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lunedì 21 settembre 2009

Eutanasia? Ecco perchè quando ne sento parlare penso al terzo reich.



Si chiamava action T4, questo era il nome in codice del folle progetto di Hitler finalizzato allo sterminio sistematico dei disabili e di tutti coloro che il reich non esitava a chiamare "vite inutili ed indegne di essere vissute".
Nel seguente filmato intitolato "La Croce e la Svastica" andato in onda su Rai 3 per il ciclo "La Grande Storia" potete rivedere alcuni interessanti documenti per riflettere sui recenti casi di eutanasia.






Di seguito un altro estratto da "La Croce e la Svastica" utile per riflettere sull'assurdità dell'eutanasia e smentire le falsità circolanti in certi ambienti pseudo-ateisti circa la cattolicità di Hitler. Buona visione!



La soppressione dei crocefissi dalle aule? Corsi e ricorsi...


Una liturgia blasfema, folle, voleva esaltare il fuhrer come un novello Dio da adorare.
Nel filmato di rai 3 intitolato "La croce e la svastica" per il ciclo "La Grande Storia" alcuni documenti inediti mettono in luce particolari inquietanti.
Un filmato da rivedere e rileggere alla luce delle recenti notizie in merito alla soppressione dei crocefissi dalle aule scolastiche e dei tribunali.
Che l'ateismo voglia imporre un nuovo regime?



martedì 10 febbraio 2009

L'ateismo di Hitler



Rispondo in particolare ad un lettore che leggendo il post intitolato Risposta agli atei devoti... metteva in discussione il fatto che Hitler fosse ateo, adducendo come fonte un sito anticlericale in cui si vedevano alcune foto del folle dittatore in compagnia di prelati. Purtoppo caro amico, la semplice presenza ad una funzione non implica necessariamente la professione di fede.
Tanto per farti un esempio, non c'erano forse molti atei ai funerali di Giovanni Paolo II?

Hitler poi, si sa, con le sue partecipazioni voleva ottenere solo prestigio e potere, voleva far presa su un maggior numero di coscienze apparendo benevolo nei confronti di quella Chiesa che come i documenti ci mostrano odiava profondamente.

Nei suoi scritti, riguardo a Dio, Hitler si esprime, in modo differente a seconda che stia dando di sé l'immagine che vuol presentare ufficialmente nel suo paese e all'estero. Nel Mein Kampf o nelle dichiarazioni ufficiali, frequentemente chiamava in causa il «Creatore», il «Signore del mondo», la «Provvidenza»: tutte espressioni che, per quanto generiche, rimandavano alla concezione di un Dio creatore e personale.

Al tempo stesso ad Hermann Rauschning egli dichiarava senza ambiguità che non poteva esservi coesistenza tra «una fede cristiano-giudaica con tutta la sua morale della compassione» e «una fede energica ed eroica in Dio e nella Natura, nel Dio che esiste nel suo popolo, nella sua sorte, nel suo sangue stesso». Per cui, «una Chiesa tedesca o un cristianesimo tedesco sono utopie. O si è cristiani, o si è tedeschi».

Il partito e le S.A. usavano volentieri figure e simboli cristiani nella loro propaganda, e davanti alla grande croce nella cripta della Feldherrenhalle di Monaco, consacrata alla memoria dei caduti del Putsch del `23, il Führer usava sostare ogni anno in raccoglimento, durante una cerimonia notturna rischiarata dal bagliore delle fiaccole. La stessa liturgia politica del partito, da un lato ispirata (come ben ha dimostrato George Mosse) alle cerimonie giacobine e alle celebrazioni delle leghe patriottiche della Germania dell'Ottocento, molto doveva anche a un cristianesimo magari riletto attraverso il misticismo wagneriano che assumeva volentieri le tinte di una paganesimo neanche troppo velato.

Come afferma lo storico Franco Cardini:
I tre colori «ariani» (il bianco, l'oro, l'azzurro) furono i colori liturgici dei paramenti di questa «Chiesa tedesca» che conosceva cerimonie lustrali simili al battesimo e consacrazioni paraecclesiastiche come quelle nuziali, celebrate dinanzi a un altare sul quale erano una spada e una copia del Mein Kampf. Ma, nonostante gli sforzi per riallacciare questa specie di panteismo nordico alle tradizioni arcaiche «germaniche», il movimento per la «fede tedesca» non seppe mai elevarsi al di sopra di una misera parodia dei riti cattolici o massonici, perché questi (lo confessassero o meno Hauer e Rosenberg) erano i loro modelli culturali effettivi.

