Dagli Esercizi spirituali di s. Ignazio di Loyola
[314] 1 La prima regola. Nelle persone che vanno di peccato mortale in peccato mortale suole comunemente il nemico proporre piaceri apparenti, facendo immaginare diletti e piaceri sensualia,
2 per meglio mantenerle e farle crescere nei loro vizi e peccati;
3 in tali persone lo spirito buono usa modo contrario, pungendole e rimordendo la loro coscienza il richiamo della ragione .
a 35.
[315] 1 La seconda. Nelle persone che vanno intensamente purificandosi dai loro peccati e crescendo nel servizio di Dio nostro Signore di bene in meglioa, avviene il contrario che nella prima regola;
2 perché allora è proprio del cattivo spirito mordere, rattristare e porre impedimenti, inquietando con false ragionib, perché non si vada avanti;
3 è proprio del buono spiritoc dare coraggio e forze, consolazioni, lacrime, ispirazioni e quiete, facilitando e togliendo tutti gli impedimenti, perché nel bene operare si proceda avantid.
a 23,7. 97. 109,2. 152. 155,1-2. 331,2. 335,1; b 9. 329,2. 332. 347; c 329; d 6. 17,2. 61,3. 335.
[316] 1 La terza, sulla consolazione spirituale. Chiamo consolazione quando nell'anima si produce qualche mozione interiore, con la quale l'anima viene a infiammarsi nell'amore del suo Creatore e Signorea;
2 e, di conseguenza quando nessuna cosa creata sulla faccia della terra può amare in sé ma solo nel Creatore di tutteb.
3 Così pure quando versa lacrime che muovono all'amore del suo Signore, ora per il dolore dei suoi peccati, ora della passione di Cristo nostro Signore, ora di altre cose direttamente ordinate al suo servizio e lodec.
4 Finalmente, chiamo consolazione ogni aumento di speranza, fede e caritàd e ogni letiziae interna che chiama e attrae alle cose celestif e alla salvezza della propria anima, quietandola e pacificandola nel suo Creatore e Signoreg.
a 15,3-4. 20,9. 330,1; b 233. 322; c 48,2-3. 55. 87. 193. 203; d 320; e 221; f 329,1; g 322. 335.
[317] 1 La quarta, sulla desolazione spirituale. Chiamo desolazione tutto il contrario della terza regola,
2 ad esempio oscurità dell'anima, turbamento in essaa, mozione verso le cose basse e terrene, inquietudine da agitazioni e tentazioni diverseb,
3 che portano a sfiducia, senza speranza, senza amore, e la persona si trova tutta pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore.
4 Come infatti la consolazione è contraria alla desolazione, alla stessa maniera i pensieri che sorgono dalla consolazione sono contrari ai pensieri che sorgono dalla desolazionec.
a 140. 329,1; b 320. 333,2-4; c 17,2. 333.
[318] 1 La quinta. In tempo di desolazione non si deve mai fare mutamentoa ma restare fermo e costante nei propositi e nella determinazione in cui si stava nel giorno precedente a tale desolazione, o nella determinazione in cui si stava nell'antecedente consolazioneb.
2 Come infatti nella consolazione ci guida e consiglia di più il buono spirito, così nella desolazione il cattivo, con i cui consigli non possiamo prendere la giusta stradac.
a 319; b 325; c 17,2. 213. 336,6.
[319] 1 La sesta. Dato che nella desolazione non dobbiamo cambiare i primi propositia, giova molto cambiare intensamenteb se stessi contro la stessa desolazione;
2 per esempio insistendo di più nella preghiera, meditazione, esaminandosi moltoc e dando maggior spazio alla penitenza in modo opportunod.
a 318,1; b 13,2. 16,2. 157. 168. 199. 217,3. 325,5. 359. 351; c 334; d 87. 89.
[320] 1 La settima. Chi sta in desolazione consideri come il Signore per provarlo lo abbia lasciato alle sue capacitàa naturali, perché resista alle varie agitazioni e tentazioni del nemicob;
2 lo può infatti, con l'aiuto divino che sempre gli resta, anche se chiaramente non lo senta,
3 perché il Signore gli ha sottratto il suo molto fervore, grande amorec e grazia intensad, lasciandogli tuttavia grazia sufficientee per la salvezza eterna.
a 322. 324; b 317; c 315,3; d 322; e 334,2.
