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martedì 13 marzo 2012
giovedì 5 gennaio 2012
L'incompatibilità della pratica Yoga con la fede in Cristo
Che cosa è lo yoga?
La parola yoga significa "unione", l'obiettivo dello yoga è quello di unire il propria transitorio (temporaneo) sè, "JIVA" con l'infinito "Brahman", la sostanza spirituale, impersonale, che è tutt'uno con la natura e il cosmo, la sostanza divina impersonale che "pervade, avvolge e alla base di tutto".
Lo yoga ha le sue radici nelle Upanishad indù, risalente a 1.000 prima di Cristo, ed ha come fine quello di "unire la luce dentro di te con la luce del Brahman". "L'assoluto è all'interno di uno stesso", dice il Chandogya Upanishad, "TAT Tuam ASI" o "sei tu quello". Il Divino dimora in ognuno di noi attraverso il suo rappresentante microcosmico, il sé individuale chiamato "Jiva".
Nella Bhagavad Gita, il Signore Krishna descrive il Jiva come "la mia porzione eterna", e "la gioia dello Yoga viene allo yogi che è uno con Brahman".
Nel 150 d.C., lo yogi Patanjali ha spiegato gli otto modi che conducono le pratiche Yoga dall'ignoranza all'illuminazione.
Tali otto vie sono come una scala ascendente:
l'autocontrollo (yama), l'osservanza religiosa (niyama), le posture (asana), gli esercizi di respirazione (pranayama), il controllo dei sensi (pratyahara), la concentrazione (dharana), la contemplazione profonda (dhyana), la illuminazione (samadhi).
E' interessante notare, qui, che le posture e gli esercizi di respirazione, fondamentali nello yoga più diffuso in Occidente, rappresentano i punti 3 e 4 di questo vero e proprio cammino di unione con il Brahman!
Lo yoga non è solo un elaborato sistema di esercizi fisici, ma costituisce una vera e propria disciplina spirituale con la pretesa di condurre l'anima al Samadhi, l'unione totale con l'essere divino.
Samadhi è lo stato in cui il naturale e il divino diventano uno, l'uomo e Dio diventato uno senza alcuna differenza (Brad Scott. "Esercizio o pratica religiosa? Yoga: Che cosa mai l'insegnante ha insegnato in quella classe di Hatha Yoga" in "Expositor Watchman", Vol . 18, No. 2, 2001).
Una tale visione è radicalmente contraria al cristianesimo che distingue chiaramente tra Creatore e creatura, Dio e uomo.
Il nome "yoga" porta già in sé il riferimento esplicito ad un mondo lontano dal cristianesimo, ad un pensiero molto elaborato e distante dal Vangelo. Dire semplicemente "faccio yoga per il benessere del mio corpo", oppure "che male c'è a fare yoga, tanto è solo esercizio fisico" è un grave errore, una leggerezza intollerabile, perché di fatto più o meno inconsapevolmente lo yogi aderisce ad una vera e propria pratica religiosa.
Diffidate perciò da tutti coloro che nelle vostre parrocchie o nei luoghi in cui lavorate, pur presentandosi come cattolici vi parlano di yoga e vi fanno discorsi sul riprendere consapevolezza dell'essere scintille divine, oppure vi tirano in ballo grandi dottori della Chiesa come Tersa d'Avila o Giovanni della Croce per giustificare le loro astruse teorie. Dietro l'uso di termini ambigui si nasconde la menzogna.
Chi accetta lo yoga e le filosofie ad esso affini, accetta l'emanazionismo ed il panteismo, ed in alcuni casi, quando ad esempio si fa ricorso ai mantra, perfino alla divinazione.
La filosofia e la pratica dello yoga si basano sulla convinzione che l'uomo e Dio sono uno. Si insegna a concentrarsi su se stessi invece che sul vero Dio. Esso incoraggia i suoi partecipanti a cercare le risposte ai problemi della vita e le domande entro la propria mente e coscienza, invece di trovare soluzioni nella Parola di Dio attraverso lo Spirito Santo come è nel Cristianesimo.