Il nazionalsocialismo ambiva a sostituire qualsiasi fede religiosa in quanto intendeva proporsi quale surrogato della religione. La sua Chiesa politica avrebbe col tempo, nelle intenzioni di Hitler, sostituito qualunque Chiesa.

Hitler non aveva altro Dio all'infuori di sè, era un perfetto ateo.
Tutto ciò che celebrava all'esterno non serviva ad altro che a far presa sulle masse...
Bisogna poi considerare il fatto su Hitler furono effettuati dallo stesso Papa Pio XII numerosi esorcismi proprio per liberararlo dalla/ presenza/e demoniache che lo possedevano. Ci sono documenti che attestano lo stato confusionario in cui si svegliava talvolta il fuhrer, matito di sudore, terrorizzato da figure spaventose che gli si presentavano la notte.

Il demonio si sa, non è religioso e pur sapendo che Dio esiste si proclama ateo. Hitler. che era indemoniato.. non celebrava altri che sè seguendo alla perfezione la morale satanista del "fa ciò che vuoi". Era ateo...terribilmente ateo.

Che poi in fondo anche gli atei non lo siano totalmente perchè soggetti ad idoli vari...è un altro discorso!



lunedì 9 febbraio 2009

Hitler e l'eutanasia


Criticano il nazismo, fanno manifestazioni in tutta Italia e poi si trovano ad abbracciare la stessa folle politica del fuhrer, un applauso per la coerenza!
Ditemi voi se le viscide parole di Hitler e del dottor Brack non sembrano quelle pronunciate in questi giorni da vari esponenti politici "thanatisti" (pro morte).

Nel 1920 apparve un libro dal titolo "L'autorizzazione all'eliminazione delle vite non più degne di essere vissute". Gli autori erano Alfred Hoche (1865-1943), uno psichiatra e Karl Binding (1841-1920) un giurista.


Hoche e Binding di fatto svilupparono un concetto di "eutanasia sociale". Secondo i due il malato incurabile era da considerarsi non soltanto portatore di sofferenze personali ma anche di sofferenze sociali ed economiche.
Da un lato il malato provocava sofferenze nei suoi parenti e - dall'altro - sottraeva importanti risorse economiche che sarebbero state più utilmente utilizzate per le persone sane. Lo Stato dunque - arbitro della distribuzione delle ricchezze - doveva farsi carico del problema che questi malati rappresentavano. Ucciderli avrebbe così ottenuto un duplice vantaggio: porre fine alla sofferenza personale e consentire una distribuzione più razionale ed utile delle risorse economiche.

A proposito dell’Eutanasia, Hitler disse:

"Si ricordi che la pietà dei saggi è concessa solo alle persone interiormente malate ed in conflitto. Questa pietà conosce una sola azione: lasciar morire i malati".

In una lettera datata primo settembre 1939, Adolf Hitler scrisse:

"Al Reichleiter Bouhler ed al Dr. Brandt viene conferita la responsabilità di estendere la competenza di taluni medici, designati per nome, cosicché ai pazienti che, sulla base del giudizio umano, sono considerati incurabili, possa essere concessa una morte pietosa dopo una diagnosi approfondita".


Il Dottor Brandt è stato processato a Norimberga come uno dei maggiori esponenti del programma nazista di eutanasia e genocidio degli ebrei.

E Viktor Brack, direttore del programma per l’eutanasia infantile e degli adulti per conto di Hitler e del Governo Nazista, ha spiegato:

"Se si osservano questi malati, si potrebbe vedere che non esiste in loro alcuna volontà. (...) Alla vista di queste creature nessun uomo sano esprimerebbe mai il desiderio di diventare come loro una simile aberrazione dell’essere umano. Si può dunque senza ombra di dubbio pensare che, se il malato fosse consapevole dello stato in cui si trova, chiederebbe egli stesso di abbreviarne la durata. Da ciò traggo il dovere di aiutare queste persone a porre fine alla loro condizione di mortificazione e di sofferenza".

