La riflessione di oggi si sposta su un altro dei personaggi
centrali della Passione: Pilato.
Egli rappresenta Roma e quindi rappresenta la Legge ed il
diritto, è il burocrate, chiamato a governare, a giudicare ad essere L’imperatore
in persona.
Per questo motivo, quando gli viene consegnato Gesù,
credendo di avere difronte uno dei tanti malfattori gli pone le classiche
domande da giudice, in base alle accuse dei capi dei sacerdoti.
Ma accade qualcosa di strano: si rende conto che quell’Uomo
è diverso da tutti quelli che ha incontrato, quell’uomo parla diversamente, il
suo “sguardo” è diverso.
Pilato si rende conto che Gesù ha in se “qualcosa” che lo
tocca dentro profondamente, come se fosse lui ad essere analizzato dal Nazareno
e non il contrario.
E per una volta nella sua vita va in crisi, è costretto a
incontrare se stesso, a prendere coscienza delle sue debolezze, delle sue
angosce e della sua paura. In questo contesto la maschera del burocrate romano non funziona più.
Spinto da questa inquietudine arriva a chiedere a Gesù : “Che
cos’è la verità?” (Gv 18,38)
Ma Gesù che rispetta la libertà dell’uomo tanto da andare a
morire, non gli risponde….E’ Pilato stesso che deve arrivarci. Ma la
conversione non accade…. La maschera prevale e l’inquietudine di Pilato scivola
via nella bacinella dove si lava le mani per non scegliere. La logica umana ha
vinto.
Capita tante volte lo stesso nella nostra vita, circostanze,
momenti in cui siamo messi a confronto con la nostra umana debolezza e
fragilità e dobbiamo scegliere se accoglierla facendo cadere le maschere o
rifiutarla lavandoci le mani.
Scegliere se essere Gesù o Pilato….
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