Così si lascia sicuramente la porta aperta all'inganno del nemico di Dio.
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mercoledì 4 agosto 2010
Meditazione trascendentale e Reiki tra superstizione e magia
[...]A titolo di esempio, ricordiamo due dei suddetti movimenti, per di più corredati di riti capaci di propiziarci delle facoltà straordinarie tali da ridimensionare la nostra umana fragilità e rivolti a qualche potenza misteriosa, per non dire tenebrosa, sicuramente diversa dal Dio delle grandi religioni.
Il primo movimento è quello della Meditazione trascendentale, fondata nel 1953 dall'indiano Maharishi Mahesh Yogi e presentata come una tecnica grazie alla quale l'aspetto del mondo potrebbe essere cambiato da un momento all'altro»; essa consente infatti al soggetto, oltre ad aumentare le sue capacità di rilassamento, di conseguire la "consapevolezza dell'Essere", di fondersi in esso, come vuole la spiritualità indù, e di acquisire i cosiddetti siddhis, ossia quei poteri speciali quali il levitare, il volare, il diventare invisibile, l'attraversare i muri, la chiaroveggenza, ecc.
Il conseguimento di tali risultati deriverebbe dalla ripetizione di un mantra, ossia di un suono privo di significato e che si garantisce essere personalizzato. Ora, c'è da precisare che il mantra, oltre a non essere affatto personalizzato, non è nemmeno un suono privo di significato, bensi il nome o l'attributo di una divinità indù che l'ignaro meditante invoca quaranta minuti al giorno. Per di più il suo conferimento avviene nel corso di un rito iniziatico dal sapore nettamente religioso chiamato puja, una cerimonia dedicata alla divinità e consistente in un lungo inno di lode proclamato in sanscrito dall'insegnante e accompagnato da gesti rituali di adorazione e di offerta di fiori, frutti, ecc ... ; i nomi di Brahma, Shiva, Vishnu, Govinda, Krishna ritornano spesso, anche se è l'immagine di Guru Dev (il maestro di Maharishi) deposta su un tavolino ad essere venerata con frequenti inchini.
Questo senso della divinità considerata come una persona, e l'immagine come sua forma rappresentativa, è fondamentale per il significato della puja e viene sempre preservata nei rituali della puja.
Questo senso della divinità considerata come una persona, e l'immagine come sua forma rappresentativa, è fondamentale per il significato della puja e viene sempre preservata nei rituali della puja.
Un caso analogo è quello dei Reiki, una parola giapponese nella quale ki sta per "energia" (vitale) e reí per "universale"; si tratta di una dottrina e, soprattutto, di una pratica che favorirebbe lo sviluppo della percezione delle energie "sottili" o "eteriche' del corpo umano, nonché la possibilità di riportarlo all'equilibrio indirizzando o imponendo le mani sulle persone da guarire o addirittura, sugli ambienti da purificare dalla "negatività".
Anche qui, ci sono tutti gli ingredienti della superstizione e della magia per il ricorso a mezzi ritualizzati e comunque spro porzionatí rispetto all'effetto ricercato.
Elaborato nella prima metà del Novecento dal medium e Buddista giapponese Mikao Usui, il Reiki non poteva non ispirarsi appunto al buddismo, in particolare a quello esoterico e
tantrico, nonché alla dottrina indù dei chakras, ídentificati con i punti vitali o canali energetíci sparsi dalla base alla sommità della spina dorsale. Su questi elementi basilari se ne innestano
altri provenienti dall'ambito occultistico e suscettibili di variare da paese a paese. in Italia, per es., Giuseppe Zanella, fondatore dell'Associazione Reiki Amore Universale (RAU), sostiene di
essere guidato da nientemeno che "Io‑Sono", da lui chiamato Padre, «una pura energia, creatore del visibile e delI'invisibiIe», nonché da altre entità: spiriti guida, guide Reiki, Esseri spirituali,
extraterrestri, ecc. Con tutto ciò si mira ad ottenere, oltre al risulto ufficiale e primario del risveglio dei chakras, il conseguimento di precisi poteri medianici.
