domenica 7 maggio 2017

Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco - Gv 10, 1-10

 Dal Vangelo secondo Giovanni

«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. 7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Parola del Signore


Commento al Vangelo di Don Luigi Maria Epicoco 

Vorrei iniziare questi appunti sul vangelo della domenica a partire dalla fine: “ladri e briganti”. E’ così che Gesù chiama tutti coloro che entrano nella nostra vita con la pretesa di rispondere alla domanda di senso e di felicità che ci portiamo dentro. Nessuno può fingere di essere il sole. Il meglio che qualcuno possa fare è riflettere la luce del sole e indirizzarcela addosso. Ma chi si sostituisce al sole in realtà ci inganna.

Chi ci ama, invece è come un riflesso luminoso del sole. Un marito, una moglie, un figlio, un lavoro, una vocazione, sono davvero veri solo se riflettono una luce che non è solo la loro, ma è in realtà la luce di Cristo. E questo accade ogni qualvolta che qualcuno ama appassionatamente e con l’unica gioia di amare senza tornaconti nascosti. Una madre non chiede il conto al figlio per la sua dedizione, ma a volte capita che il possesso abbia la meglio sull’amore e così una cosa meravigliosa come la maternità diventa una cambiale. Solo Cristo non dà fregature, e amare veramente significa fare come Egli ha fatto, amare come Egli ha amato. Imparare l’amore significa smettere di essere “ladri e briganti” nella vita degli altri, con le false vesti di amici e parenti. Noi stiamo con Cristo perchè vogliamo imparare una qualità d’amore che solo Lui sà dare e sà insegnare. Non andiamo a Messa la domenica per hobby o per abitudine, ma per necessità. E’ la necessità di chi vuole imparare a stare al mondo così come ha fatto Lui.

Ma Lui, per questo motivo, è l’unica porta d’ingresso a una vita diversa. Nessun altro può darci una vita diversa. Il male cerca di ingannarci, suggerisce scorciatoie, e ingressi alternativi che portano solo a vicoli ciechi. Quante volte pensavamo che qualcuno o qualcosa ci avrebbe fatto felici e invece siamo rimasti traditi e devastati. Niente che non si fondi su Cristo, cioè su un’Amore che Gli somiglia, può reggere veramente.

Ma qual’è la strada da percorrere? Chi ci guiderà in questo apprendistato? Lui stesso, poichè, come ci ha ricordato il Vangelo di oggi, Egli “cammina davanti ad esse (le sue pecore)”, attraverso la riflessione sulla Parola di Dio, la preghiera, l’Eucarestia, la passione per le cose di ogni giorno.

Peccare allora è smettere di seguirlo e metterci noi stessi in pole position, improvvisando direzioni e scegliendo casualmente o con criteri di giudizio troppo miopi. E peccare significa smettere di vivere veramente una vita degna di essere vissuta, poichè solo Lui dà una vita carica di senso e la dà non risicata ma “in abbondanza”.

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