giovedì 27 ottobre 2011

Case di Dio e ospedali degli uomini

Un libro da non perdere.

Francesco Agnoli
"Case di Dio e ospedali degli uomini"
Perché, come e dove sono nati gli ospedali
Prezzo: € 13,50

Recensione

Agli ospedali siamo tutti abituati. Diamo per scontato che ogni città ne abbia più d’uno, e che funzioni! Ma difficilmente ci si chiede: come sono nati gli ospedali, che origine hanno?

Quando sono divenuti un fenomeno diffuso, importante? Sono propri di tutta la storia dell’umanità, o caratterizzano soprattutto un determinato periodo? E in quale cultura hanno visto la luce, prima di diffondersi in tutto il mondo?

Questo studio è il tentativo di rispondere a queste domande molto interessanti, per giustificare, alla luce della storia, della filosofia e della teologia, il perché l'ospedale sia stato, come le università, un fiore splendido sbocciato dalla civiltà cristiana.

In questa storia avvincente troveremo ricche matrone romane come Fabiola e Marcella, ascetici monaci medievali, papi e ricchi mercanti, ma anche pellegrini e viandanti, poveri, orfani, appestati e lebbrosi...

Troveremo “case di Dio”, hospitalia, xenodochi, orfanatrofi... non solo in Europa, ma anche fuori, laddove uomini straordinari giunsero a portare un nuovo sguardo sull'uomo, sulla sua carne soffrente, sulla sua passione.

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Parte del ricavato ottenuto con questo libro andrà al MEDV (Movimento europeo difesa vita), per un progetto di aiuto economico al “Caritas baby Hospital” di Betlemme.

mercoledì 19 ottobre 2011

Odifreddure sugli scontri del 15 Ottobre


di Giacomo Samek Lodovici

Piergiorgio Odifreddi non finisce mai di fornire occasioni di decostruzione (ci siamo occupati di lui per esempio in un primo e in un secondo caso ).

Commentando sul suo blog (affidatogli dal sito di la Repubblica, che gli ha così dato un’enorme visibilità: per questo bisogna, ogni tanto, prendere in considerazione le sue uscite) le inqualificabili gravissime violenze commesse a Roma dai cosiddetti «indignati», Odifreddi non ha speso una solo parola di condanna per i fatti avvenuti. Speriamo davvero che non sia vero che chi tace acconsente, anche se potrebbero far pensare male affermazioni odifreddiane come: «Le manifestazioni di ieri hanno mostrato che anche in Italia la rabbia sale. Con ragione, ovviamente, visto da un lato il convergere della crisi economica mondiale e della crisi politica italiana, e dall’altro la mancanza di prospettive realistiche per risolverle entrambe. Non c’è dunque da stupirsi che qualcuno si secchi e passi alle maniere forti. Semmai, da stupirsi c’è che siano pochi a farlo» e questo «mentre la maggioranza dell’intorpidita popolazione sembra pensare o che le cose vadano bene così (la maggioranza governativa), o che esse si possano cambiare con azioni dimostrative quali una mezza giornata di assenteismo parlamentare o una manifestazione pacifica (l’opposizione)». Ma è meglio non pensar male e sicuramente ci sbagliamo.

Odifreddi non ha trovato di meglio che prendersela con padre Lombardi, portavoce della Santa Sede. Per quale motivo? Quasi tutti i media hanno riportato le immagini di uno di quei beceri violenti che, volontariamente entrato nella sala di una casa parrocchiale, ha preso una statua della Madonna di Lourdes e l’ha poi distrutta in strada. A quanto si legge, i suoi sodali hanno preso e distrutto anche un crocifisso. Padre Lombardi ha espresso una condanna per «gli atti di offesa alla sensibilità dei credenti».

Per Odifreddi questa reazione «è semplicemente comica. […] Che tra tutti i problemi di cui ci dovremmo preoccupare in questo momento ci fosse pure l’incolumità delle statuette della Madonna, non l’avremmo mai immaginato, se padre Lombardi non ce l’avesse fatto notare! E solo nel Sud del mondo (europeo o americano) qualcuno poteva pensare, e addirittura dire, che rompere un pezzo di gesso senza nessun valore potesse costituire un’offesa alla sensibilità di qualcuno. Anche se negli Stati Uniti, protestanti e più attenti a certe cose, i cattolici vengono non a caso chiamati “adoratori di statue”».