Tre sono i livelli ambiti: il primo, detto "rnanuale", è quello dell'uso delle mani per operare guarigioni; il secondo, quello "mentale", offre la facoltà di guarire a distanza, mentre l'ultimo, chiamato "Master Reiki", abilita ad aprire i chakras di terzi e a formare dei discepoli. L'accesso ad ogni livello è affidato a un percorso iniziatico che comporta l'intervento di riti veri e propri e il ricorso insistente a simboli destinati a rappresentare esotericamente una qualità o funzione particolare. L’aspetto più esplicitamente religioso deriva dal fatto che l'energia tanto invocata (o evocata?) è chiamata per nome e viene rivestita di caratteristiche divine.
tantrico, nonché alla dottrina indù dei chakras, ídentificati con i punti vitali o canali energetíci sparsi dalla base alla sommità della spina dorsale. Su questi elementi basilari se ne innestano
altri provenienti dall'ambito occultistico e suscettibili di variare da paese a paese. in Italia, per es., Giuseppe Zanella, fondatore dell'Associazione Reiki Amore Universale (RAU), sostiene di
essere guidato da nientemeno che "Io‑Sono", da lui chiamato Padre, «una pura energia, creatore del visibile e delI'invisibiIe», nonché da altre entità: spiriti guida, guide Reiki, Esseri spirituali,
extraterrestri, ecc. Con tutto ciò si mira ad ottenere, oltre al risulto ufficiale e primario del risveglio dei chakras, il conseguimento di precisi poteri medianici.
Tre sono i livelli ambiti: il primo, detto "rnanuale", è quello dell'uso delle mani per operare guarigioni; il secondo, quello "mentale", offre la facoltà di guarire a distanza, mentre l'ultimo, chiamato "Master Reiki", abilita ad aprire i chakras di terzi e a formare dei discepoli. L'accesso ad ogni livello è affidato a un percorso iniziatico che comporta l'intervento di riti veri e propri e il ricorso insistente a simboli destinati a rappresentare esotericamente una qualità o funzione particolare. L’aspetto più esplicitamente religioso deriva dal fatto che l'energia tanto invocata (o evocata?) è chiamata per nome e viene rivestita di caratteristiche divine.
Come per la Meditazione trascendentale, siamo di fronte a una dottrina incompatibile con la fede rivelata, di matrice panteistica (tutto è energia e l'energia è divina), gnostica (ognuno è naturalmente un dio, dotato per di più di un potenziale illimitato) e occultistica (ricorso a pratiche spiritiche e tenebrose). Per un cristiano, la pretesa della doppia appartenenza comporta l'adesione a una forma di sincretismo, con tutte le conseguenze che ne possono derivare: non solo sul piano spirituale, ma anche su quello psicologico e occulto.
mercoledì 22 aprile 2009
Vescovi USA e Reiki
Qualcosa si sta muovendo... Qualche settimana fa avevamo parlato dell'inganno di questa dottrina, ed ora arriva un documento della Conferenza Episcopale Statunitense in cui si mette in luce la sua assoluta incompatibilità con la nostra professione di fede cristiano-cattolica. Speriamo che anche le altre Conferenze Episcopali ne prendano atto...
Potete leggere integralemente il Documento cliccando sul link sottostante
http://www.cesnur.org/2009/reiki_it.htm
Potete leggere integralemente il Documento cliccando sul link sottostante
http://www.cesnur.org/2009/reiki_it.htm
fonte Zenit.org
WASHINGTON, lunedì, 20 aprile 2009 (ZENIT.org).- Il Reiki, medicina alternativa giapponese, manca di credibilità scientifica ed è estranea alla fede cristiana, e per questo motivo è inaccettabile per le istituzioni sanitarie cattoliche, indica la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.
