venerdì 9 novembre 2018

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 2, 13-22

Dal Vangelo secondo Giovanni 
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Parola del Signore 

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco

Potrebbe sembrare un neo, una piccola sbavatura, un episodio da dimenticare, quello raccontato nel vangelo di oggi. Quando pensiamo a Gesù lo immaginiamo sempre molto pacifico, sorridente, accomodante, disposto a dispensare baci e abbracci a tutti, e a dire frasi mielesche degne dei migliori cioccolatini in commercio. Ma nulla è così lontano dalla realtà come questa descrizione di Gesù. Egli, invece, emerge nel Vangelo con una personalità straordinariamente mite, umile, ma allo stesso tempo, forte, decisa, mai doppia. E l’episodio della cacciata dei mercanti dal tempio non è un’eccezione ma un gesto totalmente in linea con il Suo temperamento. Il Suo gesto forte non è di violenza contro le persone ma contro una mentalità, e basta fermarsi ai verbi usati per capirne la portata: scacciò, sparpagliò, rovesciò. “Scacciare” è il verbo che libera chi occupa abusivamente uno spazio. In questo caso è lo spazio del tempio, lo spazio di Dio che non può essere riempito da chi vende e chi compra, ma semmai da chi parla e chi ascolta. La preghiera non è un luogo di commercio bensì di ascolto e di decisione. “Sparpagliare” è il verbo che mette in discussione l’ordine di chi si è fatto i calcoli e pensa che attraverso di essi può manovrare Dio e il prossimo. Gesù sparpaglia le monete che probabilmente incolonnate, contate e raccolte erano l’immagine più eloquente di questo calcolo e dell’idea che ogni cosa ha un prezzo, quando invece l’Amore non è né calcolabile né vendibile. “Rovesciare” è il verbo della conversione, perché essa consiste nel rovesciamento di una mentalità. È imparare a vedere le cose da un punto di vista diverso, contrario, rovesciato appunto. Si comprende allora come questa apparente violenza di Gesù non è violenza ma zelo. È lo stesso zelo che anima e appassiona una persona quanto davanti alla vita infelice di chi ama non riesce a stare tranquillo, ma compie gesti forti nel tentativo di svegliare dal torpore chi ormai sembra sia pericolosamente addormentato.


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