Ora, il blog di Odifreddi si intitola ""Il non senso della vita" e sarebbe meglio per lui poter rubricare le sue parole citate tra i non sensi. Se avesse scritto delle parole senza senso (degli strani versi, dei rumori), avrebbe con ciò dismesso l’esercizio della sua razionalità che (come dice già Aristotele quando confuta i negatori del principio di non contraddizione) è legata anche alla capacità di proferire (salvo patologie) parole sensate invece che meri suoni, ma avrebbe evitato di esporsi al ludibrio.

Intanto, da quel che scrive Odifreddi sembra che padre Lombardi si sia interessato solo della statua distrutta, quando invece il portavoce vaticano ha nettamente condannato tutte le violenze di sabato scorso, richiamando il commento che già aveva pronunciato il cardinale Vallini, vicario di Roma: «Le violenze avvenute ieri a Roma sono inaccettabili e ingiustificate. Condanniamo tutte le violenze e anche quelle ulteriori contro i simboli religiosi», ha detto padre Lombardi all’Adnkronos. E, ancora, «Il card. Vallini, Vicario di Roma, ha già espresso bene il sentimento di sgomento e di tristezza per quanto è accaduto ieri. Esprimiamo condanna per le violenze immotivate e gli atti di offesa alla sensibilità dei credenti compiuti ieri». Queste le parole di Lombardi.

Ma curiosamente Odifreddi ne ha omesso una parte. E, com’è noto, omettendo una parte di un discorso lo si può stravolgere o rendere spropositato. Purtroppo per Odifreddi, è vero che il suo discorso qui lo abbiamo necessariamente stralciato, ma sul suo blog è invece presente intero… nessuno lo ha stravolto, ed esprime davvero una pochezza non comune.
Odifreddi scrive che «solo nel Sud del mondo (europeo o americano) qualcuno poteva pensare, e addirittura dire, che rompere un pezzo di gesso senza nessun valore potesse costituire un’offesa alla sensibilità di qualcuno».

Proprio un ragionamento penoso. Ovviamente il problema non è il valore del gesso della statua, ma il valore simbolico del suo furto e della sua distruzione. Se qualcuno brucia la bandiera italiana o si mette volutamente a vomitare su un libro di Odifreddi il problema non è il valore della stoffa della bandiera e della carta del libro. Il problema è che il significato del gesto è offensivo.

E non perché i cattolici siano degli «adoratori di statue». Come spiega molto chiaramente il Catechismo della Chiesa Cattolica (punto 2132), «Il culto cristiano delle immagini non è contrario al primo comandamento che proscrive gli idoli. In effetti, "l'onore reso ad un'immagine appartiene a chi vi è rappresentato" [San Basilio di Cesarea, Liber de Spiritu Sancto, 18, 45: PG 32, 149C] e "chi venera l'immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto" [Concilio di Nicea II: Denz. -Schönm., 601; cf Concilio di Trento: ibid., 1821-1825; Conc. Ecum. Vat. II: Sacrosanctum concilium 126; Id., Lumen gentium, 67]. L'onore tributato alle sacre immagini è una “venerazione rispettosa”, non un’adorazione che conviene solo a Dio».


sabato 15 ottobre 2011

Ascoltare....




Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la Sua Parola, così l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo”.
(D. Bonhoeffer, La vita comune)

L'Eco di uno scrittore


Tratto da UCCRonline.it

In Ultimissima 30/9/11 informavamo dell’opinione che il semiologo italiano Umberto Eco ha sul Papa: «Non credo che Benedetto XVI sia un grande filosofo, né un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale». A smentirlo ci ha pensato poco dopo il filosofo Nikolaus Lobkowicz, già rettore della prestigiosa Università Ludwig-Maximilian di Monaco e dell’Università Cattolica di Eichstätt e attuale direttore del “Zentral Institut für Mittel- und Osteuropastudien, centro di studi dedicato all’Europa centrorientale:
«Ratzinger, come Hans Urs von Balthasar o Henri de Lubac mezzo secolo fa, è uno degli uomini più colti del nostro tempo e anche uno dei più colti della lunga storia dei vescovi di Roma».

In questi giorni ha risposto ad Eco anche l’Osservatore Romano pubblicando una foto, in cui l’intellettuale italiano è beccato a ravanarsi il naso. L’articolo intitolato «Un fallimento di lusso», firmato da Silvia Guidi, spiega con pacatezza e ironia, che il grande Eco ha ottenuto una serie di stroncature proprio in Germania e alla vigilia dell’apertura della fiera del libro di Francoforte, dell’ultima fatica letteraria, ossia “Il cimitero di Praga” tradotto in tedesco.

