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lunedì 5 giugno 2023

Progetto K - Un libro di fantascienza "cattolico"

 


Un viaggio tra universi paralleli:

"Progetto K" ci catapulta in un affascinante e intricato intreccio di mondi paralleli, ognuno dei quali è dominato da uno dei vizi capitali. Attraverso la storia dei protagonisti, i lettori saranno testimoni di una lotta per cercare di ripristinare la Bellezza perduta. Nonostante i pericoli e le sfide ciò che traspare è un profondo messaggio di speranza, una visione ottimistica dell'uomo e dell'umanità.

Fantascienza che parla al cuore del reale:

Ma cosa rende "Progetto K" così speciale? È la sua capacità di utilizzare il genere fantastico come veicolo per affrontare temi universali. La tecnologia, l'intelligenza artificiale, la spiritualità e l'etica sono solo alcune delle questioni che emergono nel corso del racconto. Daniele Curci ci sfida a riflettere sul ruolo dell'umanità nell'universo e sulle responsabilità che abbiamo verso il nostro pianeta e le generazioni future.

La scrittura come mezzo di introspezione:

Uno degli aspetti più affascinanti di "Progetto K" è la capacità dell'autore di suscitare domande profonde nel cuore dei lettori. Attraverso una prosa coinvolgente e una narrazione ricca di suspense, invita i lettori a interrogarsi sulle proprie convinzioni e a riflettere sulle scelte che facciamo ogni giorno. 

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martedì 13 marzo 2012

Dante: vogliono censurare un uomo libero



L’appello della Ong Gherush92 suona più o meno così: "I versi di Dante attaccano ebrei, musulmani e omosessuali" pertanto devono essere messi all'indice
Sotto la lente di ingrandimento dell'associazione i canti  XXXIV, XXIII, XXVIII, XIV dell'Inferno dantesco. 

Riguardo ad essi, nella provocatoria nota diramata da Gherush92, si possono leggere frasi come la seguente:

«Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore…e giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, traditore. Il significato negativo di giudeo è esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell’antisemitismo».

Ma Giuda non era più ebreo del Cristo che adoriamo, di Maria che veneriamo, di san Giuseppe, dei dodici apostoli, di Pietro e Paolo e di tanti altri santi verso cui siamo devotamente riconoscenti

Quanto al titolo di traditore dato all'apostolo, questo faceva esclusivo riferimento al terribile gesto compiuto ai danni del Cristo. Nessun pregiudizio antisemita dunque.

Una cosa è certa: “mutilando” il capolavoro dantesco l'unico effetto che si potrebbe ottenere sarebbe quello di impedire al nostro sguardo di aumentare, come afferma l'ebreo David Grossman, « le probabilità di evitare errori fatali, diminuendo quelle di incorrere in una visione egocentrica, chiusa e limitata». 

Come scrive Alessandro D'Avenia « ogni ideologia tende alla chiusura, all’espunzione, all’eliminazione. Solo chi affronta tutto senza paura, anche il pensiero del presunto “nemico”, può avviare una vera conciliazione».

In un mondo di «puritani apostati» (C.S. Lewis), ci è ancor più necessaria la libertà di Dante, che a suo tempo non si fece alcun problema ad invocare nello stesso poema le Muse e la Madonna, parlando al contempo di Dio e della zanzara, giungendo fino a condannare papi e a salvare prostitute. 

Non esistendo l'odierna e quanto mai rivoltante mentalità politically correct il poeta toscano non si fece mai troppi scrupoli. A Dante, infatti, non interessava la categoria astratta ma il singolo uomo: chiamava peccato il peccato, ma salvava perfino un indiano che «muore non battezzato e sanza fede». 

Si comportò sempre da persona libera. Per questa peculiare caratteristica poté esprimere con l'audacia dei folli il genio che tutto il mondo ci invidia.

