Rev.don Luigi.Tre anni fa scrissi questa lettera al Papa,forse mai recapitata.Probabilmente noi vanivichiamo la forza divina dell'Eucaristia,eliminando la lavanda dei piedi,eliminando la confessione riparatrice,eliminando la condivisione dei beni,rifiutando di lavarci i piedi e di spezzare il pane,in questo modo rischiamo di magiare e di bere la nostra condanna,come ammonisce San Paolo ai Corinzi.Abbiamo svuotato la Chiesa del suo più grande Sacramento. "Caro Papa Francesco,si discute ancora di pane e vino,i liturgisti si erigono ancora a difesa delle “apparenze” continuando ad ignorare la sostanza. Durante la festa del Corpus Domini hai ripetuto che l’Eucarestia deve tornare ad essere “memoria viva”,ed è é proprio questa la valvola,che manca al tuo magnifico ed inestimabile apostolato. L'Eucarestia deve tornare memoria viva,ma per ora non lo é,per nostra responsabilità. Io mi sento a disagio quando durante ogni messa,invito i fedeli alla Cena del Signore e questa Cena, non esiste.La pratica cristiana descritta da San Giovanni,della lavanda dei piedi,non esiste nelle nostre Eucaristie,salvo quasi formalmente il Giovedi Santo,mentre questo gesto é fondamentale per i cristiani,sia come accettazione della misericordia di Dio che per nostra accettazione del nostro prossimo.Prima della Comunione dovremmo lavarci i piedi gli uni gli altri. Durante la Messa non ci si riconcilia,non si domanda perdono concretamente,riparando il mal fatto o i torti arrecati. Non si vedono dei Zacchei, che restituiscono le somme rubate e le danno ai poveri. La Cena é malridotta,e pertanto dovrebbe costituire il nerbo della vita dei cristiani,luogo di Comunione reale,opportunità di confronto,di autocritica,di riconciliazione e di condivisione,a cominciare da una cena reale e non fittizia,una cena non cenata può essere un'eccezione ma non la regola. Un esperimento esaltante,ma che resta purtroppo relegato alla notte di Natale viene testimoniato a S,Maria in Trastevere,presso la Comunità di S. Egidio,i banchi sono sostituiti dalle tavole imbandite. Senza questa Cena vissuta,come Cristo la insegnò e come gli Apostoli la capirono e la vissero,perdiamo il simbolo stesso del Cristianesimo,il Sacramento dei sacramenti. Caro Papa Francesco,solo tu puoi avviare questa rinascita che coinvolgerebbe tutte le chiese e ci obbligherebbe ad essere cristiani veri e non finti,con liturgie belle ma senza legame con la realtà,senza capacità di cambiare questa realtà. Tutti i popoli del mondo e tutti i credenti ,si siederebbero a questa mensa,ritrovando non solo il pane ,ma riscoprendo la dignità di figli di Dio che ci accomuna tutti. Caro Papa Francesco apri questa valvola,fai di nuovo scoprire la grandezza e il particolare valore del Cristianesimo,I nostri gesti singoli,valgono ma non fanno corrente,non intaccano le resistenze che esistono in tutti quelli che si sono intrufolati negli ingranaggi della Chiesa, sono disposti a tutto,a parlare di tutto,basta che non si prospetta loro la comunione, la condivisione concreta dei beni e la giustizia. Stiamo a discutere ,su quale pane e quale vino ammettere sull’altare,stiamo a lacerarci se ammettere alla Comunione,delle persone risposate,probabilmente vittime di situazioni a noi indecifrabili,quando occorrerebbe piangere sulla Comunione che non esiste,sull'invitare ad una mensa,vuota,ridotta a parole,anche se parole sacrosante. Questo vuoto di sostanza accomuna tutte le confessioni cristiane,separate o meno dalla Chiesa Cattolica, e tutti i movimenti,tranne il tentativo,(rientrato e quindi non eleggibile,per come ha dovuto ridimensionarsi), di Chicco. Il “La”ufficiale lo deve intonare il Papa,che ne delimiterà e legittimerà le modalità. Senza questa indispensabile riforma,caro Papa Francesco,continueremo a sciupare e a sottovalutare il contenuto “proprio” del Cristianesimo,impedendo a miliardi di fedeli o di aspiranti fedeli di capire ,accettare e vivere il Nuovo Testamento di Cristo e degli Apostoli".
