Scritta su un ritaglio di carta trovato nella giubba di Aleksandr Začepa, un soldato russo morto sotto una granata durante l’ultimo conflitto mondiale:
«Ascolta, Dio! Nella mia vita non ho mai parlato con te: fin da piccolo mi hanno detto che tu non esisti e io, stupido, ci ho creduto. Non ho mai contemplato le tue opere. Ma questa notte, dal cratere di una granata, ho guardato il cielo stellato sopra di me. Affascinato dal loro scintillare, a un tratto ho capito l’inganno. Non so, o Dio, se mi darai la tua mano, ma io ti parlerò e tu mi capirai. In mezzo a questo spaventoso inferno mi è apparsa la luce e io ho scorto te! Sono felice perché io ti ho conosciuto. A mezzanotte dobbiamo attaccare, ma non ho paura perché tu mi guardi. E’ il segnale! Me ne devo andare. Può darsi che questa notte venga a bussare da te. Anche se finora non sono stato tuo amico, quando verrò, mi permetterai di entrare? Ora la morte non mi fa più paura».
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