Visualizzazione post con etichetta missione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta missione. Mostra tutti i post

lunedì 29 marzo 2010

Dedicato a tutti coloro che sputano sulla Chiesa di Cristo



Di seguito l'ultimo editoriale di SamizdatOnLine, si tratta di una lettera di padre Aldo Trento, missionario in Paraguay...Il vero volto di una Chiesa scomoda per i lobbisti che si celano dietro le false accuse di quesi giorni.

Sono in Italia da alcuni giorni e sono davvero amareggiato, addolorato per questi continui attacchi al Santo Padre, ai sacerdoti, alla Chiesa cattolica, usando la diabolica arma della pedofilia. E’ vero, questo argomento sembra interessare più a certi giornali e alle loro fantasie e allucinazioni che al pubblico: perché ho incontrato migliaia di persone e per lo più giovani, ma nessuno mi ha posto una domanda su questa questione.

Il che significa che, sebbene esista questo flagello nel mondo e abbia intaccato anche la chiesa, con la dura, chiara e forte condanna del Santo Padre, siamo lontani anni luce da quel fenomeno di massa, come se tutti i preti fossero pedofili, come vogliono farci credere.
Sono quarant’anni che sono sacerdote, sono stato in diverse parti del mondo, ho vissuto in brefotrofi, scuole, internati per bambini, ma non ho mai trovato un collega colpevole di questo delitto. Non solo, ma ho vissuto con sacerdoti, religiosi che hanno dato la vita perché questi bimbi avessero la vita.
Attualmente vivo in Paraguay, la mia missione abbraccia tutto l’umano nella sua povertà, quell’umano gettato nell’immondizia dal sensazionalismo dei media. Da 20 anni condivido la mia vita con prostitute, omosessuali, travestiti, ammalati di Aids, raccolti per le strade, negli immondezzai, nelle favelas e me li porto a casa dove la Provvidenza divina ha creato un ospedale di primo mondo come struttura architettonica, ma paradisiaco come clima umano. E in questa “anticamera del Paradiso”, come lo chiamano loro, li accompagno al Paradiso. Hanno vissuto come “cani” e muoiono come principi.

Vicino alla clinica, sempre la Provvidenza ha creato due “case di Betlemme” per ricordare il luogo dove è nato Gesù, che raccolgono 32 bambini, molti di essi violentati dai patrigni o dal compagno occasionale della “madre”. Tutti i giorni ho a che fare con situazioni terribili e indescrivibili. Spesso non ho neanche la capacità di leggere i referti delle assistenti sociali, tanto sono orrende le violenze sessuali subite dai miei bambini.
Eppure, dopo alcuni mesi che sono con noi, respirano un’altra aria, quell’aria che solo il fatto cristiano e l’amore di noi sacerdoti contro cui i mostri del giornalismo si scagliano, facendo di ogni erba un fascio. Aveva ragione Pablo Neruda quando definiva certi giornalisti “coloro che vivono mangiando gli escrementi del potere”.
La certezza che “io sono Tu che mi fai” che sono frutto del Mistero e non l’esito dei miei antecedenti, per quanto pessimi possano essere stati, si trasmette come per osmosi nel cuore dei miei bambini che ritrovano il sorriso. Come si trasmette anche sui “mostri” (se così vi piace chiamarli voi giornalisti… a cui tanto assomigliate per la vostra ipocrisia) parlo di quelli che sembrano divertirsi a sputare contro la chiesa) che in fondo a loro volta, spesso, sono vittime e carnefici, vittime da piccoli e carnefici da grandi, avendo vissuto come bestie.
Il mio cuore di prete mentre do la mia vita per questi innocenti non può non dare la vita, come Gesù, anche per coloro di cui Gesù ha detto con parole fortissime “prima di scandalizzare uno di questi piccoli è meglio mettersi una macina da mulino al collo e buttarsi nel profondo del mare”.
Sono solo alcuni esempi, di milioni, della carità della chiesa. Mi fa soffrire questo sputare nel piatto nel quale, Dio lo voglia, anche certi morbosi giornalisti, un domani si troveranno a mangiare, perché se uno sbaglia non significa che la chiesa sia così. Questa chiesa che è il respiro del mondo.