[321] 1 L'ottava. Chi sta in desolazione si sforzi di stare nella pazienza che è contraria alle vessazioni che gli vengono,
2 e pensi che sarà presto consolatoa, se mette in pratica le misure contro tale desolazione, come indicato nella sesta regolab.
a 7. 324; b 319.
[322] 1 La nona. Tre sono le cause principali per cui ci troviamo desolati:
1 la prima è perché siamo tiepidi, pigri o negligenti nei nostri esercizi spirituali, e così per le nostre colpe la consolazione spirituale si allontana da noia;
2 la seconda, per farci provare quanto valiamo e quanto avanziamo nel suo servizio e lode, senza tanto sostegno di consolazioni e grandi grazieb.
3 la terza, per darci vera nozione e conoscenza, affinché sentiamo intimamente che non dipende da noi procurare o conservare grande devozione, amore intenso, lacrime, né alcun'altra consolazione spiritualec, ma che tutto è dono e grazia di Dio nostro Signore;
4 e affinché non poniamo nido in casa altrui, elevando il nostro intelletto in qualche superbia o vanagloria, attribuendo a noi stessi la devozione o le altre parti della consolazione spirituale.
a 6. 320; b 320. 324; c 316.
[323] La decima. Chi sta nella consolazione pensi come si troverà nella desolazione che dopo verrà e attinga nuove forze per allora.
[324] 1 L'undicesima. Chi sta consolato procuri di umiliarsi e abbassarsi quanto puòa, pensando quanto poco vale in tempo di desolazione senza tale grazia o consolazioneb.
2 Al contrario, chi sta nella desolazione pensi che con la grazia sufficientec può fare molto per resistere a tutti i suoi nemici, attingendo forze nel suo Creatore e Signored.
a 165,1; b 320. 322; c 320; d 7. 321.
[325] 1 La dodicesima. Il nemico agisce come una donna (malvagia): è debole di fronte alla forza e forte se la si lascia fare.
2 Come infatti è proprio della donna, quando litiga con qualche uomo, perdersi d'animo e darsi alla fuga quando l'uomo le mostra viso duro;
3 e al contrario, se l'uomo comincia a fuggire e perdersi d'animo, l'ira, vendetta e ferocia della donna sono molto grandi e tanto smisurate,
4 alla stessa maniera è proprio del nemico fiaccarsi e perdersi d'animo e si dileguano le sue tentazioni
5 quando la persona che si esercita nelle cose spirituali affronta impavida le tentazioni del nemico, facendo diametralmente l'oppostoa ;
6 e, al contrario, se la persona che si esercita comincia ad avere paura e perdersi d'animob nel sopportare le tentazioni,
7 non c'è bestia tanto feroce sopra la faccia della terra come lo è il nemico della natura umanac nel perseguire la sua dannata intenzione con tanto grande maliziad.
a 13,2. 16. 97. 157. 168. 199. 217,3. 319. 325,5. 350. 351; b 318; c 135,5. 326,4-6. 327. 333,2-4; d 331,3. 332. 334,3.
[326] 1 La tredicesima. Parimenti si comporta come falso innamorato che desideri restare nascosto e non scoperto.
2 Come infatti quando un uomo falso e male intenzionato corteggia la figlia di un buon padre o la moglie di un buon marito, vuole che le sue parole e suasioni restino segrete,
3 e al contrario gli dispiace molto se la figlia al padre o la moglie al marito scopre le sue vane parole e l'intenzione depravata, perché facilmente si rende conto che non potrà riuscire con l'impresa cominciata,
4 alla stessa maniera, quando il nemico della natura umanaa presenta le sue astuzie e suasioni all'anima retta, vuole e desidera che siano ricevute e tenute in segreto,
5 quando la persona le rivela al suo buon confessoreb, o ad altra persona spirituale che conosca i suoi inganni e malizie, molto gli dispiace,
6 perché si rende conto che non potrà riuscire nella malizia cominciata, essendo stati scoperti i suoi evidentic inganni .
a 135,5. 136. 327. 333,2-4; b 17,2; c 332. 334,4.
[327] 1 La quattordicesima. Similmente si comporta come un capoa che vuole vincere e razziare quello che desidera.