Il 29 marzo, la Conferenza ha pubblicato le "Direttrici per la valutazione del Reiki come Terapia Alternativa", svolte dal suo comitato dottrinale, presieduto dal Vescovo di Bridgeport (Connecticut), monsignor William Lori, e approvate dal comitato amministrativo il 28 marzo.
Il documento osserva che "la Chiesa riconosce due classi di cure: la cura mediante la grazia divina e la cura che utilizza i poteri della natura", che "non si escludono a vicenda".
Il Reiki, ad ogni modo, "non trova sostegno né nelle scoperte della scienza naturale né nella fede cristiana", osserva.
Le Direttrici indicano che questa tecnica di cura "è stata inventata in Giappone alla fine dell'Ottocento da Mikao Usui, che studiava i testi buddisti".
"Secondo gli insegnamenti del Reiki, la malattia è provocata da qualche tipo di disfunzione o squilibrio nell''energia vitale' di una persona. Un medico Reiki cura collocando le mani in certe posizioni sul corpo del paziente per facilitare il flusso del Reiki, l''energia vitale universale', dal medico Reiki al paziente".
Cura spirituale
La terapia, spiega il testo, ha alcuni aspetti religiosi, venendo "descritta come un tipo di cura 'spirituale'", con i propri precetti etici o "forma di vita".
Il Reiki "non è stato accettato dalle comunità scientifica e medica come una terapia efficace", osservano le Direttrici. "Seri studi scientifici testimoniano che il Reiki manca di efficacia, così come di una spiegazione scientifica plausibile su come potrebbe essere efficace".
Neanche la fede può essere la base di questa terapia, sostengono i Vescovi, visto che il Reiki è diverso dalla "cura divina conosciuta dai cristiani".
Per i presuli, "la differenza radicale si può vedere in modo immediato nel fatto che il potere di guarigione del medico Reiki è a disposizione dell'essere umano". Per i cristiani, rilevano, "l'accesso alla cura divina si compie attraverso la preghiera a Cristo come Signore e Salvatore", mentre il Reiki è una tecnica che si trasmette da "maestro" ad allievo, un metodo che "a quanto pare produrrà i risultati previsti".
Problemi insolubili
"Per un cattolico credere nella terapia Reiki presenta problemi insolubili - dichiarano le Direttrici -. In termini di cura della salute fisica propria o altrui, impiegare una tecnica che manca di sostegno scientifico - e anche di verosimiglianza - è in generale imprudente".
A livello spirituale, il documento indica che "esistono pericoli importanti". "Per usare il Reiki bisognerebbe accettare, almeno in modo implicito, elementi centrali della visione del mondo che sta dietro alla terapia Reiki, elementi che non appartengono né alla fede cristiana né alla scienza naturale".
"Senza giustificazione né della fede cristiana né della scienza naturale, quindi, un cattolico che riponga la sua fiducia nel Reiki starebbe agendo nell'ambito della superstizione, quella terra di nessuno che non è né fede né scienza".
"La superstizione corrompe il culto a Dio portando in una falsa direzione i sentimenti e la pratica religiosa. Anche se a volte la gente cade nella superstizione per ignoranza, è responsabilità di tutti coloro che insegnano in nome della Chiesa eliminare questa ignoranza nel modo che sia a loro possibile".
"Visto che la terapia Reiki non è compatibile né con l'insegnamento cristiano né con le prove scientifiche, non sarebbe appropriato che istituzioni cattoliche, come istituti sanitari e centri di ritiri, o persone che rappresentano la Chiesa, come i cappellani cattolici, promuovano o forniscano la terapia Reiki", termina il documento.
