mercoledì 12 dicembre 2018

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Mt 11,28-30

Dal Vangelo secondo Matteo
«Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».
Parola del Signore 

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco
C’è una cosa che non dobbiamo mai dimenticare, e cioè che il Signore conosce ogni singolo frammento di ciò che viviamo. Ogni centimetro delle nostre gioie e dei nostri dolori Egli lo conosce. Per questo quello che viene detto nel Vangelo di oggi è detto senza romanticismo e con molta cognizione di causa: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo”. Gesù sa di quanto bisogno abbiamo che qualcuno ci accolga nella nostra stanchezza e oppressione. Troviamo troppo spesso maestri, giudici, esperti, ma nessuno disposto ad accoglierci semplicemente così come siamo e per quello che stiamo vivendo. Tutti sanno come noi dovremmo vivere, quello che dovremmo fare, chi dovremmo essere, ma Gesù non si pone così nei nostri confronti: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero”. Egli è Colui che dice: porta con me quello che stai vivendo. Smetti di portarlo da solo. Non caricarti di tutto il peso del mondo come se tu potessi portarlo. Porta il peso della vita con me e alla mia maniera. Sii mansueto e umile, cioè non trasformare la tua stanchezza e oppressione in rabbia. Invece accoglila. Fai spazio anche a questa parte della vita che non conviene. Sii umile, cioè concreto, con i piedi per terra, senza pensare di dover risolvere tutto. E questo è possibile solo se ti ricordi che non sei solo. Che Lui è con te. Che Lui è nella tua stessa oppressione, angoscia, stanchezza. Solo quando una croce la portiamo con Lui allora ci santifica. Diversamente tira fuori solo il peggio di noi. Ci danna. Ci uccide. È questo forse il segreto del cristianesimo: Gesù non promette la liberazione da ciò che ci opprime, ma la certezza che non siamo soli mentre ne portiamo il peso. Solo così ciò che sembra insormontabile diventa leggero. In pratica l’immensa lezione del buon ladrone, che morendo della stessa morte di Gesù, usa gli ultimi respiri per dire solo “ricordati di me”.


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