2 Come infatti un capitano e comandante del campob, dopo aver piantato il suo accampamento, osservando le forze o posizione di un castello, lo attacca dalla parte più debole,
3 alla stessa maniera il nemico della natura umanac, circuendo, osserva da ogni parte le nostre virtù teologali, cardinali e morali,
4 e dove ci trova più deboli e più bisognosi per la nostra salvezza eterna, da lì ci attacca e procura di prendercid.
[MEDITAZIONE SULLE DUE BANDIERE]
2 La solita preghiera preparatoria b.
a 135,5. 325,7. 327; b46.
[137] Il primo preludio è la storia. Sarà qui come Cristo chiama e vuole tuttia sotto la sua bandiera e Lucifero al contrario sotto la sua.
a 95,3.
[138] 1 Il secondo: composizione vedendo il luogo. Sarà qui vedere di tutta quella regione di Gerusalemme come un grande campoa, dove il sommo capitano generale dei buoni è Cristo nostro Signore;
2 e nella regione di Babilonia com'è l'altro campo, dove il capo dei nemici è Lucifero.
a 140. 144. 327.
[139] 1. Il terzo: chiedere quello che voglio. Sarà qui chiedere conoscenza degli inganni del cattivo capo e aiuto per guardarmene;
2 e conoscenza della vita vera cheil sommo e vero capitanoa indica e grazia per imitarlob.
a 313-336; b 104.
[140] Il primo punto è immaginare il capo di tutti i nemicia come se sedesse in una grande cattedra di fuoco e di fumo, in quel grande campob di Babilonia, con aspetto orribile e spaventosoc.
a 327; b 138. 144. 327; c 329,1. 333,2-4. 349,2-3.
[141] 1 Il secondo, considerare come fa appello a innumerevoli demoni, e come li sparge gli uni in questa città, gli altri in un'altra città
2 e così per tutto il mondo, non tralasciando province, luoghi, stati, né persona alcuna in particolare.
[142] 1 Il terzo, considerare il discorso che fa loro, e come li ammonisce perché gettino reti e catene.
2 Innanzitutto devono tentare con la cupidigia delle ricchezze, come avviene nella maggior parte dei casi , perché più facilmente giungano a vano onore del mondo, e poi a grande superbia;
3 di modo che il primo gradino sia quello delle ricchezze, il secondo quello dell'onore e il terzo quello della superbia, e da questi tre gradini induce a tutti gli altri vizi.
[143] Così al contrario si deve immaginare del sommo e vero capitano, che è Cristo nostro Signore.
[144] Il primo punto è considerare come Cristo nostro Signore si pone in un grande campoa di quella regione di Gerusalemme, in luogo umile, bello e grazioso .
a 138. 140. 327.
[145] Il secondo, considerare come il Signore di tutto il mondo sceglie tante persone, apostoli, discepoli, ecc., e li invia per tutto il mondo a spargere la sua sacra dottrina tra persone di ogni stato e condizionea.
a85,4. 102.
[146] 1 Il terzo, considerare il discorso che Cristo nostro Signore fa a tutti i suoi servi e amici, che invia per tale missione ,
2 raccomanda loro di volere aiutare tuttia portandoli: primo, a somma povertà spirituale
3 e, se sua divina maestà fosse servita e li volesse eleggereb, non meno alla povertà attuale;
4 secondo, al desiderio di ignominie e disprezzic, perché da queste due cose deriva l'umiltà;
5 di modo che tre siano i gradini: il primo, povertà contro la ricchezza; il secondo, ignominia o disprezzo contro l'onore mondano; il terzo, umiltà contro la superbia;
6 e da questi tre gradini inducano a tutte le altre virtù.
a 98; b135,3. 147. 157. 168. c 98. 116. 167.
[147] 1 Un colloquio con nostra Signora perché mi ottenga da suo Figlio e Signore la grazia di essere ricevuto sotto la sua bandiera :
2 primo, in somma povertà spirituale e non meno nella povertà attuale, se sua divina maestà fosse servita e mi volesse scegliere e ricevere;
3 secondo, nel sopportare ignominie e ingiurie, per più imitarlo in essi , purché possa sopportarli senza peccato di persona alcuna né dispiacere di sua divina maestàb; e con questo un'Ave Maria.