Per ulteriori informazioni sulle Direttrici, http://www.usccb.org/dpp/doctrine.htm
WASHINGTON, lunedì, 20 aprile 2009 (ZENIT.org).- Il Reiki, medicina alternativa giapponese, manca di credibilità scientifica ed è estranea alla fede cristiana, e per questo motivo è inaccettabile per le istituzioni sanitarie cattoliche, indica la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.
Il 29 marzo, la Conferenza ha pubblicato le "Direttrici per la valutazione del Reiki come Terapia Alternativa", svolte dal suo comitato dottrinale, presieduto dal Vescovo di Bridgeport (Connecticut), monsignor William Lori, e approvate dal comitato amministrativo il 28 marzo.
Il documento osserva che "la Chiesa riconosce due classi di cure: la cura mediante la grazia divina e la cura che utilizza i poteri della natura", che "non si escludono a vicenda".
Il Reiki, ad ogni modo, "non trova sostegno né nelle scoperte della scienza naturale né nella fede cristiana", osserva.
Le Direttrici indicano che questa tecnica di cura "è stata inventata in Giappone alla fine dell'Ottocento da Mikao Usui, che studiava i testi buddisti".
"Secondo gli insegnamenti del Reiki, la malattia è provocata da qualche tipo di disfunzione o squilibrio nell''energia vitale' di una persona. Un medico Reiki cura collocando le mani in certe posizioni sul corpo del paziente per facilitare il flusso del Reiki, l''energia vitale universale', dal medico Reiki al paziente".
Cura spirituale
La terapia, spiega il testo, ha alcuni aspetti religiosi, venendo "descritta come un tipo di cura 'spirituale'", con i propri precetti etici o "forma di vita".
Il Reiki "non è stato accettato dalle comunità scientifica e medica come una terapia efficace", osservano le Direttrici. "Seri studi scientifici testimoniano che il Reiki manca di efficacia, così come di una spiegazione scientifica plausibile su come potrebbe essere efficace".
Neanche la fede può essere la base di questa terapia, sostengono i Vescovi, visto che il Reiki è diverso dalla "cura divina conosciuta dai cristiani".
Per i presuli, "la differenza radicale si può vedere in modo immediato nel fatto che il potere di guarigione del medico Reiki è a disposizione dell'essere umano". Per i cristiani, rilevano, "l'accesso alla cura divina si compie attraverso la preghiera a Cristo come Signore e Salvatore", mentre il Reiki è una tecnica che si trasmette da "maestro" ad allievo, un metodo che "a quanto pare produrrà i risultati previsti".
Problemi insolubili
"Per un cattolico credere nella terapia Reiki presenta problemi insolubili - dichiarano le Direttrici -. In termini di cura della salute fisica propria o altrui, impiegare una tecnica che manca di sostegno scientifico - e anche di verosimiglianza - è in generale imprudente".
A livello spirituale, il documento indica che "esistono pericoli importanti". "Per usare il Reiki bisognerebbe accettare, almeno in modo implicito, elementi centrali della visione del mondo che sta dietro alla terapia Reiki, elementi che non appartengono né alla fede cristiana né alla scienza naturale".
"Senza giustificazione né della fede cristiana né della scienza naturale, quindi, un cattolico che riponga la sua fiducia nel Reiki starebbe agendo nell'ambito della superstizione, quella terra di nessuno che non è né fede né scienza".
"La superstizione corrompe il culto a Dio portando in una falsa direzione i sentimenti e la pratica religiosa. Anche se a volte la gente cade nella superstizione per ignoranza, è responsabilità di tutti coloro che insegnano in nome della Chiesa eliminare questa ignoranza nel modo che sia a loro possibile".
"Visto che la terapia Reiki non è compatibile né con l'insegnamento cristiano né con le prove scientifiche, non sarebbe appropriato che istituzioni cattoliche, come istituti sanitari e centri di ritiri, o persone che rappresentano la Chiesa, come i cappellani cattolici, promuovano o forniscano la terapia Reiki", termina il documento.