Vogliono far fuori Dante, sì, ma stiamone pur certi: colui che un tempo si smarrì in fosche selve ne saprà uscire indenne anche stavolta. 

venerdì 7 gennaio 2011

Quando il politicaly correct rasenta l'imbecillità


C'erano una volta le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, lette da generazioni di adolescenti di tutto il mondo.
C'era una volta Huck e l'amico nero Jim...fino ad oggi .
La casa editrice NewSouth Books, infatti, ha deciso di ritoccare il testo per renderlo politicamente accettabile. Perchè parlare di neri o negri che dir si voglia (che tanto poi è un sinonimo), troppo discriminante! E così decenni di storia letteraria vengono spazzati via dalle mani del purista censore.
Ma sapete cos'è che fa maggiormente rabbrividire? E' il contesto della censura...
Fosse stato un testo del Ku Klux Klan lo avrei capito, ma stiamo parlando di uno dei romanzi più antirazzisti mai scritti, in cui la parola negro ha un senso profondissimo.
Che senso ha sostituire la parola negro con schiavo? Allora le persone nere sono tutte schiave? E uno schiavo bianco? Ed un nero che non fosse schiavo come lo si chiama? Schiavo affrancato? Mah...si rasenta l'imbecillità in nome del politically correct.

Ha scritto Andrea Tornielli su "Il Giornale":

Il contesto in realtà risulta drasticamente impoverito: nel romanzo Huck è dalla parte dei «negri», dell’amico Jim in particolare. Ma se i «negri» scompaiono, e diventano generici «schiavi», si toglie forza alla denuncia.
Povero Twain, oltre al danno, la beffa. C’è infatti un particolare che rivela quanto la soppressione di «negro» a vantaggio di «schiavo» sia una completa idiozia. Alla fine del libro lo «schiavo» Jim viene affrancato. A quel punto, non è più «schiavo» ma è ancora «negro», e il professor Gribben, sbianchettatore politicamente corretto in forze alla Auburn university di Montgomery, si trova in un mare di guai.

venerdì 28 maggio 2010

L'oscuro passato del mago Coelho



Sapevo della simpatia di Coelho per l'esoterismo, sapevo delle sue opere intrise di New Age, messaggi concilianti e pacifismo ma mai e poi mai mi sarei aspettato dal "messaggero ONU per la pace 2007" un passato tanto oscuro fatto di capre immolate all'angelo oscuro, droghe e satanismo...
Vi consiglio la lettura del seguente articolo...


tratto da Il Giornale
di Bruno Giurato
Titolo originale: Satana, droghe, bestseller: i trucchi del mago Coelho

Pensi a Paulo Coelho, lo scrittore da cento milioni e passa di copie nel mondo, quello dell’Alchimista e dello Zahir, un maestro di vita per molti, e vengono in mente citazioni istantanee come: «Possa l’amore essere la tua guida in ogni momento della tua vita». Te l’immagini indubitabilmente buono, il Coelho, avvolto in una luminaria new age, su una sedia artepovera a sorseggiare un the (verde) con zucchero (di canna). E pensi alla sua storia: il fatto che da ragazzo fosse finito in ospedale psichiatrico e sottoposto a elettroshock per iniziativa dei genitori, la persecuzione per motivi politici, sorta di calvario inevitabile di un perfetto Babbo Natale dello Zeitgeist. E poi arriva una biografia e scopri che il maestro Coelho è stato cattivo, cattivissimo, un incrocio tra il mago Crowley e Lord Byron, o il peggior Keith Richards, quello brutto e pericoloso. E son traumi, tipo scoprire che Babbo Natale si ubriaca ogni sera e frusta le renne col gatto a nove code.

