lunedì 25 marzo 2013

E poi senti nell'aria quello strano silenzio...



E poi senti nell'aria, puntuale come ogni anno, il silenzio calare sulla tua quotidianità.
Un silenzio diverso dalla quiete, talvolta assordante, della vita religiosa.
Un silenzio denso di mistero e carico di senso. Sembra piuttosto l'attesa di qualcosa che verrà, un silenzio che fa palpitare, come quando si è piccoli e si sta aprendo una porta per la prima volta, come il silenzio ad un primo appuntamento. Il cuore palpitante si nutre, inquieto, di misteriosa attesa.
Sì, c'è un'attesa che pervade il cuore dei giorni e sfiora il creato. E allora, nonostante le stesse persone, gli stessi luoghi, le stesse azioni, tutto è pervaso di un senso nuovo mentre ogni cosa sembra tacere per riverenza o per timore.
Anche gli alberi sembrano raccolti in preghiera mentre la pioggia cade silenziosa, e le foglie bisbigliano una delicata litania. Gli uccellini sembrano aver perso la voce, strozzata in gola da una gioia troppo grande o da un dolore. Tutto tace.
Oggi, ad esempio, il gallo non ha cantato, e le oche non hanno starnazzato, non ho sentito alcun belato. Niente di niente. Tutto tace.
È lunedì santo e come ogni anno lo avrei capito anche senza calendario.
Da sempre è così, e mi sembra ieri quando ne parlavo in classe, tra i banchi di scuola, tra una risata, una caricatura e tanta voglia di capire il senso di questo mistero.
Ora lo so.

martedì 12 marzo 2013

Guarda il cielo...



Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi. Gentile lettore, anche questa è una domanda proprio da giovani, molto da giovani, ma che il Signore la ispiri più spesso all'anima!
F.Dostoevskij, Le notti bianche

Ah se solo imparassimo a guardare più spesso il cielo...allora si che albergherebbero nel cuore domande.
Ma il cielo è diventato per i più il luogo asettico delle previsioni del tempo, perché, in fondo, è solo questo che gli chiediamo. Incapaci di contemplare, incapaci di stare fermi e guardare per pensare e lasciarsi interrogare.

Guarda il cielo solo chi spegne le luci delle molte distrazioni.
Guarda il cielo chi sogna e spera.
Guarda il cielo chi attende qualcosa di grande.
Guarda il cielo solo chi è innamorato.

33 secondi di sterilità



Possibile dire tante menzogne in soli 33 secondi?
Ci sono riusciti con ottimo successo gli autori di questo spot televisivo, studiato dal Ministero della Salute per promuovere la campagna di sensibilizzazione per la lotta contro l'AIDS. 
Ad essere lesi, insieme all'intelligenza dello spettatore, sono il buonsenso, la dignità dell'uomo e della donna, il concetto di amore, il concetto di vita, e via discorrendo...
Un ottimo articolo di Costanza Miriano, fa luce sull'assurdità dello spot pagato con i nostri soldi.

da costanzamiriano.com
Titolo: Rivoglio il mio centesimo

Rivoglio i soldi che il Ministero della Salute finanziato anche dalle mie tasse ha speso in mio nome per pagare lo spot per l’uso del preservativo. Non so a quanto ammonti la mia quota, fosse anche un centesimo la rivoglio, è sempre una monetina che si può usare per scopi più nobili, che so, tirarla a un piccione, appiccicarla sulla fronte con una pressione della mano per vedere se con una botta alla nuca cade. Sono cose importanti, rivoglio il mio centesimo.

Non con la stessa drammatica urgenza con la quale rivoglio i soldi – molti, molti di più, questi – spesi dal servizio sanitario nazionale per uccidere bambini piccolissimi nelle sale operatorie pubbliche, ma comunque rivoglio anche questo, il mio piccolo centesimo.

Lo spot sembra “solo” per promuovere il preservativo, e già si potrebbe discutere su questo (l’unica protezione davvero, certamente sicura dal virus Hiv è una condotta sessuale fedele, perché il lattice si rompe, non è mica titanio). Ma la verità è che lo spot parla solo marginalmente di questo. In realtà quello che vuole far passare è che l’”amore” – mai parola più abusata – è bello perché è vario, lui e lui, lei e lei, non ci facciamo tanto caso, basta che ci proteggiamo. E anche qui ci sarebbe da discutere: l’amore è proprio il contrario di proteggersi, è consegnarsi senza rete a una sola persona per sempre, e se non è un rischio questo…

Tra parentesi, così, tanto per chiedere, non so se sono troppo inesperta io, forse sì, ma che se ne fanno due femmine di un preservativo? E poi, qui sono un po’ più esperta, posso dire con certezza che una donna incinta – c’è anche lei nello spot (non ci facciamo mancare niente, con quel centesimo) – non se ne fa davvero niente di un preservativo, a meno che non stia per fare l’amore con uno che non è il padre del bambino.

Ma guardiamoci negli occhi: il vero tema non è il profilattico, ma la concezione dell’amore, e ovviamente non è quella banale, scontata, noiosissima, che noi continuamente ci ostiniamo a proporre con poca fantasia: un uomo e una donna. È invece quella  promossa in modo violento e martellante dalle potentissime lobby omosessuali. Dico che sono potentissime perché rispetto alla diffusione del fenomeno riescono sempre, anche in momenti di emergenza politica e sociale, a mettere la questione in agenda (ma con un paese nel nostro stato, sull’orlo del baratro, può essere  tra i problemi più urgenti?).

Ma il vero capolavoro è quello che dicono il padre e la madre che accarezzano il pancione (di lei; no, lo dico, perché qui non si è più sicuri di niente): “l’unica cosa che vogliamo trasmettergli è la protezione della vita”. A parte che se c’era un virus da trasmettere è stato trasmesso col concepimento, credo (se c’è un medico tra i lettori e mi sto sbagliando me lo dica, sono pronta a imparare nuove cose). Ma che vuol dire la protezione della vita? Il preservativo è proteggere la vita del bambino? Io avevo capito che serviva a non concepirlo.

E nella fiera della follia, c’è stato anche chi (la Lega Italiana Lotta all’Aids) ha avuto da protestare contro lo spot. Ma indovinate perché. Perché la parola preservativo non viene detta, e il simpatico oggetto viene solo mostrato. Il Ministero riconosce l’errore, adducendo motivi tecnici, e si affretta a mettere online la versione integrale. Mi raccomando.

Io comunque rivoglio il mio centesimo (e ringrazio fra Roberto che mi ha fatto notare la follia).