Per ulteriori informazioni sulle Direttrici, http://www.usccb.org/dpp/doctrine.htm
lunedì 30 marzo 2009
L'inganno del Reiki
“Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole” (2 Tm 4, 3-4).
Non mi dilungherò sulla storia della disciplina, esistendo sussidi e testi autorevoli facilmente reperibili in rete che approfondiscono le origini oscure di questa tecnica; è mio intento quello di soffermarmi ad analizzare i retroscena del fenomeno Reiki evidenziando in modo particolare gli eventuali rischi correlati.
Del Reiki si sente parlare perlopiù in termini di tecnica di guarigione o di autoguarigione. Pubblicizzata come rimedio allo stress, è esaltata in tutto il mondo come panacea contro i mali del corpo e dello spirito.
Nata in Giappone, iniziò a diffondersi negli Stati Uniti a partire dal 1938 riscontrando un notevole successo. In seguito al massiccio boom dei movimenti religiosi alternativi nell'ultimo trentennio, lo sviluppo del Reiki ha raggiunto anche in Italia un ragguardevole livello di diffusione. Si calcola che oltre un milione di persone oggi si sottopongano regolarmente a sedute di reiki.
I corsi nei primi tempi ristretti a soli circoli esclusivi, sono oggi pubblicizzati sulle locandine di palestre e centri di benessere.
Ma cos'è veramente il Reiki?
In pochi sanno che si tratta a tutti gli effetti di una tecnica gnostico-esoterica di channeling.
Il channeling è una moderna forma di spiritismo molto in voga negli ambienti New Age.
Attraverso l’apertura di appositi canali (channel da cui channeling) consente di "sintonizzarsi" con l'aldilà. La novità apportata dal channeling rispetto allo spiritismo “classico” consiste nell'aver abbattuto ogni tipo di barriera nel campo della comunicazione spiritica, consentendo, mediante l'ausilio di definiti channel, di entrare in contatto con entità senza ricorrere a medium e sensitivi.
Ad essere evocati nei circoli Reiki sono generalmente i Deva, esseri spirituali noti all’induismo (si tratta di demoni), e la dea Shakti o kundalini (dea della distruzione o degli stati alterati di coscienza).
Tali entità vengono contattate, mediante l'apertura di appositi "canali energetici", attraverso i chakra e le nadi, con il preciso scopo di aumentare il sè della persona e permettergli di acquisire i siddhi (poteri) e la samadhi (conoscenza) e portarlo al samsahara (illuminazione). Giunto alla fase illuminativa l'individuo convinto di fondersi con la “divina energia del Cosmo" crede di essere ormai diventato un tutt’uno con essa.
La finalità del Reiki è quella di armonizzare l'energia vitale personale (ki) con quella universale (rei) per acquisire poteri di autoguarigione e guarigione su altri (anche a distanza), e poter modificare situazioni (un’interrogazione, un colloquio di lavoro, un rapporto sentimentale) incidendo sugli oggetti e sul mondo.
Il Reiki si articola in tre livelli, ciascuno dei quali, può essere appreso nei centri specializzati sborsando una cifra adattata al tipo di iniziazione che si vuole riceve.
Il Primo Livello è detto manuale, poiché fornisce all'individuo la possibilità di trasmettere l’energia cosmica attraverso le mani. All’interno del primo livello è prevista un’iniziazione operata mediante "simboli cosmici" e "pratiche di visualizzazione" considerate necessarie per purificare i canali e rendere possibile la trasmissione del flusso.
Il Secondo Livello Reiki consente, mediante l’iniziazione a tre simboli cosmici, di rendere l’impiego della "terapia" indipendente dallo spazio e dal tempo, pertanto si è in grado di operare trattamenti a distanza.
Il Terzo Livello disvela il quarto simbolo del “maestro” e tramite la conoscenza di procedure d’iniziazione, consente di trasmettere i livelli Reiki ad altri individui.