Non vi chiedete cosa sarebbe di questo mondo senza questo porto di sicura speranza per ogni uomo, compresi voi che in questi giorni come corvi inferociti vi divertite sadicamente a sputare sopra il Suo Casto Volto? Venite nel terzo mondo per capire cosa vuol dire migliaia di preti e suore che muoiono dando la vita per i bambini. Venite a vedere i miei bambini violentati che alcuni giorni fa prima di partire per l’Italia piangevano chiedendomi: “Papà quando torni?”.
Non voglio strappare le lacrime a voi che siete come le pietre ma solo ricordarvi che anche per voi un giorno quando la vita vi chiederà il “redde rationem vilicationis tuae” questa chiesa, questa madre contro cui avete imparato bene il gioco dello sputo, vi accoglierà, vi abbraccerà, vi perdonerà.

Questa madre, che da 2000 anni è sputacchiata, derisa, accusata e che da 2000 anni continua a dire a tutti coloro che lo chiedono: “Io ti assolvo dai tuoi peccati, nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo”.
Questa madre, che sebbene giudichi e condanni duramente il peccato e richiami duramente il peccatore reo di certi orrendi delitti, come la pedofilia, non chiude e non chiuderà mai le porte della sua misericordia a nessuno.

Mi confortano le parole di Gesù “le porte dell’inferno non prevarranno mai”. Come mi conforta l’immensa santità che trabocca dal suo corpo di “casta meretrix”.
Allora non perdiamo tempo dietro i deliri di alcuni giornalisti che usano certi esecrabili casi di pedofilia per attaccare l’Avvenimento cristiano, per mettere in discussione la perla del celibato, ma guardiamo le migliaia di persone, giovani in particolare, incontrati personalmente in una settimana di permanenza in Italia che credono, cercano e domandano alla chiesa il perché, il senso ultimo della vita e che vedono in lei l’unica possibile risposta.
Personalmente mi preoccupa di più l’assenza di santità in molti di noi sacerdoti che altre cose per quanto gravi e dolorose siano.
Mi preoccupa di più una chiesa che si vergogna di Cristo, invece che predicarlo dai tetti.
Mi preoccupa di più non incontrare i sacerdoti nel confessionale per cui il peccatore spesso vive quel tormento del suo peccato perché non trova un confessore che lo assolva.
Alle accuse infamanti di questi giorni urge rispondere con la santità della nostra vita e con una consegna totale a Cristo e agli uomini bisognosi, come non mai, di certezza e di speranza.
Alla pedofilia si deve rispondere come il Papa ci insegna.
Però solo annunciando Cristo si esce da questo orribile letamaio perché solo Cristo salva totalmente l’uomo.
Ma se Cristo non è più il cuore della vita, allora qualunque perversione è possibile. L’unica difesa che abbiamo sono i nostri occhi innamorati di Cristo.
Il dolore è grandissimo, ma la sicurezza granitica: “Io ho vinto il mondo” è infinitamente superiore.

venerdì 22 maggio 2009

I'm Back!


Missione Compiuta, o meglio missione iniziata... Un piccolo fuoco è stato acceso, ora toccherà alle fiammelle alimentarsi di nuovo ossigeno per infiammare d'amore il paese. Abbiamo visto miracoli... Giovani lontani da Dio riaccostarsi in Chiesa e manifestare quell' entusiasmo che da troppo tempo ormai avevano perduto. Ci sarebbero tante belle storie da raccontare...
Vi terrò aggiornati!

Nel frattempo ringrazio il Signore e voi tutti per le preghiere che mi/ci hanno sostenuto in questi giorni!

W Gesù!

martedì 5 maggio 2009

In Missione...