Rev.don Luigi.Tre anni fa scrissi questa lettera al Papa,forse mai recapitata.Probabilmente noi vanivichiamo la forza divina dell'Eucaristia,eliminando la lavanda dei piedi,eliminando la confessione riparatrice,eliminando la condivisione dei beni,rifiutando di lavarci i piedi e di spezzare il pane,in questo modo rischiamo di magiare e di bere la nostra condanna,come ammonisce San Paolo ai Corinzi.Abbiamo svuotato la Chiesa del suo più grande Sacramento.
RispondiElimina"Caro Papa Francesco,si discute ancora di pane e vino,i liturgisti si erigono ancora a difesa delle “apparenze” continuando ad ignorare la sostanza. Durante la festa del Corpus Domini hai ripetuto che l’Eucarestia deve tornare ad essere “memoria viva”,ed è é proprio questa la valvola,che manca al tuo magnifico ed inestimabile apostolato. L'Eucarestia deve tornare memoria viva,ma per ora non lo é,per nostra responsabilità. Io mi sento a disagio quando durante ogni messa,invito i fedeli alla Cena del Signore e questa Cena, non esiste.La pratica cristiana descritta da San Giovanni,della lavanda dei piedi,non esiste nelle nostre Eucaristie,salvo quasi formalmente il Giovedi Santo,mentre questo gesto é fondamentale per i cristiani,sia come accettazione della misericordia di Dio che per nostra accettazione del nostro prossimo.Prima della Comunione dovremmo lavarci i piedi gli uni gli altri. Durante la Messa non ci si riconcilia,non si domanda perdono concretamente,riparando il mal fatto o i torti arrecati. Non si vedono dei Zacchei, che restituiscono le somme rubate e le danno ai poveri. La Cena é malridotta,e pertanto dovrebbe costituire il nerbo della vita dei cristiani,luogo di Comunione reale,opportunità di confronto,di autocritica,di riconciliazione e di condivisione,a cominciare da una cena reale e non fittizia,una cena non cenata può essere un'eccezione ma non la regola. Un esperimento esaltante,ma che resta purtroppo relegato alla notte di Natale viene testimoniato a S,Maria in Trastevere,presso la Comunità di S. Egidio,i banchi sono sostituiti dalle tavole imbandite. Senza questa Cena vissuta,come Cristo la insegnò e come gli Apostoli la capirono e la vissero,perdiamo il simbolo stesso del Cristianesimo,il Sacramento dei sacramenti. Caro Papa Francesco,solo tu puoi avviare questa rinascita che coinvolgerebbe tutte le chiese e ci obbligherebbe ad essere cristiani veri e non finti,con liturgie belle ma senza legame con la realtà,senza capacità di cambiare questa realtà. Tutti i popoli del mondo e tutti i credenti ,si siederebbero a questa mensa,ritrovando non solo il pane ,ma riscoprendo la dignità di figli di Dio che ci accomuna tutti. Caro Papa Francesco apri questa valvola,fai di nuovo scoprire la grandezza e il particolare valore del Cristianesimo,I nostri gesti singoli,valgono ma non fanno corrente,non intaccano le resistenze che esistono in tutti quelli che si sono intrufolati negli ingranaggi della Chiesa, sono disposti a tutto,a parlare di tutto,basta che non si prospetta loro la comunione, la condivisione concreta dei beni e la giustizia. Stiamo a discutere ,su quale pane e quale vino ammettere sull’altare,stiamo a lacerarci se ammettere alla Comunione,delle persone risposate,probabilmente vittime di situazioni a noi indecifrabili,quando occorrerebbe piangere sulla Comunione che non esiste,sull'invitare ad una mensa,vuota,ridotta a parole,anche se parole sacrosante. Questo vuoto di sostanza accomuna tutte le confessioni cristiane,separate o meno dalla Chiesa Cattolica, e tutti i movimenti,tranne il tentativo,(rientrato e quindi non eleggibile,per come ha dovuto ridimensionarsi), di Chicco. Il “La”ufficiale lo deve intonare il Papa,che ne delimiterà e legittimerà le modalità. Senza questa indispensabile riforma,caro Papa Francesco,continueremo a sciupare e a sottovalutare il contenuto “proprio” del Cristianesimo,impedendo a miliardi di fedeli o di aspiranti fedeli di capire ,accettare e vivere il Nuovo Testamento di Cristo e degli Apostoli".