martedì 24 aprile 2018

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 10,22-30

Dal Vangelo secondo Giovanni
 In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Parola del Signore

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Che cosa c’è di più convincente dei fatti? Nulla. Eppure capita spesso che non riusciamo ad accogliere innanzitutto i fatti e cerchiamo invece argomenti convincenti, parole ricercate, idee illuminanti, formule onnicomprensive. È esattamente lo scopo dei Giudei del vangelo di oggi: “Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Forse perché seppur in polemica, Gesù aveva intercettato quell’attesa che caratterizza ogni cuore dell’uomo, e che il popolo eletto aveva tradotto nell’attesa del Messia. Il punto di partenza è sempre l’attesa, senza di essa può passare anche Dio nella tua vita ma non ti accorgi di nulla. Ma non basta la sola attesa, poi ad essa deve seguire una risposta, un fatto. E Gesù risponde loro che non c’è nulla di più chiaro delle sue opere: “Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me”. In un rapporto di coppia quando uno dei due chiede costantemente “dimostrami che mi ami”, in realtà sta dicendo che quell’amore può essere dimostrato. Ma l’amore può solo essere mostrato. L’amore non convince, rassicura. Non è una risposta a tutti i nostri perché, ma è esattamente ciò che ti da la forza di porti tutti quanti i tuoi perché. Sarà questo il motivo per cui Gesù prosegue il discorso dicendo parole cariche di protezione: “Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”. Se ti senti al sicuro nelle mani di Cristo puoi anche permetterti di non capire tutto, di farti milioni di domande, di sperimentare anche cose difficili. Troverai sempre la forza di affrontare tutto. Gesù è ciò che rende veramente possibile l’inquietudine, la domanda, la crisi, il viaggio, la precarietà, perché il Suo amore ci abilita a poterlo fare senza la paura di non trovare risposte vere e concrete. I Giudei vogliono risposte astratte, Gesù risponde dando se stesso. Anche noi delle volte vorremmo spiegazioni, Egli invece ci dà se stresso. L’amore non è una formula ma qualcuno.


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