E' stato verificato da diversi esorcisti, che la partecipazione ai riti di iniziazione o anche la partecipazione a "sedute terapiche" Reiki possono arrecare gravi danni spirituali, dando luogo a ossessioni, vessazioni e talvolta a vere e proprie possessioni diaboliche.
Chi fa reiki, dopo l’illusione iniziale, di sentirsi bene, in forma, pieno di energia, prima o poi paga lo scotto di aver giocato con il fuoco: inizia ad avere problemi spirituali, fisici e mentali, per dirla con linguaggio reikiano “problemi di natura olistica”.
Si tratta del solito e quanto mai antico inganno diabolico, quello di far assaggiare un frutto all'apparenza “buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza” (Gn 3,6), offerto con la promessa di diventare come Dio (Cfr. Gn 3,5). Un frutto di morte che non tarda a manifestare i suoi veleniferi effetti.
Il grande successo delle tecniche di autoguarigione in questi tempi di smarrimento del senso della vita e della fede, risiede proprio in questo assurdo delirio di onnipotenza. Dietro a questo tipo di discipline, si cela il primordiale peccato di superbia, quello di satana e dei progenitori, l’assurdo desiderio di voler essere come Dio.
Scriveva a tal proposito Giovanni Paolo II nella Tertio millennio adveniente: "L’uomo si è lasciato deviare dal Nemico. Satana lo ha ingannato e lo ha persuaso di essere lui stesso un dio".
Il rischio di queste pratiche, denominate olistiche è insito già nel nome e nell’interpretazione che se ne da. Olos, è il termine greco che indica il tutto, nello specifico indicherebbe l’idea dell’universo-uno, all’interno della quale tutte le differenze, anche quelle che non vediamo, divengono pure illusioni. Affermare ciò equivale a supportare una concezione monistica del mondo e dell’universo, negando ogni differenza tra Creatore e creatura. Ne consegue un’idea di dio come di una vaga entità energetica immanente, che s’identificherebbe col mondo e con l’uomo. Per cui ogni uomo sarebbe dio. Non è forse questo l’inganno diabolico delle origini?
Credere all’esistenza di presunte energie corporee ed extracorporee, implica uno stravolgimento del modo di concepire l’anima e Dio. Un dio ridotto ad un’energia cosmica, ad una pura vibrazione senza nome né volto, privato di ogni carattere personale non può essere Dio o quantomeno non è il nostro Dio!
Quando si esce dal contesto della Rivelazione di Cristo, infatti, si predica un vangelo empio, menzognero, che allontana dalla Verità e dall’Amore. “Sia anatema” ripeteva San Paolo a coloro che già ai suoi tempi predicavano un vangelo diverso da quello annunciato da Gesù; parole forti eppure cariche d’amore, che suonavano per la comunità dei fedeli come un avvertimento ed un invito accorato alla prudenza e alla diffidenza verso i numerosi predicatori di morte.
Il Signore ci conservi sempre fedeli alla Sua Parola e ai Suoi insegnamenti, custodendoci lontano dai seminatori di menzogna e falsità del nostro tempo!
(Da una intervista rilasciata nel gennaio 1995 dall'allora Cardinal Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede).
Domanda: Eminenza, alcune persone affermano di possedere un fluido nelle mani che può curare i malati, e lo confondono con il carisma delle guarigioni….
Risposta – Il carisma delle guarigioni si manifesta in primo luogo nell’assenza totale di elementi di magia e si realizza in uno spirito di preghiera. Le guarigioni operate dal Signore e su suo mandato dagli apostoli sono espressione di preghiera. Non si usano mezzi e contesti spirituali alieni dalla fede e dalla ragione. I carismi, a differenza dei poteri e dei fluidi vantati da queste persone, si sottomettono alla verità e al potere di Dio e non introducono altri elementi. Gli altri casi sono espressione di un terribile mondo sotterraneo, che – molto tempo piuttosto nascosto – oggi di nuovo, in una fase di ripaganizzazione, viene allo scoperto.”
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