lunedì 26 agosto 2019

Don Fabio Rosini - Il Segno





La fede lavora proprio così. È questo il segno!
Troverete un bambino avvolto in fasce adagiato in una mangiatoia.
I pastori vanno: senza indugio, trovano il segno.
Il segno è una categoria essenziale per spiegare l'esperienza di Maria.

Lei genera un bambino, e questo bimbo lo avvolge in fasce. Vuol dire innanzitutto che è preparata per accoglierlo. È il modo di avvolgere e proteggere un bimbo, nella sua vulnerabilità, temperatura, ecc. È un bimbo appena nato, fragile, allora bisogna proteggerlo, avvolgerlo in fasce, vestirlo. È la cura di una madre che ha ciò che serve al bambino. Lei avvolge, non altri. È lei che lo cura! Non se ne occupa qualcun'altro. La fede richiede non un atteggiamento passivo, ma attivo. Quando l'angelo ha annunciato la nascita di Gesù lei prende subito l'iniziativa e contiene questo fatto, lo valorizza nell'andare a cantarlo da Elisabetta.

Anche noi dobbiamo avvolgere di fasce le cose sante della nostra vita. Dobbiamo accoglierle, dobbiamo saperle valorizzare. Dobbiamo tenerle in luogo custodito. La fede si custodisce, la fede non è un possesso dato per garantito. Se non lo fasciamo, se non lo curiamo, se non gli diamo quello zelo che richiede la fede si svilisce. In questo atto di Maria c'è la cura, la capacità di stare appresso a quella che è una necessità di un bimbo. Questo è logico, umano. Ma la fede è proprio così! Richiede quella parte umana di noi che è bella. Richiede cura, non trascuratezza. E questo è un primo, elementare fatto. Dobbiamo fasciare la nostra fede, dobbiamo fasciare ciò che Dio opera in noi, dobbiamo accogliere e prenderci cura di ciò che Dio opera in noi.

Maria ha accolto questo bimbo e lo adagia. Il verbo indica quello che fanno le persone quando si siedono per mangiare. A un tempo si mangiava sdraiati. Il bambino “lo sdraiò nella mangiatoia”: il luogo dove gli animali mangiavano. è una contraddizione: la prima grande contraddizione è che il bambino è curato, ma sta al posto sbagliato. Assolutamente non è una mangiatoia il luogo di un neonato. Una mangiatoia non è quella da presepe, ma è un postaccio. Si registra una grande disparità tra le due parti del segno. Da una parte è curato e dall'altra trascurato. Così dall'inizio alla fine della sua vita! Acclamato e rifiutato. Dichiarato re e messo in croce. Sarà il re dei giudei, come sarà dichiarato salvatore, messia, discendente di Davide, ma sta al posto sbagliato, sulla croce.

Questo elemento è fondamentale per quanto riguarda la nostra fede. La nostra fede conosce questi due aspetti. Sempre contemporaneamente! Il rifiuto e la gloria. La morte e la resurrezione. l'intimità con Dio e l'estraneità col mondo. La condizione per cui c'è cura e trascuratezza. C'è chi mi cura e chi mi abbandona. C'è chi mi accoglie e c'è chi mi rifiuta. I pastori chi sono? Oggetti dell'annuncio del segno. Maria vedrà i pastori venire. i parenti l'hanno mandata al bordo: non c'è posto per lei, ma i pastori verranno a cercarla. Questo farà il cielo: gli estranei. E chi sono i pastori? Gente che veglia il gregge, di notte. Non erano proprietari, questi erano guardiani, questi erano poveri, assoldati per fare questo tipo di lavoro. Sono l'ultimo pezzetto di nomadismo che è rimasto ad Israele. Da che mondo e mondo tutti i chiamati di Dio sono pastori nella storia sacra: Abramo, Davide, Mosè. Non sono personaggi piccoli, ma i personaggi dell'AT e hanno la loro natura nomadica, non stanno in un posto, infatti questo bambino non ha trovato posto. Dirà più avanti, in un altro passo: le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo. Fin da quando è nato non gli è stato dato un posto esatto. Perché sono i pastori quelli che ricevono l'annuncio? Perché la loro condizione, quella parte dell'umanità che tutti portiamo in noi, che è la parte non istallata, la parte del viandante, la parte del pellegrino, la parte del nomade. Di quello che sta cercando, di quello che di notte sta al lavoro non sta a casa sua, di quello che non ha riposo, di quello che gli tocca vegliare. Il nostro cuore che veglia, il nostro cuore che vigila, il nostro cuore che sta cercando qualche cosa. Sta cercando qualcuno: Un salvatore. Noi siamo questi pastori!

L'uomo è questo pastore che si occupa delle sue povere cose e non ha riposo, non ha dove dormire. A questa umanità arriva la fede. A questa umanità arriva l'annuncio del segno. Ma dobbiamo ancora capire meglio perché proprio in una mangiatoia.

