martedì 7 maggio 2013

Serve uno sguardo che ci intercetti amandoci, per comprendere la bellezza del prodigio che è in noi


La percezione che abbiamo di noi stessi non sempre è veritiera. Spesso ci vediamo peggiori di quello che siamo realmente. L'io non basta. Abbiamo bisogno di un TU, di uno sguardo, che ci intercetti amandoci, per comprendere la bellezza del prodigio che è in noi. 
Lo sguardo funziona come la luce del sole per le piante. Senza luce le piante non possono operare la fotosintesi e quindi crescere e svilupparsi. La pianta si tende in ogni modo verso la luce e, proprio questa sua tensione, la costringe a mettere radici più profonde per non piegarsi o spezzarsi. Lo sguardo fa lo stesso con noi.
Cerchiamo lo sguardo che possa consentirci di fare la nostra fotosintesi: mettere radici più profonde dentro noi stessi, perché quello sguardo amante ci porta diritti dritti al centro del nostro essere, perché lo ama. E solo l’amore (e il dolore purtroppo) conduce a quel centro da cui sgorgano le nostre migliori risorse. (Alessandro D'Avenia)

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