicale diversità tra l'uomo e l'animale conduce all'appiattimento delle differenze e dunque ad un pericolosissimo ed innaturale avvicinamento.
Oggigiorno nessuno più si scandalizza del fatto che un animale domestico venga trattato alla stessa stregua di un figlio, di un amico o di un parente stretto, al punto che è tacita l'accettazione della presunta normalità di scelte di vita che tendono a privilegiare il rapporto con gli animali piuttosto che con gli uomini: single e coppie che decidono di non avere figli per sostituirli con uno o più animali domestici e riversare su di loro buona parte di quelle attenzioni e di quell'affetto che è dovuto solo agli esseri umani (non sono così rari gli episodi di persone che nominano come eredi del loro patrimonio il cane o il gatto...). Dunque, se non v'è differenza alcuna tra l'uomo e l'animale (anche dal punto di vista dei diritti) qualunque tipo di prossimità affettiva e psicologica è implicitamente incoraggiata, perciò anche quella che li vede come partner sessuali.
È lo stesso presidente nazionale di Aidaa ad ammetterlo: «vi sono molte persone che ritengono che fare sesso con il proprio animale domestico sia lecito». Se consideriamo inoltre che la sfera sessuale è considerata un ambito dove poter dare libero sfogo ad ogni sorta di impulso o fantasia e che l'etica e la morale o non esistono oppure sono il frutto della sensibilità individuale o culturale, il cerchio si chiude e l'uomo diventa succube dei piaceri più torbidi e nauseabondi. D'altra parte, è la stessa società a veicolare messaggi ambigui attraverso delle pubblicità che tendono subdolamente ad abbattere qualunque barriera, anche quella che separa l'uomo dall'animale: su tutte quelle scaturite dalla fantasia perversa dello pseudo artista Oliviero Toscani, il quale non è nuovo a tali performance. Infatti, oltre alla pubblicità di qualche tempo fa che ritraeva uomini e donne nudi con la testa di animali, è di questi giorni quella di uomini muscolosi sempre nudi e con la testa di animali che sostengono, come in una sorta di balletto, una donna avvenente e sensuale che sembra abbandonarsi al branco di uomini-animali.
Pertanto, il fenomeno della zoorastia è l'ennesima dimostrazione che l'uomo senza Dio e regole morali si abbrutisce a tal punto da compiere le più ributtanti azioni.



mercoledì 6 luglio 2011

La coscienza degli animali?


Grazie a Michela Brambilla, ad Umberto Veronesi, a Margherita Hack e ad altri illustri personaggi ho finalmente scoperto che gli animali hanno una coscienza ed un elevato livello di consapevolezza.

Fino ad oggi credevo scioccamente che gli animali adempissero ai loro bisogni primari senza pensare e ragionare sugli stessi, poi ho letto il Manifesto dei diritti degli animali ed ho capito che quando un cane ed un gatto mangiano, non lo fanno per istinto, ma perché sanno quanto sia importante alimentarsi per crescere sani e robusti. I cani della Brambilla e di Veronesi ad esempio mangiano solo cibi vegetariani e rifiutano croccantini a base di carni ed ossa di altri animali...e se qualcuno presenta loro una bella bistecca ai ferri incrociano le zampe e protestano finché non gli si presenta un succulento gambo di sedano.

Non parliamo poi dell'accoppiamento...è risaputo come presso gli animali sia diffusa la castità e la fedeltà coniugale. Passeggiando per il parco può capitare di vedere due animali coniugati, regolarmente sposati perché desiderosi di donarsi reciprocamente la vita, camminare zampa nella zampa (?) custodendo lo sguardo per non cadere nella tentazione di odorare il posteriore del primo animale di turno del sesso opposto.

E' poi noto a tutti lo spiccato senso religioso degli animali; raccolti in preghiera li si vede inginocchiati tra i banchi delle chiese oppure attorno ai tavolini mentre discutono di metafisica sorseggiando con parsimonia dell'ottimo thè indiano.

E così...un giorno vedi un tonno che fa i bisogni dentro un contenitore per il compost per non inquinare, ed un altro vedi i corvi che si prendono cura dei piccoli di altri uccelli...
E poi c'è la marmotta che incarta la cioccolata...e ti svegli tutto sudato!