Carissimi,
per circa 20 giorni sarò fuori per una missione popolare con i miei confratelli. Il Paese in cui andremo sarà letteralmente invaso da 11 tonache nere svolazzanti per le vie...
Naturalmente non potrò aggiornare il Blog.
Dovrete pazientare fino al mio rientro previsto per il 24-25 di Maggio...
Vi chiedo di accompagnare me ed i miei confratelli con fervorose preghiere affinchè il Signore operi attraverso noi miseri strumenti le sue meraviglie! Ci conto...
A presto!

sabato 18 aprile 2009

Gustami!


Padre Giovanni Tamayo missionario a Bangkok (Tailandia), racconta la sua incredibile testimonianza!

"Sono missionario da 35 anni in Tailandia. A 50 anni ero parroco della parrocchia Nostra Signora di Fatima a Prachuab. Un giorno, mentre ero alla guida del minibus della scuola con alcuni allunni, di colpo non ho potuto più respirare. Davanti ai miei occhi tutto era diventato buio e non vedevo più nulla. Fui portato all’ospedale e fu diagnosticato un piccolo ictus. Poi i medici riscontrarono un’anomalia al collo e mi dissero: ‘Faremo delle trazioni per darti sollievo’. Il mio collo era molto calcificato per i lavori pesanti nelle missioni: trasportavo pesantissimi sacchi per la costruzione di conventi e di scuole: cemento, sabbia, legno ecc. Mentre mi facevano le trazioni, persi completamente la sensibilità al braccio destro e dissi loro di smettere. Ci fu un errore da parte dei medici e tutta la parte destra del mio corpo fu paralizzata! Mi prescrissero molta fisioterapia. Nell’ala n.7 dove facevo queste sedute, eravamo tutti invalidi e io ero terribilmente depresso all’idea di cominciare una vita da invalido. Tutte le sere mi sentivo schiacciato dalla depressione e soprattutto dalla tentazione della disperazione. Essere solo in un ospedale procura una terribile sensazione di impotenza e ogni giorno gridavo a Dio: ‘aiuto!’

Tre mesi dopo, nella cappella dell’ospedale, parlai al Signore davanti al Santissimo, ripetendogli che non ne potevo più e supplicandolo di tirarmi fuori da quella situazione. Improvvisamente sentii la Sua voce che mi domandava: ‘Quanti anni ho, figlio mio?’ Gli dissi: ‘Signore tu hai 33 anni!’. ‘E te?’ Risposi:’ Ho 50 anni’. Mi disse: ‘Perché non mi ringrazi? Ti ho dato 17 anni in più di me. A 33 anni ero già morto.’ ‘ Si, Signore, mi dispiace! Perdonami di non aver apprezzato questi 17 anni supplementari di vita che tu mi hai dato.’

‘Tu hai parlato bene di me, ma non mi conosci. Gustami!’ (la parola ‘gustare’era veramente molto forte). ‘Signore, cosa vuoi dire?’. ‘Figlio mio, non ti ho consacrato per essere un lavoratore. Non ti ho consacrato per essere un amministratore. Ti ho consacrato per essere ME!’ La parola ‘ME’ era molto chiara. Gesù aggiunse: ‘Quando io soffrivo, mi sentivo abbandonato, inchiodato… E’ un situazione molto dolorosa. Ora tu lo sai.’

Ero sconvolto! Cominciai a capire quello che Gesù voleva dirmi e gli dissi: ‘Si, Signore, grazie di darmi questa occasione di rivivere veramente il tuo dolore e la tua sofferenza. Grazie di ricordarmi che tu mi hai consacrato per essere TE."

Da quel giorno, mi sentii completamente calmo ed in pace. Poco a poco, le dita della mano destra ricominciarono a muoversi. Le gambe ritrovarono la loro mobilità. Grazie alla preghiera ed alla rieducazione, continuavo a migliorare al punto che tutti nell’ala n.7 mi domandavano: ‘Che medicina usi? Dove possiamo comprarla?’. Io rispondevo: ‘E’ il Signore, unicamente il Signore! Credete in Dio!’.

