lunedì 4 gennaio 2021

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 1,35-42

 


Dal Vangelo secondo Giovanni 

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì  che, tradotto, significa maestro, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia», che si traduce Cristo,  e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa», che significa Pietro.

Parola del Signore 


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

“Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù”. Stare, fissare, parlare sono i verbi che il Vangelo di oggi usa per raccontarci come avviene la vera evangelizzazione. Giovanni Battista non trattiene a se i suoi discepoli, anzi è come se li preparasse all’incontro più decisivo della loro vita, l’incontro con Cristo. Annunciare il vangelo non è sedurre, cioè non è condurre a se, ma è condurre a Cristo e necessariamente saper fare un passo indietro, lasciando che sia Cristo a prendere lo spazio più decisivo. Ma tutto questo sempre nella concretezza di una relazione. Ecco perché si annuncia il Vangelo “stando” con la gente, cioè costruendo delle relazioni stabili e affidabili, condividendo il tempo e le cose, e lasciando che la semplice “presenza” divenga essa stessa Vangelo. Si evangelizza con lo “sguardo”: gli altri si accorgono subito verso cosa o chi abbiamo orientato la nostra vita. I veri testimoni sanno mantenere lo sguardo fisso su Cristo ed è questa loro postura che fa passare il messaggio giusto. Quando invece lo sguardo è mondano, spostato sule cose del mondo, allora il grande assente è proprio Cristo. In fine si evangelizza con le “parole,” non perché sono ricercate e seducenti, ma perché sono parole che sanno far passare la verità e la misericordia, invece del giudizio e della condanna. La parola giusta al momento giusto sa aprire i cuori all’incontro con Cristo. Invece la parola sbagliata nel momento sbagliato può fare da muro per tutta la vita a questo incontro. Giovanni Battista ci indica quindi tre verbi come tre modi di evangelizzare senza lasciarsi imprigionare dall’ansia da prestazione. E la prova vera di questo annuncio è la libertà con cui i discepoli lasciano Giovanni per seguire Gesù. La Chiesa che evangelizza non crea adepti ma esploratori. Non offre luoghi rassicuranti ma possibilità avventurose di andare oltre il recinto.


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