giovedì 26 marzo 2009

Ricavare sangue dagli embrioni? E' mostruoso!



Intervista al professor Angelo Vescovi
È di pochi giorni fa la notizia, riportata dalla stragrande maggioranza dei nostri giornali, che un gruppo di ricercatori inglesi garantisce in tre anni la produzione di sangue per trasfusioni ottenuto mediante l’utilizzo di cellule staminali embrionali. Al di là che tale dichiarazione sia casualmente o meno di poco successiva alle decisioni prese dal presidente Obama, ci si domanda in virtù di quali dati i ricercatori inglesi possano affermare con certezza il conseguimento di un simile obiettivo e se la strada percorribile sia solamente quella delle cellule embrionali. Abbiamo chiesto al professor Angelo Vescovi di aiutarci a capire il senso di simili annunci, che forse un po’ troppo spesso suonano eccessivamente trionfalistici.
Dottor Vescovi, gli inglesi che hanno annunciato che entro tre anni riusciranno a produrre sangue umano grazie alle cellule staminali embrionali. Che cosa ne pensa?
Fra tre anni farò volare gli elefanti. Sempre che a qualcuno non dispiaccia.
È così alto il livello di improbabilità che le ispira una tale affermazione?
No, non è tanto l’improbabilità, quanto la “scientificità” dell’annuncio. Non riesco, in tutta onestà intellettuale, a capire il senso di una simile dichiarazione. Se è davvero così come dicono, fra tre anni, quando l’avranno fatto, saremo ben lieti di assistere a questo successo. Già il fatto di dichiarare tre anni significa che in mezzo c’è un percorso lungo e complesso: qualcosa potrebbe anche non andare. Non si riesce quindi a capire quale logica segua questo proclama. Ammesso che si tratti di logica umana. Da qui a crearci una notizia passa tutto l’interesse sintetizzato nella parola “pubblicità”.
Crede che quella inglese sia una dichiarazione in linea con la “moda” portata dal presidente Obama in tema di staminali?
Onestamente viene da sospettarlo, ma in tal senso non mi voglio sbilanciare. Certamente una moda c’è, a prescindere da Obama. Anzi si tratta più precisamente di un “riflusso”. Infatti tre anni fa, con la scoperta di Yamanaka, è venuto molto meno tutto l’alone di magia che circondava le macchine per la produzione delle staminali embrionali.
Faccio un passo indietro per spiegarmi meglio.
Nel giugno dell’anno 2006, Shinya Yamanaka, un ricercatore giapponese, portava a termine il cosiddetto sistema delle iPS, ovverosia l’inserimento in cellule adulte di alcuni geni che le fanno regredire allo stadio embrionale. È un meccanismo che in molti, tra i quali anch’io nel mio libro La cura che viene da dentro, avevamo predetto si sarebbe arrivati. Ma Yamanaka bruciò sul tempo le previsioni più azzardate. Con la sua scoperta le cose sono, come si può facilmente intuire, cambiate radicalmente. Da questo cambiamento repentino sono fioriti numerosi gruppi di scienziati che difendono accanitamente il vecchio metodo delle staminali embrionali.
Per quale motivo Yamanaka perseguì uno studio alternativo rispetto al tanto acclamato impiego di cellule staminali embrionali?
Occorre precisare che qui in Italia abbiamo una visione leggermente falsata di come vada il mondo scientifico internazionale. Non è vero, come ci fa passare la maggior parte dei giornali, che nel resto del mondo si possa “fare di tutto” con gli embrioni e che le altre nazioni siano emancipate dai problemi etici. Per ottenere le staminali embrionali bisogna letteralmente fare a pezzi un embrione umano. Ciò detta qualche perplessità perfino ai più inveterati e incalliti scienziati laicisti. Yamanaka ha semplicemente cercato di evitare di coinvolgere gli embrioni e ci è riuscito.
Ovviamente le prime reazioni sono state di scetticismo. La comunità scientifica internazionale considerò per molto tempo quella di questo ricercatore una scoperta fasulla, una bufala per farsi pubblicità. Poi si sollevò l’obiezione, vera in questo caso, che i geni inseriti nelle cellule fossero potenzialmente pericolosi per l’essere umano. Ma sorprendentemente, in tempi che non sono assolutamente soliti alla scienza, questo tipo di problemi venne risolto quasi subito.
La scoperta, com’è intuibile, creò qualche attrito all’interno del giro di affari formatosi intorno alle società di ricerca e sviluppo nell’area delle staminali?
Altroché! Ci si trovò di fronte a uno scenario dove, fino a pochi mesi prima, si utilizzavano gli embrioni per realizzare la famosa “clonazione terapeutica”, che peraltro non è mai riuscita a nessuno, e in cui di colpo si doveva cambiare prospettiva. Lei pensi che cosa può succedere a un settore che per vent’anni ha dominato l’utilizzo degli embrioni per ottenere le embrionali staminali, che per anni ha millantato un credito del tutto infondato, e cioè che la terapia cellulare potesse basarsi solo sulle embrionali staminali (una bugia fatta e finita), e che improvvisamente si trova di fronte le scoperte di Yamanaka. Significa che coloro che hanno ottenuto leggi e brevetti con prospettive economiche allettanti rischiano d’improvviso di veder crollare tutti i loro progetti di guadagno. Per questo prima, alla domanda sul sangue, ho risposto che si tratta di una dichiarazione simile a uno spot pubblicitario. Cercano di accaparrarsi in tempo più finanziamenti possibili.