Dalle radiografie i medici videro che il mio collo era ancora calcificato. Mi operarono con il 50% di possibilità di successo. Ho detto: ‘Signore, tutto dipende da te, ti do la mia vita. Occupati tu di me!’. L’operazione è durata 10 ore. Mi hanno messo 36 viti e 3 grosse placche al collo. Dopo l’operazione potevo muovere la dita, le bracccia e le gambe!

Ora confido nel Signore. Mi ha consacrato per ESSERE LUI, allora lo lascio fare. Vivo il mio ministro di prete per LUI perchè so che è realmente LUI che vive in me e che continua attraverso di me la sua opera di predicazione, di guarigione e di liberazione. Lodiamo e ringraziamo il Signore! Che la mia esperianza sia a sua maggior gloria!"

mercoledì 8 aprile 2009

Il Missionario? Un fragile vaso di creta


Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita. 2 Cor 4,7-12

Morte e resurrezione, fragilità e potenza, sofferenza e vita piena sono le tematiche che si rincorrono in questi versetti.
Tematiche centrali, profondamente radicate nella vita di san Paolo, che attingono direttamente alle fonti del suo straordinario incontro sulla via di Damasco, con il Cristo Risorto sfolgorante di luce eppure sofferente nelle membra della sua Chiesa perseguitata, con il Cristo eternamente solidale con l’umanità redenta che porta nel Suo corpo ancora i segni del glorioso e doloroso sacrificio.

Dolore e amore, Morte e Resurrezione due binomi tanto misteriosi quanto inscindibili! Paolo è consapevole della grandezza del dono di Dio di cui è stato fatto mediatore e servitore quel giorno a Damasco.

C’è un Vangelo da annunciare, un tesoro di inestimabile ricchezza da donare ad un’umanità povera e bisognosa di una Parola di vita che dia senso pieno all’ esistenza!

Se in Paolo è grande la consapevolezza di questo tesoro, altrettanto chiara, però, è la coscienza della sua debolezza ed inadeguatezza che egli paragona alla fragilità di un vaso di creta.
"Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta" (2 Cor 4,7).

Paolo conosce il peso e le difficoltà dell’evangelizzazione, come pure la fragilità umana, conosce bene le insidie della natura umana corrotta, sempre propensa a compiere “il male che non vuole”. Eppure ci tiene a ricordare che il tesoro del kerygma cristiano a noi affidato in "vasi di creta" si trasmette attraverso deboli strumenti, "perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (Ibid 7).

La scelta di Gesù è umanamente illogica e perdente. Perché affidare la diffusione del Vangelo a uomini neppure selezionati per le loro capacità, che si presentavano non con sublimità di parole o di sapienza, ma in debolezza e con molto timore e trepidazione (1Cor2,1-3)?

Traditori, popolani, ex-persecutori, uomini di mondo, ladri, vigliacchi, deboli…
Eppure sembra che a più di 2000 anni di distanza il criterio di selezione utilizzato da Dio per salvare il mondo non sia cambiato.

Ha scelto la debolezza scandalosa di Gesù Crocifisso, poi la “stoltezza della predicazione” per diffondere l’annuncio del Vangelo e, infine, deboli vasi di argilla a cui ha affidato tale predicazione. Il motivo del modo di agire di Dio, che sconvolge ogni criterio umano di successo, costituendo un vero pugno nello stomaco per la nostra società efficientista, è una lezione inferta alla nostra superbia, al nostro crederci indispensabili e autosufficienti.

Il messaggio che Paolo vuole comunicarci è chiaro: solo Dio salva e l’uomo non può presumere mai nulla davanti a Lui.
Ogni discepolo di Gesù e ogni comunità cristiana ha nella debolezza il punto di forza
!