Il libro viene definito dai critici tedeschi irrimediabilmente noioso, «talmente noioso da risultare illeggibile». Raramente, però, sottolinea la Guidi, compaiono sulla stampa italiana aggettivi così semplici e diretti quando un romanzo porta la firma di Umberto Eco. Per trovarli bisogna sfogliare le rassegne stampa internazionali. Altre stroncature internazionali sono arrivate recentemente dalla Süddeutsche Zeitung e dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, dai quotidiani inglesi Sunday Telegraph e Independent, quando si occuparono del romanzo “L’isola del giorno dopo”.

La Süddeutsche Zeitung scrive: Il cimitero di Praga «è, nel migliore dei casi, un fallimento di alto livello, un noioso ammasso di inverosimiglianze grottesche». La Frankfurter Allgemeine Zeitung spiega che dopo le prime trecento pagine «non si tratta più di un romanzo ma di uno schedario di persone, mappe stradali e bibliografia», mentre «si leggono di continuo note a pié di pagina senza notare altra cosa se non che il libro prima o poi dà sui nervi, poiché hai capito da tempo ciò che voleva dirti».
Nel suo articolo Gustav Seibt chiosa: «Il cimitero di Praga non centra quello che è proprio il punto più importante del materiale: la storia collettiva della nascita e l’effetto collettivo dei Protocolli dei Savi di Sion. Alla scrittura di questo testo tremendo hanno collaborato tre generazioni, e i suoi effetti perdurano da oltre un secolo. Dinanzi alla bassezza dello scritto, questo è molto più misterioso perfino della cloaca di Parigi, nella quale l’assassino Simonini getta i cadaveri. Umberto Eco ha sempre voluto essere uno scrittore dell’illuminismo, ma questa volta si è reso le cose troppo facili».

Già nel comunque 1995 lo storico ed editorialista Noel Malcolm ha definito Eco «l’Armani dell’Accademia», nel Regno Unito Ken Follett ha detto «Preferirei non essere così noioso», rispondendo a chi paragona i suoi romanzi a quelli di Eco.
In Italia solo Alfonso Berardinelli ha avuto il coraggio di criticare il semiologo, dicendo «se fosse per le mie opinioni critiche, i romanzi di Umberto Eco e il libro di filosofia di Severino potrebbero sprofondare nella pattumiera».

Insomma, utilizzando le sue stesse parole, pare proprio che Umberto Eco non sia un grande filosofo, né un grande scrittore, anche se generalmente viene rappresentato come tale.


giovedì 13 ottobre 2011

Davanti ar Crocefisso


Davanti ar Crocefisso d'una Chiesa
una candela accesa
se strugge da l'amore e da la fede,
je dà tutta la luce

tutto quanto er calore che possiede,
senza abbadà se er foco
la logra e la riduce a poco a poco.
Chi non arde non vive.

Come è bella la fiamma
d'un amore che consuma,
purché la fede resti sempre quella!

Io guardo e penso:
“Trema la fiammella
la cera cola e lo stoppino fuma.”

Trilussa

martedì 11 ottobre 2011

A proposito di animali, bestialità, zoorastia e telefono arancione



Ormai è statisticamente comprovato, non c'è telegiornale che non dia almeno un paio di notizie sul mondo degli amici a 4 zampe.
Un giorno si esaltano le doti di fido, il giorno dopo si parla della mattanza dei tonni, poi è l'ora dei "diritti senza doveri" degli animali, poi delle maxi retate contro i perfidi aguzzini di leoni e anaconde... Fra qualche anno, quando le solite notizie non interesseranno più nessuno, si arriverà a parlare di matrimoni tra bestie e uomini, di stupri su animali e cose di questo tipo.
Vi sembra così improbabile?
Evidentemente non sapete ancora dell'esistenza di un Telefono Arancione... ovvero di una linea per denunciare gli abusi sessuali sugli animali.

Avete strabuzzato gli occhi? Volete saperne di più? Leggete il seguente articolo...

