L’appello della Ong Gherush92 suona più o meno così: "I versi di Dante attaccano ebrei, musulmani e omosessuali" pertanto devono essere messi all'indice.
Sotto la lente di ingrandimento dell'associazione i canti XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV dell'Inferno dantesco.
Riguardo ad essi, nella provocatoria nota diramata da Gherush92, si possono leggere frasi come la seguente:
«Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore…e giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, traditore. Il significato negativo di giudeo è esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell’antisemitismo».
Ma Giuda non era più ebreo del Cristo che adoriamo, di Maria che veneriamo, di san Giuseppe, dei dodici apostoli, di Pietro e Paolo e di tanti altri santi verso cui siamo devotamente riconoscenti.
Quanto al titolo di traditore dato all'apostolo, questo faceva esclusivo riferimento al terribile gesto compiuto ai danni del Cristo. Nessun pregiudizio antisemita dunque.
Una cosa è certa: “mutilando” il capolavoro dantesco l'unico effetto che si potrebbe ottenere sarebbe quello di impedire al nostro sguardo di aumentare, come afferma l'ebreo David Grossman, « le probabilità di evitare errori fatali, diminuendo quelle di incorrere in una visione egocentrica, chiusa e limitata».
Come scrive Alessandro D'Avenia « ogni ideologia tende alla chiusura, all’espunzione, all’eliminazione. Solo chi affronta tutto senza paura, anche il pensiero del presunto “nemico”, può avviare una vera conciliazione».
In un mondo di «puritani apostati» (C.S. Lewis), ci è ancor più necessaria la libertà di Dante, che a suo tempo non si fece alcun problema ad invocare nello stesso poema le Muse e la Madonna, parlando al contempo di Dio e della zanzara, giungendo fino a condannare papi e a salvare prostitute.
Non esistendo l'odierna e quanto mai rivoltante mentalità politically correct il poeta toscano non si fece mai troppi scrupoli. A Dante, infatti, non interessava la categoria astratta ma il singolo uomo: chiamava peccato il peccato, ma salvava perfino un indiano che «muore non battezzato e sanza fede».
Si comportò sempre da persona libera. Per questa peculiare caratteristica poté esprimere con l'audacia dei folli il genio che tutto il mondo ci invidia.
Vogliono far fuori Dante, sì, ma stiamone pur certi: colui che un tempo si smarrì in fosche selve ne saprà uscire indenne anche stavolta.
Nessun commento:
Posta un commento