martedì 8 gennaio 2019

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Mc 6,34-44

Dal Vangelo secondo Marco
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci». Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
Parola del Signore

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco
“Come Gesù fu sbarcato, vide una gran folla e ne ebbe compassione, perché erano come pecore che non hanno pastore; e si mise a insegnare loro molte cose”. La descrizione iniziale del Vangelo di oggi la dice lunga su ciò che suscita la compassione di Cristo: il senso di spaesamento della gente. La radice di questo smarrimento diffuso è nella mancanza di pastori. In fondo il ruolo di un pastore è quello di indicare una strada, un pascolo, un rifugio, una protezione. Esistenzialmente questo si traduce con un’unica parola: indicare un Senso. Infatti è proprio quando viene a mancare un Senso, un significato profondo alla vita, che viviamo come smarriti, spaesati, frastornati, senza mete precise e per tentativi. Stare con Cristo significa recuperare qualcosa che riempia nuovamente di senso ciò che senso non ha più. Ma stare con Cristo significa sentirsi presi sul serio anche in bisogni molto concreti, molto reali: “Essendo già tardi, i discepoli gli si accostarono e gli dissero: «Questo luogo è deserto ed è già tardi; lasciali andare, affinché vadano per le campagne e per i villaggi dei dintorni e si comprino qualcosa da mangiare»”. I discepoli sembrano confinare Gesù nel puro teorico, in colui che impartisce lezioni spirituali, che aiuta le persone con le parole e gli insegnamenti, ma che quando le persone si trovano a problemi concreti e reali bisogna mandarli da altri. Se la religione si occupa di anime senza corpi allora questa non è la religione di Cristo, perché Cristo si occupa di persone tutte intere. Persone fatte di carne e di spirito, persone fatte di bisogno e di desideri. Persone fatte di concretezza e profondità. Credo che sia stato per questo che Gesù ha compiuto questo famoso miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, per convertire tutti noi sul fatto che Egli non si occupa di una sola nostra parte, ma di tutto, e che la logica dell’incarnazione è quella logica che non ci fa dire a un povero affamato ti benedico e vai in pace, ma ci fa fermare con lui a cercare da mangiare concretamente.


Nessun commento:

Posta un commento