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venerdì 30 marzo 2012

Nonna a pagamento......



Nonna affittasi.
 “Per preparare ai vostri figli ottimi pranzetti, per leggere loro favole e cantare la ninna nanna, per giocare e fare i compiti insieme, per accompagnarli ovunque..”. Segue il numero del telefono cellulare.
E’ l’annuncio, originale e singolare, di una sessantenne che, visto il tempo di crisi, ha deciso di mettere da parte pantofole e uncinetto e darsi da fare. Con la misera pensione non si va avanti: il governo dei cosiddetti tecnici ha deciso di tartassare i pensionati? “Niente paura, inventiamoci qualcosa”, ha pensato la donna. E’ inutile piangersi addosso. Si è attrezzata di telefono cellulare ed ha esposto in una tabaccheria del quartiere  il singolare annuncio.
La signora rimase vedova molto giovane. Se per lei la vita è stata molto avara, dall’altro canto le ha dato una grande forza d’animo. Perché allora non mettere a frutto l’esperienza vissuta? Ed eccola disposta ad “affittare” le virtù di una nonna acquisite dall'esperienza

Sembrerebbe uno scherzo ma non lo è, e dietro alla sensazione di simpatia che suscita la cosa c'è molto ma molto da riflettere....

lunedì 5 marzo 2012

Senza la Domenica non possiamo vivere



«Senza la Domenica non possiamo vivere», dissero orgogliosi i martiri di Abitene agli albori della cristianità. 

Nonostante fossero stati proibiti «i sacri riti e le santissime riunioni del Signore» (Atti dei Martiri, I), quarantanove cristiani continuarono a radunarsi per le sacre celebrazioni sfindando l'Imperatore. Il convito eucaristico era loro necessario non soltanto perché li legava a Gesù Crocifisso e Risorto, ma anche per l’unità delle famiglie e dell’intera comunità. «Sono cristiano e, di mia volontà, ho partecipato all'assemblea domenicale con mio padre e i miei fratelli», disse uno dei bambini interrogati. E il sacerdote spiegò al persecutore: «Non lo sai, che è la Domenica a fare il cristiano e che è il cristiano a fare la Domenica, sicché l’una non può sussistere senza l’altro, e viceversa? Quando senti il nome 'cristiano', sappi che vi è una 'comunità riunita' che celebra il Signore; e quando senti dire 'comunità riunita', sappi che lì c’è il 'cristiano'». Morirono tutti, massacrati per aver difeso i propri diritti e la propria fede.

Oggi come ai tempi di Diocleziano vogliono toglierci nuovamente la Domenica. 

Provate solo per un istante ad immaginare quali terribili scenari si aprirebbero se ciò dovesse realizzarsi.

Se ai ritmi frenetici del nostro quotidiano vivere dovessero togliere l’unico momento di tranquillità, cosa resterebbe della famiglia? Poco o niente. Padri e madri lontani dalle loro case, genitori assenti e figli ancor più soli, nessun dialogo, nessuna comunicazione...

Senza la Domenica, senza i dovuti momenti di festa, senza la Festa della settimana, la famiglia si sgretolerebbe fino a morire, lasciando il posto ad anonimi ostelli per conviventi notturni casuali. 

La Domenica è troppo importante! Ci ricorda che siamo persone e non semplici individui; persone bisognose di relazioni e rapporti affettivi: padri, madri, figli, fidanzati, amici, gruppi, comunità. Ci ricorda che il principio economico non è tutto e non può regolare tutto, né può privarci di essere ciò che radicalmente siamo, ovvero uomini e donne nati per amare ed essere amati.

«Senza la Domenica non possiamo vivere». Sì, perché nessuno privato della sua naturale libertà potrebbe più dirsi realmente vivo.


venerdì 27 gennaio 2012

Anche questi Castelli crollano.....


C’è una abissale differenza tra la visione da casa di “Servizio Pubblico” e l’essere tra la folla dei disperati che ha perso il lavoro, che non vede prospettive per il futuro. In quell’edificio comunale del cagliaritano, occupato martedì sera dalla Consulta dei Movimenti, gli umori erano palpabili, intensi.

 Le immagini immediatamente messe in rete su , che come ambiente principale mostrano lo studio di Michele Santoro  per una volta fanno passare in secondo piano il super protagonista conduttore.
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Dall’intervento del leader del Movimento Pastori Sardi, Felice Floris, a quello del sindaco Piergiorgio Lixia, senza dimenticare l’operaio Antonello Pirotto che con una colorita da qualche Castelli non rompermi i c....”, ha descritto il dramma dell’industria isolana che ha messo in ginocchio migliaia di famiglie.

Uomini di mezza età che improvvisamente e di fronte all’indifferenza delle istituzioni, governo in primis, si sono ritrovati in cassa integrazione e tagliati fuori per motivi anagrafici dal mondo del lavoro.
Il tangibile disgusto creato dalle immancabili e discutibili esternazioni razziste dell’ex ministro della Lega Nord che ha inveito contro i siciliani (dimenticando che il Pdl proprio in Sicilia ha un immenso bacino di voti.

Povertà (il prezzo del latte e dei derivati sottostimato, indebitamento delle attività produttive e conseguente perdita di posti di impiego), sottosviluppo (mancanza di servizi essenziali come la possibilità di fruire del gas metano), critiche forti ai costi e privilegi di una classe parlamentare da riformare: nessuno è stato risparmiato, nemmeno il governo Monti  insediatosi recentemente.

L’importante è che questa puntata di “Servizio Pubblico” venga ricordata come la serata del disagio da affrontare e non solo come quella dell’ennesima fuga da uno studio televisivo di un Castelli che vive in un pianeta personale lontano dalla realtà o di un Santoro che riesce a catalizzare lo spettacolo su se stesso strumentalizzando il dolore della gente comune.