mercoledì 25 marzo 2009

Pilato ed il silenzio di Gesù


di Conf. Piero della Regina della Pace, Passionista

Lettura

Subito, di buon mattino, i capi dei sacerdoti con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio tennero consiglio e, fatto legare Gesù, lo condussero e consegnarono a Pilato. Pilato, allora, lo interrogò: “Sei tu il re dei Giudei ?”. Gli rispose: “Tu lo dici”. I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Perciò Pilato lo interrogò di nuovo dicendogli: “Non rispondi nulla ? Vedi di quante cose ti accusano ?”. Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato. (Marco 15,1 – 5).


Commento

Gli eventi che si stanno svolgendo in questa sequenza di Vangelo, seguono gli avvenimenti della notte, in cui Gesù è stato arrestato e già sottoposto al giudizio del sinedrio, con la condanna a morte.

Il mattino successivo, dopo che Gesù avrà trascorso la notte in carcere, è condotto dinanzi al governatore Pilato, questo perché intorno all’anno 6 d.C., al regno di Giuda era stata tolta la facoltà di mettere a morte i condannati.

Nella notte, Gesù nel processo dinanzi ai sacerdoti era stato condannato perché si era fatto Figlio di Dio, una bestemmia per i rappresentanti del tempio, quindi una motivazione religiosa; ma davanti a Pilato l’accusa cambia: Gesù è presentato non più come un bestemmiatore, ma come colui che si è autoeletto “Re dei giudei”, questo perché secondo la legislazione romana la bestemmia non era punibile di morte, quindi bisognava presentare un’accusa diversa, che facesse ottenere la condanna a morte di Gesù, ecco perché Pilato non chiede a Gesù: “Sei tu il figlio di Dio”, ma chiede: “Sei tu il re dei giudei?”. La motivazione non è più religiosa ma politica.

A sostenere l’accusa sono presenti le più alte cariche: sommi sacerdoti, anziani e scribi; essi non si accontentano di far accompagnare il prigioniero da soldati, ma essi stessi si muovono affinché quello che si presenta come Messia non eviti la morte.

Questa così alta rappresentanza delle istituzioni religiose avrà stupito persino Pilato: proprio Roma infatti era malvista da tutta la Giudea a causa dell’invasione, delle tasse, di aver imposto il suo diritto; e adesso stranamente si trova dinanzi le più alte cariche del popolo sottomesso che gli presentano un uomo che a loro dire contesta proprio Roma e che dice, sempre a parer loro: “Sobilla il popolo, proibisce di pagare le tasse a Roma”.

Pilato, che ha una lunga esperienza da soldato e da governatore, intuisce che c’è qualcosa di nascosto, che quel galileo che, ora si trova di fronte, mite, silenzioso, non può essere colpevole di quelle accuse, diffida così di ciò che gli viene raccontato, e lo interroga di persona per accertarsi la verità. Un po’ ironicamente, un po’ per verificare se quel galileo è un pericolo per Roma, chiede: “Sei tu il re dei giudei?”. Chissà, glielo avrà chiesto con un sorriso ironico, con gli occhi rivolti su di Lui, ma anche su quegli anziani che dietro il prigioniero, con gli occhi corrucciati attendono che Gesù si colpevolizzi da solo e terminare al più presto questa stancante procedura.

Gesù risponde e non risponde, dà a Pilato la stessa risposta data a Giuda qualche ora prima quando il traditore gli aveva chiesto: “Maestro, sono forse io (a tradirti)?” e Gesù gli rispose: “Tu l’hai detto”; così a Pilato alla sua domanda risponde: “Tu lo dici”. Come a Giuda, anche a Pilato Gesù dà la libertà di scegliere, con tu lo dici, Gesù invita colui che ha di fronte a far la sua parte, cioè a cercare la verità, non la vuole imporre Lui.

Pilato, capisce che quel re, senza soldati, non è un pericolo per lui. Il suo silenzio, le sue risposte su un Regno non di questa terra, lo tranquillizzano, non è un pericolo per Roma e neanche per il suo governo, questo gli basta!