Suvvia, facciamo i seri! Lo sanno tutti che gli animali non hanno coscienza, tutti, tranne i firmatari del Manifesto sui Diritti degli animali.
La coscienza non può prescindere dalla razionalità e gli animali non sono razionali.

Gli animali si mangiano tra simili, si accoppiano senza alcuna remora, non hanno senso del pudore, talvolta mangiano i loro escrementi e quelli altrui, alcuni sono predatori senza scrupoli per il semplice motivo che non hanno coscienza e di conseguenza gli scrupoli, non hanno coscienza della morte, non hanno rispetto dei morti (butta un cadavere nel mare e vedrai come i pesci si metteranno a pregare o ad inumare la salma), se feriti non chiamano il veterinario, etc...
Che poi alcuni uomini si comportino in modo animalesco è un altro paio di maniche e non a caso li si etichetta quali "animali" o "bestie" ( se si preferisce). E così si dice che una persona sporca è un maiale ed una persona ignorante è una capra, una stupida è una gallina, una scialba è un oca e così via... Da ciò si evince che l'uomo che non fa un buon uso della coscienza o che non la usa affatto è piuttosto un animale (con tutto il rispetto per questi ultimi).

Nel Manifesto si legge che "il primo diritto degli animali è il diritto alla vita", e la domanda nasce, lubranamente parlando, spontanea: "Di quali animali? Di tutti?".

Si perchè, così dicendo, si rischia di incorrere in alcune assurdità. Per cui se ad esempio scorpioni o serpenti o ragni velenosi si alzassero un bel giorno e decidessero di infestare centri abitativi bisognerebbe lasciarli in vita. E lo stesso varrebbe per i ratti portatori di micidiali malattie o di insetti vari (zanzare incluse).

Se tutti gli animali hanno uguali diritti allora perché il cane ha diritto di vivere in un'abitazione e il ratto di fogna no? Andatelo a raccontare a quelli che vivono nelle favelas o nelle baraccopoli quant'è piacevole avere come co-inquilini questi simpatici roditori grandi come gatti.

Purtroppo questi assurdi proclami, fortemente voluti da potenti lobby animaliste, non tengono minimamente in considerazione della visione globale della realtà ignorando, tra le tante cose, che in molti paesi del mondo per tradizione è assolutamente normale mangiare carne di cane o di gatto (Asia, Africa etc...), oppure arrostirsi una tartaruga o mangiarsi un orso.
Paesi in cui è al contrario (e comprensibilmente) assurdo vestire un cane con l'abito da sera o con la tutina da footing.

Gli animali non sono "persone", proprio perché non sono capaci di intendere e di volere: non hanno diritti perché non hanno doveri. I loro comportamenti seguono la legge dell'istinto.

Si possono dare giudizi morali sul comportamento animale? Allora bisognerebbe arrestare tutti i cani che defecano in mezzo alla strada o che si accoppiano, per atti osceni in luogo pubblico! E quando un gatto uccide un topo come minimo bisognerebbe dargli l'ergastolo!
E di esempi se ne potrebbero fare a centinaia.

Se come avevano già tentato a loro modo con il "Progetto grande Scimmia" Peter Singer e Paola Cavalieri, l'attribuzione dei diritti ad un essere vivente non si fonda sulla ragione e sulla volontà, ma sulla sola "autocoscienza" o meglio sulla mera capacità di soffrire e di godere, allora cosa impedirà in un futuro ad un uomo e ad un animale di vivere come "coppia di fatto".

Se gli animali hanno il diritto alla vita, perché negare loro quello all'uso del sesso? Ma se tra essi e gli umani non esistono differenze qualitative non si potrà impedire il congiungimento sessuale di uomini e bestie.

Al solo pensiero di quali scenari si potrebbero aprire, inorridisco!



mercoledì 23 giugno 2010

Guerra tra scimmie, comportamenti umani ed involuzione



Il 22 giugno l'agenzia ANSA ci informava di una guerra in corso tra scimpanzé in Uganda. Una guerriglia per ottenere l'egemonia territoriale. i dieci ricercatori che hanno studiato le fazioni da vicino avrebbero scoperto le pattuglie, gli infiltrati, gli assassini etc...evidenziando le tattiche di assedio e quelle per eliminare gli avversari.
Il quotidiano "La Repubblica" che da tempo ormai si interessa dei "fratelli animali" ha dedicato un bell'articolo corposo all'argomento, mettendo in risalto come queste scimmie per la prima volta abbiano dato solida prova di comportamenti umani.
A questo punto mi sorge spontanea una domanda.
Non sarà forse l'uomo che quando uccide per bramosia o muove guerra all'altro si comporta da animale?
Mi convincerò di una parentela scimmiesca solo il giorno in cui vedrò un cospicuo gruppo di primati pregare con devozione ed un'altro mettersi al servizio del prossimo con la carità di Madre Teresa.