4 Secondo colloquio. Chiedere le stesse cose al Figlio, perché me l'ottenga dal Padre; e con questo dire Anima Christi.
5 Terzo colloquio. Chiedere altrettanto al Padre, perché me lo conceda; e dire un Pater noster.
D. Tullio
[314] 1 La prima regola. Nelle persone che vanno di peccato mortale in peccato mortale suole comunemente il nemico proporre piaceri apparenti, facendo immaginare diletti e piaceri sensualia,
2 per meglio mantenerle e farle crescere nei loro vizi e peccati;
3 in tali persone lo spirito buono usa modo contrario, pungendole e rimordendo la loro coscienza il richiamo della ragione .
a 35.
[315] 1 La seconda. Nelle persone che vanno intensamente purificandosi dai loro peccati e crescendo nel servizio di Dio nostro Signore di bene in meglioa, avviene il contrario che nella prima regola;
2 perché allora è proprio del cattivo spirito mordere, rattristare e porre impedimenti, inquietando con false ragionib, perché non si vada avanti;
3 è proprio del buono spiritoc dare coraggio e forze, consolazioni, lacrime, ispirazioni e quiete, facilitando e togliendo tutti gli impedimenti, perché nel bene operare si proceda avantid.
a 23,7. 97. 109,2. 152. 155,1-2. 331,2. 335,1; b 9. 329,2. 332. 347; c 329; d 6. 17,2. 61,3. 335.
[316] 1 La terza, sulla consolazione spirituale. Chiamo consolazione quando nell'anima si produce qualche mozione interiore, con la quale l'anima viene a infiammarsi nell'amore del suo Creatore e Signorea;
2 e, di conseguenza quando nessuna cosa creata sulla faccia della terra può amare in sé ma solo nel Creatore di tutteb.
3 Così pure quando versa lacrime che muovono all'amore del suo Signore, ora per il dolore dei suoi peccati, ora della passione di Cristo nostro Signore, ora di altre cose direttamente ordinate al suo servizio e lodec.
4 Finalmente, chiamo consolazione ogni aumento di speranza, fede e caritàd e ogni letiziae interna che chiama e attrae alle cose celestif e alla salvezza della propria anima, quietandola e pacificandola nel suo Creatore e Signoreg.
a 15,3-4. 20,9. 330,1; b 233. 322; c 48,2-3. 55. 87. 193. 203; d 320; e 221; f 329,1; g 322. 335.
[317] 1 La quarta, sulla desolazione spirituale. Chiamo desolazione tutto il contrario della terza regola,
2 ad esempio oscurità dell'anima, turbamento in essaa, mozione verso le cose basse e terrene, inquietudine da agitazioni e tentazioni diverseb,
3 che portano a sfiducia, senza speranza, senza amore, e la persona si trova tutta pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore.
4 Come infatti la consolazione è contraria alla desolazione, alla stessa maniera i pensieri che sorgono dalla consolazione sono contrari ai pensieri che sorgono dalla desolazionec.
a 140. 329,1; b 320. 333,2-4; c 17,2. 333.
[318] 1 La quinta. In tempo di desolazione non si deve mai fare mutamentoa ma restare fermo e costante nei propositi e nella determinazione in cui si stava nel giorno precedente a tale desolazione, o nella determinazione in cui si stava nell'antecedente consolazioneb.
2 Come infatti nella consolazione ci guida e consiglia di più il buono spirito, così nella desolazione il cattivo, con i cui consigli non possiamo prendere la giusta stradac.
a 319; b 325; c 17,2. 213. 336,6.
[319] 1 La sesta. Dato che nella desolazione non dobbiamo cambiare i primi propositia, giova molto cambiare intensamenteb se stessi contro la stessa desolazione;
2 per esempio insistendo di più nella preghiera, meditazione, esaminandosi moltoc e dando maggior spazio alla penitenza in modo opportunod.
a 318,1; b 13,2. 16,2. 157. 168. 199. 217,3. 325,5. 359. 351; c 334; d 87. 89.
[320] 1 La settima. Chi sta in desolazione consideri come il Signore per provarlo lo abbia lasciato alle sue capacitàa naturali, perché resista alle varie agitazioni e tentazioni del nemicob;
2 lo può infatti, con l'aiuto divino che sempre gli resta, anche se chiaramente non lo senta,
3 perché il Signore gli ha sottratto il suo molto fervore, grande amorec e grazia intensad, lasciandogli tuttavia grazia sufficientee per la salvezza eterna.
a 322. 324; b 317; c 315,3; d 322; e 334,2.