È davvero così poco conveniente dunque, rispetto al metodo delle iPS, ricorrere alle embrionali?
Le riporto dei dati. Secondo un recentissimo articolo dell’American Journal of Epidemiology un’alta incidenza di tumori deriva dai bombardamenti ormonali cui si sono sottoposte le donne per ottenere gli embrioni da “sacrificare”. A questi si aggiungono forti disfunzioni organiche a molti casi di morte. Stranamente, a parte i giornali scientifici, pochi altri parlano di questi “effetti collaterali”. Eppure non so quanto piacere farebbe alle donne sapere che in questo frangente sono trattate come vere e proprie cavie.
Ma già ai tempi che precedevano la scoperta di Yamanaka noi ci chiedevamo quale razza di tecnica fosse una soluzione che richiedeva circa 200 oociti dalle donne e aveva un’efficacia del 2%. Se la pulsione che dettava questi studi era autenticamente quella di ottenere una cellula accettata per il trapianto, un’intenzione che faceva addirittura inventare un termine come “clonazione terapeutica” (non sono mai riusciti a curare niente, nemmeno un grillo!), allora l’obiettivo è davvero fallito.
È qui che non capisco Obama quando dichiara che sulle staminali embrionali bisogna guardare i fatti. Ma quali fatti sta guardando il presidente degli Stati Uniti?
Non credo che sia ipocrita, ma che sia semplicemente male informato. E questa mala informazione è dettata da molti interessi.
Avverte una radice ideologica in questo tipo di accanimento?
Sì, ma non soltanto. La radice è multiforme e variegata. Sono trent’anni che lavoro nel settore scientifico e direi che in questi casi c’è, in primis, un interesse di tipo professionale nel difendere le proprie convinzioni e ricerche, che magari durano da decenni. Questa posizione è umanamente comprensibile fino al momento in cui non induca a raccontare cose non vere in malafede.
Poi, come ho detto prima, c’è il problema dei brevetti, che dopo l’affermarsi della tecnica delle iPS, quindi fra qualche anno, saranno carta straccia.
In terzo luogo c’è la posizione fanatica laicista. A questo proposito ci tengo a precisare che io sono ateo convinto, non ho alcun tipo di fede religiosa. Ma le mie posizioni in questo frangente coincidono con quelle della Chiesa per un semplice motivo: le posizioni della Chiesa sono scientificamente le più ragionevoli, direi le più ovvie. Non accetto il dogma cocciuto di chi si ostina a dire che la scienza deve percorrere ogni strada. Non è vero. Esiste un’etica naturale che ti urla dentro che fare a pezzi un embrione è uccidere un uomo indifeso. Se non esistesse un’alternativa in questo campo per la ricerca allora forse avrei qualche dubbio in più, ma dal momento che si può fare ricerca sulle cellule col metodo iSP non capisco davvero dove sia il problema.
Molti laicisti vivono nella convinzione che qualunque posizione assuma la Chiesa cattolica sia necessariamente oscurantista. Per difendere una simile idea sono pronti ad abbracciare dogmi di rara assurdità. Come quello che riduce gli embrioni a un “grumo” di cellule. Ma già soltanto questa definizione pecca di un’assenza imperdonabile di scientificità.
Un’ultima domanda. Ferruccio Fazio, sottosegretario al welfare ha dichiarato, stando ai giornali, che grazie alle cellule del cordone ombelicale in Italia si otterranno gli stessi risultati annunciati in Inghilterra senza ricorrere alle staminali embrionali. Cosa ne pensa?
Dubito che Ferruccio Fazio, che è un medico, abbia detto una cosa così superficiale. Chissà che cosa hanno capito i giornali. Ci sono una serie di studi in cui il trapianto autologo di cellule provenienti dal cordone ombelicale dà risultati positivi nei bambini affetti da diabete mellifluo e altre interessanti prospettive, ma da qui a ritenere che questa sia la soluzione ne passa. Forse Fazio si è solo limitato a elencare tutti gli altri sistemi alternativi di cui la scienza dispone.
Il vero problema nel nostro Paese sono invece i finanziamenti per la ricerca. Non ci sono abbastanza soldi. Si consideri che i giapponesi, coi quali la Bayer sta litigando per avere il brevetto dell’iPS, stanno investendo in questo tipo di ricerca una quantità di stanziamenti analoga a quella che utilizzarono nella ricerca sui semiconduttori. Questo dà l’idea della sproporzione fra la nostra situazione e la loro. Speriamo che presto si consideri l’idea di effettuare investimenti strutturali degni di questo nome in tutto questo settore.

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