domenica 5 aprile 2009

Selezione degli embrioni, tv e buonismo


La tv si sa, è maestra nell'arte della mistificazione. Un recente servizio studiato ad hoc per impietosire il pubblico e sminuire la vita degli embrioni ha messo in luce la triste tecnica sempre più adottata dai media.
tratto da Cultura Cattolica. it

Qualche giorno fa alla tv, una giovane donna raccontava la sua storia, mostrava la foto del suo bimbo morto a soli quattro mesi a causa di una malattia genetica di cui lei e suo marito hanno scoperto d’essere portatori sani. Lo faceva con una grande dignità e tu intuivi il suo dolore di madre, il dramma di chi ha cullato, accarezzato, baciato quel bimbo il cui destino era segnato. Due persone che si vogliono bene, che mettono su famiglia, due persone fertili che scoprono d’essere portatrici sane di una malattia subdola, genetica, che non ti avvisa ma non ti lascia crescere, diventare adulto. Poi la donna ha preso la foto di una cellula appena fecondata e ha chiesto al telespettatore di dire se era meglio selezionare delle cellule e sopprimere gli embrioni malati o assistere alla morte di un figlio. Apparentemente la domanda ha una sola risposta, perché l’empatia ci vorrebbe solidali con il dolore della madre, la sua richiesta sembrava lecita, amorevole, il suo desiderio di portare in grembo un bimbo sano, destinato a vivere, la scienza che permette di guardare a quelle cellule fecondate e di selezionare la più sana, eliminando le altre. La donna teneva tra le mani la foto della cellula fecondata e quelle del figlio, sembrava volerci tutti con lei, tutti ad avallare la sua richiesta, meglio un embrione morto che un bambino morto. Già, ma se li chiami entrambi – figlio – come in realtà sono, allora come fai a scegliere? Perché quella cellula fecondata ha già in sé gli occhi di tuo figlio, così come quel bimbo che hai stretto al cuore, se li chiami figlio è chiaro che non lo puoi selezionare, non ti resta che amare.

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