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martedì 13 marzo 2012

Dante: vogliono censurare un uomo libero



L’appello della Ong Gherush92 suona più o meno così: "I versi di Dante attaccano ebrei, musulmani e omosessuali" pertanto devono essere messi all'indice
Sotto la lente di ingrandimento dell'associazione i canti  XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV dell'Inferno dantesco. 

Riguardo ad essi, nella provocatoria nota diramata da Gherush92, si possono leggere frasi come la seguente:

«Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore…e giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, traditore. Il significato negativo di giudeo è esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell’antisemitismo».

Ma Giuda non era più ebreo del Cristo che adoriamo, di Maria che veneriamo, di san Giuseppe, dei dodici apostoli, di Pietro e Paolo e di tanti altri santi verso cui siamo devotamente riconoscenti

Quanto al titolo di traditore dato all'apostolo, questo faceva esclusivo riferimento al terribile gesto compiuto ai danni del Cristo. Nessun pregiudizio antisemita dunque.

Una cosa è certa: “mutilando” il capolavoro dantesco l'unico effetto che si potrebbe ottenere sarebbe quello di impedire al nostro sguardo di aumentare, come afferma l'ebreo David Grossman, « le probabilità di evitare errori fatali, diminuendo quelle di incorrere in una visione egocentrica, chiusa e limitata». 

Come scrive Alessandro D'Avenia « ogni ideologia tende alla chiusura, all’espunzione, all’eliminazione. Solo chi affronta tutto senza paura, anche il pensiero del presunto “nemico”, può avviare una vera conciliazione».

In un mondo di «puritani apostati» (C.S. Lewis), ci è ancor più necessaria la libertà di Dante, che a suo tempo non si fece alcun problema ad invocare nello stesso poema le Muse e la Madonna, parlando al contempo di Dio e della zanzara, giungendo fino a condannare papi e a salvare prostitute. 

Non esistendo l'odierna e quanto mai rivoltante mentalità politically correct il poeta toscano non si fece mai troppi scrupoli. A Dante, infatti, non interessava la categoria astratta ma il singolo uomo: chiamava peccato il peccato, ma salvava perfino un indiano che «muore non battezzato e sanza fede». 

Si comportò sempre da persona libera. Per questa peculiare caratteristica poté esprimere con l'audacia dei folli il genio che tutto il mondo ci invidia.

Vogliono far fuori Dante, sì, ma stiamone pur certi: colui che un tempo si smarrì in fosche selve ne saprà uscire indenne anche stavolta. 

venerdì 20 marzo 2009

Dopo la "civilissima" Cina anche il regime di Theran censura blog e siti internet


Qualche tempo fa abbiamo parlato della censura rossa che ancora oggi vige indisturbata nella "civilissima" Cina che oltre a mietere martiri e assassinare centinaia di vite innocenti, incarcera dissidenti e censura perfino siti innoqui come quello del Vaticano.
Naturalmente un regime "intelligente" e "moderatissimo" come quello di Theran non poteva fare a meno di emulare l'esempio cinese. Per questo motivo, già da qualche tempo, Theran ha deciso di censurare numerosi siti internet "dissidenti" ed incarcerare o sopprimere personaggi considerati scomodi. Leggiamo cosa dice l'agenzia Asianews.

Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità iraniane hanno annunciato un giro di vite contro i siti internet definiti “osceni” e “anti-islamici”, arrestando diversi bloggers uno dei quali è morto in prigione in circostanze sospette. Resta in carcere anche Roxana Saberi, giornalista free-lance con doppia nazionalità americana e iraniana, per la cui liberazione i genitori hanno scritto una lettera al grande Ayatollah Ali Khamenei.

Il 18 marzo scorso è morto in carcere il blogger iraniano Omidreza Mirsayafi, 29 anni, condannato a 30 mesi di reclusione per aver “insultato” il leader spirituale iraniano e altri religiosi di primo piano. Le guardie carcerarie della prigione di Evin, a Teheran, affermano che egli si sarebbe “suicidato con una dose massiccia di sedativi”. Mirsayafi (nella foto) soffriva di depressione e il regime carcerario ha aggravato il problema. La sorella e l’avvocato non credono alla versione ufficiale, perché il giovane riceveva le medicine dalle guardie carcerarie e “non poteva disporre di un numero sufficiente” di pillole per potersi uccidere.

Il 6 marzo scorso era morto un altro prigionieri politico, Amir Hossein Heshmat-Saran. Il dissidente, in prigione da cinque anni per la sua attività politica, sarebbe stato assassinato con agenti chimici tossici. Associazioni per i diritti umani hanno chiesto al governo iraniano di aprire un’inchiesta per chiarire la vicenda.

Non vi sono novità nella vicenda di Roxana Saberi, 31 anni, arrestata nel gennaio scorso su ordine della corte rivoluzionaria per “attività illegali”. All’inizio l’accusa era di “aver comprato alcolici”, ma è più probabile che alla base dell’arresto vi sia la sua attività di reporter. Ai primi di marzo la situazione sembrava destinata a concludersi con la sua liberazione, poi è arrivata la marcia indietro delle autorità. Nei giorni scorsi Reza Saberi, padre della donna, ha scritto una lettera al grande Ayatollah Ali Khamenei in cui denuncia “la fragile salute mentale” della figlia e ne chiede la scarcerazione.