da Corrispondenza Romana

La notizia è di quelle che fanno rabbrividire: sembra essere in netto aumento la pratica dei rapporti sessuali con animali, al punto che il fatturato derivante da siti internet, video hard e film a pagamento si aggira intorno ai 50 milioni di euro l'anno. Ogni anno appaiono sui siti online circa 4.000 annunci di persone che cercano ed offrono sesso a pagamento con animali e ben 15.000 siti pornografici offrono materiale scaricabile. Addirittura, assieme agli animali sono spesso coinvolti dei bambini costretti a partecipare al gioco erotico. Questa è la sconcertante realtà fotografata dall'Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) che ha annunciato la nascita di un telefono arancione per denunciare gli abusi sessuali degli umani sugli animali (sic!).
Davvero sorprendente la faccia tosta degli animalisti che anziché sdegnarsi per il fatto in sé rivendicano ancora una volta i pseudo diritti degli animali e ne denunciano la violazione. Eppure, a ben vedere, la pratica abominevole del rapporto sessuale con le bestie è l'ennesima logica conseguenza di un insieme di assunti filosofici propagandati e fatti propri dagli stessi "amanti degli animali". Come abbiamo già avuto modo di mettere in luce in altre occasioni, la negazione della diversa dignità delle creature e dunque della radicale diversità tra l'uomo e l'animale conduce all'appiattimento delle differenze e dunque ad un pericolosissimo ed innaturale avvicinamento.
Oggigiorno nessuno più si scandalizza del fatto che un animale domestico venga trattato alla stessa stregua di un figlio, di un amico o di un parente stretto, al punto che è tacita l'accettazione della presunta normalità di scelte di vita che tendono a privilegiare il rapporto con gli animali piuttosto che con gli uomini: single e coppie che decidono di non avere figli per sostituirli con uno o più animali domestici e riversare su di loro buona parte di quelle attenzioni e di quell'affetto che è dovuto solo agli esseri umani (non sono così rari gli episodi di persone che nominano come eredi del loro patrimonio il cane o il gatto...). Dunque, se non v'è differenza alcuna tra l'uomo e l'animale (anche dal punto di vista dei diritti) qualunque tipo di prossimità affettiva e psicologica è implicitamente incoraggiata, perciò anche quella che li vede come partner sessuali.
È lo stesso presidente nazionale di Aidaa ad ammetterlo: «vi sono molte persone che ritengono che fare sesso con il proprio animale domestico sia lecito». Se consideriamo inoltre che la sfera sessuale è considerata un ambito dove poter dare libero sfogo ad ogni sorta di impulso o fantasia e che l'etica e la morale o non esistono oppure sono il frutto della sensibilità individuale o culturale, il cerchio si chiude e l'uomo diventa succube dei piaceri più torbidi e nauseabondi. D'altra parte, è la stessa società a veicolare messaggi ambigui attraverso delle pubblicità che tendono subdolamente ad abbattere qualunque barriera, anche quella che separa l'uomo dall'animale: su tutte quelle scaturite dalla fantasia perversa dello pseudo artista Oliviero Toscani, il quale non è nuovo a tali performance. Infatti, oltre alla pubblicità di qualche tempo fa che ritraeva uomini e donne nudi con la testa di animali, è di questi giorni quella di uomini muscolosi sempre nudi e con la testa di animali che sostengono, come in una sorta di balletto, una donna avvenente e sensuale che sembra abbandonarsi al branco di uomini-animali.
Pertanto, il fenomeno della zoorastia è l'ennesima dimostrazione che l'uomo senza Dio e regole morali si abbrutisce a tal punto da compiere le più ributtanti azioni.



Mancuso e il suo nuovo libro


Si dice che stia vendendo centinaia di copie e che il suo nuovo libro sia in vetta alle classifiche. Sarà vero? Il titolo del testo è tutto un programma "Io e Dio. Una guida dei perplessi"...anche se sarebbe stato più appropriato chiamarlo "Io ed Io. Manuale per diventare ancora più perplessi".

Niente di nuovo sotto il sole, l'autore brancola ancora nel buio della gnosi affermando l'inutilità della Chiesa, del Magistero, della tradizione, gettando nel cassonetto secoli di esperienza di vita, santità e dottrina.

Basta l’io, la ragione...la Dea Ragione! L'etica? E' il fondamento della religione. Dio? Del tutto superfluo...basta l'Io. La Chiesa? Meglio la fragile solitudine dell'Io.
I Padri della Chiesa? Roba sorpassata oggi è il tempo dei padrini della laicità; altro che Agostino, Tommaso e Bonaventura, meglio Bobbio, Zagrebelsky e Scalfari.
La Summa Teologica? Non serve a niente, c'è La Repubblica!

Nel titolo del libro campeggia la scritta "Io e Dio", ma viene da chiedersi di quale Dio stia parlando? Forse del suo Io!
Una cosa è certa, non è il Dio Uno e Trino dei Cristiani, ma piuttosto il solito ed impersonale dio mancusiano: «sorgente e porto dell’essere-energia, nonché la sorgente dell'informazione che consente all’energia di strutturarsi in materia organizzata così da diventare vita, vita intelligente, vita come spirito creativo».

Insomma...Siete perplessi? Avete necessità di trovare delle risposte? Non cercatele nel libro se non volete correre il rischio di rimanere ancora più perplessi di quando avete iniziato la lettura.