domenica 26 aprile 2009

P. Francesco Tan Tiande il testimone gioioso del crocifisso


Quella che vi sto per presentare è una di quelle notizie che non fanno audience, che non troverete mai sulla pagine dei giornali e tantomeno nelle edizioni quotidiane dei tg, perché scomoda e politicamente scorretta.

Vi parlo della morte di un uomo semplice, di un religioso esemplare, di un testimone fedele della croce di Cristo, vi parlo di P. Francesco Tan Tiande.

Chi era costui?

Arrestato nel 1953 dal regime comunista per la sua fede cattolica, è stato internato nei lager dell’Heilongjiang, condannato ai lavori forzati per 30 anni senza processo per essersi semplicemente professato cristiano ed aver esercitato il ministero sacerdotale con coerenza e radicalità!

Nel 1983, appena rimesso in libertà, ritornò a Guangzhou, dove visse come sacerdote aiutante della cattedrale, amato da fedeli cristiani e non cristiani. Si è spento a 93 anni qualche giorno fa. Per comprendere lo spessore della sua fede e testimonianza, basta leggere dal suo diario (pubblicato da AsiaNews nel 1990 in “Cina oggi”, n. 10, pp 191-206) il modo in cui egli ripensa alla sua prigionia. In esso egli descrive le ingiustizie; i processi popolari contro di lui (perché è cattolico e prete); la miseria e la fame vissuta da tutti i prigionieri.

Ma descrive pure la sua testimonianza di carità verso prigionieri e guardie, il suo sostenerli a riscoprire la dignità umana attraverso la fede in Dio. In un brano del diario egli scrive:

“Durante i 30 anni in cui vissi nel nerd-est, l’agricoltura era la mia occupazione principale Ogni anno, quando arrivava la primavera, dovevamo cercare di concimare un terreno che era duro come l’acciaio [a causa del freddo polare – ndr]. Usavamo picconi per scavare la terra. Una volta reso il terreno più morbido, lo innaffiavamo e vi piantavamo i semi. Oggi, descrivendo tutto ciò, non ki sembra così tremendo. In realtà a quel tempo eravamo denutriti. Tutto quel lavoro era al di là delle nostre forze, cosicché anche ogni minuto era un’agonia”….

“La gente potrebbe chiedersi come io abbia potuto sopravvivere in queste condizioni tremende. Per chi non crede è un enigma senza soluzione. Per chi ha fede è la volontà di Dio. La vita è il suo dono più prezioso all’uomo. Devo avere grande cura di questo dono per non essere un ingrato. Perciò per sopravvivere mangiavo erbe selvatiche e la corteccia degli alberi…. Ho vissuto in condizioni tali da sperimentare le azioni brutali dei miei compagni… Questo dolore è anche più grande della fame.
Avrei voluto correre nei campi e gridare ad alta voce: Dio, dove sei?... Non so quante volte ho pensato di farla finita. Ma proprio al momento cruciale vedevo Gesù sulla croce che mi guardava con occhi misericordiosi… e lo sentivo dire: O uomo di poca fede! Dubiti forse che io ti ami?”.

“Anche negli anni in cui era severamente proibito qualsiasi segno religioso, io non ho mai rinunciato, in mezzo ai prigionieri, a fare il segno della Croce. Avevo paura di dimenticare che tutto mi veniva dalle Sue mani, che tutto era segno di amore, che tutto mi era donato perché io divenissi una persona che sa amare. Temevo di finire col pensare che c’è qualcosa di cui posso non dire grazie anzitutto al Signore, di finire col vergognarmi di Lui, di ritenere qualcuno o qualcosa più forte di Lui. Quel ‘segno’ mi è costato innumerevoli punizioni… Ma io dovevo salvare la mia dignità di credente, per non trovarmi senza forza”.

Un testimone autentico della Passione e Resurrezione di Cristo, un segno eloquente della vittoria del crocifisso-risorto, un religioso che consacrando la sua vita al servizio dell’Amore si è dimostrato fedele in tutto al suo Signore, un esempio per noi tutti così inclini a perdere la speranza nelle difficoltà… Si, un vero segno di speranza, in questi tempi difficili.

Possa questa testimonianza spezzare la cortina di ferro che ancora oggi impedisce ai governatori cinesi di riconoscere il Risorto.

Possa la vita esemplare di P. Francesco ridestare nel cuore dei cristiani di tutto il mondo il desiderio autentico della testimonianza coerente, possa infine il suo esempio essere di conforto ai tanti martiri cinesi del nostro tempo: vescovi e sacerdoti sequestrati, incarcerati, torturati da uomini spietati che non conoscono Dio, che non hanno incontrato l’Amore!

Sorga Dio sul popolo cinese!

1 commento:

  1. Penso spesso a tutta quella chiesa nel mondo, che va sotto il nome di chiesa perseguitata. Penso spesso alla Fede di queste persone, che non vengono mai citate (come tu hai detto) nei nostri Tg sempre meno informatori, e sempre più varietà...e poi penso a noi, che abbiamo la fortuna di avere la presenza del corpo e sangue di Nostro Signore ogni 100-300 metri nei centri abitati, che non dobbiamo camminate kilometri per andare alla Santa Messa, che non dobbiamo mettere la nostra vita e quella di chi più amiano a rischio per professare la nostra Fede...e mi rendo conto di quanto dovremo rendere conto al Signore per quanto ci ha dato...e non abbiamo fatto fruttare.

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