All'interno del volume “Lettere di condannati a morte della Resistenza europea”, che raccoglie le ultime righe scritte da coloro che si opposero al regime nazista e fascista, c'è una lettera che mi ha colpito particolarmente, è di Aldo Mei, un giovane sacerdote.
Quando si pensa a quell'infausto periodo storico sono molti a puntare il dito sul presunto "silenzio" della Chiesa. Eppure, come dimostrano queste brevi righe, la Chiesa c'era.
Anche noi eravamo lì al fronte, a soffrire e patire, a morire...ma questo non lo dirà mai nessuno.
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4 agosto 1944
Babbo e mamma, sono sereno in quest’ora solenne. In coscienza non ho commesso delitti. Solamente ho amato come mi è stato possibile. Condanna a morte. 1° per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salva l’anima. 2° per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè aver fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti: aver nascosto la radio.
Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio, io che non ho voluto vivere che per l’amore. Dio è amore e Dio non muore. Non muore l’Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono. Ho già sofferto un poco per loro… E’ l’ora del grande perdono di Dio. Desidero avere misericordia; per questo abbraccio l’intero mondo rovinato dal peccato. Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola insignificante vita in riparazione di tanti peccati.
Conservatevi tutti nella grazia del Signore Gesù Cristo – perchè questo solamente conta quando ci si trova davanti al maestoso passo della morte – e così tutti vogliamo rivederci e starcene indissolubilmente congiunti nella gioia vera e perfetta della unione eterna con Dio in cielo.
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