[321] 1 L'ottava. Chi sta in desolazione si sforzi di stare nella pazienza che è contraria alle vessazioni che gli vengono,
2 e pensi che sarà presto consolatoa, se mette in pratica le misure contro tale desolazione, come indicato nella sesta regolab.
a 7. 324; b 319.
[322] 1 La nona. Tre sono le cause principali per cui ci troviamo desolati:
1 la prima è perché siamo tiepidi, pigri o negligenti nei nostri esercizi spirituali, e così per le nostre colpe la consolazione spirituale si allontana da noia;
2 la seconda, per farci provare quanto valiamo e quanto avanziamo nel suo servizio e lode, senza tanto sostegno di consolazioni e grandi grazieb.
3 la terza, per darci vera nozione e conoscenza, affinché sentiamo intimamente che non dipende da noi procurare o conservare grande devozione, amore intenso, lacrime, né alcun'altra consolazione spiritualec, ma che tutto è dono e grazia di Dio nostro Signore;
4 e affinché non poniamo nido in casa altrui, elevando il nostro intelletto in qualche superbia o vanagloria, attribuendo a noi stessi la devozione o le altre parti della consolazione spirituale.
a 6. 320; b 320. 324; c 316.
[323] La decima. Chi sta nella consolazione pensi come si troverà nella desolazione che dopo verrà e attinga nuove forze per allora.
[324] 1 L'undicesima. Chi sta consolato procuri di umiliarsi e abbassarsi quanto puòa, pensando quanto poco vale in tempo di desolazione senza tale grazia o consolazioneb.
2 Al contrario, chi sta nella desolazione pensi che con la grazia sufficientec può fare molto per resistere a tutti i suoi nemici, attingendo forze nel suo Creatore e Signored.
a 165,1; b 320. 322; c 320; d 7. 321.
[325] 1 La dodicesima. Il nemico agisce come una donna (malvagia): è debole di fronte alla forza e forte se la si lascia fare.
2 Come infatti è proprio della donna, quando litiga con qualche uomo, perdersi d'animo e darsi alla fuga quando l'uomo le mostra viso duro;
3 e al contrario, se l'uomo comincia a fuggire e perdersi d'animo, l'ira, vendetta e ferocia della donna sono molto grandi e tanto smisurate,
4 alla stessa maniera è proprio del nemico fiaccarsi e perdersi d'animo e si dileguano le sue tentazioni
5 quando la persona che si esercita nelle cose spirituali affronta impavida le tentazioni del nemico, facendo diametralmente l'oppostoa ;
6 e, al contrario, se la persona che si esercita comincia ad avere paura e perdersi d'animob nel sopportare le tentazioni,
7 non c'è bestia tanto feroce sopra la faccia della terra come lo è il nemico della natura umanac nel perseguire la sua dannata intenzione con tanto grande maliziad.
a 13,2. 16. 97. 157. 168. 199. 217,3. 319. 325,5. 350. 351; b 318; c 135,5. 326,4-6. 327. 333,2-4; d 331,3. 332. 334,3.
[326] 1 La tredicesima. Parimenti si comporta come falso innamorato che desideri restare nascosto e non scoperto.
2 Come infatti quando un uomo falso e male intenzionato corteggia la figlia di un buon padre o la moglie di un buon marito, vuole che le sue parole e suasioni restino segrete,
3 e al contrario gli dispiace molto se la figlia al padre o la moglie al marito scopre le sue vane parole e l'intenzione depravata, perché facilmente si rende conto che non potrà riuscire con l'impresa cominciata,
4 alla stessa maniera, quando il nemico della natura umanaa presenta le sue astuzie e suasioni all'anima retta, vuole e desidera che siano ricevute e tenute in segreto,
5 quando la persona le rivela al suo buon confessoreb, o ad altra persona spirituale che conosca i suoi inganni e malizie, molto gli dispiace,
6 perché si rende conto che non potrà riuscire nella malizia cominciata, essendo stati scoperti i suoi evidentic inganni .
a 135,5. 136. 327. 333,2-4; b 17,2; c 332. 334,4.
[327] 1 La quattordicesima. Similmente si comporta come un capoa che vuole vincere e razziare quello che desidera.