Magari lo comprendessimo. Molti atteggiamenti cambierebbero nella nostra vita, nel nostro modo di evangelizzare e portare nel mondo la Parola della Croce…

C’è sempre una subdola paura nascosta dietro al proclamarsi deboli, al mostrarsi fragili in questo mondo, al soffrire per amore. Per questo si è disposti ad elemosinare il triste plauso dei potenti e la loro protezione, si preferisce nascondere verità scomode ed essere politicamente corretti, in modo da stare in pace con tutti, senza compromettersi mai. Si cerca la strada comoda e si criticano le scelte radicali che giudicano la nostra coscienza compromessa da quel male che abbiamo accolto a braccia aperte. La Verità fa paura, perché è Amore e l’Amore quando è autentico fa sempre soffrire, almeno qui sulla terra come ci ha insegnato Gesù.

Proclamare la Verità scomoda di Cristo con fermezza e decisione, comporta quella sofferenza che il più delle volte non vogliamo abbracciare, perché fa paura, perché fa male. Eppure tutte le volte che ci comportiamo così, tutte le volte che rifiutiamo di essere quelli che dovremo essere, tutte le volte in cui non accettiamo la nostra debolezza, il soffrire volentieri per Gesù, dimentichiamo che esser deboli vuol dire partecipare alla debolezza di Dio che salva attraverso l’amore senza difese di Gesù crocifisso!

Se a volte sperimentiamo in modo quasi angoscioso la nostra debolezza, non ci dobbiamo scoraggiare: è probabilmente il modo col quale Dio ci sta purificando per renderci strumenti più adatti per la sua azione di salvezza; è dunque l’occasione per ricordarci che nell’opera della salvezza non dobbiamo sentirci dei protagonisti, ma dei “servi inutili” (Lc 17, 10); non dei maestri in assoluto, ma degli umili ambasciatori di un messaggio che ci trascende.
L’Apostolo delle genti ci mostra che proprio questo aspetto è ciò che caratterizza la spiritualità che ogni missionario del Vangelo deve maturare per essere fedele al mandato che ha ricevuto.

Ogni cristiano resta sempre un fragile vaso di creta
. Svolge bene il suo compito quando lascia trasparire, magari attraverso le sue crepe, la potenza straordinaria che viene da Dio e che agisce nei cuori con la forza dello Spirito Santo.
Egli è un testimone fedele quando, attraverso la sua povera persona, diffonde il profumo di Cristo che attira sorelle e fratelli, perché nelle loro coscienze è già all’opera lo Spirito Santo.

Il missionario del Vangelo non deve far altro che far conoscere, con la sua vita e la sua parola, quel Gesù che è diventato il suo unico tesoro e quel Vangelo che lo ha inebriato come l’unico profumo che dà gioia alla vita. Far conoscere Cristo vuol dire però annunziarlo senza posa, proclamare la Sua Parola che salva con coraggio e determinazione fin sui tetti delle case, uscendo dai comodi gusci in cui il più delle volte ci si rinchiude, andando incontro alle pecore smarrite dei nostri tempi con tutti i mezzi a disposizione, secondo i carismi che il Signore ci ha affidato!

Sfidando avversità e contrarietà, senza temere nulla, ma accettando tutto con amore e offrendo ogni sofferenza subita per la maggior gloria del nome di Gesù e per la salvezza dell’umanità! Il vaso di creta, è creato per contenere qualcosa.
Nel nostro caso specifico il tesoro del Cristo crocifisso e Risorto, vivo e desideroso di donare pienezza di vita a coloro che non hanno ancora incontrato il Suo Amore! Ne deriva un impegno inderogabile per il missionario: quello di riempirsi per tutta la vita del tesoro che è inviato a far conoscere, della luce di Cristo da far trasparire e del profumo del Vangelo da emanare attorno a sé.

Tutto ciò richiede inoltre un altro impegno non meno esigente: quello di tener lontano ciò che impoverisce il tesoro di Cristo, ciò che attenua la luce del Vangelo, i cattivi odori che adulterano il dolce profumo di Cristo!
Solo adorando Cristo nei nostri cuori, unendo le nostre sofferenze alle Sue, morendo a tutto e a tutti in Lui e vivendo di Lui saremo testimoni credibili ed affidabili in un mondo assetato di Verità e d’Amore, assetato di Dio!