mercoledì 11 gennaio 2012

Il paleolitico, i lupi e Danilo Mainardi



Ho letto l'articolo di Danilo Mainardi sul Corriere della Sera in merito al via libera delle visite animali negli ospedali. 

L'etologo dopo aver scritto dell'antico ed immutabile rapporto affettivo tra l'uomo e il suo amico a quattro zampe (?), con tono sdolcinato afferma: "penso ai nostri antenati del paleolitico che per primi scoprirono quel vincolo fatto d'affettività che li legava, contraccambiati, ai primi giovani lupi da essi addomesticati". Arrivato a questo punto, ammetto di essermi sbellicato dalle risate. 

Giovani lupi addomesticati? Non so se avete mai visto qualche documentario sui lupi... ora a meno che non vi chiamate san Francesco, Mowgli, Shaun Ellis o James di Twilight, l'avere a che fare con un branco di lupi non è propriamente un'esperienza esaltante. Figuriamoci poi se i cacciatori del paleolitico si mettevano a giocare con i lupi! Non penso che avessero grandi alternative tra il venire sbranati e il cibarsi delle loro carni! 

Ma si sà, per Mainardi il rapporto dell'uomo con i canidi è fondato su un vero "sentimento di amore" (sic) e l'amore è cieco, ma che dico cieco...folle. 

Ora, il buon professore sarà pure un etologo affermato (chi non lo ricorda seduto sulla poltrona della trasmissione Quark di Piero Angela?), ma da buon Europeo non credo abbia minimamente preso in considerazione quella buona fetta del mondo civile in cui i cani costituiscono ancora oggi una pietanza prelibata come altre. E non stiamo parlando di occulte tribù sperdute nelle forteste, ma di popolazioni africane, asiatiche, sudamericane che semplicemente non vedono nulla di male nel cibarsi di carni canine. 
Su questo argomento i miei amici indonesiani, con buona pace del prof. Mainardi, ne sanno qualcosa.



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