lunedì 21 giugno 2010

La provocatoria campagna pubblicitaria di Almo Nature firmata Oliviero Toscani



di Gianfranco Amato
tratto da IlSuddidiario.net

Tre uomini e tre donne completamente nudi e con la testa di animali. È questa l’ultima provocazione firmata Oliviero Toscani per pubblicizzare una nota marca di cibi per cani e gatti (n.d.r. Almo Nature). La cosa non poteva passare inosservata. E lo sanno bene i promotori che proprio sull’effetto shock hanno imbastito lo scandaloso battage.
Un’indignata cittadina milanese protesta contro il cartellone pubblicitario, che definisce «da guardoni», scrivendo al direttore di Avvenire, il quale risponde precisando di sentirsi «offeso e preso in giro non solo da chi premedita campagne pubblicitarie come quella, ma anche e soprattutto da chi ha potere di governo amministrativo e consente che una tale “violenza” si consumi sui muri di Milano e di tante altre nostre città». Conclude: «Gridi pure chi vuole alla “censura”, l’unico scandalo - qui - è la sconcia pretesa di gabellare la pornografia per espressione di libertà». Sacrosante parole. Quello che però ha urtato maggiormente la mia personale sensibilità non è stato soltanto l’utilizzo gratuito e voyeuristico della nudità. Tra l’altro, l’immagine non riesce a trasmettere nulla di particolarmente sensuale o provocante. Si tratta di semplici corpi denudati. Carne esposta in macelleria.
Il messaggio più trasgressivo è, invece, quello di voler parificare la dignità degli esseri umani con quella degli animali. Operazione culturale in atto da tempo.
Non è una coincidenza, peraltro, il fatto che solo qualche giorno fa la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE) abbia diramato una nota, alquanto critica, in merito ad un progetto di direttiva dell’Unione europea sulla protezione degli animali utilizzati nelle sperimentazioni di carattere scientifico.
Pur condividendo, in linea di principio, lo spirito dell’iniziativa, i presuli europei denunciano il fatto che in quella bozza di direttiva si insinui surrettiziamente il rischio di «cancellare la differenza tra l’animale e l’uomo». Preoccupa, in particolare, l’art. 4, paragrafo 1, del testo, il quale prevede che, al fine di proteggere gli animali, «si adottino, ove possibile, metodi scientifici o sistemi di sperimentazione, che non implichino l’utilizzo di animali vivi».
Dove stia il pericolo, lo precisa la nota della COMECE, spiegando che una formulazione così generica del testo potrebbe consentire, per esempio, sperimentazioni che utilizzino cellule staminali embrionali umane. La conseguenza è che «alcuni Stati membri, che non hanno una legislazione specifica in ordine alle cellule staminali embrionali umane, potrebbero vedersi costretti, in base alla direttiva, ad applicare metodi di sperimentazione che implichino l’utilizzo di tali cellule, nonostante sussistano al riguardo non poche perplessità di carattere etico».

