venerdì 4 giugno 2010

Il miracolo di Gaia, nata dalla mamma in coma


di Cristiano Gatti

tratto da Il Giornale.it

Piccola, per una volta il vorace mondo dell’informazione ha scelto un nome di fantasia per proteggerti da troppa curiosità. Hanno scelto Gaia, ma potrebbe essere Cocciuta, Valorosa, Eroica. Io sceglierei Benedetta, perchè la tua storia così breve e già così incredibile non può che essere segnata dall’alto. Ma ovviamente l’unico nome che conti davvero, che ti accompagnerà lungo i sentieri della vita, è quello deciso dal tuo papà e dai tuoi tre fratellini. Forse, è quello che aveva già scelto la tua mamma. Lo strazio è che proprio lei non potrà mai usarlo, per cullarti e per consolarti. Non potrai mai sentirlo dalla sua viva voce, suono unico e inconfondibile, che riconosceresti tra milioni e miliardi di suoni, fino all’ultimo dei giorni.

Benedetta, la tua mamma non ha più voce per chiamarti, non ha più udito per sentirti, non ha più vista per vederti. Ma è bello pensare che abbia ancora cuore, un grande cuore di madre, per starti comunque vicina. In un altro modo, in un altro senso. Quello che è riuscita a fare lo dimostra chiaramente. Tutti stanno già parlando di voi. Di questa tua mamma così giovane, quarant’anni appena, che da gennaio vive - sopravvive - in stato vegetativo all’ospedale di Bergamo. Quando sarai più grande, anche tu saprai e capirai il prodigio. Il papà ti racconterà la fine del mondo, del suo mondo, in una sera qualunque subito dopo le feste di Capodanno. Stavano benissimo insieme, lui e la tua mamma. Da quattro mesi aspettavano anche te, quarta creatura di una serie formidabile. Un lungo inno alla vita, all’amore, al futuro. Ma è questo futuro che improvvisamente s’inceppa. In un attimo, nell’attimo spietato di un’emorragia cerebrale.

Un giorno ti racconteranno quello che adesso si racconta all’ospedale di Bergamo. Nonostante le cure, la tua mamma si assenta. Entra in un’altra dimensione, impenetrabile agli uomini e alle loro scienze. Sembra morta, ma continua testardamente a lottare. Tu con lei. Una coppia di superdonne che non ha la minima intenzione di fermarsi così. Il tuo papà e i medici si trovano di fronte a un dilemma enorme e spropositato, per le nostre esigue capacità: fermare tutto, non fermare proprio niente. Alla fine, prendono la decisione migliore: lasciano fare a voi, supercoppia di un disegno superiore.

Benedetta, complimenti a tutte e due. Insieme avete firmato un capolavoro, qualcosa che ci concede un’idea molto vicina all’idea di creazione. La tua mamma ha continuato imperterrita a pulsare di un’energia nascosta e inarrestabile, tu hai continuato ad avanzare testarda e volitiva verso il domani. I medici, il tuo papà, tutti i tuoi cari hanno contemplato il mistero tra dolore e stupore. Non avete ceduto di un millimetro. Mai un ripensamento, mai un passo indietro. Così, quando hai compiuto 33 settimane (tanti auguri, una gran bella età), ti sono venuti a prendere con un taglio cesareo senza rischi, nè per te, nè per la tua mamma.

Benvenuta, piccola e Benedetta. A poche ore dal tuo arrivo, i medici ti definiscono in buona forma. Un miracolo di due chili, beatamente disteso dentro un’incubatrice. Certo non è il calore che vorresti sentire, in questo primo viaggio avventuroso tra gli ostacoli dell’esistenza. Avresti diritto anche tu a startene adagiata sulla tua mamma, tettando il nettare della vita, dialogando da subito in un linguaggio muto e profondo, l’unico linguaggio capace davvero di infondere fiducia e di scacciare paure.

Purtroppo, non è andata così. La tua mamma l’avrebbe voluto tanto, ti avrebbe accolta e protetta come i tuoi tre fratellini, ma stavolta non è andata così. Lei resta distesa e assente, immersa in un altro tempo e in un altro spazio, senza voce per chiamarti, senza udito per sentirti, senza vista per vederti. Ma puoi starne sicura: in qualunque luogo lei sia, è un luogo vicinissimo al tuo. La sentirai sempre, soprattutto crescendo, più ancora quando sarai madre anche tu. Ti sarà facile avvertire la sua forza, il suo esempio, la sua incrollabile fiducia nella vita. Oltre i limiti della malattia, oltre gli ostacoli del dolore. Con il suo modello vicino, sarai una madre grandiosa, almeno quanto lei.

Certo, dolce e Benedetta: prima dovrai imparare ad essere figlia. Non sarà facile, con una mamma sempre via. Ma si può fare. Il tuo papà saprà trovare le parole per farti comprendere questo strano modo di essere madre. Non devi pensare che sia un brutto modo: è un modo diverso. Senza voce per chiamarti, senza udito per sentirti, senza vista per vederti. Ma con un cuore grande. Talmente grande, che ha saputo battere la morte.

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