martedì 3 marzo 2009

Vittime del regime comunista


tratto da Il Timone

Teodor Romza
era un giovane vescovo ucraino, ucciso a 36 anni dai comunisti per odio a Dio e alla Chiesa. Il suo martirio sembra "riciclato sulla falsariga di un film dei terrore", scrive L’Osservatore Romano del 13 gennaio.

Ecco i fatti. Il 27 ottobre 1947, Romza tornava da Lavki dove aveva consacrato una chiesa, in compagnia di due sacerdoti e due chierici. La carrozzella sulla quale viaggiavano fu investita da un autocarro carico di soldati. Si voleva far passare la morte del prelato per un incidente. La carrozzella venne distrutta, ma Romza e i suoi compagni ne uscirono illesi. A quel punto, i soldati, muniti di spranghe, li massacrarono di botte, lasciandoli esanimi e credendoli morti. Alcuni passanti soccorsero Romza e lo portarono all’ospedale di Mukacheve. Sacerdoti e chierici vennero dimessi; Romza, invece, le cui ferite erano più gravi, dovette rimanere ricoverato.

Le sue condizioni migliorarono ma ecco che le suore basiliane che lo assistevano vennero improvvisamente allontanate e sostituite da un’infermiera "di fiducia" del regime comunista. Il 1º novembre 1947 l’infermiera lo avvelenò con il gas.

Morì dicendo: "O Gesù...".

Che dire? Sono molti a pretendere scuse dalla Chiesa, ma per questo martire della fede, come per milioni di altri, ancora nessuno ha chiesto scusa alla Chiesa.

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