Da qui la denuncia della COMECE, secondo cui la politica europea sulla protezione degli animali rischia di cancellare la differenza fondamentale tra gli stessi animali e la dignità dell’uomo. Affinché tale rischio venga scongiurato, la COMECE chiede, sempre nella predetta nota, che il Consiglio voglia «escludere esplicitamente dai metodi alternativi di sperimentazione tutti quelli che implichino l’uso di cellule embrionali e fetali umane, nel rispetto delle competenze degli Stati membri in ordine alle proprie decisioni etiche». La stessa COMECE arriva, inoltre, a chiedere «al corpo legislativo dell’Unione europea e alla Commissione di avviare un dibattito onesto e aperto sia sulle alternative scientifiche (come ad esempio l’utilizzo di altre cellule staminali umane, non embrionali), sia su una questione etica fondamentale, qual è quella di sapere se la nostra società intende distruggere e strumentalizzare embrioni umani per ridurre il numero di esperimenti scientifici sugli animali».
Come si vede, quindi, il manifesto pubblicitario di Toscani racchiude in sé qualcosa di assai più scandaloso della semplice indecenza.
Questo subdolo tentativo di parificazione tra uomo ed animale mi ha fatto venire in mente un ottimo articolo di Francesco Agnoli, apparso il 26 aprile 2007 sul Foglio, in cui il giornalista raccontava di una mostra allestita al Museo di Scienze Naturali di Trento, dal titolo “La scimmia è nuda”, e dall’intento dichiaratamente evoluzionista.
In quel contesto, infatti, veniva propinata l’idea che le scimmie avessero una vita sociale ed affettiva simile alla nostra, che possedessero una forma di cultura e di espressione artistica molto meno primitiva di quanto si possa immaginare, e che arrivassero anche ad intendersi di medicina. L’etologo Frans de Waal spiegava di aver persino rinvenuto i fondamenti della morale in varie specie di scimmie. Non ha fornito al riguardo la benché minima prova scientifica, ma l’eccezionale scoperta è stata sufficiente per dimostrare che la religione, in realtà, non è altro che una graziosa historiette inventata dagli uomini.
È seguito il consueto refrain della scimmia che condivide con l’uomo il 98 per cento del patrimonio genetico, senza che però venisse data alcuna giustificazione plausibile di come possano stare in quella piccola differenza del due per cento di Dna, e solo in essa, tutte le caratteristiche tipicamente umane, quali linguaggio, pensiero, autocoscienza, libertà, conoscenza, creatività.
Sempre Agnoli ricorda, in quel suo articolo, anche le grandi intuizioni metafisiche di Desmond Morris, il nume tutelare della mostra, uno capace di sostenere quanto segue: «la questione della sede dell’anima è stata a lungo dibattuta. Sarà nel cuore o nella testa, o magari diffusa in tutto il corpo, come una qualità spirituale omnipervasiva, propria dell’essere umano? A me, come zoologo, sembra che la risposta sia ovvia: l’anima dell’uomo si trova nei suoi testicoli, quella delle donne nelle ovaie».

Con tutto il rispetto per le profonde riflessioni del prof. Morris, il sottoscritto ritiene - a costo apparire un retrogrado parruccone cattolico - che nell’uomo ci sia, invece, qualcosa di misterioso, un imperscrutabile quid, quello che il grande Romano Guardini definiva «un’aura di eternità». Io mi ostino a ritenere, nel mio retrivo oscurantismo, che la conoscenza umana sia diversa dalla mera percezione animale, poiché si esprime attraverso una compiuta elaborazione intellettuale capace di individuare e comprendere il senso ultimo della realtà.
Mi ostino a ritenere che la libertà umana sia diversa dalla cieca obbedienza all’istinto animale, perché la libertà è per l’uomo la possibilità, la capacità, la responsabilità di compiersi, ovvero di raggiungere il proprio destino, attraverso una cosciente autonomia decisionale.
Mi ostino a ritenere che la creatività umana si distingua nettamente dalla semplice “produzione” del mondo animale, in quanto è espressione di un’intelligente energia interiore, di una tensione spirituale e non della reduplicazione d’uno schema insito nell’istinto vitale, come è, ad esempio, l’alveare per l’ape.
Ma io mi ostino innanzitutto a ritenere che non esista un uomo che non sia contemporaneamente un “Io”. Quando chiediamo: «Chi è là?», o domandiamo: «Chi ha fatto questo? », la risposta che otteniamo è: «Io», o se si intende essere più precisi: «Io, nome e cognome».
L’uomo, a differenza dell’animale, è un Io autocosciente, capace di entrare in relazione con un Tu assoluto ed infinito. Ogni uomo, sostiene Guardini, è posto da Dio quale suo “Tu”, anzi «Dio è quell’Essere che è capace di fare di ogni uomo il “Tu”».
Si può ancora davvero pensare che l’uomo sia solo il mero risultato di una catena evolutiva, un animale un po’ più intelligente di altri animali?
A questa domanda risponde, con la sua consueta sagacia, l’ironico Chesterton: «Se l’uomo fosse un prodotto ordinario dell’evoluzione biologica, come tutti gli altri animali, sarebbe ancora più straordinario il fatto di non essere uguale agli altri animali. Così com’è, semplice creatura naturale, l’uomo appare quasi più soprannaturale di quanto sarebbe se fosse davvero una creatura soprannaturale». Con buona pace degli ultradarwinisti.


venerdì 23 aprile 2010

La storia degli elefanti vendicatori in Orissa...




