martedì 21 aprile 2009

Perchè Dio non ascolta le mie preghiere?


di don Tullio Rotondo

Risposta: Dio “obbedisce” a chi gli obbedisce; la Madonna ha obbedito pienamente a Dio e perciò è Mediatrice di tutte le grazie.

E tu? E' chiaro che se continui a disobbedirgli, Lo invocherai ma Lui non ti risponderà...

Qualche idea per farti arrivare alla perfetta obbedinza.

Perché non ti trovi un confessore stabile e un direttore spirituale che possano guidarti e a cui tu puoi obbedire? I santi sono diventati tali anche attraverso l’umile obbedienza al direttore spirituale.

Considera che Dio ascolta soprattutto le preghiere degli umili...e la vita di umiltà consiste in ciò che dico qui di seguito.



§. I. PRATICA DELL'UMILTÀ

Chi non è umile, non può piacere a Dio, il quale non può soffrire i superbi. Egli ha promesso di esaudir chi lo prega, ma se lo prega un superbo, il Signore non l'esaudisce; agli umili all'incontro diffonde le sue grazie: "Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam" (Iac. 4. 6). L'umiltà si distingue in umiltà d'"affetto" ed umiltà di "volontà". L'umiltà d'affetto consiste nel tenerci noi per quelli miseri che siamo, che niente sappiamo e niente possiamo, se non far male. Quanto abbiamo e facciamo di bene, tutto viene da Dio. Veniamo alla pratica. In quanto all'umiltà d'affetto dunque, per I. non mettiamo mai confidenza alle nostre forze ed a'1 nostri propositi; ma diffidiamo e temiamo sempre di noi. "Cum metu, et tremore vestram salutem operamini" (Phil. 12).2 Dicea S. Filippo Neri:3 "Chi non teme, è caduto". Per 2. non ci gloriamo mai delle cose nostre, come de' nostri talenti, delle nostre azioni, della nostra nascita, de' nostri parenti e simili. Perciò è bene che non parliamo mai dell'opere

nostre, se non per dire i nostri difetti. Ed il meglio è non parlar mai di noi, né di bene, né di male: perché anche nel dirne male, sorge spesso in noi la vanagloria d'esser lodati, o almeno d'esser tenuti per umili, sicché l'umiltà si riduce a superbia.

Per 3. non ci sdegniamo con noi stessi dopo il difetto. Ciò non è umiltà, ma superbia, ed è anche arte del demonio per farci diffidar in tutto e lasciar la buona vita. Quando ci vediamo caduti, diciamo come dicea S. Caterina da Genova:4 "Signore, questi sono i frutti dell'orto mio". Allora umiliamoci e subito rialziamoci dal difetto commesso con un atto d'amore e di dolore, proponendo di più non ricadervi e confidando nell'aiuto di Dio. E se per disgrazia ritorniamo a cadervi, sempre facciamo così. Per 4. vedendo le cadute degli altri, non ce ne ammiriamo; ma compatiamoli e ringraziamo Dio, pregandolo a tenerci le mani sopra; altrimenti il Signore ci punirà con permettere che cadiamo negli stessi peccati e forse peggiori di quelli. Per 5. stimiamoci sempre i maggiori peccatori del mondo; e ciò quantunque sapessimo che altri abbiano più peccati de' nostri; poiché le nostre colpe commesse dopo tanti lumi e grazie divine peseranno più avanti a Dio, che le colpe degli altri, benché in maggior numero. Scrive S. Teresa:5 "Non credere d'aver fatto profitto nella perfezione, se non ti tieni per lo peggiore di tutti, e non desideri d'esser posposto a tutti".