La biografia di Coelho è in libreria da ieri, l’ha scritta il giornalista brasiliano Fernando Morais. Si intitola Guerriero della luce. Vita di Paulo Coelho (Bompiani, euro 22) un librone di quasi seicento pagine che è anche un franco catalogo di oscurità. Il Guerriero della luce e venerato maestro ne ha fatte di ogni: sesso estremo, droghe (specie Lsd), appassionate frequentazioni sataniche, attribuzioni di libri non suoi eccetera. Morais, pezzo grosso del giornalismo sudamericano ha scritto un libro documentato, senza sconti, anzi ponendo la condizione che il Guerriero della luce non potesse leggerne le bozze. Ne risulta che Coelho da bambino sgozza una capra per placare l’angelo della morte; che aveva l’abitudine avere rapporti con un’amante al cimitero; che la storia col satanismo è stata lunga e profonda: nel diario definisce Charles Manson «un martire crocifisso», il nome scelto da Coelho per adorare Satana è Staars, cioè Luce eterna.

Alla fine il Guerriero Coelho viene fuori dal patto diabolico con una frase nel suo diario: «Patto cancellato, io ho vinto la tentazione!». Letterale. Ci sono anche episodi sconcertanti: immaginate il Guerriero che, a ventitré anni d’età, si osserva gli spermatozoi con il microscopio... Abbiamo incontrato il biografo Morais in una sala dell’ambasciata brasiliana a Roma. E subito gli abbiamo chiesto qual è secondo lui il miglior pregio e il peggior difetto del Guerriero della Luce. «Sono la stessa cosa: l’ostinazione. Non ha mai voluto fare altro nella vita che lo scrittore. Poteva diventare ricco come paroliere di musical, produttore discografico, ha lanciato sul mercato degli artisti, dei cantanti. È stato anche un buon drammaturgo e un buon giornalista. Ma lui non voleva questo. Lui voleva essere l’autore più letto nel mondo. E ci è riuscito». Nella biografia ci sono le pagine di diario da bambino, con le schede di lettura cominciate prestissimo (tra l’altro Coelho aveva letto e apprezzava Guareschi e Lampedusa), le note sui progressi di carriera, l’ossessione di oggi per i dati di vendita dei libri, aggiornati al mese e confrontati con quelli dei libri precedenti, un’agente letteraria, Monica Antunes, definita nell’ambiente «la strega di Barcellona».

Domandiamo a Morais, con tutte le volte che i due si sono incontrati non c’è stato qualche momento di tensione fra il biografo e il Guerriero? «Be’ sa, io sono ateo, marxista, non battezzato. Ogni volta che parlavamo delle sue esperienze spirituali ci trovavamo in contrasto. Una volta diceva che c’era un angelo che parlava con lui in macchina, di notte. E io gli domandavo: “In che lingua parlava quest’angelo?”. Lui era molto arrabbiato per questa mia incredulità». Ma la curiosità del lettore assiduo o anche del semplice affezionato naturalmente è per gli aspetti dark del Guerriero Coelho, che a quanto pare non sono pochi. Il maestro è cattivo? «Guardi, secondo me esistono due Paulo Coelho. Uno dalla nascita fino al 1982 e uno dal 1982 in poi. Lui dice di aver avuto un’esperienza mistica, una epifania, durante una sua visita al campo di concentramento di Dachau. Dice di aver avuto un’illuminazione divina. Potrebbe essere stato un effetto della sua vita da drogato (l’Lsd a volte produce allucinazioni anche a distanza di tempo) o un effetto dell’elettroshock. Non so. Comunque da quel momento si è trasformato: ha smesso con le droghe, col satanismo, si è innamorato di una donna con la quale vive ancora oggi. Ha anche scritto il primo bestseller, Diario di un mago, la storia del suo pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Da quel momento in poi è diventato un “buon” Paulo. E ha cominciato ad avere successo». Insomma a quanto sembra il guerriero ci sta tutto, la luce non sappiamo. Di Babbo Natale, comunque, non c’è traccia.

lunedì 26 ottobre 2009

Il premio Nobel per la Letteratura Saramago se la prende con Dio


di Alessandro Gnocchi
Tratto da Il Giornale del 25 ottobre 2009

«Vendicativo, rancoroso, cattivo e indegno di fiducia». Questo losco figuro, secondo lo scrittore portoghese José Saramago, premio Nobel per la letteratura, è il «Dio della Bibbia». In quanto alla Chiesa cattolica, essa «scatena nuovi odii alimentando rancore».