Sembra la storia di un libro fantasy dove Barbalberi e creature della terra accorrono in aiuto dei buoni, oppure un film sulla falsa riga di Avatar in cui, alla fine, sono degli animali a vincere la battaglia tra uomini e alieni. Ma questa che fra poco leggerete è verità...
Accade in Orissa la terra che nel 2008 è stata scenario di uno dei più violenti attacchi alla cristianità da parte di alcuni fondamentalisti indù che, come ricorderete, nel cieco furore anticattolico, non risparmiarono di dare fuoco all'orfanotrofio...
La voce inascoltata dei cristiani, tutt'oggi sottoposta alle vessazioni dei fondamentalisti che obbligano molti a riconversioni forzate, sembra essere stata ascoltata dal Cielo.
In aiuto delle povere popolazioni ecco giungere da 300Km di distanza gruppi organizzati di elefanti a spazzare via i villaggi dei fondamentalisti... Curioso se si pensa che questi animali sono considerati sacri dagli indù.
Una storia incredibile vero? Buona lettura!

di Rino Cammilleri
tratto da Il Giornale venerdì 16 aprile 2010

Sul sito dell'Arcidiocesi di Colombo (Sri Lanka) è comparsa una curiosa notizia (ringrazio la rivista «Il Cedro» per avermela segnalata) riguardante lo stato indiano dell'Orissa. Ricordate? Nel luglio di due anni fa un pogrom di fondamentalisti indù contro i cristiani locali causò la morte di oltre cinquecento persone. In quell'occasione una giovane suora venne bruciata viva, un'altra fu violentata, mentre le chiese e le case dei cristiani venivano distrutte. I fanatici se la presero anche con l'orfanotrofio di Khuntpali, cui fu appiccato il fuoco. Anche le bombe vennero usate: un centro pastorale fu raso al suolo così. Oltre ai morti, il risultato furono migliaia di feriti e un numero impressionante di gente rimasta senza casa.
Ma la furia anticristiana in quei luoghi non si è mai fermata del tutto. Anzi, sono più di dieci anni che va avanti; quello del luglio 2008 è stato solo il massacro più cospicuo. Le autorità hanno deprecato, sì, gli episodi ma in pratica sono state a guardare, anche perché il partito dei nazionalisti indù ha un ruolo non indifferente nella politica indiana. Il cristianesimo è molto diffuso specialmente nella casta più bassa, quella dei dalit, e nelle popolazioni tribali che in Orissa sono numerose. Tra costoro le riconversioni forzate all'induismo sono ormai all'ordine del giorno, anche perché il cristianesimo, con le sue scuole e la sua dottrina della dignità umana, ha insegnato, a gente abituata da sempre a subire e ubbidire, a reagire ai soprusi e a difendersi nei tribunali.
Ed ecco la notizia: pare proprio che la difesa di questa gente abbandonata e perseguitata dagli uomini sia stata assunta direttamente dal Cielo. Sì, perché in India l'elefante gode della stessa sacralità delle vacche. Ebbene, branchi di elefanti selvaggi hanno preso ad attaccare i villaggi dove risiedono i responsabili dei pogrom del 2008, distruggendo ogni cosa. Direte che, in India, non c'è niente di particolarmente strano in ciò: può essere che un elefante selvatico perda la testa. Il fatto è che il primo attacco (già, perché sono stati più d'uno) si è verificato nel luglio 2009, nello stesso giorno e nella stessa ora in cui l'anno prima era partito il pogrom. Uno dei caporioni della pulizia etnica a danno dei cristiani ha visto la sua azienda rasa al suolo, poi è toccato alla sua casa e alle sue fattorie, con un'operazione mirata che ha colpito solo lui. Da quel momento, i villaggi degli induisti non hanno avuto più pace. Quando meno se l'aspettano, ecco spuntare dalla foresta un branco di elefanti imbizzarriti che calpestano ogni cosa. Nell'Orissa sono ormai migliaia le persone che hanno dovuto darsi alla fuga nei campi (ora tocca a loro). Nel distretto di Kandhamal (dove una suora ha subìto uno stupro di gruppo) in sette sono stati uccisi e moltissimi sono rimasti feriti dagli elefanti.
A tutt'oggi sono quarantacinque i villaggi che hanno dovuto sopportare la furia degli elefanti. L'inglese Bbc, nel commentare questi fatti, ha chiarito che in India non è affatto raro che bestie selvatiche entrino nei centri abitati e facciano danni o vittime. Ma gli elefanti distruttori del Kandhamal si sono fatti ben trecento chilometri dalla loro riserva di Lakheri per andare a distruggere le case degli induisti, lasciando in pace quelle dei cristiani. Gli abitanti di quei luoghi sono unanimi nel dire che non hanno mai visto niente di simile. Adesso vivono nella paura di quelli che ormai tutti chiamano gli "elefanti cristiani", mandati dal Cielo a vendicare il sangue dei martiri. In parecchi villaggi sono state edificate barriere anti-elefanti, con blocchi stradali e vedette. Ma gli elefanti continuano con i loro attacchi a sorpresa e mirati. Sono ormai più di settecento le case abbattute da questi bestioni, e innumerevoli le coltivazioni devastate. Nessuno sa spiegare razionalmente perché quei bestioni scelgano accuratamente le loro prede tra quelli che hanno preso parte alla grande mattanza di cristiani. Gli animali vengono dalle riserve del Bihar, di Chattisgarh, di Jharkland, lasciano il loro habitat naturale per andare a compiere la vendetta nell'Orissa. E con una tattica precisa: mandano in avanscoperta i piccoli, poi si radunano e attaccano. I funzionari governativi incaricati della fauna selvatica allargano le braccia.
L'unica cosa che si sa per certo è che gli elefanti hanno la memoria lunga.