E allora prendiamo uno spunto ulteriore da tutto questo testo, forse il più importante. Il segno sarà trovare nel luogo dove mangiano gli animali un bambino avvolto in fasce. Questo per voi il segno: dovranno capire che il messia ha queste caratteristiche. C'è qualcuno che lo accoglie, e chi lo ha generato lo ama, lo cura, ma Lui ha una missione. Lui è sdraiato come chi mangia, ma non sta lì per mangiare, curiosamente sta nel posto del cibo. La salvezza parte dal fatto che Dio permette che il suo inviato, il messia (noi lo sappiamo ma tutti devono scoprirlo) sta nel luogo dove si mangia. Qual è la prima necessità di un bambino appena nato? Essere curato e che parta subito la sua alimentazione. Lui parte subito come alimento. Lui infatti sarà ricordato come cibo. Fate questo in memoria di me! Io sono cibo. Questo sa Maria. Dobbiamo leggere tutto dalla prospettiva di Maria perché la nostra fede la impariamo da lei. Ciò che Lei dà alla luce con la fede è cibo, serve perché altri mangino. La fede ancora una volta non è un elemento autoreferenziale, che serve al mio benessere. No! Diventa sempre cibo. Si riconosce la fede perché diventa qualcosa in cui qualcun'altro mangia. Se il termine di un atto di fede, il termine di un'avventura di fede è il mio stare contento, stare bene, il mio essermi guadagnato uno stato spirituale migliore o più non so cosa, ecco, non è la fede quella. La fede in Cristo porta a diventare cibo. Cristo infatti sarà tentato sul cibo! Nella prima tentazione che Luca metterà: dì che queste pietre diventino pane. Ovvero sia, dì che questa cosa, questo elemento che non è commestibile in sé, diventi commestibile. Le cose mi devono servire. Offri a te medesimo il mondo e la creazione, fa che la creazione sia tuo cibo. A questo qui che quando è nato è stato proclamato cibo! Dal luogo in cui è stato deposto, lui è stato cibo fin dall'inizio e risponde al maligno: io non vivo di questo. L'uomo non vive di questo. L'uomo ha bisogno di una parola da Dio. Lo sta dicendo per sé, o lo sta dicendo per tutti noi? Noi che cerchiamo cibo dappertutto scopriamo che c'è un cibo più serio. Una Parola detta da Dio. Lui è la Parola detta da Dio. L'uomo ha bisogno di mangiare Lui. L'uomo ha bisogno di essere portato, addestrato lui stesso, anziché essere una bocca, essere capace di sfamare. Anziché sfamarsi, sfamare. Cristo fin dall'inizio è dato in pasto a noi, è dato in pasto agli uomini, e questo ha anche un aspetto fondamentale. Dove nasce la distruzione dell'uomo?

In Gen 3 la distruzione dell'uomo, la sua separazione da Dio è un problema di cibo. Ovverosia Adamo ed Eva, in questo racconto fondamentale per la nostra fede per capire tantissime cose - ne vediamo una tra le tante - rompono la loro relazione con Dio proprio sul piano del cibo. C'era qualcosa che non dovevano mangiare e lo mangiano. È questa relazione con Dio che va sanata. Perché se andiamo a vedere bene nella creazione il primo dono di Dio all'uomo è il cibo. Dovrà poi fargliene un altro che è il vestito. Questo bambino viene vestito da Maria per diventare cibo.

Allora, vediamo che nella genesi, la relazione fra Dio e l'uomo, la Paternità di Dio è la sua provvidenza nel dare cibo all'uomo. L'uomo rifiuta questa provvidenza e decide lui cosa mangiare. Cristo viene perché noi ricominciamo a mangiare il cibo giusto. Perché proprio nel cibo noi iniziamo la nostra relazione con Dio. L'uomo ha tante bocche da sfamare. L'uomo ha gli occhi, le orecchie, il cuore, l'intelligenza, tutto il suo benessere fisico: ha logicamente il suo nutrimento biologico da avere. Ma l'uomo è uno che deve essere nutrito. L'uomo ha scelto il cibo sbagliato, l'uomo si è distrutto per aver coltivato un cibo fuori mira, un cibo che è la disobbedienza. L'uomo, tentato dal maligno, ha trasformato le pietre in piane. Il non mangiabile in mangiabile. Ecco ciò che proprio non è mangiabile diventa commestibile. Cristo diventa nostro cibo perché noi recuperiamo la relazione con Dio Padre. Perché noi attraverso il dono di sé che Cristo fa, deposto in questa mangiatoia, il nomade, colui che deve foraggiare le pecore, trova finalmente il foraggio per sé stesso, trova il cibo in Cristo. Perché i nostri sensi siano finalmente ristrutturati sulla relazione con Dio. Perché Cristo divenga colui che beviamo, colui che vediamo, ascoltiamo, annusiamo, tocchiamo. Dice la prima lettera di Giovanni: ciò che i vostri occhi hanno visto, le nostre orecchie hanno toccato, il verbo della vita, ecco che qui è veramente tangibile. La fede non è un concetto, è uno stile di mangiare, uno stile di guardare, uno stile di toccare. è un rapporto con il mondo che trova Dio in tutto, trova Dio in tutto. Nel cibo, nelle cose che vediamo intorno a noi, nelle relazioni, è finalmente nutrirsi di Dio in ogni istante, stare con lui. Dio nella sua misericordia ha disposto che il suo figlio benedetto diventasse questa cosa qui. Noi veniamo serviti da Cristo fino a questo punto: lui che morirà sulla croce, ci ricorda il suo sacrificio e la sua resurrezione proprio in questo atto d'amore. Donarsi a noi completamente!



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