mercoledì 7 novembre 2018

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Lc 14,25-33

Dal Vangelo secondo Luca
Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
Parola del Signore 

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco

Come si fa a far diminuire di botto l’orda dei followers? Ovviamente Gesù non poteva farsi questa domanda in questi termini perché i social ancora non esistevano duemila anni fa, ma il principio evangelico attraverso cui cercare in mezzo alla folla un popolo rimane valido: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”. Cerco di immaginare l’espressione dei volti delle tantissime persone che lo seguivano. Finché Gesù parla di amore, di rispetto, di perdono, tutte queste parole hanno sempre un sapore romantico, specie quando ragioniamo in astratto. Ma quando tutto diventa così tremendamente concreto fino al punto da richiedere la capacità di saper vivere una libertà radicale anche da ciò a cui teniamo di più, allora tutto cambia. Infatti dietro il verbo “odiare” non c’è la logica del disprezzo ma bensì la logica di non voler mai trasformare chi si ama nel proprio dio. A Cristo non fa problema se amiamo un padre, una madre, un figlio, un fratello, ma se questo amore diventa talmente tanto intenso da fermare la vita, da ingabbiarla, da non farla andare più avanti, da condizionarla fino al punto di non riuscire più a capire ciò che vale da ciò che non vale. L’idolatria è denunciata non come il fastidio di Dio che vuole l’esclusiva, ma come la preoccupazione di chi sa che solo Dio può salvarci, e che quando vogliamo farci salvare da altre cose che non sono Dio molto spesso rimaniamo male e con le ossa rotte. Ma ci vuole una grande fiducia per staccarsi da certe relazioni malate e recuperarle in maniera sana. Ciò è possibile se ti fidi di Lui fino al punto di saperti mettere anche contro te stesso, di accogliere ciò che c’è (che è poi il significato di croce) e andarGli dietro. Sicuramente però in un cammino del genere non possono più esistere le mezze misure. Infatti Cristo cerca discepoli non followers. 


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