mercoledì 14 marzo 2012

Il serpente di Mosé e la croce di Cristo



Alzi la mano chi leggendo il capitolo 3 di Giovanni non ha provato almeno una volta un certo disagio nel cercare di comprendere l'analogia tra il serpente di rame innalzato da Mosè e la Croce di nostro Signore. Nell'immaginario comune, infatti, il serpente richiama il tentatore del libro della Genesi o comunque un simbolo negativo difficilmente conciliabile con la croce salvifica di Cristo. 

Veniamo al testo di Giovanni 3,14-15

« E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna»

Il brano in questione si riferisce all'episodio del libro dei Numeri (Nm 21, 4b-9) in cui è descritto il celebre racconto del serpente di rame innalzato da Mosé su ordine del Signore per salvare gli Israeliti dai morsi velenosi dei serpenti che li minacciano.

In quell'occasione la raffigurazione di un segno di morte (il serpente) diveniva, per la potenza di Dio e la sua misericordia, segno di speranza e strumento di salvezza per il popolo.

-> serpenti (morte) - Serpente di bronzo (segno di una realtà di morte) = salvezza (per la potenza di Dio)

Come il serpente per gli israeliti, anche la croce era portatrice di morte. Considerata dai Romani “supplizio crudelissimo e orribile” (Cicerone) e dagli Ebrei quale segno di scomunica per l’empio (cf. Dt.21,23: “Maledetto chiunque è appeso al legno”), era uno dei più cruenti strumenti di morte del tempo. 

Cristo innalzato su di essa per la nostra Salvezza, trasformerà per sempre quel simbolo di morte in segno di speranza eterna, in strumento di Vita.

-> croci (morte) - Croce di Cristo (segno e strumento di morte) = strumento di salvezza eterna (per la potenza di Dio).

Sant'Agostino si domanda: « Chi è il serpente esaltato? È la morte del Signore in croce. Dal serpente venne la morte, perciò nell'effigie del serpente è figurata la morte. Il morso dei serpenti è letale, la morte del Signore è vitale »

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