mercoledì 10 luglio 2019

Don Fabio Rosini - Le 7 parole - 6.TUTTO È COMPIUTO


6.TUTTO È COMPIUTO
Gv 19
Siamo arrivati alla sesta parola della passione di Gesù, ed è conseguente direttamente alla parola precedente. Dopo che Gesù ha detto “ho sete” gli viene dato l’aceto, e lui dice la parola seguente.
30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Noi qui abbiamo gli equilibrismi del traduttore, che deve muoversi all'interno di una serie di espressioni che non possono essere rese completamente alla lettera perché la lingua italiana non ha la capacità di fare ciò che fa il greco qui. Quando Gesù dice questa frase la vecchia traduzione diceva "tutto è compiuto", ed era un cercare di rendere fino in fondo l'espressione, ma era veramente allungare. C'è una sola parola lì, Gesù dice una sola parola lì. Un perfetto che viene dal verbo teleo, indica quando una cosa arriva al suo compimento, arriva al bersaglio, alla sua meta. Con il greco, con una sola parola si può dire questo: sono arrivato a compimento (addirittura sto usando quattro parole). La vecchia traduzione diceva: "tutto è compiuto", perché voleva dare questo senso insito nel verbo di voler arrivare al compimento. Ma qual era il problema di quella traduzione? Che sembrava che la cosa più importante fosse la conclusione. Cioè: tutto è compiuto, giochi finiti, basta, ci possiamo fermare qui. E infatti subito dopo muore. Non è esattamente questo il senso, infatti la nuova traduzione tenta di liberare da questo senso di chiusura che non è esatto, e la nuova traduzione mette due parole: è compiuto, con l'ausiliare per cercare di indicare il compimento. Tecnicamente dovrebbe essere un'espressione come compiuto, fatto, finito. Ma ancora una volta avremmo il rischio di dare un senso, il senso sarebbe "sono arrivato alla fine". Non è esatto: dovremmo poter dire: sono arrivato al fine. Cioè ho raggiunto lo scopo. Il tema non è "ho eseguito il compito", ma ho eseguito la cosa fino a raggiungere la meta. Dobbiamo capire che più che l'intenzione di sottolineare tutto ciò che c'è stato prima, viene sottolineato il momento. è come se l'esultanza di un goal, di un bersaglio, di una vittoria. Può sembrare assurdo, ma in questa parola c'è qualcosa di glorioso. Gesù esprime, anche se può sembrare assurdo, una gioia latente, la gioia di aver compiuto il piano del Padre, di mostrare quello che era venuto a fare, cioè fare fino in fondo la sua missione, eseguirla. Ecco, ora si può vedere! E questo è il preludio all'atto di reclinare il capo ed emettere lo spirito. Altro problema del traduttore, perché il verbo è donare, consegnare, emettere anche si può dire (anche se è un pochino povera come traduzione). Allora, è proprio il senso del dono e la parola è Spirito: è lo Spirito, è proprio lo Spirito Santo, è lo Spirito di Gesù, è lo Spirito del Figlio, lo Spirito verso il Padre, parliamo di una cosa nobile, non è semplicemente l'espettorazione del povero fiato che ancora resta nel corpo di questo condannato a morte. è anche questo, ma è molto di più! Dobbiamo comprendere questo: Gesù sta compiendo qualcosa che ha iniziato nel dialogo con Pilato alla fine del capitolo 18. Nel primo interrogatorio con Pilato lui dice: "Per questo io sono nato è per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità". Qui infatti mostra lo scopo, il fine. E quando Lui dice: ho compito il mio scopo, ho compito fino in fondo la mia missione, sono arrivato al bersaglio, Lui sta dando testimonianza alla Verità. Infatti poi seguirà a questo fatto la contemplazione: volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. Cioè, sarà mostrato in questo dono che fa Gesù di sé stesso il volto di Dio, e la manifestazione completa di Dio. Nei Vangeli sinottici noi vediamo che a quel punto, quando Gesù muore viene squarciato il velo del tempio, che vuol dire che viene tolta la cortina che separava e impediva l'accesso al segreto di Dio. Vuol dire che in quel momento non c'è più niente da scoprire perché il volto di Cristo crocifisso, il suo dono, il suo Amore, la sua obbedienza al Padre, la sua vita di Figlio fino all'ultimo istante, Figlio del Padre celeste di cui si è fidato e a cui ha obbedito: è questa la rivelazione di Dio stesso. Ecco: noi capiamo che qui c'è il tema di raggiungere il bersaglio. Infatti dobbiamo capire che questo è molto importante, noi non possiamo che avere una vita intenzionale. Illuminare i nostri scopi è illuminare il nostro cuore. Le nostre intenzioni sono il compimento del processo della consapevolezza che però conosce lì la molla reale degli atti, lì nascoste nelle parti intenzionali della nostra consapevolezza ci sono le mete, i moventi della nostra vita. Qual è il nostro scopo? Cioè Gesù dice: "Io ho raggiunto lo scopo". Questo era lo scopo. Arrivare fin qui, arrivare ad amare gli uomini fino a questo punto e donarvi tutto. A questo punto Lui mostra a noi qual è lo scopo della vita umana, qual è il fine dell'esistenza, perché viviamo, che cosa abbiamo da fare.

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