mercoledì 25 aprile 2012

"Quasi amici"...ma de che? Veri amici!



Nel 2009 scrissi un articolo intitolato "Terminologia menzognera: il vocabolario del falsario",  riflettendo sull'astuto processo di edulcorazione messo in atto dall'atteggiamento politically correct tipico del nostro tempo. 

Ci ho ripensato ieri mentre finivo di vedere "Quasi amici" un carinissimo film francese uscito a febbraio nelle sale cinematografiche italiane. Cercavo su Youtube la colonna sonora di Ludovico Einaudi quando ad un tratto mi sono imbattuto nel vero nome del film...Intouchables, ovvero Intoccabili. 

Mi sono domandato per l'ennesima volta, "perchè?" Perché questo malsano bisogno di giocare a nascondino con le parole, perché nascondere la realtà dei fatti e occultare ciò che solo in apparenza può risultare indigesto? Perché ogni richiamo a qualcosa che fa soffrire deve essere cancellato, abolito, rigettato?

"Quasi amici", è un titolo a dir poco ridicolo e chi ha visto il film lo sa bene. Non c'entra niente, assolutamente niente! 

“Intouchables” era il titolo francese, ed era il titolo giusto. Intoccabili...come i due mondi apparentemente lontani del ricco e aristocratico Philippe, e di Driss, ragazzo di periferia appena uscito dal carcere. Intoccabili come Vivaldi e gli Earth, come la dizione perfetta e lo slang, il tight e la tuta. Intoccabili come le categorie di chi giudica senza vivere, come le incolmabili distanze create dal pregiudizio

Eppure due intoccabili, quali sono un paraplegico bisognoso di tutto ed un giovane sbandato e rassegnato al vivacchiare, possono incontrarsi nel baratro delle loro solitudini e scoprirsi più vicini di quanto si creda. Veri amici e non quasi amici; profondamente bisognosi l'uno dell'altro. 

Il senso del film è di straordinaria importanza: è l'amore che colma ogni distanza, che fa rinascere la voglia di vivere agli sfiduciati, la speranza in un presente luminoso ai disperati e in tutti l'incrollabile certezza che niente in fondo è perduto.  Altro che "Quasi amici"!

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