giovedì 5 aprile 2012

Allora costrinsero un tale che passava



Riflettiamo oggi su una figura appena accennata nei vangeli Sinottici: Simone di Cirene.

Gesù è stato ormai condannato a morte, è un uomo privo di ogni dignità e per questo può essere oggetto di qualsiasi ingiuria.
Inoltre è costretto a portarsi la croce, o meglio il palo trasversale della croce, fino al Golgota dove vi sarà inchiodato.

I vangeli non ci parlano della Via Crucis, la accennano appena, eppure fanno riferimento a quest’uomo che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo. Cirene era una città nordafricana, molto probabilmente Simone era un ebreo della diaspora o un proselito. Ciò che è interessante è il verbo “costrinsero” che usa Marco (15,21).

Simone non avrebbe mai osato portare la croce di un condannato di sua spontanea volontà perché si sarebbe contaminato…. Per il Deuteronomio è “maledetto” chi è appeso ad un palo. Eppure si ritrova faccia a faccia, spalla a spalla con quest’uomo distrutto, bisognoso di tutto….

La sconfitta di Gesù si trasforma ancora una volta in occasione di conversione, classico nello stile di Dio, una situazione di estremo bisogno è l’occasione per Gesù di incrociare gli occhi di un uomo che forse, mai lo avrebbe fatto.

Cosa avrà pensato Simone lungo il tragitto? Avrà detto qualcosa a Gesù? Avrà assistito alla sua crocifissione? Non ci è dato saperlo: i vangeli sono sobri nel descrivere gli atteggiamenti personali dei personaggi, quasi a lasciare spazio alla libera immedesimazione di ognuno di noi in loro. E tuttavia si scorge una novità in Simone di Cirene, Marco lo definisce padre di Alessandro e Rufo, ciò significa che i due erano conosciuti alla prima comunità cristiana. Che Simone avesse riconosciuto in quel Condannato, Dio Onnipotente? E se ciò è accaduto, quale sarà stata la modalità? A noi la risposta…..

Una cosa è certa, se incroci nel tuo cammino Gesù Crocifisso, non potrai mai più essere lo stesso….

Nessun commento:

Posta un commento