mercoledì 4 marzo 2009

Gli Stati Uniti verso la maternità estetica: la nuova frontiera dell'eugenetica


Diceva Benedetto XVI ai partecipanti all'ultimo Congresso Scientifico Internazionale promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita:

È necessario ribadire che l'uomo sarà sempre più grande di tutto ciò che forma il suo corpo; egli, infatti, porta con sé la forza del pensiero, che è sempre tesa alla verità su di sé e sul mondo. Ritornano, cariche di significato, le parole di un grande pensatore che fu anche valente scienziato, Blaise Pascal:
"L'uomo non è che un giunco, il più debole nella natura, ma è un giunco pensante. Non occorre che l'universo intero si armi per schiacciarlo; un vapore, una goccia d'acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand'anche l'universo intero lo schiacciasse, l'uomo sarebbe pur sempre più nobile di ciò che lo uccide, perché egli sa di morire e conosce la superiorità che l'universo ha su di lui; l'universo invece non ne sa nulla" (Pensieri, 347).

Ogni essere umano, dunque, è molto di più di una singolare combinazione di informazioni genetiche che gli vengono trasmesse dai genitori. La generazione di uomo non potrà mai essere ridotta a una mera riproduzione di un nuovo individuo della specie umana, così come avviene con un qualunque animale. Ogni apparire nel mondo di una persona è sempre una nuova creazione. Lo ricorda con profonda sapienza la parola del Salmo: "Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre... Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto" (139,13.15).
[...]
(Oggi) non vengono riproposte ideologie eugenetiche e razziali che in passato hanno umiliato l'uomo e provocato sofferenze immani, ma si insinua una nuova mentalità che tende a giustificare una diversa considerazione della vita e della dignità personale fondata sul proprio desiderio e sul diritto individuale.

Si tende, quindi, a privilegiare le capacità operative, l'efficienza, la perfezione e la bellezza fisica a detrimento di altre dimensioni dell'esistenza non ritenute degne. Viene così indebolito il rispetto che è dovuto a ogni essere umano, anche in presenza di un difetto nel suo sviluppo o di una malattia genetica che potrà manifestarsi nel corso della sua vita, e sono penalizzati fin dal concepimento quei figli la cui vita è giudicata come non degna di essere vissuta.

È necessario ribadire che ogni discriminazione esercitata da qualsiasi potere nei confronti di persone, popoli o etnie sulla base di differenze riconducibili a reali o presunti fattori genetici è un attentato contro l'intera umanità.
[...]
Se l'uomo viene ridotto ad oggetto di manipolazione sperimentale fin dai primi stadi del suo sviluppo, ciò significa che le biotecnologie mediche si arrendono all'arbitrio del più forte. La fiducia nella scienza non può far dimenticare il primato dell'etica quando in gioco vi è la vita umana.


Parole profetiche ed inascoltate, a quanto pare.

Accade infatti che in nome del dio-scienza si stiano pianificando veri e propri abomini permettendo così ad una nuova e quantomai distruttiva mentalità eugenetica di prendere sempre più piede.
In tempi in cui il mondo laico alza polveroni sulla Shoah richiamando alla mente gli orrori del nazismo, una buona parte dell'opinione pubblica anestetizzata dalle chiacchiere degli abili e logorroici anticristi contemporanei, sembra essersi completamente dimenticata dei rischi della mostruosa selezione genetica.

La società edonistica lo impone: non si possono ammettere errori, non c'è spazio per la bruttezza, la malattia e la sofferenza...perchè interrogherebbero troppo la coscienza, perchè richiamerebbero alla mente troppe domande, facendo emergere prepotentemente il rischio di dover credere ad una eternità, mettendo in discussione perfino la propria fede nel nulla!

Bene cari fratelli e sorelle, volete sapere qual'è ultima frontiera della mercificazione dell'uomo edonistico?

Il bebè su misura...

Indovinate in che Paese inizierà la brutale pratica della maternità estetica?
Ovviamente negli Stati Uniti "dell'amico dei bambini" Obama.