Al processo di Norimberga il segretario di Stato Lammers ricordò il punto di vista di Hitler sull'eutanasia:

"Ho sentito parlare per la prima volta di eutanasia nel 1939 in autunno: era la fine di settembre o l'inizio di ottobre quando il Segretario di Stato dottor Conti, Direttore del Dipartimento di Sanità del Ministero degli Interni fu convocato ad una conferenza del Führer e vi fui portato anche io. Il Führer trattò per la prima volta in mia presenza il problema dell'eutanasia, affermando che riteneva giusto eliminare le vite prive di valore dei malati psichiatrici gravi attraverso interventi che ne inducessero la morte.

Se ben ricordo portò ad esempio le più gravi malattie mentali, quelle che consentivano di far stare i malati solo sulla segatura o sulla sabbia perché, altrimenti, si sarebbero sporcati continuamente, oppure i casi in cui i malati ingerivano i propri escrementi e cose simili. Ne concludeva che era senz'altro giusto porre fine all'inutile esistenza di tali creature e che questa soluzione avrebbe consentito di realizzare un risparmio di spesa per gli ospedali, i medici e il personale".

Ludwig Lehner, un prigioniero di guerra tedesco, ricoverato nel 1939 presso la clinica di Eglfing-Haar, testimoniò nel 1946 a Londra le barbarie di cui fu testimone durante il suo internamento.
…Quando entrai, il prof. Pfanmüller era circondato da alcuni collaboratori e da personale specializzato. Parlava in una corsia, dove in una ventina di lettini giacevano altrettanti bambini di età compresa tra 1 e 5 anni.
Stava dicendo:
"Ai miei occhi di nazionalsocialista queste creature rappresentano soltanto un peso per il nostro popolo. Noi non li facciamo fuori con i veleni, con le iniezioni, eccetera, perché in tal caso offriremmo alla stampa straniera e a certi signori della Svizzera (allusione alla Croce Rossa Internazionale, N.d.T.) nuovo materiale contro di noi. No, il nostro metodo è molto più semplice e naturale...".

Così dicendo, aiutato da un’infermiera, tolse un bambino da un lettino. Mentre lo mostrava intorno come una lepre morta, con sguardo da intenditore aggiunse:
"Questo bambino, per esempio, non durerà più di due o tre giorni". Con la sua faccia grassa fece un ampio sorriso e chiarì agli altri il suo metodo:
"Il metodo non consiste nel sospendere di colpo la nutrizione di questi bambini; basta ridurre gradualmente le razioni. (ndr non vi ricorda niente?) Così, durante l’agonia è possibile ottenere dati molto più nuovi e interessanti sul comportamento dell’organismo iponutrito...".
Non dimenticherò mai questo assassino, che ghignava ghermendo nella sua mano grassa quel mucchietto di ossa piagnucolanti, circondato da altri bambini già quasi distrutti dalla fame…
(in STERPELLONE L., Le cavie dei Lager, Milano, Mursia, 1978, p. 60)

venerdì 6 febbraio 2009

Clemens August von Galen, il Leone di Münster, la condanna dell'eutanasia e Hitler



Già nel 1924-25 Adolf Hitler scrisse nel Mein Kampf:
«Se non c’è più forza per combattere per la propria salute, il diritto a vivere viene meno».
E nelle conversazioni condotte fino al 1931 con Hermann Rauschning, allora presidente del Senato di Danzica, Hitler ha detto che la «pietà conosce una sola azione: lasciar morire i malati».

Con una lettera firmata di suo pugno il primo settembre del 1939 Hitler scrisse:
«Il Reichsleiter Philip Bouhler (Capo della Cancelleria di Stato ndr) ed il Dottor Karl Brandt (medico personale di Hitler ndr), sono incaricati a conferire a singoli medici i poteri necessari affinchè a pazienti giudicati incurabili secondo il miglior giudizio umano disponibile sia concessa una morte pietosa»
Da quel momento la macchina della “dolce morte” entrò a pieno regime. Prove fornite al processo di Norimberga (1945-1946) stimano che con l’eutanasia furono assassinati 275.000 individui, tra cui Seimila bambini. Le vittime furono assassinate in camere a gas, camuffate come locali da bagno, per mezzo di monossido di carbonio emesso da bombole di gas. Per far accettare il programma di eutanasia, la macchina della propaganda nazista cominciò a produrre film. I manicomi dove avveniva l’eliminazione vennero presentati come splendidi luoghi di cura, con interni di lusso, meravigliose vedute, trattamento superbo. Nello stesso tempo vennero diffusi cortometraggi che riprendevano individui repellenti, malati terminali e sofferenti, individui deformati dalle malattie, con l’idea di mostrare condizioni indegne di vita.