L'umiltà poi di "volontà" consiste nel compiacerci d'essere disprezzati dagli altri. Chi si ha meritato l'inferno, merita d'essere calpestato da' demonii per sempre. Gesu-Cristo vuole che impariamo da lui ad essere mansueti ed umili

di cuore: "Discite a me, quia mitis sum, et humilis corde" (Matth. 11. 29). Molti sono umili di bocca, ma non di cuore. Dicono: "Io sono il peggiore di tutti: merito mille inferni". Ma poi se uno li riprende, o lor dice una parola che non piace, si voltano con superbia. Questi fanno come i ricci,6 che subito che son toccati, si fanno tutti spine. Ma come? voi dite che siete il peggiore di tutti e poi non potete soffrire una parola? Il vero umile, dice S. Bernardo,7 si stima vile e vuol essere riputato vile anche dagli altri.

Per I. dunque, se volete esser vero umile, quando ricevete qualche ammonizione, ricevetela con pace e ringraziate chi v'ammonisce.8 Dice il Grisostomo9 che il giusto, quando è corretto, si duole dell'errore commesso; ma il superbo si duole che sia conosciuto l'errore. I santi anche quando son incolpati a torto, non si difendono, se non quando la difesa è necessaria per evitare lo scandalo degli altri, altrimenti tacciono e tutto offeriscono a Dio.

Per 2. allorché ricevete qualche affronto, soffritelo con pazienza ed accrescete l'amore a chi vi disprezza. Questa è la pietra paragone per conoscere, se una persona è umile e santa. Se ella si risente, ancorché facesse miracoli, dite ch'è canna vacante. Dicea il Padre Baldassarre Alvarez10 che il tempo delle umiliazioni è tempo di guadagnare tesori di meriti. Guadagnerete più in ricever con pace un disprezzo, che se faceste dieci digiuni in pane ed acqua. Son buone le umiliazioni, che facciamo da per noi [davanti]11 agli altri, ma molto più vale l'accettar le umiliazioni che dagli altri vengono fatte a noi, perché in queste vi è meno del nostro, e vi è più di Dio; onde vi è assai maggior profitto, se lo sappiamo soffrire. Ma che sa fare un cristiano, se non sa soffrire un disprezzo per Dio? Quanti disprezzi Gesu-Cristo ha sofferti per noi? schiaffi, derisioni, flagelli, sputi in faccia? Eh se portassimo amore a Gesu-Cristo, non solo non faressimo12 risentimento negli affronti, ma ce ne compiaceressimo,13 vedendoci disprezzati, come fu disprezzato Gesu-Cristo.

Adesso probabilmente hai capito molto bene perché Dio non ti e non ci ascolta.

Perciò, da oggi invece di chiederci perché Dio non ci ascolta domandiamoci perché noi non lo ascoltiamo, cioè domandiamoci perché siamo poco obbedienti e poco umili...

1 commento:

  1. A mio modo di vedere don Tullio Rotondo non sà proprio quel che dice, e preciso che lo dico da cattolico. E il motivo è semplice: nonostante la nostra umiltà e santità non è detto che Dio ascolti sempre le nostre preghiere.
    Bisogna smetterla di inculcare nella gente idee del tipo "se Dio non ti ascolta è perché tu sei un peccatore". Dio non ascolta perchè Lui ne sa più di noi e vede più lontano di noi. Dobbiamo abituarci all'idea che Dio possa non ascotare le nostre preghiere e richieste di grazia.
    Una persona molto vicina a Dio chiede una grazia con preghiere, lacrime, suppliche, insistenza, digiuni a pane e acque ma la grazia non arriva; in questo caso di chi è la colpa? Dobbiamo smetterla di inculcare falsi sistemi nella mente della gente. Ad uno che dà tutto se stesso nella preghiera e nei sacrifici pur di ottenere quella grazia da Dio non puoi dirgli "Dio non ti ascota perchè sei un peccatore", perchè significa non aver capito nulla della dignità e della sofferenza umana. A uno che ha dato tutto quello che poteva pur di ottenere una grazia particolare da Dio non puoi dirgli "Dio non ti ascoltà perché sei un peccatore" perchè quella persona rischia seriamente di andarsi a sparare e farla finita. Almeno abbiate rispetto per la disperazione umana e non abbiate in voi la pretesa di fare come quei "sapientoni" che pretendevano di spiegare a Giobbe la sofferenza per poi ricevere un rimprovero pesantissimo da pare di Dio.

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