mercoledì 25 marzo 2009

Oltre il Cedron!



Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». (Matteo 26, 36-38)

Gesù si recò con i suoi discepoli in un podere chiamato Getsemani, posto ai piedi del monte degli ulivi, e lo fece, scrive l’ evangelista Marco “dopo aver cantato (con essi) l'inno”.

Questo cantico di ringraziamento si componeva di sette salmi (dal 112 al 118) che formavano con le iniziali la parola "allaluja". Gli ebrei solevano cantarlo alla fine di ogni cena, particolarmente alla fine della cena pasquale e l'ultima cena, ovvero la prima celebrazione eucaristica della storia era da poco terminata.
Si trattava di un'acclamazione festosa, dunque, di un vero e proprio inno di lode!
Immaginiamo pertanto con quali sentimenti di riconoscenza Gesù si apprestava a vivere la dolorosa Passione. L’Alleluja innalzato al cielo lasciava intravedere prima ancora che iniziasse la prova, la luce splendente del mattino di Pasqua.

Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c'era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. (Giovanni 18,1)

Il Cedron era il torrente che il re Davide chiamò dei dolori e delle ignominie, della passione del Messia, affermando riguardo al Salvatore che si sarebbe saziato delle sue acque amare durante il cammino della sua vita, dichiarando infine che quelle acque amare si sarebbero tramutate per il Messia in acque di delizia, di esaltazione, di gloria (Cfr. Sal.110).

Era lo stesso torrente che Achitofèl, consigliere e confidente di Davide, oltrepassò per tradire il suo re, come Giuda che in quella notte avrebbe attraversato il Cedron per consegnare il Re dei Re, Gesù, nelle mani dei suoi aguzzini. Due nomi diversi, uno stesso terribile gesto: il tradimento di un amico; un uguale destino: la disperazione ed il suicidio per impiccagione.
Il tradimento avviene al di là del Cedron, in un luogo identificato con la famosa valle di Giosafat, cioè la vallata del giudizio. In quel luogo in effetti l’intero popolo di Israele giudicherà se stesso.
Gesù attraversa il Cedron di notte; è l’ora delle tenebre, è l’ora in cui Giuda dopo aver mangiato l’amaro boccone, ingannato dal demonio, trama alle spalle del Suo Maestro il terribile tradimento. E’ l’ora della prova, è l’ora del combattimento.
Possiamo azzardare un parallelismo scritturistico con il brano della lotta di Giacobbe e le similitudini come vedremo non mancano.

La lotta di Giacobbe si svolge di notte, al di là di un torrente - lo Iabbok, e anche quella di Gesù si svolge di notte, oltre un torrente il Cedron per l’appunto. Giacobbe allontana da sé schiavi, mogli e figli, per rimanere solo e Gesú si allontana anche dagli ultimi tre discepoli per pregare. Giacobbe lotta, soffre e vince, Gesù decide di bere fino alla feccia il calice della vertigine, suda sangue e vince sull’impero delle tenebre emettendo nelle mani del Padre il suo amoroso Fiat.

Anche l’etimologia della parola ebraica Cedron ci rivela particolari interessanti. Letteralmente la parola significa “fosco, oscuro”, e deve con molta probabilità questa denominazione al fatto che nella vallata bagnata dal fiume ci fosse il cimitero pubblico. Era la valle della Gehenna, la valle del pianto e della giustizia, un luogo maledetto, a tal punto da venir associato nei Vangeli alla realtà degli inferi.

Un luogo maledetto dunque, in cui, secondo un'antica tradizione ebraica, un gran numero di giudei, dal cuore traviato, era solita immolare all'idolo Moloch, la propria prole che veniva arsa viva in suo onore. Per non essere funestati dalle grida delle vittime innocenti, si suonavano strumenti clamorosi che ne coprivano la voce durante l'immolazione. Terminato il turpe rituale le ceneri delle vittime venivano gettavano nel vicino Cedron. Di qui il nome : « Cedron, niger, obscurus, a cadaverum combustorum fuligine » (Cornelio Lapide). Nel torrente attesta inoltre il libro dei Re, furono sparse le ceneri degli idoli e degli obbrobri innalzati a Baal e Asera, demoni adorati come divintà. Il Cedron era il torrente dell'orrore, dell'iniquità, un luogo sacrilego ed impuro.

Gesù decide di attraversarlo manifestando in questo modo la sua decisa volontà di riscattare l’uomo dal peccato, dalla morte e da ogni genere di nefandezza.

Gesù ha fatto la sua scelta, lo aspetta l’effusione di sangue che lava gli orrori della storia, lo aspetta la Croce che ha deciso di prendere su di sè “per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vitaEbrei 2,14-15.

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