Nel 1941 venne diffuso il film Ich klage an (lo accuso) in cui si racconta di un professore di patologia, Heyt, sposato con la giovane Hanna, la quale è malata di sclerosi multipla. Heyt si sforza di curare Hanna, ma ad un certo punto decide di aiutare la moglie a morire. Il fratello di Hanna denuncia Heyt per omicidio. Ma nel corso del dibattito in tribunale i sei giudici concludono che la legge deve essere cambiata per permettere l’eutanasia.
Nel film l’ex sindaco della città dove si svolge il dramma prende la parola e dice:

«…Per quanto riguarda coloro che desiderano morire perché un tempo sono stati sani e ora non ce la fanno più, ebbene io credo che lo Stato, che ci impone il dovere di morire, debba anche darci il diritto di morire».

Il film fu visto da 18 milioni di persone. Il servizio di sicurezza di Hitler raccolse le reazioni e stilò un lungo rapporto in cui sottolineava che la gente aveva accettato sia pure con qualche riserva che le persone affette da gravi malattie incurabili devono poter avere una morte rapida sanzionata dalla legge». Il rapporto dei servizi di sicurezza rilevava che l’unica vera opposizione contro il film e contro l’eutanasia veniva dalla Chiesa Cattolica.
( leggete bene voi che criticate la Chiesa Cattolica ndr)

A questo proposito l’allora vescovo di Munster, Clemens August Von Galen, denunciò aspramente il programma di eutanasia.

Nella predica del 3 agosto 1941, Von Galen tuonò:

Se si afferma e si accetta il principio secondo cui possiamo uccidere i nostri fratelli improduttivi, calamità e sventura si abbatteranno su di noi quando diventeremo vecchi e deboli! Se permettiamo che uno di noi uccida chi è improduttivo, la sventura si abbatterà sugli invalidi che hanno esaurito, sacrificato e perduto salute e forza nel processo produttivo. Se permettiamo che uno di noi elimini con la forza i nostri fratelli improduttivi, la sventura ricadrà sui valorosi soldati che hanno fatto ritorno in patria gravemente feriti, mutilati, storpi, invalidi. Se anche per un'unica volta accettiamo il principio del diritto a uccidere i nostri fratelli improduttivi - benché limitato in partenza solo ai poveri e indifesi malati di mente - allora in linea di principio l'omicidio diventa ammissibile per tutti gli esseri improduttivi, i malati incurabili, coloro che sono stati resi invalidi dal lavoro o in guerra, e noi stessi, quando diventiamo vecchi, deboli e quindi improduttivi. Basterà allora un qualsiasi editto segreto che ordini di estendere il metodo messo a punto per i malati di mente ad altre persone improduttive, a coloro che soffrono di malattie polmonari incurabili, ai vecchi deboli o invalidi, ai soldati gravemente mutilati. A quel punto la vita di nessuno di noi sarà più sicura. Una qualsiasi commissione ci può includere nella lista degli improduttivi, a suo giudizio diventati inutili. Nessuna polizia, nessun tribunale indagherà sul nostro assassinio, né punirà l’assassino come merita. Chi potrà più aver fiducia di un medico? Potrebbe denunciare il suo paziente come improduttivo e ricevere istruzioni per ucciderlo. E’ impossibile immaginare quali abissi di depravazione morale e di generale diffidenza perfino nell’ambito famigliare toccheremmo, se tale orribile dottrina fosse tollerata, accettata, messa in pratica. Sventura al genere umano, sventura alla nostra nazione tedesca se non solo viene infranto il santo comandamento di Dio: <>, che Dio proclamò sul monte Sinai tra tuoni e lampi, che Dio nostro creatore impresse nella coscienza del genere umano fin dall'inizio del tempo, ma si tollera e ammette che tale violazione sia lasciata impunita.
(M. Burleigh - W. Wippermann, Lo stato razziale. Germania 1933-1945, Milano, Rizzoli, 1992, p. 140)