giovedì 12 marzo 2009

Una radio a quattro zampe...



Con stupore ho appreso la notiza della nascita di una nuova Radio, un'emittente che certamente renderà il mondo migliore...naturalmente sto parlando di Radio Bau che "finalmente" darà voce al mondo dei quadrupedi e non solo, di tutto il mondo animale, quadrumani compresi (quelli che piacciono a La Repubblica)!

Come se non bastassero i già eccessivi ed immancabili servizi sugli animali che troviamo ad ogni telegiornale, ora ci sarà anche una Radio che bombarderà l'etere di inutili notizie!

Ambientalisti e animalisti sono in festa...un po' meno chi la radio l'ascolta e sarà costretto a sorbirsi trasmissioni del calibro di, udite udite, l'Astrobau, l'apoteosi della stupidità umana, ovvero l'oroscopo per fido: stelle, ascendenti, pianeti e influssi astrali, tagliati su misura per cani, gatti & co.

Mi sta già venendo la pelle d'oca, che dite, devo iniziare a preoccuparmi? Con i tempi che corrono!

Premeditazione animale


Una notizia "sensazionale", in Svezia una scimmia lancia pietre contro i visitatori del centro in cui è ospitato!

Santino, questo il nome (ma guarda un po) dell'animale ha subito mobilitato team di sapientissimi scienziati, i quali non hanno esitato a dire che il lancio di pietre e la preparazione delle stesse sono chiare prove del fatto che (tenetevi forte) "gli scimpanzè hanno una coscienza molto sviluppata, compresa la capacità di simulare mentalmente situazioni della vita reale".

Mathias Osvath della Lund University, in Svezia, uno degli autori dello studio ha affermato "hanno un mondo interiore proprio come noi, quando pensiamo ad eventi passati della nostra vita o pensiamo ai giorni che verranno", continua Osvath.

Semplicemente assurdo!

Tra qualche giorno sicuramente diranno che anche le formiche premeditano quando mettono da parte riserve di cibo e perchè no anche lo scarabeo stercorario che si nutre di feci e che raccoglie il suo nutrimento (per conservarlo o per deporvi le uova) facendone caratteristiche pallottole che rotola sul suolo...

Eh già perchè se lanciare pietre contro gli intrusi è premeditazione, figuriamoci creare pallottole di sterco per farle ben rotolare e portarle comodamente nella propria tana!

p.s. Ora che in alcuni paesi i diritti degli animali sono equiparati a quelli umani (anzi, di gran lunga migliori) chissà che quando un animale uccide un suo simile non venga incarcerato per omicidio premeditato!!!

L'unica premeditazione in questa faccenda è quella dei soliti evoluzionisti atei ed anticlericali!