Un caso, vero?


«Biondo e full optional»: il bebè si ordina su misura

tratto da Il Giornale

Sembra che una clinica statunitense, la Fertility Institute di Los Angeles, specializzata in gravidanze artificiali, si stia indirizzando verso la «maternità estetica», ovvero il nascituro secondo i gusti dei genitori.

Lo vorremmo biondo, lo vorremmo bruno, di carnagione chiara, gli occhi azzurri oppure verdi, cose così, insomma... Nel giro di un anno, promette il dottor Jeff Steinberg, fondatore della clinica in questione, il primo bambino «su misura» potrebbe essere pronto, e il condizionale è d’obbligo perché, stando sempre alle sue dichiarazioni, «il risultato non è certo» e magari tu avevi ordinato una bambina mora e ti ritrovi un maschietto albino... Ma, si sa, il cammino della scienza è fatto di esperimenti, e poi un dottore non è mica il padreterno.

Dalle notizie di agenzia, la tecnica di base per arrivare al «prefabbricato» non sarebbe nuova: si chiama Pgd, diagnosi genetica pre-impianto, e permette di prelevare alcune cellule dagli embrioni già fecondati, ma non ancora impiantati nell’utero e analizzarne il profilo cromosomico alla ricerca delle indicazioni dei geni. Nel caso in questione, par di capire, la possibile selezione non verrebbe fatta in funzione della sanità dell’embrione, ma sulla base del sesso o dei colori e ci fermiamo qui perché la scienza non è il nostro forte, fatichiamo a districarci fra cellule, cromosomi eccetera e scrivendo ci siamo già addormentati.

Dice il dottor Steinberg che è «tempo di estrarre la testa da sotto la sabbia e avventurarci su vie inesplorate. Non si tratta di una strada pericolosa, ma piuttosto di un sentiero non ancora battuto, a lungo ignorato dalla scienza», e sarà senz’altro vero. Solo che, si sa come si comincia e non si sa mai dove si andrà a finire e spesso lo spirito faustiano che anima gli scienziati fa venire in mente quella battuta di Woody Allen: «Ogni volta che sento la musica di Wagner mi viene voglia di invadere la Polonia».

Una delle poche gioie dell’invecchiare consiste nel sapere che non vedremo che cosa la modernità ha in serbo per il futuro: liofilizzati al posto degli agnolotti di nostra madre, spiagge e mari artificiali al posto di quelli veri, novantenni con le facce da ventenni, bambini selezionati, appunto, come quando si va dal concessionario auto: me lo faccia con la testa-tettuccio apribile, cerco il modello con gobba-zainetto incorporato, lo vorrei con entrambi i sessi, è più pratico, è possibile ordinarne uno che sappia già parlare inglese appena nato?

Si dirà che si esagera e che in noi alberghi lo spirito reazionario di chi pensa che il progresso sia sempre e comunque un regresso... Abituati alle critiche ci prenderemo anche questa senza protestare, ma è chiaro che il discorso, se si avesse veramente la voglia di affrontarlo, è più complesso e ha a che fare con un’idea della vita dalla quale l’uno dopo l’altro vorremmo far scomparire quegli elementi che in fondo le davano un senso: lo scontro fra le proprie ambizioni e aspirazioni e i nostri limiti, l’esaltazione spesso delle nostre imperfezioni, che divenivano un modo d’essere e di comportarsi, l’innamorarsi di chi solo ai nostri occhi era la perfezione fatta femmina, l’invecchiare, il soffrire e naturalmente il morire.

Ciò che sempre più si impone è una logica dei desideri e dei diritti in cui non c’è solo spazio per quello, non si sa se più pretestuoso, presuntuoso o ridicolo, che ci vorrebbe felici per decreto-legge, ma una sorta di imperativo categorico grazie al quale essere preservati dal male, dal brutto, dalle responsabilità, dai doveri. Dall’accettare e amare un figlio, insomma, per quello che è...

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