Anzi, chiedendogli: “Non senti quante cose attestano contro di te”, pare consigliargli di difendersi da chi lo accusa, quasi lo esorta a mettersi in salvo. Proverà egli stesso in tre modi a salvarlo: prima mandandolo da quello che era il re dei giudei, Erode, nella speranza che lo dichiari lui innocente; poi nel più clamoroso ballottaggio della storia: il Figlio di Dio fatto uomo oppure Barabba il brigante; infine con la flagellazione, pensando così di poter calmare sia il popolo sia il potere religioso.

Ma al termine capitola lui stesso: o il galileo o la sua carriera e così davanti al popolo si lava le mani, proclamando alla storia l’innocenza di quello che un giorno gli era stato presentato come il re dei giudei.


Per meditare

Gesù, davanti a Pilato e a chi ti accusa, m’insegni a saper tacere. Il tuo silenzio qui, ha formato nei secoli a venire schiere di santi, che hanno imitato la tua mitezza di fronte alle accuse.

Santi che del silenzio ne hanno fatto il loro martirio; ma santi e sante anche vicino a noi: donne che dinanzi a soprusi di un marito-padrone hanno offerto nel silenzio la loro vita, imitandoti e pregandoti per la salvezza dello sposo; uomini e donne che per salvare il matrimonio, l’educazione dei figli, hanno taciuto nelle infedeltà subite; sacerdoti che hanno taciuto nelle critiche a loro mosse; madri che hanno taciuto dinanzi a figli irriconoscenti che le privavano dei loro beni: quanto questi ti sono simili!

Il tuo silenzio dinanzi a Pilato, questa vera scuola di virtù, ha impedito a chi ti ha imitato la rottura di amicizie, la separazione di legami. Questo avviene ora, proprio adesso accade.

In quel momento di tremenda umiliazione, udivi quelle voci urlanti che ti gettavano addosso tutto l’odio accumulato in tre anni: si è fatto Figlio di Dio, insegna a disobbedire la legge di Dio e di Cesare!

Pilato, ti chiede una sola parola per liberarti, ma ecco che accade, in quel momento il tuo pensiero corre a me, che nascerò tra 2.000 anni, e mi consegni la tua eredità: il silenzio, la sottomissione per Tuo amore.

Quel misterioso israelita che sta ritto di fronte a Pilato, che sopporta in silenzio le accuse, lo sorprende, ma non comprende che proprio in quel momento si sta portando a compimento la Redenzione, che le porte del cielo chiuse, serrate da Adamo con il peccato, si stanno di nuovo per aprire con il sangue di quel mite prigioniero.

Pilato suo malgrado, sentenzia con la condanna a morte, la fine del tempo antico e l’inizio del tempo nuovo. Se solo avesse compreso che anche per lui la salvezza era lì davanti, nell’apparenza di un galileo incatenato.

Questo contrasta con la società di oggi, dove chi urla di più, dove chi sa farsi valere, dove chi pensa a ottenere rispetto per i propri diritti in ogni caso pare aver ragione, Tu sembri insegnare un valore che appare non più valido, un valore sorpassato: quello del silenzio, della pazienza, del saper aspettare.

Pilato, giudice e governatore, abituato alle suppliche, a chi gli s’inginocchia davanti per ottenere dei favori, questa volta rimane meravigliato dinanzi a quel condannato così imponente nel suo silenzio e dignità, tanto che ne intuisce non solo l’innocenza ma la grandezza.

Che grande lezione questa: la pazienza ci ottiene più ascolto, ci fa raggiungere la verità, ci rende più credibili di tante parole.


Pensiero di San Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti

… sopra tutto sia mortificata nei suoi sentimenti, massime nella lingua e negli occhi, tenendoli ben custoditi. Attenda alla mortificazione delle passioni, massime quando si sente risentita. Stia in silenzio, non si lamenti mai, non si giustifichi mai e non si risenta mai, ponga in pratica queste due sillabe tanto preziose: patire e tacere. Questa è una strada e regola corta per essere presto santa e perfetta. (lettera ad una figlia spirituale del 7 dic. 1755).

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