2 Come infatti un capitano e comandante del campob, dopo aver piantato il suo accampamento, osservando le forze o posizione di un castello, lo attacca dalla parte più debole,
3 alla stessa maniera il nemico della natura umanac, circuendo, osserva da ogni parte le nostre virtù teologali, cardinali e morali,
4 e dove ci trova più deboli e più bisognosi per la nostra salvezza eterna, da lì ci attacca e procura di prendercid.
[MEDITAZIONE SULLE DUE BANDIERE]
2 La solita preghiera preparatoria b.
a 135,5. 325,7. 327; b46.
[137] Il primo preludio è la storia. Sarà qui come Cristo chiama e vuole tuttia sotto la sua bandiera e Lucifero al contrario sotto la sua.
a 95,3.
[138] 1 Il secondo: composizione vedendo il luogo. Sarà qui vedere di tutta quella regione di Gerusalemme come un grande campoa, dove il sommo capitano generale dei buoni è Cristo nostro Signore;
2 e nella regione di Babilonia com'è l'altro campo, dove il capo dei nemici è Lucifero.
a 140. 144. 327.
[139] 1. Il terzo: chiedere quello che voglio. Sarà qui chiedere conoscenza degli inganni del cattivo capo e aiuto per guardarmene;
2 e conoscenza della vita vera cheil sommo e vero capitanoa indica e grazia per imitarlob.
a 313-336; b 104.
[140] Il primo punto è immaginare il capo di tutti i nemicia come se sedesse in una grande cattedra di fuoco e di fumo, in quel grande campob di Babilonia, con aspetto orribile e spaventosoc.
a 327; b 138. 144. 327; c 329,1. 333,2-4. 349,2-3.
[141] 1 Il secondo, considerare come fa appello a innumerevoli demoni, e come li sparge gli uni in questa città, gli altri in un'altra città
2 e così per tutto il mondo, non tralasciando province, luoghi, stati, né persona alcuna in particolare.
[142] 1 Il terzo, considerare il discorso che fa loro, e come li ammonisce perché gettino reti e catene.
2 Innanzitutto devono tentare con la cupidigia delle ricchezze, come avviene nella maggior parte dei casi , perché più facilmente giungano a vano onore del mondo, e poi a grande superbia;
3 di modo che il primo gradino sia quello delle ricchezze, il secondo quello dell'onore e il terzo quello della superbia, e da questi tre gradini induce a tutti gli altri vizi.
[143] Così al contrario si deve immaginare del sommo e vero capitano, che è Cristo nostro Signore.
[144] Il primo punto è considerare come Cristo nostro Signore si pone in un grande campoa di quella regione di Gerusalemme, in luogo umile, bello e grazioso .
a 138. 140. 327.
[145] Il secondo, considerare come il Signore di tutto il mondo sceglie tante persone, apostoli, discepoli, ecc., e li invia per tutto il mondo a spargere la sua sacra dottrina tra persone di ogni stato e condizionea.
a85,4. 102.
[146] 1 Il terzo, considerare il discorso che Cristo nostro Signore fa a tutti i suoi servi e amici, che invia per tale missione ,
2 raccomanda loro di volere aiutare tuttia portandoli: primo, a somma povertà spirituale
3 e, se sua divina maestà fosse servita e li volesse eleggereb, non meno alla povertà attuale;
4 secondo, al desiderio di ignominie e disprezzic, perché da queste due cose deriva l'umiltà;
5 di modo che tre siano i gradini: il primo, povertà contro la ricchezza; il secondo, ignominia o disprezzo contro l'onore mondano; il terzo, umiltà contro la superbia;
6 e da questi tre gradini inducano a tutte le altre virtù.
a 98; b135,3. 147. 157. 168. c 98. 116. 167.
[147] 1 Un colloquio con nostra Signora perché mi ottenga da suo Figlio e Signore la grazia di essere ricevuto sotto la sua bandiera :
2 primo, in somma povertà spirituale e non meno nella povertà attuale, se sua divina maestà fosse servita e mi volesse scegliere e ricevere;
3 secondo, nel sopportare ignominie e ingiurie, per più imitarlo in essi , purché possa sopportarli senza peccato di persona alcuna né dispiacere di sua divina maestàb; e con questo un'Ave Maria.
4 Secondo colloquio. Chiedere le stesse cose al Figlio, perché me l'ottenga dal Padre; e con questo dire Anima Christi.
5 Terzo colloquio. Chiedere altrettanto al Padre, perché me lo conceda; e dire un Pater noster.
D. Tullio
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