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lunedì 8 aprile 2013

Emoticons, cioè? Il desiderio di toccare l'anima altrui...



Mi rendo conto di fare un uso spropositato di emoticons nei messaggi che quotidianamente invio.
È come se non ne potessi fare a meno.

Non credo si tratti di infantilismo o di un semplice fattore legato alla moda del momento, sono sempre più convinto che dietro questa irrefrenabile necessità si celi, in realtà, il desiderio di andare oltre le parole scritte, quasi a voler superare il limite imposto dallo schermo o dalla distanza, per poter comunicare il più possibile la profondità di ciò che si serba nel cuore.

Le emoticons (emotion + icon: icona-emozione), in fondo, sono nate proprio dal bisogno di recuperare il fondamentale ruolo del corpo nella comunicazione non “fisica”.

E il fatto che perlopiù si tratti di faccine (o che quantomeno queste siano le più usate) non è per nulla casuale. Vi siete mai chiesti perché il volto? Perché il viso?

Perché il volto è il luogo in cui sono riconoscibili i sentimenti di una persona. Il volto è il luogo in cui anima e corpo combaciano. Il volto di una persona non è la semplice somma delle sue proporzioni geometriche più o meno equilibrate, ma è il luogo in cui l’anima e il cuore di una persona emergono.
Dei 5 sensi 4 sono localizzati nel volto e anche il tatto (che coinvolge tutto il corpo) ha a che fare con il volto. Sapete quali sono le zone del corpo che hanno più recettori? Le zone più sensibili? Le mani e la bocca (quindi nuovamente un luogo localizzato nel viso), senza contare che gli altri sensi sono forme di tatto...il gusto non è forse il tatto del palato, la vista il tatto degli occhi, l'udito il tatto delle orecchie, l'odorato il tatto del naso?

Il volto è la parte sempre nuda del nostro corpo, quella che rimane esposta, quella che non si copre neanche quando fa freddo...è la parte di noi che ci rivela chi siamo, come stiamo.
Si arrossisce in volto. Si sorride con il viso intero. Si piange con il volto.
Insomma i sentimenti si dipingono sul volto.

L’emoticon, allora, dimostra il bisogno che abbiamo di toccare l’anima altrui per poter comunicare davvero.


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venerdì 30 dicembre 2011

Presepi alternativi ed icone discutibili


Il blog Jesus in Love,  che si propone tra i suoi obiettivi quello di farsi portavoce dell'arte e della spiritualità (sic) LGBT, approfittando delle festività natalizie ha lanciato un contest chiamato Q-Nativity o Queer Nativity. Decine di utenti hanno, ovviamente, risposto alla provocazione ed inviato i loro insoliti (queer) presepi pullulanti di personaggi omosessuali. 

Il blog, assolutamente delirante, oltre a sostenere teorie rivoltanti, promuove anche prodotti che hanno dell'incredibile. 
Non potete immaginare, ad esempio, la mia sorpresa quando ho scoperto le icone gay realizzate da un certo frate francescano di nome Robert Lentz
Le discutibili "opere" sono tutte ampiamente commentate...e vi risparmio le traduzioni di tali commenti. Trovate questi obbrobri di seguito:
Jonathan & David
Sergius & Bacchus
Harvey Milk
Perpetua & Felicity
Polyeuct & Nearchus
Brigid & Darlughdach
Boris & George

Perché certi religiosi siano ancora tali rimane un enorme mistero, ma ci appelliamo alle competenti autorità ecclesiastiche.
Tornando ai presepi alternativi, vi consiglio la lettura del seguente articolo di Rino Camilleri intitolato "Nel presepe alternativo Gesù ha due papà".


di Rino Cammilleri
tratto da LaBussolaQuotidiana.it

Su segnalazione di una lettrice, vado a vedere il sito Giornalettismo.com del 27 dicembre 2011 e scopro che un centro sociale bergamasco, detto Paci’Paciana (boh) ha allestito un presepe «provocatorio» (e te pareva…) con due San Giuseppe attorno al bambino e niente Madonna.

Spiegazione dei portavoce: la Sacra Famiglia è una «coppia di fatto» che ha «usufruito delle fecondazione eterologa». E poi, giù con le solite lagne sulla «discriminazione» dei gay che in Italia, poveretti, non godono di una legge che aggravi le pene a chi li molesta. I cosiddetti centri sociali, si sa, sposano tutte le cause dei deboli e degli oppressi, purché siano di sinistra e politicamente corrette. Che ci volete fare, anche il fascismo aveva le sue squadracce che mandava a dare lezioni “a mano” a chi non si conformava. Questo è il motivo per cui in Italia vengono tollerati e addirittura finanziati.

Naturalmente, non possiamo aspettarci alcuno spessore culturale nei «ragazzi» ultraquarantenni che fanno l’antagonismo, la disobbedienza civile, la indignatión e lo spaccatutto di alto valore morale. Altrimenti saprebbero che Maria e Giuseppe erano regolarmente sposati in sinagoga, altro che coppia di fatto. Ma la Fantasia al Potere è sempre stata limitata, ottusa e di nessuna fantasia.

Così, il presepe centrosocialista bergamasco è solo un papocchio con due gemelli (Giuseppe + Giuseppe) a farsi scaldare le terga da un asino e un bue (suggerisco l’aggiunta di un fumetto in cui l’asino dice cornuto al bue). Ovviamente, avendo levato di mezzo l’unica donna del presepe, i «ragazzi» di cui sopra cozzano contro un altro dei capisaldi del politicamente corretto, il femminismo. Ma si sa: nei centri sociali le femmine non hanno mai contato molto: ci avete fatto caso che i loro portavoce e dirigenti sono sempre maschi? Così, anche il loro presepe «alternativo» è maschilista: maschi sono i pastori, maschi i Magi, maschio il Pargolo.

L’unica cosa di genere femminile è la mangiatoia, ma quella per i centri sociali è sempre stata sacra; anzi, è l’unica cosa sacra che abbiano. Pace & bene anche a loro, comunque, perché dimostrano che neanche loro possono togliersi dalla mente quel Bambino: o Lo si ama o Lo si odia. Per gli uomini di buona volontà è una rassicurante Presenza. Per tutti gli altri è un’Ossessione. Come Lui stesso aveva previsto.