Il motivo di tanto risentimento verso il «Dio della Bibbia» è presto detto. Saramago ha appena pubblicato in Portogallo Caino romanzo in cui reinterpreta il fratricidio biblico. Lo spot del libro, un vero e proprio trailer, ha come slogan: «Che diavolo di Dio è questo che, per innalzare Abele, disprezza Caino?». Il lancio, a fine agosto, aveva suscitato scalpore ma non abbastanza, nonostante l’impegno dell’autore prodigatosi in affermazioni nelle quali qualcuno ha visto una sfumatura di antisemitismo: «Mi risulta difficile comprendere come il popolo ebraico abbia scelto per testo sacro l’Antico Testamento. È un tale miscuglio di assurdità che non può essere stato inventato da un uomo solo. Ci vollero generazioni e generazioni per produrre questa mostruosità».

Comunque sia, l’uscita del romanzo ha lasciato perplessa la chiesa lusitana, rinnovando così uno scontro iniziato negli anni Novanta, quando Saramago aveva mandato in libreria Il vangelo secondo Gesù, storia di come Cristo perse la verginità con Maria Maddalena. I vescovi del Paese hanno accusato lo scrittore di offendere i cattolici e bollato Caino come «una operazione pubblicitaria irriverente». Saramago non aspettava altro, e calatosi nella parte del perseguitato ha convocato una conferenza stampa durante la quale si è prodotto nelle dichiarazioni di cui sopra. «Nella Bibbia - ha poi aggiunto - si narrano crudeltà, incesti, violenze di ogni genere, carneficine. Tutto ciò è incontestabile, ma è bastato che lo dicessi io, per suscitare una polemica». E ha concluso con un sentito richiamo al «diritto di riflettere» che «appartiene a ciascun individuo» e con una vibrante denuncia della «intolleranza delle religioni organizzate».

Ecco, la «intolleranza delle religioni organizzate». Un tema già affrontato da Saramago, ateo e comunista, in modo alquanto sorprendente. Lo scrittore portoghese, infatti, quando vede i simboli del cristianesimo è come un toro nell’arena davanti al drappo rosso: carica a testa bassa. Diventa però mansueto se alla croce si sostituisce la mezzaluna islamica. Nel 2007 in Spagna fu pubblicato, con denaro pubblico, un libro fotografico con immagini choc: tanto per dirne una, la Madonna con in braccio un maiale. Comprensibile la reazione, ferma ma composta, dei cattolici spagnoli, ovviamente indignati. Saramago insorse contro chi protestava, gridando alla tentata censura: «Crediamo fermamente che un valore fondamentale delle società democratiche, come quello della libertà di espressione e di creazione, non possa essere sottomesso o soggiogato a regole morali».

Pochi mesi prima era scoppiata la questione delle vignette danesi sul profeta Maometto, le vergini, i kamikaze. I musulmani scesero in piazza e già che c’erano bruciarono qualche ambasciata. Anche in quel caso il premio Nobel insorse. Ma contro i disegnatori: «Quello che mi ha davvero spiazzato è l’irresponsabilità dell’autore o degli autori di quei disegni. Alcuni ritengono che la libertà di espressione sia un diritto assoluto. Ma la cruda realtà impone dei limiti».

Ecco, la «cruda realtà» è questa: per Saramago tutte le religioni sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre. La «intolleranza delle religioni organizzate»? In alcuni casi lo scrittore la giustifica. In quanto alla libertà d’espressione, è un valore relativo, dipende da chi chiede la parola. Un eventuale Nobel per la doppia morale non glielo toglierebbe nessuno.